(Crazysane Records) È la stessa etichetta a definire Twin Drugs un gruppo musicale di noise e shoegaze, etichettando in maniera irreversibile la formazione Richmond, Virginia. Le atmosfere rarefatte che alla lunga portano alla mente i My Bloody Valentine, anche su questo aspetto è la stessa etichetta a metterlo in evidenza – tuttavia c’è anche qualcosa dei Sonic Youth più tardi, come in “Dust Worship” – sono avvolte da coltri di suoni che si sommano e a momenti nell’album questo sovrapporsi diventa quasi un delicato rumore bianco. Le distorsioni sono un vento che percorre a fasi alterne, l’intera durata di “In Now Less Than Ever”. Una coltre non eterna perché i Twin Drugs emergono dalla loro dimensione anche con pezzi dagli scatti vivaci e a loro modo con un tono melodico più solido, come nel caso di “We Want Our Heaven”. Le atmosfere sospese e a fasi stanche morte del loro fluire, sono tipiche della scuola shoegaze e diventano così una piattaforma sulla quale l’ascoltatore si sdraia, lasciandosi trasportare. Suoi suoni la band è un buon esempio contemporaneo noise. Piace la batteria perché ha una timbrica più netta e corposa rispetto al resto tanto da sembrare quasi in primo piano se in confronto agli altri suoni. Il trio di Richmond, crea un proprio taglio musicale nel quale la leggerezza della sua portata è l’aspetto predominante. Anche le voci appaiono purtroppo eccessivamente eteree, tanto da essere essenzialmente ignote le parole pronunciate. Questo vociare fluttuante non regge bene nella durata dell’album, pur contribuendovi a caratterizzare il suo aspetto. Un cantato più netto, corposo forse contribuirebbe maggiormente alla resa finale. “In Now Less Than Ever” suona gradevole tra i dieci pezzi, ma in essi si avverte anche qualche lungaggine di troppo. Magnus Lindberg ha masterizzato il tutto.

(Alberto Vitale) Voto: 6/10