(Eat Lead and Die Music) Si deve essere coerenti e per tale motivo che si scrive nuovamente che i Mnonsterworks sono tra le migliori realtà della scena metal underground contemporanea, nonostante “Malignment” mostri qualche segno di stanchezza nella vena compositiva dei musicisti. Di loro abbiamo scritto spesso (QUI), sui loro lavori (per favore, ascoltateli QUI) sempre avanzati, quanto contenitori di strutture metal combinate a concezioni rock di stampo prog. Questo ultimo lavoro aumenta il grado di rock nei pezzi, almeno per come i Monsterworks interpretano e per come funzionano certe canzoni, nonostante si possa ancora definire il tutto metal. Al di là delle etichette e sfumature di generi, i musicisti della Nuova Zelanda ma di stanza a Londra, confermano le loro melodie forti, struggenti, tanto ricche di pathos e spesso di maestosità. Un cantato che può essere un urlo stridulo, forte, travolgente, alternato a fasi clean. Tutto è sempre autenticamente Monsterworks, eppure il lato prog della band è meno impattante che in passato. Ad onor del vero già il precedente “Scale and Probability” è parso a chi scrive (QUI) segnato da una flessione della sostanza sonora dei nostri cari. Pur vero pero che i Monsterworks con “Malignment” rendono meno ‘nervosa’ la propria musica. Meno scatti in avanti, meno squarci improvvisi che travolgono poi l’ascoltatore, un fare dunque diverso dal solito. Modulati, pacati, senza un istinto di ribellione o l’affrontare temi vasti (la vita, il cosmo, l’evoluzione ecc.) con quel sound sistematicamente così forte, impattante e fragoroso. L’album è un nuovo concept, costruito attorno a loro personaggio Nate, viaggiatore spaziale che si schianta su un pianeta e vi resta bloccato. Canzoni come “Eye of Darkness” presenta un comporre coraggioso, per un metal che progredisce e spazia e con melodie che attecchiscono. “Golden Age”, soave nelle sue movenze ritmiche e per come viene strutturato il cantato in clean vocals, “Ice and Awe” che sembra una ristrutturazione moderna dei parametri del doom britannico di un tempo, sono alcuni momenti importanti dell’album. Infine, per quanto puntiglioso, questo pezzo non vuole comunque limare il valore dei Monsterworks.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10