(Avantgarde Music) Immenso questo duo russo che giunge al sesto album, a due anni dal favoloso “Reborn” (recensione qui). Un black metal che si abbandona alle lascive atmosfere del blackgaze, lasciandosi sferzare dagli artigli più contorti del post black, in un turbinio sonoro di origine cosmica che non concede il diritto al respiro. Quasi un’ora e mezza di assalto sonoro suggestivo, brani che superano il quarto d’ora di durata, inoltrandosi nella dimensione sonora di galassie lontane, dentro un bombardamento di particelle cosmiche che violentano l’etere con suoni incessanti ma anche con divagazioni pulsanti di un mid tempo apocalittico, come con l’emozionante “I See Myself in Your Eyes”. La struttura del disco è molto interessante, in quando ci sono quattro brani, come su “Reborn” e l’antecedente “Frozen Bloom” (recensione qui), ma alternati da altrettanti brani noise-ambient strumentali, di durata minore (comunque mai sotto i cinque minuti!) che danno seguito ai quattro di “Ladoga”, il disco del 2020; se all’epoca gli ‘intermezzi’ si intitolavano “Ageless River”, numerati da I a V, ora il percorso continua, con “Ageless River” da VI a IX… in un album che di fatto continua la sonorità di “Reborn”, generando un bellissimo gioco di autocitazioni ed esaltazione di questo grandioso progetto. Concettualmente il ‘sacrificio’ espresso dal titolo è visto come un passo necessario per dare corso agli eventi, il morire verso il prossimo rinascere. Quindi un sacrificio che è il punto di non ritorno, che annulla tutto quello che c’era, bello o meno bello, amato o odiato, verso un oblio necessario per il nuovo inizio, con una marcata separazione del proprio Sé dal proprio Ego, verso una pace cosmica di un livello immensamente superiore, verso quella rinascita, quella ricostruzione del Sé partendo… dalla polvere, dalle ceneri… dal nulla più assoluto.

(Luca Zakk) Voto: 9/10