(autoproduzione) Interessantissimo debutto per questa band croata formatasi nel 2012 per volere di due amici, Ivan (voce) e Filip (chitarra). Un EP nel 2012, tanti concerti nel paese d’origine, vari cambi di line up, fino alla registrazione di questo “Coup De Grâce”, masterizzato da Henrik Udd (Bring Me The Horizon, Hammerfall, Architects, At The Gates…). Ma come suona? Domanda difficile… forse, in parte, già risposta dalla band stessa, la quale si presenza come un eruttivo amalgama tra Asking Alexandria ed Avenged Sevenfolds, con tocchi di Sixx:A.M. In effetti si sentono davvero alcuni spunti dalla band di Nikki Sixx, ma sono sempre a livello di ispirazione, non certamente di imitazione. La voce di Ivan è duale, pulita e growl, ed in entrambe le varianti risulta poderosa, calda e molto efficace. “Turning Tides” è subito cattiva, ma anche decisamente melodica, un brano che da subito sbatte in faccia all’ascoltatore un impatto sonoro micidiale, a tratti ben addolcito dai cori del ritornello. Giovane e spensierata “Drink The Night Away”, un brano elettrizzante, con una chitarra favolosa, una ritmica irresistibile, un brano che se suonato dal vivo miete sicuramente una buona quantità di vittime, generando una vasta clientela per i vari reparti di ortopedia dei vicini ospedali! Dettagli progressivi ed ispirati per certi versi proprio a Sixx A.M. in chiave estreme metal con “Behind The Closed Doors”. Complessa ed irresistibile “Edge Of Sanity”. “Guilty Crown” mi ricorda una versione con sfuriate death metal dei Depressive Age, una band della quale sento la mancanza, mentre trovo irresistibile “Nothing Left To Prove”, un brano intenso e con un ottimo testo coronato da un refrain indimenticabile, circondato ancora una volta da una chitarra di spessore. “Marilyn Rose” è un brano in due parti: la prima con un ottimo pianoforte, sublimi linee vocali ed una marcata direzione rock romantica, mentre la seconda parte si abbandona ad una specie di punk progressivo, dove la chitarra si espone nuovamente con magistrale prepotenza. Rabbia e poesia con “Confessions”; ritmo pulsante ed ira sfrenata su “Neverending Story”, un brano che regala, tra clean e growl, anche una bellissima voce femminile. La band a volte sembra sfociare nel metal-core, per poi scapparne via velocemente andando a toccare un metal alternativo adulto, maturo, ripetendo poi una costante sequenza di avvicinamento a concetti musicali noti, poi immediatamente e sapientemente allontanati, quasi negati. L’identità non manca proprio ai What Lies Beyond e questo disco risulta estremamente piacevole da ascoltare, energetico, impattante. Una band già matura, con un sound decisamente internazionale, una di quelle band poderose che -solitamente- sembrano sempre provenire dalle vastità degli Stati Uniti, dal piovoso Regno Unito o dalla fredda Scandinavia: ed invece no! Una band così aggressiva, efficace, globale e dal sound maledettamente giovane è proprio qui, fuori dalla porta di casa nostra!

(Luca Zakk) Voto: 8/10