EVANGELIST – “Doominicanes”
(Doomentia Records) Lo sentono nell’animo il doom i polacchi Evangelist. Sono figli di quello scenario ossianico, tenebroso, decadente. Figli minori dei Candlemass, soprattutto per l’impianto vocale scatenato dal cantante, un tessitore di melodie supreme e supportate da chitarre che restano rispettosamente dietro (altro…)
(Massacre Records) Album complesso. Album contorto. Album difficile da criticare. Nonostante un progressivo addolcimento nel corso degli anni, e la grande diffusione del genere gothic/death, gli Eternal Tears Of Sorrow mantengono la loro identità, la loro grande capacità compositiva, l’abilità di creare atmosfere
(Fuel Records/Self) Volenti o nolenti bisogna riconoscere che gli Extrema sono una delle band più rappresentative del panorama Hard ‘n’ Heavy italiano; a partire dal loro debutto “Tension at the Seems” fino ad arrivare a questo nuovo lavoro hanno infatti segnato diverse tacche sul calcio del loro fucile
(logic(il)logic Records) Fantastico. Semplicemente fantastico. Decisamente un capolavoro. Una storia. Una storia coinvolgente che sostiene un concept sublime. Un racconto chiaro, marcato, deciso. Uno di quei racconti che sanno incantare, trasportare, rapire. Gli Italiani Echotime danno origine ad una opera completa,
(ToT Sweden) Si muore, c’è il trapasso dalle spoglie mortali, destinate a marcire nell’oblio, e il resto che c’è o si presume di avere andrà oltre. “Sky Burial” una colonna sonora di questo, pensata e suonata da Echtra, musicista di Olympia, dalle parti di Washington, una città che negli anni ’90 significava Bikini Kill e Riot Girrrls.
(Maple Metal Records) Ho dovuto ascoltare più volte l’esordio degli Eclipse Prophecy per farmi un’idea su come giudicarlo. Il problema era che, affrontandolo come di consuetudine senza lasciarmi influenzare dalle info promozionali, non riuscivo ad inquadrare la direzione del sound e soprattutto la nazionalità.
(Eastworld) Se Arthur Paul “Art” Alexakis alla veneranda età di 51 anni suona e canta un genere che si rifà al punk rock da classifica (quindi anche con tendenze pop rock) e con testi spensierati e giovanili, come la stessa musica che suona, un motivo deve pur esistere.
(Asylum Ruins Records) Il discorso portato avanti da Eclectika credo sia ambizioso e allo stesso tempo genuino. Il nuovo album “Lure of Ephemeral Beauty” segue il solco della sperimentazione, ottenuta attraverso la fusione e contaminazione di alcuni stili.
(Massacre Records) Gli Envinya in patria, la Germania, stanno riscuotendo un buon gradimento anche grazie ai notevoli sforzi dell’etichetta, loro conterranea, che crede fermamente in questi bavaresi. Envinya è una female fronted band dedita ad un gothic/melodic metal
(Dust On The Tracks) I bavaresi Eisenherz sono una realtà più o meno recente della cosiddetta Neue Deustche Härte, inoltre questo secondo album esce ben dopo sette anni dal primo. L’anno scorso la band ha suonato al Wacken e in questi mesi è in giro nelle terre di lingua tedesca
(Total Metal Records) Uscito in Russia il 20 dicembre 2012, un giorno prima della ‘temuta’ data della profezia Maya, ma diffuso nel resto d’Europa soltanto in questi giorni, “2012” è il debut della progressive metal band Edvian, nata attorno all’interesse dei due fratelli Plitkinyh.
(Seventh Rule) Sono di una zona rurale del Texas i tre Eight Bells. Chris Van Huffel è un batterista dallo stile selvatico e comunque sufficientemente tecnico, ma libero di colpire in sequenze proprie e stilisticamente molto anni ’70, cosa ovvio visto il contesto da jam session
(Comatose Music) Brutal death metal, nella sua forma più canonica ed espresso attraverso una produzione di gran livello, quasi patinata, ma non tale da sminuire il macello che gli Expurgate di Denver, nel Colorado, mettono su con questo esordio. Jaymes Grundmann si esprime con un growling
(Grom Records) Ci sono sonorità che nonostante la loro “grezzura” nascondono sempre un certo fascino, parliamo quindi di tutto quel filone estremo che per convenzione e necessità cronologica di catalogazione definiamo “old school”. In questo disco dei nostrani Extirpation c’è questo: un black metal tagliente, scarno
(Altered End) Gli Erdh sono francesi e quando ho letto che si dichiarano una band (in realtà è un duo) nel cinematic metal, ho da subito pensato che avrei affrontato sonorità profonde, magari anche introspettive, sicuramente sperimentali ma di una certa scorrevolezza.
(Avantgarde Music) Credo che fare sperimentazione, avantgarde, psichedelia, fusioni di stile e cose del genere occorra innanzitutto del buon gusto, altrimenti si scade nella banalità o in forme sonore inconsistenti e vuote. Gli Echoes Of Yul posseggono un sound fatto da post doom e drone/avantgarde,
(Nuclear Blast Records) Questo è semplice, puro, diretto e maledettissimo heavy metal. Quello vero. Quello libero da qualsiasi inquinamento moderno. Non si tratta di old-school, i quattro svedesi odiano questa definizione in quanto dichiarano, a ragione, che il metal è eterno, senza tempo.
(Pulverised Records) Totale astio verso religione e culti. Odio. Nichilismo estremo. Un’aura oscura che emerge da ogni singola maledetta nota di questo terzo full length dei greci Enshadowed. Un album che scatena ansia, sofferenza, paura. Una maledizione articolata su nove pezzi estremamente tetri, pesanti.
(Autorpoduzione) A volte un artista decide di cambiare direzione. Il chitarrista Eric Castiglia, abbandonati i romagnoli Sedna, con i quali aveva aperto anche per bands di grosso calibro come Taake e Shining, fonda la sua “one man band”, e crea questo bellissimo album, dall’emblematico titolo “The End of Our Days”.
(Limb/Masterpiece) Che finalmente gli Eyefear abbiano fatto il botto? Forse ancora no, ma il quinto album dei power/progsters australiani supera di certo (e di molte lunghezze) il precedente “The Unseen”. Dopo il fallimento della Dockyard1 si erano un po’ perse le tracce di questa formazione interessante e sottovalutata, che si ripresenta oggi dopo essere stata accolta dalla Limb. Il sound si è fatto decisamente altisonante e direi che le capacità dei singoli strumentisti si avvertono chiaramente.
(Pure Steel/Audioglobe) Il ritorno degli Exxplorer, l’anno scorso con “Vengeance rides an angry Horse”, ha fatto tremare le vene e i polsi di tutti gli appassionati del metallo a stelle e strisce; è del tutto naturale, quindi, che la Pure Steel cavalchi quest’onda proponendo, nel solito limitatissimo vinile, la seconda prova della formazione americana, originariamente datata 1994. Us metal di classe cristallina fin dalla positiva “Rockin’ bound”. Con “Life’s Seduction” abbiamo subito la power ballad,
(Street Symphonies Records/Andromeda Dischi) Ci sono stili di vita che non muoiono mai. Certo, le mode possono esaltarne il concetto, portarlo alla ribalta, ma le mode sono volatili e passeggere, le mode si susseguono, mentre le vite continuano a scorrere. Alcune a rilento. Alcune normali. Alcune rapidamente, troppo rapidamente. Una corsa a velocità folle dove non si chiede permesso, non si chiede scusa, non ci si pente. La velocità è semplicemente troppo alta. Non si ama, si fa sesso. Non si corteggia, si prende.
(Agonia Records) Gli Endezzma sono una band fondata da Morten Shax (Sorgar), ovvero il fondatore della zine Nordic Arian Elite e dell’etichetta Flesh For Beast Records. Dopo una serie di pezzi scritti quando la band aveva un altro nome e forse anche identità, arrivò un EP nel 2007 ed ora stabilizzato il fronte dei musicisti arriva il debut album, creato attraverso una serie di canzoni black metal in stile Venom e ultimi Darkthrone oppure di tipo più classico.
(My Kingdom Music) La nota promozionale che accompagna “Tears on the Face of God”, la seconda fatica dei siciliani Eversin, dice che si tratta di un disco di epic/thrash metal: sempre che questo genere esista, l’etichetta è del tutto fuorviante per questa band (un tempo nota come Fuoco Fatuo), che di epic non ha praticamente nulla e anzi magari ha qualche spunto progressive, tipo Iced Earth ad esempio. “For the Glory of Men”, con la quale si iniziano le danze, è un brano strumentale spigoloso, aperto da rumori di guerra e dalla innocente ricerca da parte di una bambina della propria madre;
(Iron On Iron) Dopo due demo e cinque anni di attività, è giunto il momento per il debutto dei greci Erratic Escape: se ne occupa la Iron on Iron Records, finora particolarmente attenta nel segnalare le realtà elleniche più significative nelle varie sfumature del metallo classico (Validor, Dark Nightmare e soprattutto Dexter Ward). Stavolta, però, possiamo dire che la label è stata meno accorta: i nostri confezionano un minestrone melodic metal dove nessun elemento risalta in particolare.
(Massacre) L’anno scorso la copertina di “Rostrot” mi ha colpito e affascinato più della musica che conteneva ed ora riecco gli Eisregen, con una compilation composta da due CD. Nel primo ci sono canzoni del periodo 1998-2004, nel secondo sette nuove o mai pubblicate. La band teutonica è tra le più note nel campo del dark metal di fattura germanica, con quelle sonorità notturne partorite dalle tenebre e con i soliti bei riff pesanti o subdolamente distorti. I pezzi già noti non hanno bisogno di molti commenti.
(Despise The Sun Records) Spaventoso ritorno dal passato. Un’entità che si manifesta in questo anno fatto di profezie Maya, amplificatori a transistor e tablet! Di cosa scrivo? Semplice, sono fuori di testa. Ho ascoltato la versione audio del Necronomicon e ora il mio sistema nervoso paga pegno! Sono sballottato da questa compilation (ne seguirà poi una seconda, come si evince dal titolo) fatta di demo del 1987, ’88 e un 7″ del ’92
(Abyss Records) In questo album vi è un death metal che mette insieme i Grave e qualcosa degli Autopsy in alcuni brani (per esempio la title track e “Dark Mistress”), oppure dei Bolt Thrower (per esempio “Born of Hate”). Un sound comunque rozzo, fatto da un drumming pesante ed equalizzato in modo grossolano e chitarre sempre tenebrose,
(Art Gates Records) Il thrash metal è il fulcro di questo lavoro e della band che lo ha inciso. Exodia, di Valencia, Spagna, agguerriti thrasher dalle reminiscenze Bay Area e da qualche tocco più moderno, tipo alla Hatesphere. Le capacità dei valenciani sono indiscutibili, la sostanza c’è. Quello che manca è l’assenza di qualche brano che si elevi dal resto, ma ormai al giorno d’oggi di questa mancanza ne soffrono tutti gli esordienti.
(Moonlight Records) C’è qualcosa di magico in questa band e lo si avverte già dal nome e ovviamente anche la copertina ha il suo fascino astrale ed esoterico. I suoni poi sono una possibile ed acerba colonna sonora di rituali dionisiaci: chitarre cariche di fuzz e wah-wah, basso denso e una batteria con suono pieno, netto, genuino e senza eccessi di trigger che smontano i suoni.
(Soulseller) Come molti esordienti che nascono e fanno tutta una trafila di pubblicazioni minori, come 7″ e demo, la band olandese Entrapment giunge al sospirato debut album, il quale è un manifesto di old style death metal da inserire nelle costellazioni luminose degli Entombed, primi due album, Dismember (dai quli il logo sembra ispirato) e Autopsy, età di mezzo.
(Chaos Records) Non conoscevo prima di questo EP i messicani Evil Entourage, i quali sono già autori di due album, nel 2007 e nel 2010. Questo EP ripropone la band attraverso un death metal estremamente furioso e che per scuola avvicinerei a quella polacca. Quindi un sound sempre teso al suo massimo. Una tempesta continua. Sei pezzi dei quali uno è un intermezzo sinfonico, assestati tra gli oltre due minuti e i quattro. 
(Massacre/Audioglobe) Sono passati ben sette anni fra il primo ep e il debut d’esordio dei portoghesi Enchantya: la band sfrutta con mestiere e senza troppe pretese un filone stra-abusato come il power/gothic, offrendo agli appassionati oltre un’ora piena, nel bene e nel male, di tutti i cliché del genere. “No Stars in the Sky” è un inizio incredibilmente Nightwish,
(Nuclear Blast) Musica complessa per menti evolute. Polimorfismo sonoro per un ecosistema acustico alieno, superiore, maestoso. Esperienza sonora quasi paranormale. Una continua sorpresa, secondo dopo secondo, un continuo cammino melodico che cresce, divaga, va verso l’infinito, ritorna, muta, evolve. Quasi settanta minuti di esperienza ultraterrena, ultra sensoriale, spinta ai limiti della ragione, della pazzia, dell’utopia.