DISAFFECTED – “Rebirth”
(Massacre) La band portoghese Disaffected era ben avviata quando nel 1997 si sciolse. Nel 2006 José Costa (voce) e gli altri si sono rimessi a suonare insieme ed ora pubblicano il secondo album, appunto intitolato “Rebirth”. Peccato per il tempo perduto, perché i Disaffected con “Rebirth” fanno buona mostra di se. Canzoni articolate, progressive, con suoni scintillanti, su un tessuto di death/thrash metal. (altro…)
(To React Records) Mi concedo un momento di relax. Metto le cuffie, accendo lo stereo e mi accomodo nella mia sala musica. I Draugr nel player. Impatto improvviso. Risveglio da un torpore millenario. Vengo scosso dall’introduzione cinematografica, preludio a battaglie, sudore, cavalli. Il relax si trasforma in ansia. Adrenalina. Energia che si scatena da dentro. Parte il blast beat di “The Vitulean Empire” (l’unico pezzo in inglese dell’album). Svafnir grida imbestialito. Black metal tirato, brutale… poi il cambio: Flauti. Effetti. Atmosfera. Ancora rumori di battaglia, grida.
(Autoproduzione) I Downhead sono una relatà italiana che sta provando a ritagliarsi il proprio spazio e costruire il futuro nel quale lanciarsi. Suonano attraverso melodie dimesse, a volte malinconiche, ma sempre con dentro di loro una buona dose di energia. Lo stile di questo EP è poggiato sull’alternative rock, ma all’interno troviamo anche altre soluzioni musicali abbastanza disparate e comunque provenienti dalla deriva del rock e dell’incontro di questo con alcune derivazioni metal.
(High Roller Records) Esordio assoluto con un singolo 7’’ su High Roller Records per i rockettari svedesi Dead Lord: i due brani sono registrati live negli studi per conservare tutta la loro istintività. Suoni secchi di certo rock fine anni ’70 (nelle info promozionali i nostri fanno più volte riferimento ai Thin Lizzy), voce un po’ sguaiata, sezione ritmica essenziale sono le caratteristiche principali dei due brani, vitali e vintage come non mai.
(Kaotoxin) I belgi Dehuman sopravvivono nel sottobosco delle scena metal del proprio paese da qualche anno e ora si ergono rigogliosi con il primo album, un lavoro inchiodato sul death metal della tradizione tardi anni ’90 e in sintonia con alcune band del calibro di Pestilence e Morbid Angel. I Dehuman posseggono un corollario di riff ben articolati, strutturati con precisione e pregni di violenza e melodie infernali e orride.
(Candlelight Records) Non sono una enciclopedia del metal, ma credo che dopo John Zorn e i Naked City questi sono una delle poche band che al metal (per “metal” si intende dall’hard rock al grincdcore) ha accostato un altro genere, o più, totalmente agli antipodi del primo. I Diablo Swing Orchestra suonano fiati e situazioni orchestrali fatte da clarinetto, contrabbasso, viola, corno, timpani, mandolini, trombe, violoncello ecc. ecc.
(Infektion Records) Pedro Remiz è colui che muove i fili di questo progetto, il quale è diventato da poco tempo una one man band. Remiz ha sviluppato un proprio concetto artistico, definito gli Eredi di Sophia, il che si propone di affrontare attraverso tutti i tipi di arte alcuni pregiudizi culturali che influenzano le relazioni umane e sociali. Dalle informative della Infektion si legge che questa è una gnostic/progressive band, ma chi scrive ha potuto affrontare solo la musica,
(Electric Generation) Dopo l’inatteso split con ZP Theart erano in molti a chiedersi cosa ne sarebbe stato dei Dragonforce: la risposta è contenuta in questo quinto full-“length”, che ci mostra sicuramente la band in risalita dopo il brutto e riciclatissimo “Ultra Beatdown”, il quale aveva indubbiamente esaurito ogni intreccio possibile dell’extreme power metal. “The Power within” ci presenta anzitutto il nuovo cantante Marc Hudson
(This Is Core Music) Nati da circa due anni e con l’indole di suonare insieme il punk e l’hardcore, il rock, il pop-rock e stili comunque teneri nei suoni e plasmabili da melodie. “Don’t Sweat It” dei Dance! No Thanks si apre con “Always” e il suo incipit malinconico, fatto di pianoforte e tastiera poi i toni diventano più energici e con una copiosa melodia a corredo.
(Autoproduzione) I Dead Summer Society rappresentano il progetto solista di Mist, chitarrista dei molisani How like a Winter (a proposito, che fine hanno fatto?), che affiancato soltanto da una voce maschile e una femminile ci regala un’ora o poco più di purissimo gothic legato agli stilemi di inizio anni 2000, quando ancora era facile trovare dischi di genere privi di pesanti contaminazioni power.
(Autoproduzione) I Devianz hanno delle chitarre con corde ben tese e che vibrano di energia, le note prodotte sono cascate cristalline dalle quali si irradiano poi arcobaleni dai colori scuri o splendidamente luminosi. Il rock dei Devianz è alterno nella sua indole: passa da momenti ruggenti e articolati, come “Des Racines Dans la Chair”,
(Autoproduzione) Sotto il sole cocente del Nevada prolifica una nuova forma di vita doom metal. I Demon Lung dichiarano la propria genetica già dal logo, con quel verde vispo e le forme indiscutibilmente anni ’70. La musica è discende, concettualmente, dai Black Sabbath, ma possiede anche qualcosa dei figli diretti della band di Birmingham
(Apostasy Records) I Deadborn sono di Baden-Baden, in Germania, e quache anno fa realizzarono un album dal titolo “Stigma Eternal”. Sono passati cinque anni e cosa abbiano fatto nel mentre di questo “Mayhem Maniac Machine” non si sa. La certezza è il presente, il loro passato si legge in questa maledetta opera di death metal con innesti tecnici e un clima a tratti brutal.
(Autoproduzione) Con vigore e genuina energia le note di questo EP attraversano i diffusori ed esplodono nell’ambiente. Questi quattro italiani, di Comacchio, Ferrara, si scatenano con dei pezzi potenti, ben strutturati, una personale interpretazione di uno sludge con influenze southern, ma anche thrash. Cinque pezzi ben suonati che concentrano una buona dose di rabbia, nervosismo, violenza,
(Autoproduzione) Di recente sono piombate, in questa sponda dell’oceano, diversi comunicati stampa sui Dreaming Dead, i quali hanno permesso di sottolineare l’esistenza di questa band. Loro sono di Los Angeles e chi si occupa di un grosso carico di lavoro per gli americani è Elizabeth Schall, chitarrista molto valida e cantante che usa lo screaming. Già autori di un album nel 2009,
(Autoproduzione) Sapevate che Udo Dirkschneider ha un figlio e che anche lui è un musicista, per la precisione un drummer? Sven si presenta al debutto (prodotto da Stephen Kaufmann, fidato chitarrista del padre) con questo ep che, in modo intelligente, sceglie di non seguire le orme paterne almeno per quanto riguarda il genere.
(Sleaszy Rider Records) Provengono nientemeno da Israele, i Desert, e devo dire che il palcoscenico mediorientale sta cominciando – con fatica – a interessare qualcuno anche dalle nostre parti. Almeno per quel che riguarda i generi classici le band della Terrasanta sembrano ignare degli ultimi sviluppi della scena europea ma questo si traduce, anziché in un danno, in un vantaggio
(Goomba Music) Questa band – perfettamente sconosciuta a chi scrive, prima di iniziare a lavorare su questa release- è composta da Clint Lowery (chitarrista dei Sevendust), Will Hunt (batterista degli Evanescence), Troy McLawhorn (chitarra degli Evanescence), Brett Hestla (cantante e chitarrista, Virgos Merlot) e Corey Lowery (bassista per Stereomud e Eye Empire).
(Autoproduzione) La negazione della separazione. Estremi opposti fusi in un’unica colata lavica, antica, ancestrale, alle origini del mondo. Bene e male, uccidere per supremazia ed uccidere per difesa, rabbia divina e furia infernale: tutti concetti che stanno agli antipodi secondo la nostra umana percezione, ma che sono alimentati dallo stesso impulso primitivo.
(Metal Scrap Records/Twilight-Vetrieb) Un certo Drunkroll, russo, mette su questo progetto, chiama a registrare il cantante Alexander e il batterista Peter dei Metalhearts, band della stessa cità di Drunkroll, Saratov. Da qui nasce un album nel 2010, poi arriva un chitarrista e questo secondo lavoro. Drunkroll abbina al thrash metal orchestrazioni (attraverso i synth), speed metal
(Abyss Records) Sono svedesi e vengono pubblicati da un’etichetta americana. Sono svedesi e sono solamente in due, il chitarrista e cantante Markus Joha e il batterista Michael Ibrahim. Sono svedesi e fino ad ora avevano realizzato solo due demo. Sono svedesi e non sono soltanto questo. I Desultor hanno suonato un album di death metal progressive,
(Massacre Records) Il nuovo album dei Davidian ha un impatto estremamente potente. Il sound è gigantesco e alcune orchestrazioni di synth che la band ha disseminato in alcuni pezzi rendono il tutto ancora più gigante. Il sound è un corollario di death/thrash/metalcore, quindi un metal molto moderno, e ogni singolo brano ne è una lunga dimostrazione. Proprio la lunghezza dei pezzi è la pecca fondamentale di “Our Fear Is Their Force”.
(Napalm Records) La band spagnola che viene esaminata in queste righe è passata dalla Metal Blade alla Napalm Records, per pubblicare il secondo album. Chissà cosa ha determinato questo passaggio, ma sicuramente il prodotto in termini di qualità non è svilito. Il symphonic/gothic metal di questo quintetto della Navarra
(Cyclone Empire) Sto guidando, notte d’inverno, nevica. Il viaggio è ancora lungo. Accendo lo stereo, e decido di ascoltare questi Darkness By Oath, svogliatamente, tanto per farmene un’idea, in fin dei conti li devo pur recensire. Non li conosco, anche se sono in giro da una decina d’anni e sono al terzo album.
(DysFUNCTION records) I Disclose (queli di Carpi e non quelli giapponesi!) sono una realtà dal 2004 e discograficamente sono arrivati al secondo album. Quando “Survive?” parte le casse d’ascolto si arroventano, l’energia della musica si diffonde e il rapimento è compiuto. “Survive” è un’apertura magnifica, dove la batteria sostiene con vivace forza le chitarre dallo stile Metallica e il ritornello del bravissimo singer
(Cyclone Empire) Vaste lande invernali, con laghi ghiacciati, fredde foreste, poi ancora laghi, ancora pianura innevata. Il freddo, il crepuscolo. Voi siete degli spiriti che vagano senza sosta in questo deserto di ghiaccio. La vostra sofferenza, la vostra pena, il vostro lato oscuro, il vostro segreto oscuro che vi tortura. Siete condannati a vagare in questa terra senza fine, in questo inverno dove il sole muore, in questo regno dell’oscurità.
(High Roller Records) Intro di una battaglia di tempi andati, poi le ostilità si interrompono e le chitarre diluviano assassine, con un drumming doppiato dal basso che tiranneggiano il campo di morte con tuoni infernali. Su tutto si erge la risata malsana di Sataniac. I Desaster aprono in questo modo “The Arts of Destruction”. I tedeschi erano cinque anni che non ne pubblicavano un album. Questo nuovo album
(Siege of Amida) Questa band dell’Essex è formata da tre musicisti, i quali per impatto incidono per quanto ne farebbero sei. I Dyscarnate sono potenza e lo esprimono attraverso un death metal infernale. “And So It Came To Pass” è stato registrato da Chris Fielding al Foel Studio, Galles, e poi missato e masterizzato da Jacob Hansen (Aborted, Xerath) in Danimarca. Sono questi due passaggi i responsabili dell’ottima resa audio dell’album
(Witching Hour) In attesa che esca l’album a marzo, i Deus Mortem pubblicano un singolo con due pezzi. “Darknessence” esce nella versione 7″ con vinile rosso e in CD jewel case. Loro sono un duo: Inferno, conosciuto per i suoi trascorsi nei Behemoth, Azarath, Christ Agony e altri, e Necrosodom, già con Anima Damnata e Azarath anche lui. I due provengono dal lato oscuro e gelido del metal, ovvero il black metal. Questo è il cardine dei due brani,
(My Kingdom/Audioglobe) Era da tempo che non si avevano notizie dei Drakkar: se si esclude l’ep “Classified” parliamo di addirittura dieci anni! Ed è un piacere ritrovare la band così pimpante e ispirata, come dimostra senza ombra di dubbio questo “When Lightning strikes”, il quarto disco ufficiale in studio. Ci troviamo di fronte a un concept fantascientifico che non sarà il massimo dell’originalità, ma non per questo seguire le avventure
(Soulseller Records) Già autori dell’album “First Strike for Spiritual Renewance”, i Dead To This World dell’ex Immortal Iscariah pubblicano questo mini che traccia la via al prossimo full length. Attualmente la band vede un incremento della formazione, la quale non è più un duo. Non c’è più l’ex Gorgoroth Kvitrafn, ora le pelli sono percosse dall’ex Black Flame M:A:Fog e sono anche arrivati il chitarrista Skyggen (ex Gorgoroth e Thunderbolt)
(My Kingdom Music/Audioglobe) I blackers di Barletta Disguise erano fermi da diverso tempo, almeno discograficamente parlando. Chi ha avuto familiarità con i precedenti lavori, potrà riscontrare con “Second Coming” una sostanziale evoluzione del sound. La band resta nell’ambito del black metal, ma l’aspetto sinfonico e quindi l’uso delle tastiere, si è trasformato come una crisalide. La produzione scolpisce dei connotati ben definiti 

