(Century Media Records) Pazzesco… i tedeschi Caliban sono già al tredicesimo album (dodicesimo se non contiamo “Zeitgeister” (qui) …una band attiva da ben venticinque anni… quasi incredibile se pensiamo che il metalcore, per quanto in giro da una vita, appartiene in qualche modo all’ambito del metal moderno, specie se comparato con i generi estremi più classici, ovvero thrash, death e black. O forse è solo la mia percezione che cela con poco successo la mia età e le mie radici sonore? Resta il fatto che “Dystopia”, non solo vanta un titolo tristemente in linea con l’assurdità del mondo odierno, ma è un concentrato di potenza sonora capace di prenderti a pugni, a calci, di pestarti a sangue per tutti i tre quarti d’ora di durata, senza nascondere intense parentesi melodiche, passaggi suggestivi incantevoli ed testi ricchi di significato, di una energia ideologica micidiale, come dimostra la favolosa “VirUS”. E quell’espressività ideologica non è solo sull’atteggiamento, non è solo sui testi o sul disclaimer del video della stessa “VirUS”: lo troviamo anche nei titoli dei brani…. “VirUS” con ‘US’ in maiuscolo, “sWords” che unisce ‘spade’ a ‘parole’ oppure “mOther”, capace di unire una cosa unica e ricca di calore come la madre a… qualcos’altro, a qualcuno di non ben identificato, freddamente estraneo. Riff prorompenti, linee vocali che volano dal growl massacrante ad un clean disperato, break down che fanno tremare le pareti, teorie melodiche ricche di malinconia e disagio digitale… il tutto sempre sotto un groove incalzante e mostruosamente tellurico. Distopia: ‘Rappresentazione di un futuro indesiderabile, caratterizzato da una società totalitaria, scientista e tecnocratica’; negli anni ’80 era una bellissima tematica per i film di fantascienza… mentre oggi sembra così dannatamente reale e contemporanea. E come precisa il vocalist Andreas Dörner, il mondo è sostanzialmente finto, non importa chi tu sia… puoi essere chiunque altro nel mondo digitale, nella dimensione della finzione. Tematiche forti, tematiche pericolose, che i Caliban affrontano con impeto, con coraggio artistico trovando anche la collaborazione di ottimi guest e fedeli colleghi: Christoph Wieczorek degli Annisokay, Marcus Bischoff degli Heaven Shall Burn e Jonny Davy dei Job for a Cowboy.

(Luca Zakk) Voto: 9/10