Foto, pensieri liberi, esperienze, storie, filosofie del metallo, retroscena della nostra passione e del nostro lavoro: concerti, musica, esperienze e non ultimi i libri.
OUT & LOUD FESTIVAL – Geiselwind (Germania), 29.-31.05.14
Uno dei grandi vantaggi di vivere in Germania è che, dalla fine di Maggio all’inizio di Settembre, c’è praticamente un festival alla settimana. Da Kiel a Monaco, da Colonia a Dresda, ogni regione e grande città ha la sua rassegna… e una delle maggiori è sicuramente l’Out & Loud Festival, in alta Baviera, nuovo nome (a causa di problemi di copyright) del Beastival al quale noi di MetalHead siamo già stati l’anno scorso (ecco le prove). E allora, dato che ci siamo trovati così bene… perché non ritornare? (altro…)
Allo storico La Laiterie di Strasburgo arrivano i Cult Of Luna in compagnia dei God Seed. Accade in maggio e chi scrive è proprio a Strasburgo, ma più di ogni altra cosa a poche ore di treno, al di là della frontiera, in Germania, c’è il collega de Filippis (da questo momento in poi sarà il Defender nel testo), il quale per lavoro svernerà per tre mesi in terra teutonica. Quale migliore occasione per incontrarci di nuovo e andare a farci devastare l’anima da queste band fondamentalmente diverse tra loro, sia per il contesto musicale che per la storia personale.
E’ il razzismo la chiave di tutto. Io che credo che il grunge sia il male, che nei suoi confronti provo sentimenti di razzismo musicale, mi trovai a recensire, tempo addietro, una band che le ovvie note stampa etichetta come grunge. Finii per adorare quel disco, dandogli una ottima valutazione. La cosa si ripeté poi, in tempi recenti, con l’album unplugged. Diavolo, pensai, ecco la loro dannata anima grunge che li spinge a fare una patetica imitazione dei Nirvana. Ero certo di averli incastrati, che il mio razzismo ne sarebbe uscito trionfale. Ma, maledetti loro, mi sbagliavo di nuovo! Album con voto in recensione anche maggiore dell’altro.
Ho un nuovo hobby. Vedere i concerti in modo alternativo. Sapete, non ho più vent’anni (nemmeno trenta) e di concerti ne ho visti moltissimi. Alcuni li ho visti, altri li ho vissuti, di molti altri non mi ricordo nulla (ho la matrice del biglietto, ricordo vagamente di esserci andato, ignoro cosa sia successo e come io sia riuscito a tornare a casa). Ma grazie al fatto che scrivo le menate che, come questa, state leggendo, mi si è aperto un nuovo canale. Finisco nel backstage. Atterro onstage. Mi insinuo nel tour bus. In mezzo ai fotografi. Non faccio file.
Quando ho saputo che il Rock Meets Classic 2014 passava per Strasburgo e di martedi, quindi in serata per me non lavorativa, ho da subito acquistato il biglietto. Sono in Alsazia da mesi e ancora non ho visto nessun concerto e quelli che avrei voluto vedere li ho persi a causa del lavoro, in una occasione poi c’era qualcosa ad un chilometro da casa mia, ma la mia squadra del cuore quella sera andava a casa degli avversari diretti e non potevo perdermi la partita. Sapete, sono un sentimentale!
(Tsunami Edizioni) Non ho mai amato la versione di “Angel of Death” degli Slayer fatta da Tori Amos, ma sono rimasto colpito dalla sua dichiarazione che Stefano Cerati riporta alla fine dell’introduzione al suo testo “A Sud del Paradiso – Canzoni, Testi e Musica degli Slayer”: “Quando ho ascoltato l’originale, non credevo che potesse esistere una musica così violenta. In essa c’era però un’energia ed una forza che non era
“Ho capito che i testi delle canzoni in Italia parlano solo di tre cose: lei c’è, lei non c’è più, lei se ne sta andando” (Jackie Perkins)
(Tsunami Edizioni) Rammstein. Apocalittico evento musicale degli anni ’90 che ancor oggi gode di un successo unico, di una fanbase fedele, di una personalità mostruosa. Una di quelle band, di quelle impostazioni sonore e scenografiche che definirei uniche. Una band certamente famosa, ma in un certo senso misteriosa. Misteriosa per le sue origini, per la sua lingua… band lontana dallo standard del rock “in inglese”.
Titolo Originale: “Relenteless (The Memoir)”, edito da Wiley
Alla fine è successo: anche la mia città (adottiva) ospita, dopo anni e anni di silenzio, un concerto rock/metal degno di nota. Lo dobbiamo al proprietario della My Kingdom Music, Francesco Palumbo, che è riuscito a organizzare una serata con due delle band più interessanti della sua scuderia e soprattutto con gli Antimatter di Mick Moss, ormai da tempo riconosciuti a livello europeo come gli alfieri del post-rock inglese, eredi di Anathema, Porcupine Tree, Tool e (per molti versi) Paradise Lost.
Quando si dice che gli anni danno spessore e fascino si deve pensare a Roger Waters ed il suo The Wall Live, una vera e propria opera teatrale quella replicata 192 volte in tutto il mondo e che il 28 luglio, a Roma, ha trasportato in un’altra dimensione circa 50000 spettatori, per i cultori floydiani non è stato un giorno qualsiasi, anche perché il compianto Rick Wright avrebbe compiuto 70 anni. Magnifico concerto di due ore, con pausa, che ha riproposto per intero il doppio concept album del 1979, attraverso effetti audio e video sorprendenti.
Giornata di merda.
L’idea concreta per “The Other Gods” nasce attorno al gennaio/febbraio 2012, quando io ed Alisa ci siamo scambiati le prime mail riguardanti i nuovi brani.
Si sa: il Metal in Italia non è un genere che va per la maggiore… o almeno questo è quello che pare sembra sulla bocca di tutti. Eppure sono moltissime le realtà che nascono per promuovere, supportare e dare spazio a questo genere, sempre molto amato nel nostro paese. Una di queste realtà è il Mozzate Metal Drone, festival organizzato dall’Associazione per il Corpo Musicale di Mozzate, nello specifico dai componenti del gruppo Prog-Death Metal dei Chaos Plague, a supporto di band, rigorosamente autrici di materiale originale, del panorama italiano.
(Tsunami Edizioni) Le canzoni possono essere buone o no, a volte sanno essere addirittura immortali e spesso dietro hanno una storia o dei fatti. Luca Fassina è consapevole di tutto questo e con “On Stage – Back Stage” scrive di 100 pezzi memorabili,dall’alternative rock al metal o meglio dal ’65 al 2011, facendolo attraverso un taglio tra il personale e la rassegna di informazioni storiche e sintetiche ricostruzioni di carriere.
Titolo Originale: “Bringing Metal To Children: The Complete Berzerker’s Guide To World Tour Domination”, edito da HarperCollins Publishers
Appena qualche giorno fa, il mio amico Luca Zakk ha scritto un meraviglioso articolo sulla professionalità nel mondo del metal (
(Mondo Studio Edizioni) Conobbi Mariano per caso e nel modo più ebete. Online. Ma non con l’amicizia su un social network, no, quello venne dopo. Era il 2007. Forse. Mi sembra di ricordare che comprai “In Sorte Diaboli”. Forse. Lo comprai su ebay. Dietro l’utente ebay c’era un negozio di Cassino, un certo Crash Store. Come sempre quando si compra online, sperai che andasse tutto bene. Andò tutto bene. Comprai molti altri CD
(Tsunami Edizioni) Si parte dal natale 1991, anzi no si parte con l’introduzione di Lars Ulrich dei Metallica, il quale ricorda la prima volta che vide Glenn Hughes, con i Deep Purple. Un ricordo non molto diverso dal mio, con la differenza abissale che lui lo vide dal vivo in Danimarca a 11 anni ed io in VHS. Già da bambino Lars Ulrich era qualcuno! Poi è Glenn Hughes a descrivere
La seconda edizione della MurderNight è ancora più ricca e gustosa della prima… più band, più generi proposti, stessa organizzazione e locazione (l’ottimo Centro Giovani Connection di Bressanone).
Arrivato a pagina 560, quella che conclude il libro, c’era una domanda che mi girava nella testa da tempo, fatta da chi mi ha visto trafficare nella lettura del testo per giorni e che domandava di cosa trattasse. La mia risposta, “parla del fenomeno del nazismo e del nazionalismo all’interno del movimento black metal”, ha generato l’interrogativo inaspettato: “E ne parla bene?”.
Nel rock, genere marcio e disgraziato per eccellenza, esiste purezza? Forse non ha molto senso. Esiste tuttavia il concetto di rock puro. Di essenza del rock. Rock inteso come modo di vita. Forma pensiero. Coerenza delle azioni. Purezza di un pensiero che è comunque marcio, devastato, emarginato.
Ritchie Blackmore è uno dei musicisti che mi ha maggiormente colpito. I motivi sono tanti e comunque il valore di questo chitarrista è indiscutibile. Credo che Ritchie abbia allevato il rock, quello partorito dal blues e facendolo crescere, rendendolo adulto e maturo, inoltre è anche colui che ha preso lo stile selvaggio di Hendrix (Jimi ne era ammirato) e lo ha educato, scolpito, manipolato nel suo verso. Un atto servito da esempio a molti. Vedi Malmsteen.