Nella turbolenta Hebdomas Maior, la Settimana Santa di questo anno MMXXII, giunge puntuale il Venerdì Santo, giorno di commemorazione della passione e della crocifissione di Gesù Cristo. Un venerdì lugubre, che fa seguito ad una tormentata ultima cena -messa in Cena Domini- … dopo le ceneri, Feria Quarta Vinerum, dopo il tradimento… un susseguirsi di eventi che portano al tripudio, al trionfo, all’esaltazione spirituale di milioni di agnelli seguaci di uno stesso lupo.

Ed ecco che entra in gioco la tentazione, il male. Il peccato.

Certo, il male ed il peccato sembrano essere sempre e solo delle provocazioni nelle allucinazioni dei testi sacri, la luce trionfa sempre sull’oscurità… cosa ben poco veritiera nella confusa e convulsa vita terrena, tanto che il bene ha definitivamente smesso di provare a trionfare sul male, riducendosi a promettere qualcosa di ‘meno peggio’ in una ipotetica vita dopo la morte.

Ma i sentieri oscuri nascondono anfratti nei quali si celano perversioni uniche, spesso geniali… brillanti nel loro essere appartenenti alle tenebre… tanto che qualcuno -e sappiamo bene chi- ha deciso di sfidare forze appartenenti all’altra dimensione programmando la propria resurrezione nel giorno della passione e della crocifissione, sconvolgendo l’ormai consolidato ordine degli eventi, prendendo ancora una volta in giro tradizioni, culture, credenze e religioni!

Steve Sylvester, l’oscuro Messia, risorge. Dopo due anni di passione, lontano dai palchi ma comunque impegnato nella materializzazione del decimo rituale (“Ten”, recensione qui), dopo la recente crocifissione che ha visto la necessità di sostituire più di metà della line up, ecco che Nostro Cristo Negromante risorge nel giorno della ‘passione’, mettendo in scena un concerto mostruoso di due ore, con una scaletta micidiale e tutto quel circo decadente ed incline al male che aleggia attorno alle esibizioni della band italiana, dalle diaboliche ninfe agli oscuri boia… in un tripudio del peccato, del male, del sangue, della carne. Della perversione.

Nutrita la scelta di brani dal leggendario “Black Mass”. Ottimi i pezzi dall’ultimo capolavoro, stupende le divagazioni dalle parti di “Heavy Demons”, di “Resurrection”, di “Do What Thou Wilt”, di “Panic” e pure nei meandri del primo glorioso album.

Un concerto con premesse sonore e scenografiche immense, considerando anche il debutto dei tre nuovi elementi, ovvero Demeter (Distruzione, Whiskey Ritual) al basso, Unam Talbot (Bulldozer) alla batteria e Ghiulz Borroni (Bulldozer) alla chitarra.

In apertura della serata una scelta quasi ovvia: non solo lo stile, non solo i legami delle collaborazioni dei membri delle varie bands… ma simbolicamente il traghettatore dell’Ade con il pesante incarico di portare i Death SS verso questa nuova vita, verso questo nuovo capitolo, verso una nuova resurrezione: i Caronte!

La band dei ‘fratelli’ Bones ha suonato in modo fantastico, possente, con uno show stilisticamente e tematicamente perfetto per aprire ai Death SS, una esibizione travolgente caratterizzata da un suono immenso, chiaro e cristallino.

Ed è qui che entra in gioco la maledizione. Quella che secondo la tradizione segue costantemente i Death SS.

Sfidare il male, forse quasi un bisogno intimo di Steve, porta sempre a delle conseguenze… cosa successa con destabilizzante regolarità nella storia della band (leggetevi i due libri, qui e qui le recensioni). Ed anche in questo caso, anche in questo degenerato e maligno Venerdì Santo, spiriti tanto crudeli quanto beffardi hanno colto la sfida di Steve, contrattaccando con subdola ironia: nella serata del Venerdì Santo, anno MMXXII, il male si è impossessato del suono.

I primi brani erano quasi irriconoscibili, tastiere coperte da chitarre a loro volta coperte dal reparto ritmico, basi forse fuori tempo, tanto che solo Steve riusciva con impeto e diabolica energia a dare una forma definita a brani altrimenti confusi. Le cose sono poi leggermente migliorate, ma rimanendo molto al di sotto del livello qualitativo che Steve pretende e al quale il suo pubblico è abituato.

Concerto compromesso? Serata negativa? Resurrezione posticipata? Assolutamente no! Perché se le forze oscure contrattaccano, Steve ricambia con impeto e furore: su quel palcoscenico le carenze sonore sono state travolte da un’esibizione superlativa, da una gestione del palco immensa, dall’interpretazione dei vari performer al di sopra dello ‘standard’, specialmente per quanto riguarda le diaboliche creature femminili (“Take off your clothes! Undress completely!”).

Le forze del male, quei demoni che esistono solo per intralciare il percorso trionfante dei Death SS, hanno perso anche questa volta, costretti a tornarsene giù nei meandri sulfurei con la coda appuntita tra le gambe, mentre il nostro profeta oscuro ha dimostrato ancora una volta di aver ragione, di poter evolvere quel rituale dissacrante mascherato da concerto dei Death SS.

Ed io, ormai lontano dalle guerre sotto la transenna, ormai più contemplativo che scatenato, ho osservato il concerto con calma, quasi con analitico distacco, in un clima di pace mentale disturbato solo dalla consapevolezza che l’obbedienza al sistema degli avventori -un tempo ribelli del rock- è forse il vero armageddon del rock’n’roll.

Osservo uno Steve apparentemente immortale: Steve e l’horror. Steve e i fumetti. Steve ed una determinata iconografia. Steve e la perversione. Steve e le tenebre. Steve e il sangue. Steve e le luci dei riflettori. Fatelo con me: osservate Steve, osservate la sua carriera, la carriera dei Death SS; osservate le copertine degli album, l’evoluzione estetica della band e della sua figura. Ed ecco che si svela la vera resurrezione: i Death SS di oggi sono i Death SS degli inizi, della prima era, dell’era seguente, sono i Death SS di ogni singolo album, di tutte le combinazioni di lune up. I Death SS di oggi sono i Death SS di ogni tempo. Quasi l’espansione di un concetto divino. Una immensa moltitudine concentrata in un’unica entità, la quale sfida ogni forza opposta proseguendo ancora una volta oltre il Calvarium, oltre il Golgŏtha, verso un nuovo avvento, verso la prossima rivelazione.

“It’s time! Even for tonight, I’m returned back to life! My short-length life, Consacrated to evil”.

(Luca Zakk)

Scaletta:

“The Black Plague” (da “Ten”)
“Cursed Mama” (da “Black Mass”)
“Horrible Eyes” (da “Black Mass”)
“Where Have You Gone?” (da “Heavy Demons”)
“Baphomet” (da “Heavy Demons”)
“Zora” (da “Ten”)
“In the Darkness” (da “Black Mass”)
“The Crimson Shrine” (da “Resurrection”)
“Baron Samedi” (da “Do What Thou Wilt”)
“Terror” (da “…in Death of Steve Silvester”)
“Family Vault” (da “Heavy Demons”)
“Temple of the Rain” (da “Ten”)
“Scarlet Woman” (da “Do What Thou Wilt”)
“Suspiria (Queen of the Dead)” (da “Ten”)
“Vampire” (da “…in Death of Steve Silvester”)

Encore:
“Kings of Evil” (da “Black Mass”)
“Rock ‘n’ Roll Armageddon” (da “Rock ‘n’ Roll Armageddon”)
“Let the Sabbath Begin” (da “Panic”)
“Heavy Demons” (da “Heavy Demons” )