GAMMA RAY – “Empire of the Undead”
(Ear Music) Finalmente! E chi ci sperava più nel nuovo album dei Gamma Ray? Sono passati 4 anni da “To the Metal” e onestamente non ne potevo più di mini, live, raccolte e quant’altro… come tanti altri, temevo che ormai i Rayz avessero perso il feeling, ma sono costretto a smentirmi (e a dire il vero lo faccio (altro…)
(Indipendence Records) Elaborata ed interessante proposta dalla Sicilia. Gabriels, progetto dell’omonimo tastierista, giunge al secondo lavoro. Un concept album dedicato alle vittime dell’11 Settembre, un concept che parla di pace, di fine delle guerre, di miglioramento dell’umanità. Speranza, voglia di vivere, di convivere, di amare. Sentimenti nobili che
(autoprodotto) Meno di dodici minuti di oscurità estrema. Singolo? EP? Non lo so, ma questi Svedesi ci sanno decisamente fare. Sono attivi dal 2008, e hanno pubblicato un solo album. Ma questo non è certo sinonimo di inesperienza, in quanto queste due tracce (parte 1 e 2 del titolo) propongono un death metal pieno di sostanza ed atmosfera, con iniezioni
(Nuclear Blast) La band ha un suo tocco. La capacità di inserire giusti assoli, ritmiche ben articolate, un cantato energico. Insomma la band c’è. Ciò che dei Generation KIll poco mi entusiasma è quella vagonata di influenze che sorregge questo groove thrash metal. Tra Pantera, Testament, Metallica, Rob Dukes, vocalist attuale
(Autoproduzione) Nuovo promo per i triestini Growth In Decadence. Tre pezzi ben rifiniti, puliti nei suoni ma aggressivi nell’attitudine. Lo stile si assesta tra il thrashcore e il deathcore, fornendo anche il fianco a spunti di tipo moderno. La caratteristica principale dei Growth In Decadence è quella di scomporre il proprio
(Seance Records) Secondo album per i blackster finlandesi. Quello che mi piace dei Graveborne è che non pretendono dominare una scena o essere creatori di nuove direzioni del black. I Graveborne sono, e vogliono essere, fedeli al black metal anni ’90, mantenendone le motivazioni, l’integrità e la brutale aggressività. Con “Through
(Nuclear Blast/Audioglobe) Che i Grand Magus fossero un gruppo fuori dal comune già si sapeva: ma questo “Triumph and Power” mi sembra davvero l’episodio migliore di tutta la loro discografia! Magari è l’esaltazione guerresca che parla per me, ma ho appena terminato l’ennesimo ascolto del disco
(Sepulchral Voice Records) Il fetore della morte e della distruzione. Il lezzo della dannazione. Il verbo morto e condannato dei nuovi esponenti del death metal sepolcrale e a tratti blackened del suolo britannico, si materializza in questo debut album denominato “Odori Sepulcrorum”. I Grave Miasma sono autori di due EP che hanno già fatto parlare di loro nella scena europea. E’ un sound per
(Indie Recordings) Torna sul mercato la band norvegese autrice di uno dei folk metal più raffinati e ‘intellettuali’ che esistano, e che può certamente ricordare l’inarrivabile sound degli Otyg. E torna con un terzo full-“length” dove di pagan estremo non c’è praticamente più nulla, ma ogni brano è gustosamente diverso dall’altro, in un estro di songwriting davvero in stato di grazia.
(Spinefarm Records / Loma Vista) Riconsoco che i Ghost B.C. non sono una realtà musicale che apprezzo in modo particolare. Lo si è capito
(Avant Garde Music) Legato ad una radice di suicidal black metal questo progetto condotto dallo spagnolo Ur Profanum, unico membro dei Grim Funeral, propone la ridefinizione del concetto di angoscia. Un’ora e venti minuti di viaggio psicologico negli inferi più nefasti, dove la brutalità sia sonora che vocale è spinta a livelli estremi, ai confini con la dissonanza, dove il principale
(Agonia Records) Sempre originali i francesi Glorior Belli, capaci di sviscerare l’essenza del black metal, e fonderlo con elementi espressamente sludge e doom, creando una distinta e personalissima idea di black’n’roll. Nonostante i molti membri della band, dal 2002 ad oggi, si tratta sostanzialmente della one man band di Billy Bayou, personaggio che principalmente si dedica a chitarra
(Pitch Black Records) I norvegesi Ghost cambiano nome e si ripropongono come “Ghost Avenue” sparando un album potentissimo. Fiero heavy metal, pieno di riff poderosi, di parti cantate avvincenti e coinvolgenti, un heavy metal tradizionale ma ricco di feeling, di sostanza, di una ricchezza interiore assolutamente identificativa. Il genere proposto ricorda Axel Rudi Pell, un po’
(Sliptrick Records) I newyorkesi Gaggle of Cocks hanno inciso un disco nel 2002 e poi sono pressoché spariti fino ad oggi, quando finalmente danno un seguito al discorso iniziato dieci anni fa. Una band, stando almeno alle foto promozionali, abbastanza fuori di testa, convinta dell’idea di essere ‘low class’. Apprezzabile questo full-“length”, nonostante i tanti anni di silenzio.
(Pitch Black Records) Esattamente un anno fa ebbi il piacere di recensire “It’s a Walk in the Mist” dei canadesi Gypsy Chief Goliath. Freschi di un nuovo contratto discografico, e puntuali come la morte, i sei rockers tornano con questo nuovo disco. Con un evidente -e sfacciato- passo in avanti rispetto al precedente disco, si lanciano su un rock che più di prima trova le sue radici sullo stoner, senza mai dimenticare il legame con il blues, con il southern, ancora una volta ben amalgamati, ancora una volta celebrati con sonorità
(Pure Rock Records) Energia pura! Rock’n’roll sporco, selvaggio. Rock’n’roll un po’ ignorante, un po’ sfacciato, un po’ straccione. Tuonano dalla dalla fredda Finlandia, ma il loro sound riscalda la carne, fa bollire il sangue, fa scoppiare la testa. Pestano con meno metallo dei Motörhead, ma sono decisamente più heavy degli AC/DC, un sound con molto hard rock nelle vene, molto rock nel DNA… un miscuglio efficace, potente e, soprattutto, assolutamente divertente! Il classico sound da accompagnare con una bottiglia
(Pure Rock Records) La mia strada si è già incrociata con quella dei Gallows Pole in occasione del loro precedente album (recensito
(Pyrames International) Recensire un lavoro di qualche axeman o progetto da questi creato non è semplice. A dire il vero vi confido che spesso ci sono persone che si tirano indietro nel prendersi in carico lavori simili, quasi la complessità o provata capacità dei musicisti incuta un senso di smarrimento in chi deve valutare. La materia sonora di queste opere non è certo semplice, ma non mi azzardo a pensare
(Sepulchral Prductions) Un capolavoro. Un assoluto capolavoro. Un’opera maestosa, un’ora e venti di musica introspettiva, profonda, complessa. Diviso con genialità in due CD simmetrici costituiti da cinque pezzi equivalenti dal punto di visto di progressione compositiva (durata e struttura del pezzo) questo secondo album del duo Canadese supera immensamente il grandioso debutto di cinque anni fa.
(Autoproduzione/ Pure Steel) Per essere una band nata nel 2008, Gut-Scrapers è un bell’esempio di amalgama tra musicisti. Un hard rock equilibrato, pulito, ben assestato, molto “power”. Un songwriting maturo che offre melodie piacevoli. Reminiscenze degli Aerosmith e di quell’hard rock derivato dalla lezione dei Led Zeppelin,
(Svart Records) Stoner. Tutto si aggira su uno stoner pesante, ciclico, imponente. Da questa base gli svedesi Goatess costruiscono la loro musica, le loro idee, lasciando libera la loro ispirazione. È proprio da questa base che nascono le imponenti divagazioni psichedeliche, le tetre invasioni doom, le godibili ispirazioni ai primi
(Nordvis) Black metal pieno di malinconia. È questa l’essenza di questo duo svedese. Il loro sound è pesante, ossessivo e ripetitivo. Con queste quattro tracce sono capaci di diffondere una sensazione di desolazione che cattura l’attenzione con la violenza psicologica delle tematiche orientate verso l’insignificante esistenza umana
(Autoproduzione) Era da anni che non sentivo una chitarra come questa. Assoluto erede di Malmsteen, maestro di chitarra, jazzista e musicista nel senso puro del termine. E’ Siciliano, apertura mentale verso la musica che definirei totale e devota. Suona in varie bands, ma con questo “The Mansion Of Lost Souls”
(Mausoleum Records) I russi Grenouer sono attivi da qualcosa come venti anni, ma è la prima volta che le nostre strade si incrociano. Documentandomi un po’ in giro leggo che la band è passata da un thrash/death devastante a una sorta di rock d’atmosfera: “Blood on the Face” è addirittura il loro settimo album, e in esso
(Autoproduzione) Death metal e sassate, questo è l’esordio dei lombardi Grind Zero. Attenzione però, non siamo in presenza di musicisti che caricano come tori e danno botte, infatti nella loro immediata potenza e frenesia il riffing appare dinamico e la sezione ritmica segue il passo segnando le oscillazioni del songwriting,
(This Is Core Music) E’ totalmente vero che i varesini Greasers hanno passato tanto tempo in uno scantinato a ridosso della Svizzera, nel quale hanno suonato per giorni pezzi di Guns ‘n’ Roses, Led Zeppelin, Nirvana, Alice in Chains e Pearl Jam. In particolare sono le ultime band, quelle dell’epopea
(Massacre/Audioglobe) Capita purtroppo, qualche volta, che una label ti sottoponga un disco che, semplicemente, suona banale e poco stimolante. A questa poco insigne categoria mi sento in piena coscienza di attribuire il debut dei tedeschi Gloryful, e come esempio di quanto dico vi propongo
(Coroner Records) I Gyze sono un trio giapponese nato nel 2008, composto da Ryoji, Shuji e Shogo. Il primo è chitarre e voce e tastiere e vocalmente è affiancato anche dal bassista Shogo. I tre scatenano un chiaro melodic death metal, spesso con velocità sostenute, buoni assoli, un drumming
(AFM Records) Questa band dell’Irlanda del Nord si rifà viva dopo quattro anni dal precedente lavoro, percorrendo sempre e con fede la strada del thrash metal iperveloce e anfetaminico, con quelle diverse influenze neo-hardcore e dunque crossover. Un sound estremamente ingessato in quelle partenze a razzo,
(Autoproduzione) A giudicare semplicemente dalla foto pervenutami deduco che i Gawither sono una band formata da membri molto giovani, ma badate bene non per questo bisogna saltare subito alle conclusioni. Nel loro EP di debutto c’è una grande attitudine, un amore svenato per il thrash metal old school
(Loma Vista/Republic Rec) La band di Linköping, Svezia, ha guadagnato notorietà per l’immagine molto particolare che propone di se. I Ghost si esibiscono con abiti talari, maschere macabre e cappucci, scenografie misteriose, croci rovesciate, nomi dei singoli occultati. Il nuovo cantante si chiama come il precedente, 
(Southern Brigade/Scarlet) Dopo un silenzio discografico abbastanza lungo tornano in pista i pugliesi Godyva: questo “Alien Heart” succede a “Planetarium”, del 2008, e ci mostra la formazione in grande spolvero nel suo gothic dai colori vivaci e moderni. Ci sono due “Apocalypse Fire” in scaletta,
(PRC Music) Nel 2014, in febbraio, gli ungheresi Gutted pubblicheranno il quarto album e intanto per onorare l’ingresso nel roster della canadese PRC, ecco uscire una release di tre pezzi. Il primo è una semplice intro, “Cosmos of Humans” è una raffica di blast beat estremi, riff affilati e sweep e assoli
(Collectors Dream Records) Un momento di gioia, poi la delusione. Quando mi contattano per recensire i Great White, faccio un salto indietro nel tempo! Wow! So che avevano prodotto un nuovo album, con il nuovo cantante. Non l’avevo sentito ancora, ed era questa un’ottima occasione per tornare a sentirmi questa band