(U Records) Un album che arriva da León, in Messico, e che Alÿ (chitarra, tastiere e voce), fondatore della band con Francisco II (voce e chitarra) aveva richiesto che l’ascolto avvenisse su una copia promozionale fisica (non attraverso un promo digitale). Musicisti che credono nella propria creatura, mandandola verso un lungo viaggio dall’altra parte dell’oceano, per concedere la massima fruizione della loro opera prima. Gli Umbrälia sono una death metal band che fa parte della famiglia melodica vicina al sound di Children of Bodom e Dark Tranquillity. Dei primi non hanno la pomposità epico-tastieristica, dei secondi non hanno la totale pulizia e nitidezza del sound (del resto Francisco II ha un growling davvero torvo). Di entrambe le band hanno preso però la sapiente architettura dei pezzi. Ne hanno incisi 8 e si dimostrano più che interessanti. Molti pezzi hanno un minutaggio elevato, ma le canzoni poi a conti fatti non sono estenuanti. “Stream of Oaths” richiama subito in causa la gloriosa band di “The Gallery”, marchiando però le note con la propria personalità. Lo dimostrano alcuni assoli di chitarra, in “Paradox”, in “A Place to Shine” (brano influenzato dal thrash metal), in “Iced Forest” (bellissima canzone), ma l’elemento solista è sempre in evidenza, senza strafare e inserendosi con ordine. La prima metà di “Portrait Fate” sembra avere l’elemento melodico più spiccato, mentre la seconda metà si concede a serrate imponenti, riffing più cattivi, drumming martellante (in particolare “Dark Prison”, il mid-tempo di “Reborn”). “Portrait Fate” è stato registrato in Messico, ma masterizzato ai Fascination Street Studios in Svezia, da tale Jens Bogren Örebro (Ihsahn, Amon Amarth. Opeth, ecc.) dunque non l’ultimo arrivato. Date una possibilità agli Umbrälia, sul loro sito potete anche scaricare qualcosa, QUI.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10