Piove. Sempre. Fa un freddo cane. Cosa che King Diamond ha apprezzato esplicitamente, un clima molto in tema con il doom, con le tenebre, con l’occulto.

L’ultimo dei cinque giorni di Beyond The Gates si svolge nuovamente al Grieghallen e, dopo il black metal della serata precedente, è l’oscurità più heavy di bands quali Candlemass e Mercyful Fate a dettare legge.

In apertura ci sono gli Unto Others, band americana che fino ad un paio di anni fa si chiamava Idle Hands, nome che è poi risultato marchio registrato dal 2014: ma si sa, in America con questa cose ci sguazzano. Il loro heavy rock, un po’ punky, un po’ gotico conquista subito il pubblico, scaldando questa leggendaria ultima serata.

I Tribulation, freschi di Wacken Open Air (ci avevano suonato il giorno prima), non perdonano. Con un suono stranamente poco definito, la band si è comunque esibita in un ottimo spettacolo… solo un po’ troppo fumoso ed oscuro, forse poco visibile per tutte le almeno 3000 persone del pubblico presente in sala. Il nuovo chitarrista non si amalgama ancora perfettamente con look della band, specie se consideriamo che Adam Zaars me lo sono ritrovato al party notturno dopo il fest, vestito esattamente come era vestito sul palcoscenico. Questo è stile!

Foto: Monica Furiani Photography

Foto: Monica Furiani Photography

Candlemass? Immensi. Una band capace di scatenare headbanging feroce sia tra le persone in piedi che quelle sedute sugli infiniti posti a sedere del Grieghallen. Un Johan Längquist in massima forma, con una chioma rigenerata (rispetto al Beyond the Gates del 2019), con corde vocali potenti e tuonanti. Un concerto che ha celebrato i trentacinque anni del leggendario “Nightfall”, tanto che la band ha suonato ben sette dei dieci brani dell’album, aggiungendo in chiusura “Mirror Mirror” da “Ancient Dreams” e l’immancabile “Solitude” dal mitico “Epicus Doomicus Metallicus”, album che di anni ne compie trentasei!

Foto: Monica Furiani Photography

Quasi un’ora per rimuove lo scarno palco dei Candlemass e montare l’enorme scenario dei Mercyful Fate: una scalinata imponente, sottostante una imponente croce rovesciata. Con un frontman che ha visto sessantasei solstizi d’inverno ma che si rivela in perfetta forma, la band ha offerto uno spettacolo micidiale, impegnandosi in una set list frizzante, contenente pezzi delle prime tre release, ovvero l’EP “Mercyful Fate” del 1982, “Melissa” del 1983 e “Don’t Break the Oath” del 1984… oltre che ad un nuovo brano, “The Jackal of Salzburg”, il quale uscirà in un disco entro fine anno… parola di King Diamond!

Foto: Monica Furiani Photography

Sembra strano che dopo cinque giorni e cinque notti così intensi, vibranti, impetuosi, in questa giornata uggiosa anche l’ultimo riflettore si sia definitivamente spento. C’è chi ha incontrato i Mercyful Fate in aeroporto, chi è ancora qui in città… ma tutto assume un tratto malinconico: fino a ieri la città era invasa da metallari di ogni angolo del pianeta… mentre oggi sembra tutto tornato alla normalità, alla piovosa calma di questa città tra i fiordi.

Una cosa è certa: questa edizione del Beyond The Gates si è superata, nulla a che vedere con le comunque bellissime edizioni precedenti. E questo pone automaticamente un grosso problema agli organizzatori: cosa proporre per il 2023? Perché fare qualcosa di più grande di questa edizione sarà sicuramente dura, forse quasi impossibile. Ma è proprio questo che getta benzina sul fuoco, è questa la nuova sfida!

(Luca Zakk)

I report delle 5 giornate: Giorno 1Giorni 2 e 3Giorno 4Giorno 5