HELL – “Curse and Chapter”
(Nuclear Blast/Audioglobe) La storia, anzi la leggenda degli Hell è abbastanza nota fra gli appassionati di metallo classico: una band che nasce già maledetta, troppo avanti per l’Inghilterra di inizio anni ’80; il contratto con la Mausoleum, che fallisce due settimane (altro…)
(Lost Pilgrims Records) Questo EP è già arrivato di suo in ritardo in redazione ed altro ritardo ha accumulato per avere una recensione – non siamo pigri, ma riceviamo nella media peggiore la proposta di 70 album a settimana, altrimenti sono almeno 100. Che dire? Grazie per la fiducia!-. I francesi Hourvari sono una buona realtà post rock/hardcore. Adoro le loro chitarre fresche, squillanti
(Revalve Records) La civiltà umana è destinata ad estinguersi o mutarsi e ridursi drasticamente, oltre ad impazzire. Questa è nella sostanza il messaggio degli Hecate, autori di un death metal estremo e dai tratti brutal e neo-grindcore, i quali dichiarano questo messaggio in italiano. Nonostante ciò occorrono i testi davanti ai vostri occhi per arrivare alla loro totale comprensione.
(Crank Records) Gli Hecate Enthroned ritornano con un nuovo album dopo nove anni di silenzio. Ritorna una delle band meno originali che abbia mai ascoltato. Il primo album “The Slaughter of Innocence: A Requiem for the Mighty”, era una parodia dei Cradle Of Filth e questo modo di fare è continuato anche nei lavori successivi. “Kings of Chaos” dimostrò un tasso di black metal
(AFM/Audioglobe) Cosa, cosa è andata a resuscitare la AFM! Gli Human Fortress furono lanciati dalla Limb all’inizio degli anni 2000, nel pieno dell’epoca d’oro del power metal, con lo splendido “Lord of Earth and Heavens Heir”. Seguirono l’ottimo “Defenders of the Crown”, pur se inferiore al debut, e il terribile “Eternal Empire”, una specie di ‘powercore’ (se esiste) di atroce bruttezza.
(Ferrrum.com) Ad un anno dall’ottimo “Age of Oblivion” tornano i cinque Ucraini impegnati in un programma di devastazione sotto la bandiera riportante il logo HELL:ON. Tornano giurando fedeltà al sound che li caratterizza e che li ha sempre contraddistinti: base death, iniettata di una furiosa ispirazione thrash, sempre ricca di groove, brutalità e tecnica.
(Code666) Sublime fusione di black metal e musica elettronica. Elettro-metal che incontra un genere estremo come il black metal, con una ispirazione alla variante sinfonica. Il trio Parigino arriva al terzo album, dopo cinque anni di silenzio e si rivela più maturo, più coinvolgente, proponendo un sound letale con una sconvolgente mescola di sonorità estreme e musica
(Videradio) MetalHead ha già incrociato la propria strada con gli Heretic’s Dream, band per buona parte italiana ma accasata in Inghilterra: il nostro presidentissimo Alberto Vitale ebbe per “The Unexpected Move” parole di elogio ma anche critiche ben argomentate (
(Autoproduzione/Delete) Ascolti “Brain Tissues”, opener dell’EP, e sembra davvero qualcosa dei Melvins, ma sai bene che non sono loro, anche perché la voce non è proprio quella di Buzz. Il resto è dinamismo sotto forma di punk, grunge e uno pseudo post hardcore con distorsioni rancide. Anthony, Bastien e Martin sono un trio energico, sicuramente di discendenza punk e sonorità simili
(Dipole Experiment Records) Strana quella copertina, vero? Surreale e un po’ alla Storm Thorgerson? Già, ma è certamente strana come la musica che ricopre. Sono di Liegi, in Belgio, gli Helium Horse Fly e se le loro chitarre non fossero troppo distorte e magari nella band vi fosse qualche strumento a fiato, il loro sound sarebbe un free jazz. Invece gli Heliums sono una band rock-noise
(Delta Productions) Cinque devastati Francesi si mettono in testa di fare del sudatissimo rock’n’roll. E, diavolo, ci riescono. Se ne fottono degli standard: l’inglese è la lingua del rock? Ma loro sono francesi e cantano nella loro lingua madre… dopo tutto, a loro cosa importa? E poi le chitarre hanno un suono universale, specie quando vomitano riff che fanno saltare, bere, urlare, mentre
(Pure Steel/Audioglobe) “Under the Flag”, il debut dei francesi Holy Cross, mi era piaciuto non poco, e qualche tempo fa mi chiedevo appunto che fine avesse fatto questa formazione di classic heavy metal, dato che non arrivavano notizie dal 2009. Eccoli quindi, sempre sotto Pure Steel, con il secondo album: i temi cambiano completamente, e ci si sposta dalle gesta dei vichinghi alla modernità
(Eastworld Recordings) Chi segue regolarmente Metalhead avrà intuito che nei confronti degli Hawkwind la redazione ha un moto di affetto e stima, anche se io ragionerei con il termine di rispetto, innanzitutto. Band storica, sono oltre quaranta anni che è in attività, è una formazione epocale per lo space-rock e la psichedelia eccetera eccetera. Tuttavia chi scrive non è qui per redigere il canonico
(This Is Core Music) Sono tornato indietro a riascoltarmi “High Hopes”, il precedente EP di questa band di Reading, per capire se mi fossi sbagliato nelle mie buone impressioni (
(Punishment 18 Records) I danesi Hell’s Domain sfornano un debut album di thrash metal dalle andature spigliate, veloci e e dalle atmosfere fresche, pur rimarcando la tradizione del genere. Un thrash metal che segue un legame di sangue, ma rivitalizzato, con la Bay Are. I musicisti hanno tutti una buona esperienza nell’underground e non di madre patria, infatti presenzia le pelli addirittura Anders Gyldenøhr, batterista per i mitici Artillery e per HateSphere. Una vera macchina da guerra. Un tocco sapiente.
(Memorial Records) Provo ad usare una metafora, basandomi sulla copertina (molto bella, è di Federico Musetti, guardate le sue opere
(Scarlet/Audioglobe) Non è passato neanche un anno dal precedente “Poison in Black” e gli Hollow Haze pubblicano già il loro quinto album: ai vicentini si è aggiunto un vocalist di assoluto prestigio come Fabio Lione, e devo dire che “Countdown to Revenge” rappresenta il definitivo salto di qualità per questo gruppo che seguo dagli esordi su My Graveyard Productions. Nel corso degli anni il sound si è fatto sempre più potente, e posso dire che ora è giunto a piena maturazione: il power sinfonico si mescola
(Horror Pain Gore Death Productions) Un massacro totale giunto dalla placida e graziosa Empoli. Una cittadina capace di allevare quattro emeriti estremisti. Quattro assassini con atteggiamento da musicisti, armati di un grindcore che va in amplesso con il crust, il brutal death metal e spunti innominabili perché a più riprese danno l’idea di un crossover spinto ed allucinato. Per esempio in “X5 Suicide” e “Freak Mafia” si sente un riffing che sa di hardcore ma c’è anche quel retroterra heavy.
(Iron Bonehead) Estremamente malvagia. Oscura. Decadente. Capace di fondere black e death in maniera tetra, opprimente, oscena, questa band greca riesce a creare un’atmosfera soffocante e letale. Sette tracce di black metal sostanzialmente progressivo, data anche la grossa quantità di idee diversificate e spesso dissonanti che portano ad una unione di momenti atmosferici, pesanti, riflessivi con blast beats brutali, spietati e distruttivi. Spesso con durata imponente, ogni canzone propone idee innovative
(Punishment 18 Records) Hateful è una band italiana in attività dalla fine degli anni ’90. “Epilogue of Masquerade” è il secondo album realizzato, il quale propone un tasso evolutivo per la band modenese di un sensibile valore. Death metal puro ma dai risvolti tecnici anche se non si è in presenza di una fredda, calcolata e cinica esecuzione. Gli Hateful non sembrano essere i figli di algoritmi musicali che intrappolano le maglie del songwriting.
(Livewire/Cargo Records) Semplice e classico AOR fatto in Svezia. Hank Erix, voce, Ricky Delin, tastiere, Freddie Allen, batteria si muovono in questo nuovo album nel segno della tradizione AOR, come del resto lascia capire la copertina, molto simile per stile a quelle dei Boston, rimarcati anche nel sound, insieme ai Foreigner e Journey. Manna per gli amanti del genere
(Autoproduzione) Potente, progressiva ed oscura. E’ questa la giusta definizione della musica degli Hell’s Island, band Italiana che registra questo EP dopo un album risalente ormai al 2009 che riscosse discreti successi. C’è diversa tecnica nella loro musica, che per certi versi si avvicina allo stile musicale di bands sulla scia dei Dream Theater. Le dichiarate influenze grunge non le trovo, ne a livello sonoro
(Pure Steel/Audioglobe) La ‘miglior heavy metal band del Brasile’ (titolo che, a mio giudizio, gli Hellish War si contendono con gli Enforcer e gli Hibria) torna all’attacco con un full-“length” di inediti dopo i fasti del tour europeo di quattro anni fa, che ha fruttato anche un album live uscito nientemeno che per la Hellion. La titletrack installa su una ritmica thrasheggiante dei ritmi quasi epic metal, e comunque dall’aria
(AFM/Audioglobe) Gli Hibria spopolano in Sud America e in Giappone (hanno da poco edito anche un live/dvd girato in terra nipponica), ma in Europa sono poco noti: MetalHead è uno dei pochissimi siti italiani ad aver pubblicato una recensione del precedente “Blind Ride” (
(Ektro) Malati, sconvolti, devastati. Hanno un sound isterico, contorto, fuori da tutti gli schemi. Risultano melodici ma anche dissonanti. Hanno idee che mi ricordano gli album solisti di Vrangsinn, senza aver veramente nulla da compartire con l’artista norvegese. Suonano una specie di punk che è il post del post di se stesso.
(Nuclear Blast) Siamo di fronte all’inizio di quella che si rivelerà essere una vera e propria leggenda del death metal svedese. Parlando infatti di metal scandinavo non si possono bypassare gli Hypocrisy, creatura nata e cresciuta dalla mente del poliedrico e geniale Tägtgren; ben vent’anni ci separano dalle edizioni originali
(Svart Records) Norvegia. Paese ricco di storia, di natura. Paese estremamente luminoso, paese estremamente oscuro. Paese misterioso, paese imperscrutabile. Magico. È a Trondheim che nascono gli High Priest Of Saturn. Il loro sound è l’atmosfera della loro terra inspirata a pieni polmoni, ed espirata sotto forma di un doom ricco
(Fuel Records) Per anni, i Marshall sono stati una delle formazioni più in vista della scena italiana, nonché i principali animatori di quella napoletana; oggi, attraverso qualche decisivo aggiustamento di line-up e un certo allontanamento dall’originario sound progressive, assumono il nome Heavenshine e pubblicano
(This Is Core Music) Band nata da poco, questi Hydra, ma a quanto sembra l’affinità tra i vari musicisti si è già definita. Un melodic death metal energico, muscolare, con innesti groove/thrash metal e metalcore. Gli Hydra sono l’onesta e ovvia derivazione della scuola melodic death metal svedese e di come questa dopo tanti anni
(Napalm/Audioglobe) Non posso negare (e la prova è
(Pure Steel/Audioglobe) Con questo “Horror Fire”, originariamente edito nel 2006, la Pure Steel ha completato la ristampa in vinile di tutta la discografia degli Halloween (
(Apathia Records) Costa Azzurra, un luogo bucolico, mediterraneo, patria degli Heart Attack e in contrasto con la particolare immagine che trasmette la particolare copertina. Quella fierezza nello sguardo e segni di battaglie e sofferenze sulla persona però ben manifestano la musica del complesso francese. Thrash metal da
(Pesanta Urfolk) L’inferno è situato a Salem, nell’Oregon. Il Satana del posto è M.S.W., un polistrumentista che diffonde, per la terza volta, il proprio verbo. “Hell III” è acerbo, rumoroso, apocalittico. M.S.W. ha una propria direzione, di lui si dice che sia un testimone del doom/sludge, ma il basso così cavernoso, roco,
(Indie Recordings) Malvagio. Malvagio. Schifosamente malvagio! “Scars” è putrefazione. “Scars” è dannazione, maledizione, odio, violenza, cattiveria. “Scars” è brutale, negativo, perverso. Black metal sintetico, oscuro, letale. Tastiere impiegate solo per rendere il tutto più oppressivo, freddo. Chitarre che creano riff che emanano perversione, che sono un autentico tributo al black norvegese, nonostante questa band sia Austriaca. Voce devastata, mai dominante, sottomessa, che
(Autoproduzione) Geniale EP degli Italiani Hellsteps. Musica piena di tradizione, piena di riff semplici, ma potenti, letali. Black metal che si fonde con il death per una esecuzione schietta, con suoni molto ben definiti uniti a quel bellissimo feeling underground, quasi fosse materiale registrato in presa diretta.