OCTOBER 31 – “Gone to the Devil”
(Hells Headbangers Records) Con una band dal nome così, cosa potete aspettarvi? Esatto, uno sporchissimo speed/thrash con qualche venatura horror! Gli October 31, della Virginia, hanno una lunga carriera underground alle spalle (l’anno di fondazione è il 1995), con tre full-“length” e una pletora di uscite minori, e tornano sul mercato dopo uno iato di otto anni! (altro…)
(SPV/Audioglobe) Sono un po’ stanco del… mio stesso imbarazzo quando devo recensire un disco di symphonic power metal, cioè del mio genere preferito. La campagna (giustamente) lanciata anni fa contro le uscite di questo settore, fatta nel momento in cui dischi simil-Rhapsody di nessun valore invadevano il mercato, ha fatto il suo tempo. Ora il power tastierato è tornato ad essere
(Autoproduzione) Impasto, ancora cerbo, di metalcore, thrash, nu-metal e hardcore. Debutto sfumato e vario per gli One Hour Before, realizzato dopo pochi mesi dalla formazione della band di Termoli. Il sound ha una dominante metalcore, ma l’insieme è quanto meno variegato, quasi difficile definirne una esatta collocazione, ma ovviamente questo aspetto è secondario. La musica dei One Hour Before
(Apathia Records) Pregevole iniziativa della francese Apathia che riedita tutto quanto hanno fatto i connazionali Oruga. La band sludge non ha prodotto molto in pochissimi anni di esistenza, ma da oggi “Oruga”, EP del 2011, sarà facilmente reperibile
(Svart Records) C’è questo album, “Muukalainen Puhuu” che è un capolavoro. Un totale capolavoro, ovvero black metal e psichedelia, un qualcosa che per uno innamorato dei Pink Floyd, Krautrock, swinging london e il metal, soprattutto estremo, è il paradiso visto in terra! Gli architetti di questa opera sono finlandesi e si chiamano Oranssi Pazuzu, cioè “Pazuzu arancione”. Per chi non fosse al corrente Pazuzu è il nome di una divinità mesopotamica, oltre ad essere il demone che possiede la ragazzina in “L’Esorcista”, tanto
(Svart Records) Ringrazierò in eterno quell’essere apparentemente ostile che rappresenta la direzione di Metalhead.it. Lo ringrazierò sempre per avermi dato questa opportunità, l’opportunità di scrivere. Scrivo perché mi piace, perché amo la musica, e perché mi capitano occasioni fantastiche, occasioni di conoscere musica che altrimenti avrei ignorato, o scoperto tardi. Una di queste occasioni
(Hot Steel Records) Energia e colori, penso a questo guardando la cover di “Held Breath”, ma anche a Van Googh, con quelle linee di colore vagamente alla “Notte Stellata” dell’Olandese. Arte, con la consapevolezza di saperla fare o accostandosi con senso e logica. I casertani Over The Edge sono artisti dell’alternative rock
(AFM/Audioglobe) Ed ecco qui il ritorno di Jon Oliva: inaspettatamente da solo, senza i Jon Oliva’s Pain, ma sostanzialmente con lo stesso sound, quella mirabile e originale mescolanza di Savatage, rock anni ’70, teatralità, Trans-Siberian Orchestra (poco in questo caso), metal raffinato tendente al progressive,
(This Is Core Music) Oggigiorno il rock commerciale, quello pop, vive su due capisaldi, le influenze statunitensi e il rivangare del passato e mischiarlo di continuo da parte degli inglesi. Forse non è proprio così, ma permettetemi la presuntuosa e sbrigativa analisi per introdurre i trevigiani Off The Air, i quali fanno parte
(Sleazy Rider Records) Dopo il mio track-by-track di qualche giorno fa (
(Cyclone Empire) Di solito non adoro le mosse strettamente commerciali, le riedizioni, le ripubblicazioni di roba vecchia e stravecchia. Questo a meno che non si tratti di riproporre al pubblico un album che per motivi assurdi non ha avuto la visibilità che meritava, o riproporre qualcosa di marcatamente cult
(Scarlet/Audioglobe) I piemontesi Odd Dimension si erano già fatti notare nel 2011 con il debut “Symmetrical”, e questo nuovo disco li conferma fra le realtà più significative della nostra penisola in ambito progressive metal. Otto i brani allineati in questo album che vanta una produzione omogenea
(code666) Mark R. è un musicista canadese che si è barricato dietro il nome Ov Hollowness per sviluppare la sua idea musicale, la quale è fino ad oggi racchiusa in tre album, pubblicati dal 2010 ad oggi.
(Autoproduzione) Other Gods, black metal band di Molfetta, città pugliese, nata da poco tempo e con qualche assestamento successivo di formazione. Due pezzi registrati un paio o più di anni fa ed ora un EP, “Dawn of the Other Gods”. Una release aggressiva, spietata e fiera di una contaminazione melodica di natura
(Autoproduzione) L’opener “Enemies Wait Inside” non mi ha particolarmente impressionato, il cantante con una pronuncia inglese poco fluida. Un sound ordinario e troppo modern metal. La seguente “Dogs That Lick, Dogs That Bite (The Leary Bill of Rights” ribalta ogni mia
(Atomic Stuff) Malinconia. Sensazione triste, che come un respiro si perde tra terre senza fine, imprigionate in un autunno eterno, dove ogni speranza è solcata da una lacrima, dove ogni raggio di sole è reso pallido da un’atmosfera pervasa da colori tenui, pallidi, sbiaditi.
(Autoproduzione) I lombardi Other View mi hanno immediatamente ispirato professionalità e simpatia: una nota promozionale scritta con classe, un autoprodotto accattivante nella sua grafica essenziale ma definita, e quando ho inserito il lettore nel cd sapevo già che
(Regenerative Productions) Una volta la Norvegia era il black metal, ma qualcosa sta cambiando, anzi è già cambiato molto. Ultimamente mi sembra che i norvegesi stiano sperimentando, dilatando i contorni di stili e generi e mutandoli in qualcosa di diverso.
(Human Cyborg Productions) Per poter recensire questo lavoro degli Otoño bisogna farne un’analisi dei due aspetti principali: quello della produzione e quello compositivo, cominciamo dal peggiore dei due, ovvero il lavoro in studio; purtroppo non si può certo dire
(Pulverised Records) Atmosfere estremamente oscure, depresse, profonde, caratterizzate da una forza interiore, una rabbia estrema, grida che provengono dagli abissi dei propri sentimenti e si manifestano in forma esplosiva verso un cielo azzurro che si tinge improvvisamente di nero.
(Debemur Morti Productions) Sensazioni di tristezza che emergono stando seduti in riva ad un mare invernale, con i suoi oscuri flutti, le sue poderose onde, quel vento gelido, così tagliente, così vivo. Una tristezza nei confronti di tutto quello che siamo diventati, delle strade che stiamo percorrendo,
(Autoproduzione) Probabilmente il nome di questa band di Houston non dirà molto, come gli stessi musicisti che la costituiscono. Sono elementi che hanno avuto esperienze live con Demoniacal Genuflection e Ingurgitate, ovvero il cantante R. Allen, A. Contreras e K. Kelley, chitarra e basso,
(This Is Core Music) Credo di aver scritto altrove che l’hardcore melodico mi fiacca l’anima e se ricordo male di averlo fatto, allora utilizzo questo spazio dedicato ai milanesi Out Of Date per scriverlo adesso. E’ un genere, l’hardcore, che o lo suoni così com’è oppure sembra di stare di fronte ad altro.
(Myo Agency) Molto semplicemente e in modo riduttivo informo il lettore che gli OnlyDust sono una band tra metalcore, nu metal e derivati dell’hardcore. Soprattutto è un esempio di come mettere in piedi un set di canzoni che non risultino banali o scontato e, più di ogni altra cosa, completamente ingessate dal genere
(Soulseller Records) Tanti e tanti anni fa comprando riviste e speciali in edicola sul black metal, mi risaltò agli occhi il nome Old Funeral. Purtroppo trovare il loro materiale era difficile. Ricordo tante vendite per corrispondenza e di carattere casalingo che riportavano in catalogo un demo
(Apostasy Records) Lo dico francamente e fin dall’inizio della recensione, io da una band come gli Overtorture mi sarei aspettato qualcosa di più. Da una band con Magnus Martinsson (ex Grave e Insision) e Andreas Hemmander, alle chitarre, Jonas Torndal (ex Grave e ora non più nella band) al
(The Leaders Records) La title track apre questa seconda prova della band greca. La canzone mette in pari il rock e lo stoner. Un brano mansueto e con la sua dose di feeling e sfumature seventies. I toni però non sono tutti così e i ritmi e l’agilità del riffing si impenna, pur rimanendo continuamente legato ad estrazioni rock. Un qualcosa che ricorda i The Cult, Clapton e i Cream, ma anche il southern rock, quello degli anni ’70, i Deep Purple in “Howl”, il rock ‘n roll blues di “Scissor Tongue” e cose simili.
(Trollzorn) Quello che non capisco degli Obscurity è perché tutti parlino di loro, management compreso, in chiave “pagan” e “viking” in merito alla loro musica. Riconosco che sia quello il loro retroterra musicale, oltre ad un black metal dei primi anni, però già “Tenkterra” aveva proposto scenari diversi e meno condizionati da quelle due matrici. Accade anche in questo nuovo lavoro e infatti devo aspettare la seconda canzone, “Obscurity”, e il suo ritornello per sentire quel tipo di sonorità che si ispira a Odino e Thor.
(High Roller Records) Dr. Ape è il cantante dei
(Autoproduzione) Sarà la sfrontatezza dei debuttanti o l’idea di qualche agente caparbio nel promuovere i suoi protetti, ma i tedeschi Out of Decay si presentano con un frase del tipo “mostrano che il Metalcore può essere differente”. E’ così? L’impressione immediata è che i giovanissimi teutonici non si limitino a farsi ingabbiare dei dettami del genere proposto e tentino qualche soluzione diversa.
(Indie Recordings) Ascolto questo disco, e non mi dice nulla. Zero assoluto. Però ho una strana sensazione. Io sono uno che va a fondo con le cose. Non lascio nulla al caso. E quando descrivo un album, cerco di metterci almeno una frazione dell’impegno che i musicisti ci hanno riversato dentro. Che il risultato faccia schifo oppure no. Riascolto il disco. Sento una specie di tentacolo di ghiaccio che esce dal pavimento,
(SG Records) Provengono da Macerata gli OsseltioN e soprattutto dall’idea di Ulag (No Lost, Slaves,KaosEngine, Scala Mercalli, Feasting, Hoxxis), chitarra voce e synth. Col tempo si sono poi affiancati all’artista il bassista Grak (KaosEngine, Scala Mercalli ) e il batterista Reglud. Un trio dedito al death metal vecchio stampo di novantiana memoria.
(AFM/Audioglobe) In procinto di andare in tour con Luca Turilli, i tedeschi Orden Ogan danno alle stampe per AFM il proprio terzo full “length”: rispetto a “Easten Hope”, del 2010, assistiamo a una ulteriore piccola maturazione nel songwriting, ma le coordinate sonore restano sostanzialmente le stesse. La titletrack si sviluppa fra velocità e trame intricate tipiche del power prog; “The Things we believe in”, invece, propone le strutture folk
(Apostasy Records) Ritorno sulla scena degli Obscenity, band tedesca che ha fatto parlare bene di se nella metà degli anni ’90. Hanno realizzato dischi anche nell’inizio del nuovo millennio, poi nel 2006 sul mercato giunse “Where Sinners Bleed” e da allora il silenzio. “Atrophied in Anguish” è stato inciso da Hendrik Bruns e Sacha Knust con l’ausilio di nuovi elementi nella band.