GDOB2-30CH-001.cdr(Napalm Records) Tante cose sono cambiate in casa Serenity dai tempi di “War of Ages”, QUI recensito. La bella Clémentine Delauney è subito uscita dalla band, andando a coprire il ruolo di lead singer per i Visions of Atlantis, e gli austriaci, con altre defezioni, si sono ritrovati ad essere un trio stretto attorno al singer storico Georg Neuhauser; quest’ultimo, dal canto suo, ha voluto riversare la propria vena più sinfonica e ‘leggera’ nel nuovo, ottimo progetto Phantasma (recensione QUI). Risultato: il “Codex Atlanticus”, ispirato alla figura di Leonardo Da Vinci, è un pochino più diretto e meno barocco del suo predecessore, e per chi scrive si ricollega maggiormente al vertice della discografia di questa formazione, e cioè “Death & Legacy”. La titletrack è soltanto la intro, dal taglio incredibilmente cinematografico; come opener gli austriaci scelgono la veloce “Follow me”, come si diceva meno sinfonica e più diretta rispetto alla media di “War of Ages”. Meravigliose melodie (ma la band ci ha abituato bene) per “Sprouts of Terror”, mentre “Iniquity” spinge finalmente su sinfonie teatrali e avvolgenti. Aspettavamo la power ballad ed eccola puntuale con “My final Chapter”, dotata pure di un gradevole tocco celtico; kamelotiana fino al midollo “Caught in a Myth”, una canzone dal piglio leggero ma contemporaneamente solido e convincente. Il pianoforte si ritaglia uno spazio significativo nell’ariosa “Fate of Light”; mentre “The perfect Woman” percorre gli accattivanti territori hard rock su cui si muovono oggi i Dark Moor. Arriviamo così alla trionfale “The Order”, che chiude un disco ben congegnato. Forse i Serenity hanno perso un po’ della magia creativa che contraddistingueva i loro primi tre album, ma i risultati restano ampiamente positivi.

(René Urkus) Voto: 7,5/10