Questa intervista nasce da una sincera amicizia e, come molte belle amicizie, anche questa viene dal rock. Anzi da una transenna di un concerto rock. Cinque anni fa ero in prima fila ad un concerto dei Loudness (report qui). Nella mischia c’era sta ragazza con in mano una fotocamera tutt’altro che amatoriale la quale cercava di farsi largo nel casino ed io, da vero cavaliere, la feci passare. No, diciamocelo, fu pietà: sono alto un metro e novanta… lei… la metà di me… poverina… cosa avrebbe mai fotografato con me davanti? Finito il concerto ci incontriamo di nuovo, le solite due chiacchiere… mi rendo conto che non era legata ad alcuna rivista o webzine e le chiedo se fosse interessata ad avere alcune sue foto sul nostro portale (eccole qui!). Il tempo intanto passa. Qualche scambio sui social occasionale. Ci si trova a qualche concerto, a qualche festival. Poi la vita va avanti, come sempre. Titania è uno dei tanti contatti del giro. Come lo sono io per lei. Qualche mi piace sui social, gli auguri di buon compleanno, niente di più… ognuno ha la sua strada da percorrere. Arriva l’assurdo 2020, voli e concerti vengono cancellati ed io mi faccio le prime ferie in Italia anziché tra fiordi e festival nordici. In una stanza di hotel accendo la TV per cercare un canale musicale decente e scopro questa RADIOFRECCIA (che non conoscevo in quanto non seguo le radio), la quale in quel momento stava passando la stupenda “Hotel California”. Dovendo recensire ogni giorno musica che voi ascolterete nel prossimo futuro, non sono uno che ha tempo di ascoltare la radio… ma RADIOFRECCIA si è rivelata accattivante ed attraente. Anche per me. Passano le settimane, finisce l’estate, ed una sera, a casa dopo cena con un drink ed una conversazione, la TV è sintonizzata sul canale di RADIOFRECCIA ed io, ad un certo punto, esclamo: “Ma quella io la conosco!”. Mando un messaggio a Titania e lei risponde immediatamente… salutandomi in diretta! Titania conduce oggi “L’Ultima Luna” su Radiofreccia: era nostra usanza incontrarci in modo assolutamente casuale ai concerti… ed ora guarda dove trovo quella piccola ma frizzante rocker, quella che cercava di arrivare alla transenna dei ‘jappi’ (si, i Loudness!). Il resto? È storia. La storia di un sogno che si è realizzato. Venite con noi, lasciatevi trasportare…

MH: Ciao Titania, è un piacere averti qui su METALHEAD.IT: come spiego nell’introduzione c’è un antico legame tra te e questa webzine. Ti ho sempre incontrata in occasione di concerti, festival ed altri eventi rock. Prima di andare avanti con l’intervista, ti presenti un po’, parlando un po’ della musica che TU ascolti, non quella che passi e commenti in radio…
TiT: E allora partiamo proprio con le presentazioni! Il mio vero nome è Tania. Il mio nome d’arte, TiTania, è un gioco di parole che mi descrive appieno. Il titanio è un metallo leggero, forte e brillante, un po’ come la musica che da sempre mi accompagna. Sono infatti un’amante dell’Hard Rock proveniente dagli anni ’80, con particolare predisposizione per lo Sleaze e l’AOR. Tra i generi che amo, però, figurano anche il Thrash Metal e l’Heavy Metal, anche se in passato sono stata una grande amante del Punk (da ragazzina prevalentemente) e ancora oggi adoro presenziare ai Celtic/ Folk Metal Fest. Insomma, la musica per me è tutto, da sempre, e tutto ciò che mi piace ha un posto sugli scaffali della mia libreria, senza differenziazioni di genere. Ma torniamo al mio nome d’arte. Un giorno, ad un concerto, le mie gambe si sono sbriciolate come cristallo, e da allora ogni volta che prendo l’aereo suono passando attraverso il metal detector, poiché sono in parte composte da quel metallo che è un po’ come la musica e il carattere che da sempre mi contraddistinguono: il titanio, per l’appunto.

MH: Se non erro, hai lavorato per alcuni locali e organizzavi concerti o comunque eventi appartenenti al popolo della notte, al rock, al metal. Cosa facevi esattamente prima di RADIOFRECCIA?
TiT: Ero, e sono, un’organizzatrice di eventi (concerti) e DJ rock/metal. Ho iniziato alla tenera età di 17 anni, quando un po’ per caso mi sono ritrovata ad organizzare concerti per un locale in provincia di Reggio Emilia. Le mie serate portavano il nome di GlitterHouse, poiché la musica scelta per i live era tutta proveniente da un filone anni ’80, anche se le band erano contemporanee. Ai tempi per me era solo una passione, lo facevo perché semplicemente ho sempre amato il mondo della musica dal vivo, tanto che poi è diventato il mio lavoro. Appena diplomata ho cominciato a lavorare in un locale, il Gasoline Road Bar di Lentigione di Brescello (RE) -un locale che ancora oggi per me profuma di casa- , cosa che mi ha permesso di imparare un mestiere che ho amato, ovvero quello della barista e, successivamente, diventare l’art director della musica live all’interno dello stesso. Un’esperienza che mi ha permesso anche di iniziare una vera e propria collaborazione con Apocalypse Extreme Agency di Max Iantorno, ora mio grandissimo amico, e di realizzare tante cose all’interno del magico mondo della musica underground, avendo a che fare anche con artisti di fama. Proprio grazie al Gasoline ho scoperto anche il mio amore per la radio. Un giorno, ad uno dei concerti da me organizzati, si presenta un ragazzo, Edoardo Margotti. Era un avventore fisso dei miei concerti e col tempo siamo diventati amici. Una sera si presenta al pub e mi dice “Tania, voglio creare un format radiofonico e creare una radio web che parli di musica e cinema. Io parlerò di cinema. Tu ci stai?”. Al tempo non sapevo niente di radio, ma mi ci buttai a capofitto, perché è un mondo che da sempre mi ha affascinata. Così dal quel momento ogni martedì sera mi ritrovai a registrare puntate su puntate sulla nostra piccola radio che portava il nome di FreeForm35 – Play Rock on Radio. Lasciai quest’esperienza per trasferirmi a Firenze, città dei miei sogni, dove poi mi sono laureata in Grafica Pubblicitaria. Per un po’ ho fatto la fotografa e la graphic designer, anche per Apocalypse, e lo stesso Max un giorno mi diede un’opportunità radiofonica che per me è stata di grande valore: K-Rock Radiostation, dove ho condotto per un paio d’anni Whiskey Diamonds, un programma basato su musica Hard Rock, AOR, Sleaze, Hair Metal, facendo anche qualche comparsa sul suo programma, Metal Aggression, per degli speciali su Alice Cooper (l’amore della mia vita) e sul metal al femminile. Per ultimo, ma assolutamente non meno importante, ho condotto un format televisivo di una piccola emittente locale toscana -Clivo Tv-, un format musicale che dà voce e spazio alle band emergenti del panorama rock e metal e che porta il nome di “Metaldetector – dissotterra l’underground”. Attualmente, non potendo più recarmi in Toscana per condurre (gli studi televisivi sono a Empoli), mi occupo del voiceover e, assieme ai miei colleghi, della selezione delle band, oltre che della gestione dei social.

MH: Ottimo. Ora rivelami qualcosa. Mi hai detto in un nostro dialogo che hai realizzato un sogno. Come sei riuscita ad entrare in contatto con RADIOFRECCIA per poi andarci a lavorare con una trasmissione tutta tua?
TiT: Quando ancora abitavo a Firenze e conducevo per K-Rock Radiostation mandai un messaggio in diretta a Cecile B su RADIOFRECCIA, che ai tempi era in onda in quello che ora è il mio programma: L’Ultima Luna. Le scrissi un messaggio e le chiesi di non leggerlo in diretta, poiché era rivolto solo a lei. Cecile per me è sempre stata una sorta di musa radiofonica. Decisi di dirglielo. Con mia grande sorpresa mi chiamò col numero della radio. Parlammo un po’ e volle sapere in che radio conducevo, come si chiamava il mio programma e quando andavo in onda… e mi ascoltò. Mi scrisse di sua spontanea volontà dicendomi che le piaceva il mio metodo di conduzione, che secondo lei avevo qualcosa da dire al mondo. Credo che lei abbia cominciato a credere in me prima ancora che lo facessi io. Ci incontrammo anche, per conoscerci di persona. Non potete neanche immaginare l’emozione di quel momento. Per me era come incontrare uno dei miei idoli musicali, passai ore la sera prima a scegliere un vestito adatto con cui presentarmi a lei, neanche fosse Bret Michaels. Mi diede la spinta per iniziare seriamente a cimentarmi nel mio percorso radiofonico, cominciai a studiare la conduzione radiofonica in modo tale da migliorarmi (ero pur sempre un’autodidatta) e poi mandai una demo a RADIOFRECCIA. Quasi un anno dopo mi arrivò la chiamata di Eddi Berni, in onda alla mattina nel Rock Morning. Mi disse che a Freccia si era liberato un posto, e che tra le tante voci sentite avevano scelto la mia. Ve lo giuro, il mio cuore sembrava l’assolo di batteria di un pezzo dei Toxic Holocaust. Ovviamente non è finita qui. Mi chiamò quello che ad oggi è il mio capo, per chiedermi di raggiungerlo in radio in modo tale da conoscerci. Varcai le porte di RTL 102.5 (RADIOFRECCIA è, sostanzialmente, la radio rock del circuito RTL) e aspettai. Non avevo nemmeno pranzato tanto avevo lo stomaco chiuso. Due chiacchiere e poi via, mi mandò in onda per fare un provino a sorpresa in diretta, insieme a Cecile B, che appena mi vide sobbalzò dalla stupore: dovevate vedere la sua espressione! Tremavo. Rimasi al microfono assieme a lei per una ventina di minuti e poi ne feci altri venti da sola. Alla fine tornai in ufficio dal boss e lui mi disse una frase che non scorderò mai e poi mai nella vita: “Sei esattamente quello che stiamo cercando”. Con tutta la spontaneità che avevo in corpo e il sorriso di una bambina che vede per la prima volta il mare lo strinsi forte in un abbraccio, fregandomene del fatto che poteva essere un atteggiamento sconveniente. Due mesi dopo ero a condurre “L’Ultima Luna”, proprio al posto di quella voce che mi aveva guidata sin dal primo momento in cui l’avevo ascoltata. Una consapevolezza che ancora oggi mi emoziona.

MH: Ti confesso: non sono uno che ascolta la radio. Se guardi la quantità disumana di articoli che scrivo, capirai che se anche volessi non mi rimane il tempo per ascoltare musica che non sia oggetto di recensione. Poi in Italia non ho mai trovato (nemmeno cercato, lo ammetto) una radio rock vera, una radio orientata solo sulla musica rock, tutto il tempo, non limitatamente ad una particolare trasmissione ad un certo orario di programmazione. Ma quando ho scoperto RADIOFRECCIA, ti giuro, in casa è diventata una presenza costante… quando serve musica senza doverci lavorare sopra, sorseggiando un drink nel dopo cena mentre si conversa. RADIOFRECCIA è diventata la prima ed unica radio che ascolto. …Però, sarà deformazione professionale, io sono uno che osserva molto. Ed una cosa che ho notato sono le voci. La tua voce, quella di Cassidy, o di Bob (praticamente i conduttori che becco io negli orari che vi ascolto)… sono tutte voci, calde, sexy, anche lontane da accenti regionali. Quando conta la vostra voce? Come la curate? E se vi viene il mal di gola? Raccontami un po’ come vi scelgono, come arrivate lì… perché potete avere un bagaglio culturale artistico immenso… ma senza la voce in radio non si va da nessuna parte. Parlami della VOCE.
TiT: Sfaterò un mito, caro Luca. La voce in radio conta, sì, ma non così tanto. A contare veramente è il tono in cui dici le cose, più che la voce. Saper fare la radio, conoscere il linguaggio radiofonico e metterci del proprio. Ti scelgono in base a quello. Certo, poi se hai una bella voce, calda ed avvolgente, è anche meglio, ma non è indispensabile. Bob Revenant (Roberto Pedicini), è un doppiatore, per esempio. Non un doppiatore a caso: il suo curriculum è vastissimo, ti assicuro che leggendolo ti chiedi quante vite abbia effettivamente vissuto quell’uomo, ma è soprattutto la voce principale di Jim Carrey, Kevin Spacey, Javier Bardem e Woody Harrelson e dei personaggi animati Pippo e Gatto Silvestro. La sua è una voce a dir poco fenomenale. Eppure Bob è anche un fumatore incallito, così come lo sono io (incallita no, però sono una fumatrice). Io da bambina volevo fare la cantante. Ho cantato per tanti anni, poi ho smesso, mi affascinava molto di più lavorare dietro le quinte di un concerto piuttosto che stare sul palco. Alla fine ora lavoro con la mia voce e la bambina che è in me è felicissima, anche se il mio mestiere non è il canto. Se ci viene il mal di gola o la tosse ci sono i vari rimedi della nonna! In onda, a meno che tu proprio non riesca a parlare, ci si va comunque. Al massimo ci si scherzerà sopra con gli ascoltatori. Alla fine siamo persone e come tali ci ammaliamo anche noi, colpo di tosse fuori onda prima di iniziare a parlare e via. Quando accendi il microfono inizia la magia, con o senza malanni. Io personalmente apprezzo la mia voce, ma so di tanti colleghi che non amano la propria, cosa piuttosto comune, no? Quando mandiamo un messaggio vocale e ci riascoltiamo l’effetto è sempre un po’ “ma davvero parlo così?!” Ecco. Una volta ero così anche io poi, invece, ho imparato ad apprezzarla, a coglierne le sfumature. Da adolescente ho fatto diversi anni di teatro, lì ho imparato le basi della dizione. Ai tempi non sapevo quanto effettivamente mi sarebbe servita, ma avendo vissuto in Emilia-Romagna, in Toscana e il Lombardia ora mi rendo conto di quanto mi siano stati fondamentali quegli insegnamenti.

MH: L’era moderna fa si che la radio sia anche in TV. Quindi non vi si ascolta e basta… vi si guarda pure. Vi si vede. Come viene impostata l’estetica di uno studio radiofonico che va in onda anche in TV… e come scegli il tuo abbigliamento o il tuo make up? Avete dei professionisti (truccatori ecc.) o è un fai da te? Perché, dopotutto, io vedo la Titania che conosco (solo forse un po’ più sobria di quando ti trovo ai concerti!).
TiT: non mi vedi vestita da concerto solo ed esclusivamente perché in onda mi piace essere comoda! Ai concerti tiro fuori tutta la mia essenza, a volte a scapito della comodità. In onda porto i texani da battaglia, sotto palco porto i Sendra. Ci vestiamo come vogliamo. Io, lo sai, sono sempre stata amante del vestiario appariscente, a tratti kitsch. In onda porto semplicemente me stessa, col mio vestiario di tutti i giorni che, sicuramente, a molti può sembrare eccessivo. Ma io sono così, fuori dalle telecamere e dentro allo studio. Ha smesso di importarmi cosa pensa la gente del mio abbigliamento da eoni. Anzi, ho la convinzione che più la gente ti guarda male più significa che ti sei vestita nel modo corretto. L’unica cosa che ho imparato a curare di più è il trucco. Non sono mai stata un granché capace di truccarmi, ma le telecamere mi hanno portata a provarci. Così, invece che mettere solo un filo di eye-liner, ho imparato a pitturare il mio sguardo con un velo di ombretto e un po’ di mascara. Niente di più. È tutto un fai da te, ed io non amo perdere troppo tempo davanti allo specchio per truccarmi. Quindici minuti bastano e avanzano. Magari perdo un po’ più di tempo per gli artigli una volta alla settimana dandomi lo smalto, visto che le mie unghie son lunghe due centimetri e mezzo.

MH: Considerando che voi conduttori siete ora delle persone con una faccia ed un corpo… siete in TV… mi chiedevo: ma avete dei fans? Gente che per strada vi ferma per un autografo o cose del genere? Sit-in sotto casa? Racconta…
TiT: fortunatamente sin sotto casa no! È capitato un paio di volte che mi aspettassero fuori dalla radio per una foto. Capita che se mi trovo in un pub (o altrove) qualcuno che mi segue in radiovisione mi riconosca e venga lì a dirmi che mi segue sempre o che RADIOFRECCIA è la sua radio preferita, cose del genere. Io rispondo sempre alla stessa maniera: “beviamoci qualcosa assieme!”. Prima ancora di essere TiTania io sono Tania. Ho la fortuna di fare un lavoro che mi appassiona e che amo alla follia, ma sono pur sempre la stessa cazzona che adora sedersi al bancone del pub e brindare, che ama stare in mezzo alle schiene sudate della gente che si scatena sotto al palco. A volte qualcuno passa un po’ il limite. C’è gente che mi scrive delle cose assurde, sia sui miei canali social sia mentre sono in onda. Mi davano fastidio prima e mi danno fastidio anche ora. Ad un mio collega è successo che una fan scavalcasse il portone d’entrata della radio per incontrarlo. Ovviamente fu fermata all’entrata. Ecco, queste sono cose che non tollero, il prendersi confidenze che non si hanno, l’oltrepassare la linea di confine. Chi invece si presenta con tranquillità è sempre il benvenuto, tanto che con qualche ascoltatore ho stretto un vero e proprio rapporto di amicizia. Che poi è quello che Cecile fece con me un tempo. Devo ammettere una cosa, però: un po’ questo avvento della televisione nel mondo radiofonico mi dispiace. Ho sempre visto la radio come un bel libro da leggere. Tu senti il personaggio principale mentre parla e cominci ad immaginare come possa essere la figura dietro quella voce. La crei secondo la tua immaginazione, come faresti con il personaggio di un libro, per l’appunto. La radiovisione ha un po’ distrutto questa magia. Tuttavia è comunque un gran bel passo ed ho imparato ad apprezzare anche questo aspetto del mio lavoro.

MH: Con il mondo digitale si è persa un po’ la magia di un tempo. La rockstar un tempo irraggiungibile ora ti risponde al messaggio sul social cinque minuti dopo che l’hai mandato… è scomparso quello status di un tempo, quell’olimpo dove stavano i grandi guardando quaggiù verso noi mortali. Ormai sappiamo come registrano, compongono, sappiamo anche come sono fatte le loro case dentro, a causa degli streaming in modalità lockdown. Sappiamo anche quanti e quali quadri sono appesi nei loro salotti! Non ti manca l’approccio di un tempo?
TiT: sinceramente no. Alla fine nessuno di loro mi ha mai invitato a casa per bere un bicchiere. I backstage nei quali sono entrata me li sono sempre sudati. Le foto con le varie rockstar le ho ottenute con ore ed ore di attesa, davanti ad hotel (Roger Waters mi fece addirittura allontanare dai bodyguard) o stando ad aspettare fino ad orari improponibili nei retro dei locali. Qualcuno l’ho incontrato sotto palco a guardarsi una band, come Jim Peterik dei Survivor. Con qualcun altro ho fatto serate da non dimenticare. Qualche mese fa ho poi avuto l’onore di prendere parte, assieme a Nessuno, all’intervista di Alice Cooper. C’è anche il mio brutto muso nel video di “Don’t Give Up”. Quando mi ha salutata e mi ha sorriso la mia voce è schizzata ad otto ottave più sopra del mio tono naturale, ero emozionatissima. Nei tanti anni che ho passato in giro per festival e concerti mi sono resa conto di una cosa: i più grandi sono sempre quelli che se la tirano di meno. Più sono vicini ai loro fans più sono immensi. Ora ci permettono di vedere il dietro le quinte delle loro vite, questo li rende umani. Noi li vediamo come se fossero delle divinità, ognuno di noi con la propria divinità prediletta. Ma alla fine anche il mio amatissimo Alice Cooper è un padre di famiglia, un marito, un uomo di una certa età con le sue passioni e i suoi drammi esistenziali, come ognuno di noi. La bellezza sta nel fatto che sul palco li vedi per ciò che nel nostro immaginario sono: dei mostri sacri. Basti pensare a quanto ha fatto scalpore la foto di Ozzy invecchiato…eppure, anche lui, the Prince of Darkness, altro non è che un uomo di 72 anni che non ne vuole sapere di lasciare il palcoscenico nonostante i suoi problemi di salute. La loro grandezza sta anche in questo. Tanto che, quando se ne vanno, è per tutti un grande shock, come se ci aspettassimo che fossero immortali. Certo è che di immortale qualcosa c’è davvero, ed è la musica che ci hanno lasciato.

MH: Tuttavia la mia precedente domanda voleva introdurre un altro concetto: sappiamo tutto di chi crea la musica, ma non sappiamo niente di chi la diffonde sul momento. Come funziona in una radio come RADIOFRECCIA? Come lavorate per arrivare pronti e puntuali con argomenti ed una scaletta?
TiT: per fare radio bisogna prima di tutto essere persone curiose. Ognuno di noi è appassionato di musica, tanto che appena esce un disco non puoi fare a meno di ascoltarlo e di informarti. La scaletta musicale tiene conto non tanto di quello che piace a noi, ma di quello che piace al pubblico. Alla fine noi lavoriamo per chi ci ascolta. Ti faccio un esempio: fosse per me non passerei mai gli Imagine Dragons. Non mi sono mai piaciuti, sono gusti personali. Ma so che agli ascoltatori di Freccia piacciono, quindi ecco che in scaletta appaiono gli Imagine Dragons. Fosse sempre per me avremmo in scaletta anche gli Slayer, ma per l’ascoltatore medio di Freccia gli Slayer hanno un sound a tratti troppo pesante. Ovviamente ogni nuova uscita viene presa in considerazione e ponderata da chi si occupa di fare questo. Tra i nuovi gruppi mi è capitato di passare i The Struts, gruppo rock britannico che vedo come un mix tra Stones e Queen rivisitati in epoca moderna. Oppure Marcus King, giovanissimo ma con un sound che è un mix tra il country-soul ed il blues, un fenomeno. E come dimenticare Tuk Smith and The Restless Hearts ed il suono ottantiano che li contraddistingue? Ci sono tante nuove proposte ed il nostro compito è di farle conoscere per dare al mondo musicale una continuità. Qualcuna sarà più gradita e qualcun’altra meno, ma sicuramente ci sono tante belle scoperte da fare. Rimanere incollati agli anni ’70 e ’80, nonostante sia l’epoca scolpita nel mio cuore, per me è sbagliato. Continuiamo ad amare i nostri miti ma nel frattempo impariamo ad ascoltare anche i nuovi talenti.

MH: RADIOFRECCIA è relativamente giovane, ha quattro anni. Puoi darmi qualche notizia, qualche storia su come è nata e come si sviluppa? Qualche aneddoto, non le cose che trovo su wikipedia
TiT: io agli inizi di RADIOFRECCIA ovviamente non c’ero ancora, ma qualche aneddoto raccontato dai miei compagni (chiamarli colleghi sarebbe riduttivo) ce l’ho. Come dicevo prima RADIOFRECCIA fa parte del circuito RTL. È nata infatti come RTL Rock e poi ha cambiato nome in RADIOFRECCIA. Nessuno si aspettava che avrebbe avuto un boom del genere, ad oggi siamo ascoltati da più di un milione di persone. Grandi traguardi che hanno permesso alla radio di crescere, di approdare in radiovisione, di farsi strada nel mondo dei network. Un po’ di gossip sul mio capo, colui che RADIOFRECCIA l’ha ideata e voluta fortemente: avete presente la figura che si ha in mente del capo cattivo, sempre musone e scontroso? Prendetela e buttatela via. È un ragazzo giovane, sempre sorridente, coi capelli lunghi fino alle spalle e un modo di esporsi che ti mette sempre a tuo agio. Certo, ovviamente è un nostro superiore e, come tale, gli va portato rispetto. Rispetto che, tra l’altro, merita tutto. Tra di noi siamo un bel team. Quando sono entrata a RADIOFRECCIA, essendo l’ultima arrivata, non mi sarei mai aspettata di essere accolta come invece è successo. Io non ho trovato dei colleghi, perlopiù ho trovato degli amici. Quando è possibile passiamo i nostri momenti fuori onda insieme, ci aiutiamo a vicenda, ci spalleggiamo. RADIOFRECCIA è un’isola felice. Come se fosse l’Isola che non c’è. Io, ovviamente, sono Spugna.

MH: Nonostante la radio porti il nome del noto film di Ligabue (so che l’artista ha concesso l’uso del nome)… c’è poca musica italiana nelle vostre trasmissioni.
TiT: Non ce n’è proprio. È una scelta editoriale. Ogni radio si deve differenziare dalle altre per qualcosa, ai tempi il boss scelse questo, così come scelse di passare i grandi classici del rock provenienti dagli anni ’50 in poi. Non è questione di preferenze musicali, né di discriminazione. Poi nulla mi vieta di parlare degli Strana Officina, dei Death SS, dei Sabotage, dei Bulldozer, dei Goblin e di tanti altri gruppi qualora ce ne fosse il bisogno. L’ho fatto tante volte e lo farò ancora di più quando la musica dal vivo ricomincerà a… VIVERE.

MH: I vari programmi, anche se a base di musica, propongono argomentazioni differenti. Come vengono scelte ed assegnate ai vari conduttori?
TiT: RADIOFRECCIA è davvero libera come noi, come ripete il nostro slogan. Nessuno ci assegna niente, quello che proponiamo è tutta farina del nostro sacco. C’è chi parla di attualità, chi di cibo, chi di vino, c’è chi racconta storie, chi propone cocktail, chi fa domande e attende risposte da parte del pubblico, chi si lancia in argomenti hot. Io personalmente mi preparo un paio di notizie a serata. A volte nemmeno le dico perché magari il discorso verte su tutt’altra argomentazione. Seguo l’onda della trasmissione, ogni volta sono curiosa di vedere dove quest’onda saprà trascinarmi. Lo scorso fine settimana parlavo di pub e mi sono ritrovata a parlare de “Lo spleen di Parigi” di Baudelaire. Com’è successo? Ah, è successo e basta, ed è stato fighissimo.

MH: Andate in onda per un’ora, o due, o quel che dura la trasmissione. Ma il prima? Il dopo? Quanto vi impegnano, veramente, quelle due ore di trasmissione?
TiT: credo che questa domanda sia molto soggettiva. C’è chi non si prepara niente, va semplicemente in onda accendendo il microfono. C’è chi, come me, si prepara un paio di notizie prima di entrare (anche se, come dicevo, non sempre poi vengono utilizzate). C’è anche chi, invece, si prepara la puntata dall’inizio alla fine. Quando invece capita di fare gli speciali per qualche occasione allora passo anche un’intera giornata a preparare il tutto, a volte anche di più. Il tempo che viene impiegato prima della trasmissione sta molto al metodo di conduzione dello speaker. Almeno, questo è ciò che succede da noi, ci è concessa una libertà che tante altre radio non hanno.

MH: Avevi la passione per le foto e hai anche un certo talento nello scrivere. Sul sito di RADIOFRECCIA ci sono anche alcuni articoli, delle notizie… un po’ come da noi. Scrivi, vorresti scrivere, scriverai anche per RADIOFRECCIA?
TiT: bella domanda. Sì, scrivere mi appassiona sin da quando ero bambina, tanto che ho sparso in giro tanti pezzi di me su carta stampata. Ho iniziato a scrivere per la sezione On The Road sul sito di RADIOFRECCIA una rubrica intitolata “Storie di Rock’n’Roll”, che altro non sono che racconti di vita vissuta sotto palco e dei vari retroscena di quegli eventi. In futuro non so cosa mi attende. So che mi sono messa in testa di scrivere un romanzo, cosa che sto facendo, testarda come sono. Era un altro mio sogno e adesso è il momento di realizzarlo. Per ora non posso divulgare nulla di più, ma vi assicuro che dentro quelle pagine ci sarà la mia anima stampata con l’inchiostro.

MH: Secondo te un palinsesto solo hard & heavy… magari nel pieno della notte… sai se arriverà mai?
TiT: Lo hai detto tu stesso poco fa: siamo una radio giovane. Chissà cosa succederà in futuro. Se mai un giorno ci sarà una cosa del genere, spero di essere io a condurla! Per ora vi invito caldamente a seguire gli appuntamenti con Vinylove, due ore di musica su vinile scelta dai nostri Gigi Riccardo, Cecile B e Double M totalmente in diretta con l’uso del giradischi e Rebel Yell Club, la discoteca rock virtuale gestita da Dexter il venerdì notte. Carica assicurata, volume al massimo obbligatorio.

MH: Sono curioso: quale impatto ha avuto questo lavoro sulla tua vita, sia professionale che personale…
TiT: domanda difficilissima. La mia vita è stata stravolta, in tutto e per tutto. Partiamo dal punto di vista professionale. Ho lasciato tutto ciò che facevo in precedenza, praticamente. Non mi occupo più né di grafica né di fotografia, lo faccio solo se mi viene richiesto. Giusto questa settimana ho lavorato al lato grafico di due dischi assieme a due band differenti. Con Metaldetector è diventato impossibile continuare il mio percorso di conduttrice per via del fatto che gli studi televisivi si trovano ad Empoli e le registrazioni del programma vengono effettuate di sabato, giorno in cui vado in onda su Freccia, così le mie mansioni all’interno del programma sono mutate. L’organizzazione di eventi e i DJ Set purtroppo al momento sono fermi, ma in questo ambito sono piuttosto richiesta, vedremo cosa succederà quando potremo tornare a scapocciare. Inoltre, sembra banale dirlo, ma per l’ennesima volta ho cambiato casa e regione. Mi sono quindi ritrovata in un posto nuovo, dove la voglia di conoscere persone e ambienti è tanta. In un periodo come quello che stiamo vivendo è già difficile socializzare perché non puoi metterti certo al bancone a parlare con gente a caso, come piace fare a me, né tanto meno sperare di incontrare tuoi simili sotto palco, perché le luci del palcoscenico sono spente. È capitato però di ritrovarmi al pub con delle persone che non conoscevo. Io non dico mai che lavoro faccio e anche il mio fidanzato si esula dal farlo. Questo perché la gente nei tuoi confronti cambia drasticamente il più delle volte. Io voglio essere vista per la persona che sono e non per il lavoro che faccio, anche se amo profondamente il mio lavoro. È difficile fare nuove amicizie in un posto dove non conosci nessuno se la gente che si avvicina a te lo fa solo perché sa chi sei. A me quello però non interessa, a me piacciono i rapporti veri… e i miei sono in Emilia Romagna, in Toscana e in Veneto, non in Lombardia. Sono sicura che quando questo periodo finirà saprò mimetizzarmi meglio tra la folla, vedremo cosa succederà, ai festival soprattutto. Figurati i musicisti, poi. Quando mi arriva un messaggio su Messenger con scritto “Ciao, come stai?” io so già che è un musicista/una band che vuole chiedermi qualcosa. Anche prima avevo a che fare con questo genere di cose, ma adesso il numero è decisamente cresciuto. Se poi gli rispondi che non li puoi aiutare allora smettono di risponderti, nemmeno ti salutano, che carini. Chi ascolta Freccia sa che non viene passata musica della scena rock/metal underground italiana…sui network, tutti i network, la musica underground non passa. Eppure mi arrivano continuamente richieste di band che mi chiedono se posso passare la loro musica su RADIOFRECCIA, tanto che mi viene da pensare che probabilmente la radio non l’abbiano nemmeno mai accesa. Vogliamo poi parlare delle persone sparite dalla tua esistenza e che da un momento all’altro si rifanno vive perché hanno scoperto quello che fai? Neanche fossi Steven Tyler, poi. Questa ve la devo raccontare: la mia prima cottarella delle scuole medie mi ha scritto qualche mese fa, si è rifatto vivo (non lo sentivo da allora) dicendo che ha sbagliato a rifiutarmi ai tempi e che si è reso conto che mi ama e che ha fatto uno sbaglio e che per me era pronto a lasciare tutto, perché il nostro amore era vero e avrebbe sconfitto qualunque cosa. Lì per lì ho riso, non potete immaginare quanto. Poi ho guardato la sua immagine profilo: c’era lui con in braccio la figlia. Mi è venuto l’urto del vomito. Per fortuna ho al mio fianco un grande uomo che mi sopporta e mi supporta sempre. Non si è nemmeno mai azzardato a chiedermi di organizzare un concerto per la sua band. Se per caso decido io di fare qualcosa per lui, lavorativamente parlando, stenta ad accettare. Mi vede per quella che sono, non per quello che gli posso dare, e questo per me ha un valore immenso. E poi ci sono i miei genitori, che finalmente mi vedono realizzata nel fare qualcosa che amo. Sono i miei più grandi fan. Mio padre registra ogni mia puntata, mia madre è attenta a qualsiasi particolare mentre sono in onda. Sapere che ci sono, anche se non posso vederli, mi rende sempre molto felice. Un po’ credo di aver cambiato la vita anche a loro.

MH: …e sempre parlando di impatti, visto che in un certo senso sei una collega: entrambi parliamo, scriviamo, discutiamo di musica per un pubblico. Cosa mi dici di questo periodo SENZA i concerti? Dimmi la tua. Qualsiasi cosa ti passa per la testa.
TiT: Soffro molto la mancanza dei concerti. Per me sono sempre stati linfa vitale. Questa è stata la mia prima estate senza festival… la musica dal vivo mi manca tantissimo e non vedo davvero l’ora che riparta, ma in questo periodo non sto pensando tanto cosa manca a me, quanto cosa manca a chi lavora solo con gli spettacoli. Lavorando anche io in questo settore vedo cosa realmente sta succedendo dietro le quinte a chi della musica ne ha fatto il suo mestiere. Booking agent, fonici, tecnici, montapalchi, merchandiser, roadies, disc-jockey…e tutti coloro che si fanno il mazzo per far sì che un evento riesca. Senza parlare poi dei locali. Quando questa storia finirà non voglio neanche pensare a quanti ne avremmo persi. Ne ho già contati troppi da inizio 2020. I lavoratori dello spettacolo si sono dovuti reinventare. C’è chi ce l’ha fatta e chi, purtroppo, è ancora nelle mani del fato. Tutti noi possiamo sopravvivere per un periodo di tempo senza la musica dal vivo, anche se con grande tristezza. Possiamo guardarci un live streaming, ascoltare e comprare nuovi dischi nel mentre aspettiamo che gli spettacoli che ci riempiono il cuore di adrenalina ripartano come ce li ricordiamo. Ma c’è chi, però, senza la musica dal vivo non può sopravvivere, ed è chi ci lavora. Ancora oggi in Italia e in tante altre parti del mondo il lavoratore dello spettacolo è considerato un lavoratore di serie C, e chi la pensa così ovviamente non ha la più pallida idea di come si costruisca un evento e forse pensa che ci sia l’albero dei concerti da cui casca tutta l’attrezzatura per poi montarsi da sola. Se questa gente fosse coerente non guarderebbe film, serie tv, televisione, non ascolterebbe né la radio né tanto meno la musica, non andrebbe in discoteca, al cinema e nemmeno agli eventi live, ovviamente. Ma credo sarebbe come richiedere coerenza ad uno scimpanzé, senza offesa per gli scimpanzé. Io spero che al più presto arrivino degli aiuti concreti per queste persone. Che gli avventori di concerti smettano di lamentarsi perché invece che restituirgli i soldi gli è stato fornito un voucher o gli è stato posticipato lo spettacolo di un anno. Questa gente è in piedi per miracolo e nessuno sa ancora quanto riuscirà a resistere. Siate consapevoli e appena i concerti ricominceranno ad esserci -si spera il prima possibile- comprate i biglietti, aiutate l’industria a ripartire. E ricordatevi di questo momento, per non dare mai più nulla per scontato. Show must go on.

MH: Se durante la tua trasmissione arriva un messaggio whatsapp da parte di un ascoltatore che dice qualcosa come “Titania… ho letto la tua fichissima intervista su METALHEAD.IT… “ e che finisce con (scegli tu) “sei mitica”, “sei bellissima”, “sposami”… tu come lo commenti?
TiT: arriverei a leggere solo fino al punto in cui non si parla del mio aspetto fisico! I complimenti mi piacciono se sono inerenti a ciò che ho fatto o a qualcosa che in un qualche modo mi contraddistingue, non ai meriti che ho ottenuto da madre natura. Li apprezzo, sì, ma non li leggo. Se sei un essere umano di sesso femminile minimamente piacente non fai altro che ricevere complimenti (a volte apprezzabili, altre volte da craniate sui denti) tutto il giorno. Quando sei un essere umano di sesso femminile minimamente piacente e sei in radiovisione… ti lascio immaginare. C’è gente che mi scrive se posso indossare una gonna più corta la volta dopo, perché quella che ho indossato quella sera è troppo lunga per i loro gusti. Non rispondo mai a questo genere di cose, preferisco ignorarle piuttosto che farmi venire il sangue amaro. Certo è che se i complimenti arrivassero per l’articolo o rivolti a METALHEAD.IT li leggerei subito! Li meritate tutti, ed io spero di avervi raccontato una bella storia.

MH: Bene Titania, ti ringrazio davvero. Saluta i nostri lettori… i tuoi ascoltatori, gli ascoltatori di RADIOFRECCIA (qui lo fai per iscritto!) e gli amanti del rock in generale…
TiT: Se siete arrivati a leggere fino a questo punto penso vi meritiate un po’ del mio affetto. Grazie a chiunque mi abbia dedicato un po’ del suo tempo! Un grande ringraziamento va a voi di METALHEAD.IT, il mondo del rock e del metal avrà per sempre bisogno di voi e anche se oggi le riviste non sono più viste come negli anni ’90, credo che il vostro sia un contributo fondamentale per la musica. È stato un onore tornare a far qualcosa per voi dopo tanti anni, anche se ai tempi fu una splendida casualità. Un saluto al popolo di RADIOFRECCIA, che spara la musica a cannone e ci avverte come se fossimo passeggeri chiacchieroni sul sedile della propria auto, o come un amico fidato che ti ha raggiunto a casa per farti compagnia durante la giornata. Un saluto in particolare ai miei ascoltatori, senza i quali non sarei qui. RADIOFRECCIA è una grande famiglia e chiunque scelga di entrarci comincia a farne parte. Così come poi accade nel mondo del rock. Tra rockers, dai, ci si intende.

Un’ultima cosa: abbiate sempre il coraggio di inseguire i vostri sogni. A volte si avverano. “Love you to the moon and back”.

(Luca Zakk)