copwitchesod(Sliptrick Records) Già autori di “Obey”, il nuovo passo trasversale dei Witches Of Doom è “Deadlights”. Lo è trasversale per il fatto di unire elementi stoner e rock seventies, con gothic, elettronica e modernismi di sorta. L’album rappresenta la concreta trascrizione di un songwriting decisamente vario e capace di produrre canzoni interessanti. “Run with the Wolf” ad esempio è quella giusta sinergia tra elementi gotici e stoner, agghindati di ricami elettronici. L’elettronica in “Deadlights” è onnipresente e rende il tutto in una dimensione temporale sospesa tra modrnismo e vecchio stile. La voce di Danilo Piludu è calda, al contempo si rende oscura o rabbiosa (per esempio nella sabbathiana “Gospel for War”), modellandosi sulle andature delle canzoni, con il cantante capace di interpretarle. Come accade persino in “I Don’t Want to Be a Star” che suona come una canzone da club popolato da figure silenziose e in alcol. A tratti si ha la sensazione di un sentore dei Paradise Lost, ma con i Witches a suonare in maniera più diretta, più essenziale e forse anche più melodic, così come si avverte forse un qualcosa dei Death SS e di qualche altro nome già fatto; tuttavia proprio l’atmosfera generale varia di continuo e appunto tra diversi stili già elencatati. Il comparto chitarre non ha poche responsabilità in questi giochi di scambi e fusioni, vista la capacità di sfumare da attacchi in stile heavy ad altri degni di un quadro horror metal e goth-rock. Da parte della base ritmica poi l’energia e la varietà dei ritmi stessi, rendono il songwrting dinamico e per certi aspetti ancorano l’intero concetto musicale di “Deadlights” vicino al metal. Album dunque anche fragoroso, possente, ascoltare “Mater Mortis” per comprenderlo, ma le occasioni in generale non mancano in questi tre quarti d’ora che piombano l’ascoltatore in un dimensione tenebrosa e comunque ravvivata da una sana radice rock.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10