(Purity Through Fire) Dopo un demo tape il black metal dei teutonici Hohenstein passa al formato full length, mostrando così la propria verve sulla lunga distanza. Oltre quaranta minuti di black metal dalla fisionomia atmospheric e non da meno depressive in più riprese. Scenari decadenti, offuscati da urla disumane quelle di Cernunnos, capo di fatto della band proveniente dai Meuchelmord, e con lui c’è anche posto per il batterista Caedem. “Weisser Hirsch” in certi momenti è come una nenia maledetta e ansiogena, il pezzo “Grüner Altar” per esempio, in questo gioca anche il fatto che molte andature risultano simili. Tempi bassi, quattro-quarti lenti, identici nella fisionomia e sui quali i riff cadenzano come un motivo struggente, sofferente. “Ewige Flamme” o la già citata “Grüner Altar” hanno una somiglianza concettuale e se “Runenkrieger” proprio nell’andatura ricorda i precedenti pezzi, ha una melodia molto più intensa, definita. “Brøhn” è posta al centro dell’album ed è un momento elegiaco, con cinguettio di uccelli, animali notturni, arpeggio di chitarra e refrain in solitario che dipinge un momento di rottura dal tutto. Gli Hohenstein si aprono dunque anche a scenari ‘riflessivi’ ma trucidi insieme, proprio come vuole il black metal. Aggiungendo soluzioni depressive suicidal black metal ma riviste, Cernunnos e Caedem puntano a momenti melodici più marcati del previsto. Alcuni di essi riescono a essere memorabili, altri forse lo sono meno ma “Weisser Hirsch” ha un suo piccolo fascino.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10