(Time To Kill Records) Le note di presentazione a “Slower” redatte da Neker, ovvero Nicola Amadori, basterebbero a descrivere impeccabilmente questo suo album. Parole che affrontano la propria identità, creatività, certamente la sua storia professionale e le sue ispirazioni, i modelli, le figure che lo hanno certamente ‘allevato’ come musicista. Neker è cantante e bassista che ha imbarcato per le registrazioni anche il chitarrista Alessandro Eusebi e il batterista Daniele Alessi, gli stessi del suo precedente album, cioè “Louder” del 2017. Un trio fatto di energia quanto di Down, Melvins, Pantera, Crowbar e altri, dunque un trio di pura pesantezza. I riff, i ritmi, il borbottare del basso, quella materia che nasce dalla fusione di tutti questi elementi e di quelli connessi, sono un ammasso dal peso specifico incalcolabile. Neker ha un vociare roco, variabile però, dunque arso ed anche pulito. Il suo modello è Phil Anselmo, la sua personalità è quella che gli permette di andare in ogni canzone con l’interpretazione giusta. Dietro la sua voce è un ribollire di cose, perché Neker è anche ricerca nei suoni, nel come tradurre certe iniziative, certi prodotti della creatività. “Slower” arriva quasi a un’ora di durata nella quale l’atmosfera è plumbea. C’è un velo di grigiore che si poggia su ogni cosa, su ogni melodia, su ogni impeto sonoro, su ogni ritmo tritacarne e su ogni riff frenetico o mastodontico che possa essere. Sludge metal con inserimenti southern, doom quanto cose non diverse dal grunge, sono l’identità finale di un lavoro che dalle frequenze opulente e le melodie affumicate.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10