MANTRA – “Into the Light”
(Autoproduzione) I Mantra sono una band francese che ha sviluppato un sound piuttosto particolare. Un metal progressive che è tale sia per il mutare del songwriting che per un utilizzo di scomposizioni ritmiche e del riffing. Una frammentazione musicale scorrevole che catalizza l’attenzione dell’ascoltatore e domina le otto composizioni, le quali si aprono con “Toward the Light”, dove (altro…)
(Spinefarm Records) Michael è energia scatenata. Un rocker apparentemente immortale, che non può invecchiare, che non può riposare. Il mitico finlandese è semplicemente esplosivo ed inarrestabile e questo suo settimo disco solista propone un’esperienza infinita, una capacità di creare musica, di forgiare divertimento che è praticamente illimitata. Un album da sparare a volumi
(Invictus Productions) Oscuro. Letale. Malvagio. Ed anche così pieno di quel feeling rituale, un misterioso rituale ricco di tonalità tetre, malate, infettate di primordiale decadenza. Macabri e votati all’orrore i Manifesting, death metal band americana, debutta dopo un demo solo demo. Oscenità e malvagità concepita da Sepulcherous e Maw, il duo che dietro a questo progetto crea un muro
(Blood Harvest) Infezione e depravazione provenienti dal Cile. Questa potrebbe essere la descrizione dei Malignant Asceticism. Una storia recente: formati nel 2011. In archivio due demo e questo EP, rigorosamente 7”. Black metal? Death metal? La morte e l’oscurità ci sono entrambe, certo, e vengono pure elargite con generosità infernale; ma ci sono altre cose: c’è sesso, c’è
(Suspiria Records) I Mutant Squad sono un’ottima band, lo avevo già scritto (
(UDR Music) Qualsiasi parola detta o scritta per illustrare ciò che sono i Motörhead è inutile. Fiato sprecato, inchiostro buttato. I Motörhead sono i Motörhead. Sono forse l’unica cosa per la quale abbia senso costruirci attorno una religione, religione che sarebbe l’unica a venerare divinità e culti che esistono davvero. Lemmy, dio assoluto della trinità Motörhead è una autentica
(Autoproduzione) Non male l’idea dei texani Mahogany Hand Grenade, che colpiscono anche per il monicker: il loro debut è un ep di prog strumentale intervallato e come ‘riempito’ da sample parlati di personalità storiche del Novecento. Non saprei spiegarvi bene come, ma devo dire che in questo modo la musica risulta meno ‘pesante’ (il progressive senza voci non è certo pop da classifica) e acquista un inatteso brio. È un dedalo pieno di spigoli quello della titletrack, mentre “Trouble for Trouble”
(Blood Harvest) Nuova idea di Cazz Grant (Crucifer, Infernal Hatred, ex Cromlech e via dicendo), anzi non del tutto nuova, visto il demo del 2011 (nel quale figuravano Craig Smilowski, ex-Immolation, ex-Goreaphobia, Rellik, e il bassista Matt Dwyer, Rellik e appunto Cazz “The Black Lourde of Crucifixion” Grant). Masada è anche Chris Milewski, basso e chitarre, Grant è ovviamente voce e batteria. “Hideous Rot” è un mini album (che esce in CD, vinile e cassetta) il quale propone un death metal tirato, veloce,
(Tradecraft/Universal) Avete mai assistito ad un live dei Megadeth? Io purtroppo si. Purtroppo perché quel giorno, a Roma, la band si fermò dopo appena 40′, forse meno, a causa di un continuo bersagliare i quattro con oggetti, una “simpatica” idea che era iniziata da prima con i supporters Corrosion Of Conformity. Mustaine e soci non rintronarono sul palco. Di recente ho guardato su un comodo divano e con schermo con tanti pollici da sembrare un cinema e con un sistema audio da fantascienza,
(Inverse Records) Esordienti dalla Finlandia, i Magna Vice ci sottopongono un concept prog di quasi 70 minuti legato alla vicende di un veterano di guerra tormentato dai propri ricordi. E direi che, al di là di tutto, i sette brani di questo debut sono un po’ prolissi: va bene che il progressive richiede tempi lunghi, ma in questo caso essi non sembrano pienamente giustificati dalla struttura delle canzoni. “Temple of Sin” ha un sound pieno e potente che ha subito richiamato nella mia mente i Rainbow
(Massacre/Audioglobe) Due anni fa mi sono entusiasmato per “Ravenlord” (recensito
(Devils Clause Records) Merciless Terror è una realtà di Nottingham attiva da pochi anni, ma in compenso ha realizzato diverse pubblicazioni prima di questo debut album. Da segnalare in formazione la presenza, da quest’anno, di Michael Brush ex Hellbastard alla batteria. Il sound è aggressivo, con mid-tempo che spesso spuntano fuori nella marea di riff rovinosi, quasi alla Asphyx, Slayer e Destruction, oltre a cadenze dei compatrioti Bolt Thrower. Il death metal della band inglese è selvaggio, veloce (anche ben registrato),
(Massacre/Audioglobe) Ho simpatia per i MessengeR, perché mentre i maestri del true metal continuano a coprirsi di ridicolo, loro e i Majesty (fra gli ‘imitatori’ più fedeli) ci credono ancora senza patetismi e con una foga innocente quanto genuina. Due anni fa ho recensito il precedente “See you in Hell”
(13th Planet Records/AFM) Saltiamo a piè pari ogni discorso riassuntivo e biografico sui Ministry (state leggendo in internet, dunque vi sarà facile cercare e capire chi sono) e veniamo direttamente a quello che rappresenta “From Beer to Eternity”. Parliamo del presente, anzi partiamo dal 22 dicembre del 2012, quando Mike Scaccia, chitarrista, muore per un attacco cardiaco a Dallas, durante uno show
(Soulseller Records) No, non si tratta di un nuovo album dei blackster norvegesi Mactätus ormai silenziosi dal 2002. Si tratta invece del loro debut album, “Blot”, semplicemente un grande disco, un esempio di black metal ricco di atmosfera che nel 1997 mise in luce la band e che successivamente la portò a firmare con Napalm Records. Questa release è la riedizione di un lavoro ormai quasi introvabile
(Eat Lead & Die) Dopo due EP che si sono seguiti nel giro di poco tempo e incentrati sulla figura dell’uomo, confluiti poi in “Album of Man”, ecco che i Monsterworks alzano il tiro e puntano a raccontare qualcosa che è supremo rispetto alla razza umana, la Terra. “Earth” racconta di come l’aggregazione di rocce minerali ha dato poi vita col tempo, un 4,5 miliardi di anni, ad una serie di batteri che prendono forme diverse
(OutlineRekordz) Se con “Farewell to Graveand” Martyr Lucifer ha creato un songwriting come un pittore utilizza la tavolozza dei colori, questo “Shards” è significativamente stato concepito attraverso “solo” tre identità della sua sensibilità di autore musicale. Martyr Lucifer ha in sostanza inciso tre EP, i quali sono stati racchiusi in un unico lavoro, appunto “Shards”. Formalmente è un album vero e proprio, ma
(Metal on Metal Records) Onesta formazione tedesca di heavy metal ultraclassico (e guardando la copertina direi che non potrebbe essere altrimenti), i Metal Law hanno pubblicato “Lawbreaker” nel 2008; grazie all’interesse della Metal on Metal Records questo disco torna sugli scaffali dei negozi completo di tre bonustracks.
(Bakerteam Records) I Mechanical Swan di Carpi sono quattro musicisti, cioè un cantante, batteria e due chitarre, delle quali una presta il proprio musicista anche alle tastiere; alla fine la band delinea una sorta di rock-metal dalle sonorità moderne e dall’atteggiamento molto simile al power rock e a quelle forme rock
(Autoproduzione) Make It Long ‘n Fast, detti appunto M.I.L.F., sono degli allegri e scanzonati hard-rockettari di Firenze. Non hanno quella sfrontata allegria alla Faster Pussycat, non sono i i Mötley Crüe, ma se questo concetto è banale tengo a precisare immediatamente che le band menzionate mi servono per indicare il fatto
(Fuel Records) E’ stato un po’ difficile assimilare questo lavoro dei toscani My Tin Apple e non perché l’album fosse brutto, ma possiede una gamma di idee e sonorità che, almeno per me, richiede qualche ascolto in più (e non è un problema, visto che di solito accade con tutti i lavori che gestiamo). E’ servita la giusta attenzione
(Pest Records) Esaltazione della tenebra. Blasfemia. Attacco diretto alle patetiche istituzioni religiose. Brutalità sonora che circonda questi concetti, che si materializza in un album di ottima qualità, un album di black metal in piena evoluzione, con idee intense, passione nell’esecuzione, ispirazioni che toccano i confini
(UDR/EMI) Al Jourgensen ci aveva provato pochi anni fa a sciogliere i Ministry, fu all’epoca di “The Last Sucker”, ma non andò così. Poco prima, nel 2003, Paul Barker, bassista e fido collaboratore di Al, lascia la band (con lui avrà in seguito degli attriti) e questa realizza “Houses of the Molé” e “Rio Grande Blood”, con Al
(Autoproduzione) Non si può negare che i messicani Mutum, con questo loro secondo album, abbiano fatto un ottimo lavoro: “Premonitions of War” si presenta come un concept sull’estinzione del genere umano, e vede la partecipazione anche di un coro e di un’orchestra (per un totale di ben sessanta musicisti aggiuntivi
(My Kingdom Music) Si rinnova il connubio tra l’italiana My Kingdom e gli olandesi Mortal Form. Il terzo album della band è una mistura letale di metal, anche se priva di sostanziali novità. Sound pulito e di granito che mischia elementi heavy metal, thrash e melodic death metal. “The Recknonig” si fa ascoltare ad alto volume
(Revalve) La bandiera sudista sullo sfondo del teschio contrasta con il logo della band. Il nome Morganha ha qualcosa che rimanda ai Sepultura e al thrash anni ’90. La bandiera non ha a che fare con il sound, al massimo con i temi guerrafondai dei testi, e i Sepultura un po’ si sentono nella band di Gubbio, ma alla lontana
(Indelirium Records) “Tomorrow Will Become Today” inizia con “Still Here” e quasi sembra avere a che fare con una versione riveduta, corretta e annacquata degli Agnostic Front! Nel proseguire poi odo reminiscenze NOFX e forse anche Sick Of it All. La band abruzzese (sono di L’Aquila) nella sostanza si rivolge
(Mausoleum) La formazione belga Max Pie, reduce da una certa esperienza live con Jon Oliva, registra il proprio secondo album negli studi del nostro Simone Mularoni dei DGM, che appare anche come guest guitarist in due tracce. Gli otto brani in scaletta sono quasi tutti molto lunghi, e in due casi si attestano addirittura attorno
(Cruz del Sur/Audioglobe) “Lucifer”: sei minuti di doom vintage, sporco di rock e di NWOBHM, oscuro, con un cantato declamante e ritmiche spesso guerriere. “Leviathan”: horror metal nella migliore tradizione del genere, con quel tocco teatrale che è la vera risorsa di queste sonorità. “Logos”: una marcia alienata e martellante
(Lion/Audioglobe) Quarto full-“length” in cinque anni per i Mastercastle dell’infaticabile Pier Gonella: stavolta alle pelli siede nientemeno che John Macaluso, uno dei drummer più quotati della scena power/hard rock. Questo “On Fire” propone la stessa miscela sonora che abbiamo ascoltato nei dischi precedenti: un power metal
(AFM/Audioglobe) Un altro inizio per i tormentatissimi Masterplan di Roland Grapow: dopo la fase con Lande (MK I), la breve ma interessante stagione con Di Meo (MK II), l’inatteso ritorno di Lande con conseguente ri-split (MK II ½?), i tedeschi ci riprovano con il nuovo singer Rick Altzi (MK III), dopo aver perso per strada
(Peaceville) Ritornano i My Dying Bride , anche se solo per un EP, e le folle adoranti si segnano con riverenza a questo nuovo verbo fatto in musica di una delle metal band britanniche più celebri. I My Dying Bride con “The Manuscript” segnano il solito rituale doom dalle tinte vivacemente epiche, malinconiche
(Autoproduzione) Ho pensato, dopo l’ennesimo ascolto di “Three Body Layers”, che effettivamente i Metalthrashfactory sembrano il clangore proveniente da un capannone industriale pieno di ferraglia in azione e che macina lavoro, caos, rumore, potenza. Non trovo gradevole questo nome,
(Limb/Audioglobe) I tedeschi Minotaurus hanno già una certa esperienza (tre album e due ep prima di questo, in ben 19 anni di attività), ma le nostre strade non si erano finora mai incrociate; segno sicuro che l’underground, soprattutto nel centro Europa, è un serbatoio praticamente inesauribile,
(Vic Records) Il 31 dicembre del 1984 la band underground Master sigla un contratto con la Combat Records, ovvero l’etichetta dei Death, Possessed e altri nomi. L’accordo prevede la pubblicazione di quello che sarebbe stato l’album d’esordio della band di Paul Speckmann.