AA.VV. – “Hands of Doom, A Tribute to Black Sabbath”
(Mag Music) Più che una recensione, un’approvazione. Più che un giudizio, un pieno supporto. Mag Music pubblica -crea- in versione digitale e gratuita questa compilation composta da quattordici tracce, che rappresentano ciascuna il tributo di molte band underground all’indiscutibile grandezza (altro…)
(Indie Recordings) Uno sciame di emozioni che spaziano dalla depressione orientata al suicidio fino alla demenza totale, prigione invisibile confinata negli angoli oscuri della mente. Due sole canzoni per questi trentacinque minuti di un percorso sonoro che dimostra un’acutezza compositiva notevole,
(Golden Morning Sounds) La mail con cui gli Australasia hanno contattato Metalhead mi ha fatto sobbalzare (per 3”), in quanto non avevo letto la U del nome, pensando così che fossero gli Astralasia, una meravigliosa band psychedelic electronic-dub/rock inglese. Eeh no,
(Napalm/Audioglobe) Piano piano, i russi Arkona (qui le mie lodi dell’ultimo disco “Slovo”:
(Metal on Metal Records) La notizia del secondo comeback degli Attacker non potrà che rendere felici i defenders vecchia scuola: la formazione del New Jersey è certamente una di quelle che, in quest’epoca di revival che ormai si è ripiegata su sé stessa, merita il successo di cui non ha goduto a metà anni ’80.
(Horror Records) (Leggi
(Metal on Metal Records) Arkham, come è noto a molti, è la città che, nei racconti di Lovecraft, ospita la sede della Miskatonic University. Questi quattro pazzi inglesi, qui al secondo disco, hanno ripreso la topografia, ma non le atmosfere dello scrittore americano: o quantomeno le hanno rielaborate
(Old School Metal Records) Gli Anger As Art, band thrash/speed metal, del veterano Steve Gaines (Abattoir, Bloodlust, Tactics, Bitch, Dreams of Damnation, Pagan War Machine) sfornano un nuovo album a quattro anni da “Disfigure”. La release presenta anche qualche ospite,
(Revalve Records) Un album interessante questo dei livornesi Absolute Priority. “Hunter” è un concept album che mette in mostra un progressive metal in buona forma, tecnico e melodico insieme, espresso da un collettivo di sei musicisti (che suonavano in Icycore e Celephias)
(Massacre Records) Nuovo lavoro per questa formazione dei dintorni di Parigi, la quale nel 2011 ha reclutato alla voce la brava Chaos Heidi e il batterista Vince Kreyder (Fairyland, Rosa Crux). Autori di un melodic metal che a momenti alterni sposta le proprie iniziative tra il gothic, il symphonic,
(Suspiria Records) Celebrare i Dark Tranquillity e la loro musica, è questa la finalità di “The Final Resistance”, un tributo di quindici band che propongono le proprie chiavi di lettura (ma in questo solo alcune di loro) e un sound rivisto e adattato a quello proprio. Ecco l’elenco:
(Napalm Records) Fa un certo effetto sentire nel 2013 delle sonorità simili ai Deep Purple con Coverdale e non solo, ci metterei anche Ian Gillan. A me questo nuovo lavoro dei norvegesi Audrey Horne mi ha colpito, ma convinto a metà. L’album ha quelle sonorità hard rock anni ’70 e ’80,
(Black Widow Records) Film trasformato in musica. Musica che materializza immagini. Immagini che diventano solide, vere, reali. Reali come le tenebrose e paurose emozioni che vengono generate dall’esplorazione dei meandri più reconditi della mente.
(Red Sound Records) Negazione della voce. Semplice, rigorosa e pura espressione musicale. Espressione decadente. Oscura. Esagerata sorgente di atmosfere cupe, angoscianti. Violenza sonora in puro stile post-metal, drone, che a tratti accarezza il black metal. Un continuo equilibrio tra sofferenza e rinascita.
(Pure Legend/Audioglobe) Chi ricorda gli Arryan Path? La band cipriota offre una delle più interessanti proposte power metal mai arrivate dall’area ellenica negli ultimi dieci/quindici anni. Nicholas Leptos e Paris Lambrou, bassista e vocalist della succitata formazione, danno vita oggi al nuovo progetto
(Pure Underground Records) Ma tu guarda cosa è andata a pescare la Pure Underground Records! Gli Amon Ra statunitensi (da non confondere con quelli spagnoli) pubblicarono un solo disco nel 1992 (sempre quest’anno maledetto!) e poi scomparvero risucchiati dal grunge.
(Skull Crown Records) Per chi non li conoscesse, gli Arctic Flame sono una onesta band di us metal che ha già all’attivo quattro album e più di dieci anni di attività. Per quel che ricordo delle prove precedenti, mi sembra che “Shake the Earth” sia sicuramente una spanna sopra a “Guardian at the Gate”, del 2011, anche se temo che questo nuovo album
(ConSouling Sounds) Ho adorato quel capolavoro di “Morinde” ed ora ascoltare questo figlio “dimenticato” degli Alkerdeel fa un certo effetto. Dimenticato perché pezzi sono stati registrati durante le session del 2006 per il demo “Luizig” e rinvenuti a ridosso dell’ inverno già iniziato (2012) e offerti al mondo in questo split con gli A Den Of Robbers.
(High Roller Records) Ma come fa la High Roller Records? Ma dove li scova? Una formazione americana che si chiama “Album” (…), composta da amici che suonano per gioco (…), e che stampa un 7’’ con quattro brani (e quella copertina!) distribuito praticamente senza nessuna informazione promozionale… che si rivela poi un gran disco!
(Autoproduzione) Disponibile soltanto in digitale, ma anche per il free download (
(AFM Records) Gli A Life [Divided] non mi hanno mai convinto e in passato ho sempre pensato che pasticciassero un po’ troppo con le canzoni. La AFM li ripropone e vorrei chiarire che la label farebbe bene a definirli non electro-rock ma electro pop-rock, perché a conti fatti è quella la loro direzione, cioè il pop. Che poi vi siano synth aggressivi, chitarrone e una batteria colpita con furia, di certo non sono questi elementi a togliere proprio la patina pop dall’anima di questi pezzi.
(Van Records) Con quanto sto per scrivere temo mi inimicherò molti defenders… ma devo confessare che il debut degli Attic, così lodato in giro, mi ha impressionato soltanto in negativo. A prescindere dal fatto che i nostri imitano in modo estremamente fedele (per non dire pedestre) le atmosfere alla King Diamond e Mercyful Fate, non capisco proprio perché questa band si sia subito guadagnata uno status cult che, fra le nuove armate dell’horror metal, avrei volentieri attribuito ai nostri Hell Theater
(Apathia Records) Questo album è stato composto nel 2008 e poi registrato tra il 2009 e l’anno seguente e solo in questi giorni riesce a finire sul mercato. Gli Abstrusa Unde realizzarono un demo nel 2008 e da allora tanto penare per arrivare alla fine di questo percorso che li ha portati finalmente alla pubblicazione di questo debut album di prog-symphonic black metal. Partecipa vocalmente ai brani la soprano Perrine G., ma anche quasi una dozzina di musicisti che suonano violino, violoncello, clarinetto
(Pure Steel/Audioglobe) E brava ancora una volta la Pure Steel, che si è accaparrata, dopo ben tre album con la My Graveyard, i piemontesi Alltheniko! Il trio è ben noto nell’underground italiano e questo “Back in 2066” non potrà che aumentarne le quotazioni. In “Ticket for the Fireball” c’è molto più power di quanto non ricordi nelle produzioni passate: per chi scrive si tratta naturalmente di una gradita sorpresa! E oserei dire che nella successiva “Will the Night” c’è una dose massiccia di us metal:
(This Is Core Music) L’hardcore al giorno d’oggi è diventato un po’ come la farina che è alla base di tanti alimenti. Purtroppo però il vero hardcore va cercato nei bassifondi o comunque altrove e non nel metal. In questo l’hardcore lo si sente i modo genuino nelle derive crust e cose simili, ma nel metal l’hardcore oggi viene usato anche per rinforzare, cambiare, annacquare il thrash, il death o per fare quel figlio indesiderato, per alcuni, del metalcore.
(Raging Planet) Sound esoterico, ma non solo. Batteria solida e senza trigger, quindi naturale. Tastiere dal timbro nasale, grigio e poi c’è il cantato, che come le tastiere, è a cura di V-Kaos, la quale ha un timbro melodico e lagnoso insieme. Il basso di NH modula una cadenza ingessata, schematica. Sono queste le prime impressioni che si ricavano da “Great Python”, i primi 6′ di questo EP d’esordio dei A Tree Of Signs. Il brano nell’andare avanti sale col pathos oltre ad abbandonare poi i toni solenni.
(Ukem Records) Peter Watkinson è un inglese che vive in Olanda e ha messo il suo nome dietro a quello di Abomnium, realizzando l’album “Rites Likes Chains” ed ora “Coffinships” e questa seconda release affonda il sound nelle viscere del male, riemergendo poi con sembianze death e black metal. Mai in egual misura. Infatti mentre “Black Canyons of the Living Dead” è un death metal con un incipit in stile Bolt Thrower e una prosecuzione tra Grave e Autopsy,
(Pitch Black Records) Se penso contemporaneamente alla Polonia e all’heavy metal, il passaggio successivo sono inevitabilmente i Crystal Viper: e temo che gli Access denied non faranno cambiare questa inferenza, perché il loro secondo album, “Touch of Evil”, si presenta purtroppo come un prodotto di maniera, come ce ne sono tanti (direi anzi troppi) in giro! “Messenger of Death” suona come quel tipico melodic metal né carne né pesce, e il brano peraltro si chiude improvvisamente dopo soli 3 minuti.
(Agonia Records) Al giorno d’oggi nel metal le novità molto spesso giungono dal fatto di reinterpretare un qualcosa, cioè di offrire una nuova chiave di lettura di qualche sound o genere. Qualcosa del genere accade con questo secondo lavoro dei greci Acrimonious. “Sunyata” è un black metal estremo, malvagio, ma con l’idea di dare forma alle melodie e perseguirle per l’intera durata dei brani. Il riffing è drammatico, ritualistico nei toni, freddo come quello norvegese e narrativo come quello svedese.
(Rock’n’Growl) Con un album chiamato “The Cure for Happiness”, credo sia facile immaginare il genere suonato dai croati Ashes you leave, che si presentano come una delle band più longeve e conosciute della propria scena nazionale. I nove brani di questo disco rappresentano infatti una ricca messe di gothic abbastanza condizionato dal doom. “Devil in Disguise” dice My dying Bride in ogni singola nota, e soprattutto in quelle affidate al violino: ma la voce di “Jade” Etro, cantante italiana
(Hydrant Music) Il ritorno dei power metallers veronesi Arthemis è affidato a questo grintoso “We fight”: dopo i radicali cambiamenti di line-up di qualche anno fa, la band sembra aver trovato un assestamento positivo e produttivo. Si comincia con una “Empire” incredibilmente aggressiva, vagamente thrashy, superata però dalla torrenziale titletrack (a proposito, guardate il video!). La durezza e l’approccio di “Cry for Freedom” mi hanno ricordato i Firewind migliori
(RisingWorks) Metallare e Metallari ecco a voi il Nu & Alternative Metal da Tarcento, zona di Udine. Lo propongono, attraverso una nuova prova, gli An Handful Of Dust. Dieci pezzi che in realtà sarebbe meglio chiamare da subito come metal, nonostante poi servano altri aggettivi ed etichette per definirlo.
(Pure Steel) In attesa del prossimo disco “Ancestral Energy”, che dovrebbe essere edito nell’aprile 2013 dalla Pure Steel, gli us power metallers Artizan rilasciano questo singolo digitale, disponibile gratuitamente sulle maggiori piattaforme musicali. Il pezzo testimonia il buono stato di salute della band
(Massacre/Audioglobe) Da quasi venti anni sulle scene, i tedeschi Adorned Brood sono una di quelle formazioni no compromise: pagan/black metal quadrato e martellante dall’inizio alla fine di ognuno dei loro numerosi album (credo ben otto), con le parti acustiche caratteristiche del genere isolate in brevi intermezzi strumentali d’atmosfera.
(PRC Music) Scaldano i motori gli Among Gods, norvegesi di Bergen, in attesa di portare sul mercato il debut album. “Martyr” sorge con inesorabile mid-tempo, tra chitarre robuste e basso pulsante. I due strumenti sono di Broke, mentre Ivan suona la batteria. Un clima iniziale quasi death ‘n roll, poi il sound diventa arcigno, accelera e va sull’old style.