(autoproduzione) “Walking Dead Men” apre l’album e subito si ha l’impressione che dallo stereo stia per esplodere qualcosa. I pescaresi Insane Therapy aumentano il potenziale distruttivo del proprio deathcore, verniciandolo con un groove assassino. I riff sono poderosi e posseggono un taglio dinamico. Il dinamismo percorre i pezzi di “Fracture” e in questo incide anche il fattore ritmico, perché la batteria certamente contribuisce a erigere un muro maestoso e imponente, ma al contempo anch’essa come le sei corde, comunica l’impressione che “Fracture” sia affatto un lavoro statico. Le chitarre creano maglie intricate, attraverso un riffing strutturato su passaggi brevi, questo aumenta la dinamica di cui sopra e crea all’ascoltatore la sensazione di vivere negli oltre trentacinque minuti generali più momenti all’interno delle canzoni. In tal senso la title track è un esempio lampante. Se “Regression” si mostra con un incipit della migliore scuola death metal a metà tra il brutal e il techno death metal, la successiva “Show Me What You Got” punta tutto sul ‘pesta e vai’, con quel modo di fare crust che quasi ti ricorda i Napalm Death. “Scars” oltre al feeling dinamico tra riff e pattern ritmici, concede momenti d’atmosfera inesorabili. “Fracture” amplifica i buoni valori espressi nel precedente “The Decline of the Human Race” (Qui recensito). La band è abile, maestra, affatto derivativa. Anche il cantato di Simone Evangelista è una componente di rilievo nell’economia del sound, soprattutto per quel suo timbro vocale che spazia da un harsh torvo e su fino a picchi di scream e un continuo growl oscuro, ombroso e micidiale. Ancora una volta gli Insane Therapy presentano un ‘carognoso’ e bastardo deathcore italiano d’esportazione.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10