(Nuclear Blast Records) Parlando di “Infernal Rock Eternal” (qui), quattro anni fa, dichiarai che la definizione ‘rock’n’roll del giorno del giudizio’ è perfetta in quanto quel disco era l’ideale colonna sonora di un viaggio a bordo di una rumorosa cabrio a otto cilindri, a tutta velocità, con destinazione la fine, l’inferno, il nero assoluto. Ora il viaggio continua. Anzi, sembra sia proprio l’ultimo, quello dell’armageddon, quello definitivo… ma questa volta, come suggerisce anche la copertina, si cavalca una ancor più rumorosa motocicletta a due cilindri, senza rispetto, senza legge, senza vergogna. Per questa ultima gloriosa occasione i Chrome Division rimettono al microfono il primo ed originale cantante, ovvero Eddie Guz, in quanto Shady Blue (voce dei due album precedenti e voce live dei Borknagar) ha mollato il gruppo l’anno scorso. Quindi si chiude veramente il cerchio per questa band, che a causa degli impegni di tutti i membri, non riesce mai a portare la potenza sonora della quale è capace su un palcoscenico; ma in questo addio si lascia andare, rivelandosi più grintosa che mai… dannatamente heavy, infinitamente sporca e polverosa! Un rock’n’metal graffiante, vagamente southern nonostante la provenienza scandinava, farcito di riff energetici, un’autentica sequenza di brani dall’intensa forza tellurica! Fantastica l’intro “Return From The Wastelands”, ancora una volta in chiave spagnola/southern/folk, ma con una voce narrante ispirata a quella di “The Heroin Diaries Soundtrack” dei Sixx A.M. “So Fragile” è una canzone strana: non la trovo bella in senso generale, ma dopo vari ascolti entra in testa con prepotenza, coinvolgendo con il ritornello e massacrando con un riff deciso e sfacciato. Veloce “Walk Away In Shame”, un brano coinvolgente che osa -con un risultato fantastico- ospitare la voce della biondissima pop singer norvegese Miss Selia, evolvendo verso con un breakdown letale ma anche veramente melodico. Continua questo feeling polveroso e western l’impetuosa “Back in Town”, canzone provocante, eccitante, una potenza che smuove con decisione! Oscura e suggestiva “You Are Dead To Me”, un brano dove i Chrome riescono a dar vita ancora una volta ad un refrain fantastico! Tuonante e poi lasciva “The Call”, punkeggiante “I’m On Fire Tonight”, una canzone della quale esiste una versione in spagnolo per il mercato sudamericano. Volete headbanging in atmosfera street? La risposta si chiama “Staying Until The End”. Volete scatenarvi, uscire di testa, perdere il controllo? Allora “This One Is Wild” a tutto volume è tutto quello che vi serve. Pesante e maligna la title track. Motörhead con accenti power su “We Drink”, prima dell’outro che riprende le idee dell’intro e scrive malinconicamente l’epilogo di questa rombante storia. Il ritorno del vocalist originale inietta potenza anche grazie alla sua voce più incisiva, meno sporca ma più cattiva. I riff sono granitici. La sabbia del deserto cosparge ogni dannata canzone, ogni maledetta strofa. È l’ultimo album. L’ultimo viaggio. L’ultima cavalcata. Il resto appartiene all’eternità!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10