(Century Media Records) ‘…E godo immaginando cosa sapranno creare in futuro’. Lo scrissi nel 2013, quando espressi la mia opinione sul precedente lavoro dei Tribulation, “The Formulas Of Death”. Due anni dopo ed ho il piacere di guardarmi allo specchio e dire: ‘hey, avevi ragione!’ Se “The Formulas…” era un capolavoro che ancora evidenziava una unione tra il death e le deviazioni della band di Arvika (Svezia), se era un disco che dimostrava una fantasia immensa, ma distingueva ancora i vari inserti appartenenti a vari generi, con “The Children Of The Night” la metamorfosi è totale e assoluta. Ed i confini sono stati disintegrati. Annientati. Bands che mi fanno questo effetto non ce ne sono molte, potrei forse citare i canadesi Gris, autori di quell’opera complessa intitolata “À l’Âme Enflammée, l’Äme Constellée” (2013). “The Children Of The Night” è un capolavoro di 57 minuti dove l’espressività musicale è libera, intensa, fiera di se stessa e capace di progredire ed evolversi con la fantasia senza alcun limite, sorprendendo, stupendo, sconvolgendo. Destabilizza l’impostazione trionfale dell’oscurità di “Strange Gateways Beckon”: trionfale ma anche atmosferica, melodica, violenta. Lacerante “Melancholia”, nella sua immensità e nella sua brutalità levigata da melodie superlative. Sconvolgente “In The Dreams Of The Dead”, mentre lo strumentale “Själaflykt” è maestoso, supremo, superlativo e regala quasi sei minuti di pura arte sonora, con un ensemble degli strumenti che invade qualsiasi confine musicale vicino e lontano. Le influenze diventano meravigliosamente assurde su “The Motherhood Of God”, dove oltre al death, alla melodia, alla progressione, è possibile percepire qualcosa che riporta la memoria verso caratteristiche tipiche delgi Iron Maiden. “Strains Of Horror” è profonda e riflessiva, mentre “Holy Libations” crea dipendenza, assuefazione, un pericoloso magnetismo, un’attrazione fatale che risulterà impossibile da sconfiggere. Inquietante l’altro strumentale “Cauda Pavonis”, letale la conclusiva “Music From The Other”. Album superlativo. Sperimentale e meravigliosamente accessibile. Crudele e sorprendentemente attraente. Innovativo ma intelligentemente legato ad una vena classica che arriva fino agli anni 70. Opera unica ed intensa, ma godibile scegliendo anche i singoli pezzi. Arte fusa nella genialità. Un album semplicemente irresistibile.

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10

L’immagine in copertina è ‘notturna’, gotica, forse fiabesca, roba da espressionismo tedesco. Porta di un mondo sonoro che si apre con un avvertimento del collega con il quale si condivide questo spazio: “L’album é tosto. Non é uno facile. É un capolavoro, specie rispetto all’ottimo precedente”. Il ‘passato sonoro’ dei Tribulation ha visto la band svedese comportarsi come un’entità mutevole e dunque anche questo “The Children of the Night” è qualcosa di diverso. Se dalle prime battute l’album rivela sicuramente l’appartenenza al metal della band, anche grazie a una una copiosa vena di heavy metal esibita, non da meno ne ricalca motivi dark e gothic. “Melancholia” lo fa capire apertamente, in quanto l’andamento goth-punk rock degli svedesi è in bella mostra, eppure a seguire c’è già qualcosa che va oltre “In the Dreams of the Dead” una canzone che mostra una solidità importante, un’atmosfera opaca e l’appartenenza all’heavy metal. Una durezza smaltata è ben diffusa nell’album, grazie a quel senso per la melodia che è innato in tutti i musicisti svedesi. Alcune differenze le fanno i dettagli o gli aspetti specifici dei musicisti, ad esempio il cantato harsh, il quale potrebbe anche essere sostituito da uno clean o da un cantilenare in stile dark wave e a quel punto niente potrebbe cambiare la somma stilistica totale. Il tocco del batterista è qualcosa che non è stato impressionato dai microfoni come un ‘battito metal’. Quel modo di suonare dà più sul rock. Il nettare oscuro di questi brani sovrasta ogni pezzo e i musicisti lo hanno manipolato e infuso in ogni passaggio, dentro i quali l’ascoltatore dovrà per forza di cosa rendersi conto che c’è di più del solo metal. “The Children of the Night” possiede una melanconia di un’anima incline al grigio, alla tristezza ad atmosfere nebbiose, oppure contemplativa, come all’imbrunire, negli ultimi bagliori del giorno, quando il sole ha un colore intenso e proprio ad un passo dalla sua morte.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10