(Nuclear Blast) Ammetto la mia incapacità: non sono in grado di recensire questo album. L’ho tenuto per due settimane, suscitando le ire dei colleghi, e ora restituisco qualcosa di incompleto e insufficiente. Ci ho provato però, lo giuro. Non mi sento preparato per questo disco, per farla breve: serve un esperto di musica classica, perché questo è un disco di musica classica. Non lo possiamo intendere come un album di ‘metal sinfonico’, come una ‘ripresentazione sinfonica’ delle sonorità metal dei Blind Guardian: è ovvio che, essendo i compositori gli stessi, ci siano dei richiami sonori e di songwriting, ma i punti di contatto stanno nell’ispirazione, e non nella forma che trovo incomparabile. E allora diciamo qualcosa di estrinseco, da amatore, senza pretese: che questo tempo non sia passato invano! “Legacy of the dark Lands” è un disco unico: non è esistito, finora, qualcosa di simile. È ben strutturato: anche senza seguire la storia, che come tutti sanno è anche un fumetto, è facile seguire gli alti e bassi della musica, le sue accelerazioni e i suoi momenti quieti, quelli più leggeri e quelli maggiormente carichi di pathos. Si riconosce insomma una struttura, una coerenza. Forse ci sono troppi intermezzi parlati, ma è una scelta ragionata. Andiamo avanti: è cinematografico, avvolgente, coinvolgente, andrebbe benissimo come colonna sonora di un colossal fantasy (e direi che è uno dei modi in cui è meglio ‘leggerlo’, perché le colonne sonore, secondo alcuni, sono la nuova musica classica). Mi ha fatto piacere riascoltare le voci degli attori che avevano già partecipato a “Nightfall in Middle-Earth”. L’ho sentito più volte e non ho ancora memorizzato neanche un brano: non è la mia musica, non sono abituato, ma continuerò ad ascoltarlo perché mi piace. Ma è come quando un amico mi passa un brano jazz o di qualcun altro dei ‘generi consentiti’ (non mi abbasserei mai alla dance, alla trap o in qualunque modo si chiami, e simili): lo ascolto, mi faccio raccontare cosa c’è dietro, ma non esprimo un giudizio. Il mio mestiere di vita è quello del docente: mi esprimo sulla mia materia, non mi permetterei mai di sindacare su un’altra. Rispetto questo disco, ma non sono in grado di valutarlo. Sentitelo, ‘saggiatelo’ anche voi. La sua qualità non si discute. Ma è qualcosa cui probabilmente come me, non siete ‘abituati’.

(René Urkus) Voto: n.d.