THE DEAD – “Deathsteps To Oblivion”
(Trascending Obscurity) Terzo album per The Dead, band Australiana che dal 2005 porta avanti un modo piuttosto personale di interpretare il death metal, combinandolo con parti doom/sludge. Fino a qui nulla di nuovo, visto che queste sonorità appartengono a bands che hanno fatto la storia del genere, come Incantation e Autopsy, ma quello che contraddistingue i The Dead è la capacità di (altro…)
(Svart Records) Moniker poco noto. Ma cosa c’è dietro? Intanto in questo secondo full length della band militano personaggi appartenenti ad altri nomi, questa volta molto più noti: Dark Buddha Rising e Oranssi Pazuzu, con la collaborazione di Kvohst (il quale nel curriculum annovera Beastmilk, Code e pure Dødheimsgard!). Poi c’è una fusione di
(Drown Within Rec. e altre) In “Diade(ms)” Abaton e Viscera, due band nostrane, si fondono assieme creando così non proprio uno split tradizionale, ma una vera e propria combinazione di suoni, melodie ed emozioni. Il primo brano, “Special Needs”, inizia fin da subito
(Candlelight Records) Se “Give Me Walls” e “And Yet” hanno fatto guadagnare consensi alla band londinese Cold In Berlin, “The Comfort of Loss & Dust” permetterà di cristallizzare la buona opinione generale dei tanti. In sostanza niente cambia con questo album, salvo il fatto
(Infernal Kommando) All’epoca di “Synkkä Tuuli” (
(Limb) Secondo lavoro per i Master of Disguise, che con questo “The Savage and the Grace” tentano di far rivivere i fasti ormai lontani di “Master of Disguise”, gioiello di US Metal muscolare targato Savage Grace. Confusi??? Chris Logue, unico superstite della formazione originale dei Savage Grace,
(Battlegod Productions) Secondo lavoro per la band di Andreas Nergård (Rudhira). Il suo progetto, dopo “Memorial For A Wish” del 2013 continua la strada dell’allstars project, idea che ha coinvolto in precedenza anche Göran Edman e Mike Vescera, proponendo in line up una gamma di artisti di altissimo calibro.
(Scarlet) Avvolto da una copertina che, a un primo sguardo, fa pensare al Gollum di “Lord of the Rings”, arriva il secondo album dei francesi Darktribe, che passano dalla Massacre alla nostrana Scarlet. “Mysticeti Victoria” (
(This Is Core Records) Ciò che si sente dalle canzoni di “Vidana” è quell’idea che le ha generate. Senti che sono canzoni vere, magari fantasiose, non proprio irregimentate nella classica struttura-canzone, ma ha una propria vita che nasce, si sviluppa e termina. All’interno di esse un clima particolare, a volte eccentrico e
(Autoproduzione) Debutto discografico dei Rosafante, band nata nel 2013 e composta da musicisti di diversa estrazione, unitisi per dare vita ad un progetto che racchiuda in esso le diverse influenze dei quattro componenti. La proposta musicale del quartetto è abbastanza lontana dal metal, orientandosi più verso il post
(Hells Headbangers) Per essere un’etichetta in grado di impressionarmi devi avere almeno due prerequisiti. Primo, gruppi che ci credono in quello che fanno; secondo, pubblicarmi tutto anche in vinile. Quindi essendo questo combo nel rooster della Hells Headbangers già si parte più che bene. Oggi tocca ai
(Sliptrick Records) Fin dal logo visibile in copertina si capisce che sul combo incombe l’aura protettrice dei Motorhed, perlomeno quelli più “leggeri” e festaioli. Si perché i nostrani Helligator sono il gruppo che ognuno vorrebbe vedere in ogni motoraduno che si rispetti. Ugola ruvida come carta vetrata, chitarre ignoranti
(Sliptrick Records) Bella sorpresa, questi V-Anger. La loro miscela di thrash, hardcore con qualche sporadico rallentamento di matrice deathcore è esplosiva, grazie a brani potenti, diretti e dall’impatto devastante. I gruppi che sembrano avere influenzato maggiormente la band sono Hatebreed, Cavalera Conspiracy e
(Apostasy Records) Ritornano a distanza di sette anni dal precedente “The Dying Wonders Of The World” gli Svedesi The Duskfall, band dedita ad un death metal melodico di stampo Scandinavo. Con una line up fortemente rimaneggiata, in cui è rimasto come membro originale il solo chitarrista Karl Sandorf, la formazione Svedese effettua una sterzata
(Sun and Moon Records) Dal flyer: “Doom metal barbaro, forgiato nel ferro, alla vecchia maniera”. Wow. Che definizione imponente… e maledettamente azzeccata! Arrivano così al debutto gli Italiani Kröwnn, che già dimostrarono di saperci fare, di pestare duro, con il precedente demo (
(autoprodotto) Altro singolo del rocker britannico Daniel Trigger che si fece notare l’anno scorso con l’ottimo “Army Of One” (recensione qui https://www.metalhead.it/?p=29232), un disco che esaltò le sue doti artistiche, normalmente messe a disposizione della musica tramite ruoli session e
(Nordvis Produktion) Niente metal. Nessuna furia black cadenzata da drumming eccessivo e chitarre perverse. Ma qui c’è l’essenza del viaggio introspettivo che porta al metal, al black, all’evoluzione sonora in chiave estrema. Si tratta di un vinile. 37 minuti di durata. Sette tracce che sono la colonna sonora di una notte
(Autoproduzione) Produzione alla buona, prestazione vocale del singer un po’ incerta, brani acerbi e comunque strettamente dipendenti dai grandi classici: va bene l’underground, ma nel 2015 anche chi propone un demo di heavy metal classico deve rispettare alcuni standard minimi.
(Transcending Obscurity) La copertina farebbe più pensare a un gruppo thrash, ma gli indiani Against Evil suonano un heavy metal abbastanza tradizionale, che non disdegna più di una incursione nel sound anni ’90. Il loro ep di debut
(Autoproduzione) Entusiasmante debutto per gli Estwind, band Slovena attiva dal 2010. “Out Of Control” è un album di solidissimo metal classico, con frequenti puntate nel thrash e qualche spruzzata progressive; se Iron Maiden, Metal Church e Forbidden si trovassero in una stanza a fare una jam session, probabilmente
(Revalve Records) Dopo sei anni di carriera, un demo ed un EP, debuttano i deathsters romani Helslave, con l’ottima Revalve Records. Oltre 35 minuti di death metal poderoso, sapientemente iniettato di melodia la quale però non toglie assolutamente nulla alla violenza che a tratti sconfina nei paraggi del black. Il
(Indelirium Records) I Round7 nacquero come tribute band dei Pro Pain, nel 2009. Sicuramente grava nei pezzi il più puro e duro hardcore di New York, ma quello dei vicentini è comunque tosto e trova il sottoscritto un po’ contrariato per il trattamento riservato alla batteria in fase di registrazione, la quale sembra troppo compressa. Dettagli,
(Cold Raw Rec. / Symbol Domination / Grimm Distr. / Satanath) “Relict” significa quasi venti anni di carriera per questa formazione russa, ormai arrivata al terzo album. Un lavoro che impersona un black metal dal nobile accento sinfonico e qualcosa non dissimile dai più classici Dimmu
(Doomentia Rec.) La massa sonora di questo album è considerevole, creata con le basi dell’old death metal di Svezia e di qualcosa preso dalla scuola americana. Del resto gli Ordo Inferus dopo un buon debutto, l’EP “Damnati”, si sono presto dati da fare per ripresentarsi con un full length, il primo.
(PRC Music) Questi brasiliani sembrano i Nocturnal Breed con Cronos alla voce. Produzione a dir poco fastidiosa, strumenti impastati, voce roca e cattiva, di chi la sa lunga sulla vita e i suoi vizi. Tutto, a partire dalla copertina, è un tributo ai fasti della gloriosa formazione che ha inciso il capolavoro “Black Metal”. Oggi, Anno Domini 2015, si sentiva la
(Out on a Limb) C’è qualcosa, ma non saprei dire cosa, nella musica degli Shardborne che mi aveva lasciato intuire la loro provenienza irlandese. “Living Bridges”, dalla splendida copertina, è il loro debut e segue a un ep di quattro anni fa:
(Autoproduzione) Davvero una sorpresa, i brasiliani Lothlöryen: band attiva fin dal 2002 e autrice, questo incluso, di cinque full-“length” e svariate produzioni minori; band capace di mischiare le carte e i generi come davvero pochi sanno fare; band, per dirla in due parole, che stupisce, a partire dalla stranissima copertina in cui,
(Forever Plagued) Pubblicato lo scorso novembre 2014, “Black Rust” è l’ultima cosa fatta da questa band svedese che ama restare nell’anonimato. A differenza di “Endless Hate & Misanthropy”, un EP di due canzoni e intro, “Black Rust” si spinge oltre la mezz’ora e rappresenterebbe un vero album, anche se si parla di demo.
(ATMF) Anche se la copertina richiama titolo e nome della band, non rappresenta minimamente lo stile proposto, ossia un black dalle tinte vagamente industrial e molto ma molto atmosferico. La voce è di quelle lacerate e aliene, la parte ritmica la fa da padrona indiscussa. Dopo un’intro recitata si arriva alla
(Disiplin Media) Nell’accezione più comune, questo lavoro svela una band che suona del post-hardcore mischiato allo sludge. Molto più prosaicamente viene da dire che il lato sludge rievoca le melodie dei primi Kyuss nell’opener “L’Etranger”. Ma è solo l’inizio! La base hardcore
(Monarch Music Group) Leggerini questi Venrez, ma non per questo scontati. Siamo di fronte ad un gruppo che ha fatto dell’AOR un modo di vivere. Sembra di sentire i Soundgarden in versione rock, senza qualsiasi suono grunge o garage. I tempi sono volutamente lenti per una Hard Rock band,
(Art Gates Records) Fan del gothic e del dark metal: gli svedesi Myrah, già al terzo full-“length”, vi propongono questo godibile “Until the End of Time”, dalle atmosfere decadenti e talora molto easy listening. “Taken” ricorderà ai profani il gothic dei 69 Eyes, quello con voci profonde e un alto tasso di melodia, ma strofe secche e chitarre relativamente dure.
(Infernö Records) Cantano in francese, hanno una produzione grezza e primordiale, e onorano l’heavy/speed degli esordi: con questo ep di sei pezzi, i Tentation si rivolgono senza indugi alla fascia di defenders più nostalgici e genuini. Come si presentano allora i brani?
(Napalm Records) Cosa succede quando una band di buona caratura diventa prigioniera e infine vittima del sound e degli stilemi che l’hanno resa famosa, senza avere il coraggio o semplicemente la capacità di rinnovarsi? Senza adesso andare a scomodare i Manowar, basta pensare ai Sabaton o agli Alestorm per capire cosa intendo:
(Art Gates Records) Ci vuole coraggio, nel 2015, a basare un disco (peraltro un debut) su un concept guerresco dal sapore fantasy: gli svedesi Stormhold lo hanno fatto, e il risultato è decisamente buono. “Battle of the Royal Halls” suona deliziosamente datato e piacerà molto a tutti coloro che cercano un sound quadrato e battagliero…