KISSIN’ DYNAMITE – “Megalomania”
(AFM Records) Quarto lavoro per i giovanissimi rockers tedeschi Kissin’ Dynamite! Line up immutata e moltissima energia da scaricare sulle dieci ottime tracce che compongono questo nuovo lavoro, una energia che finalmente li porta al tour come headliners, un tour parte proprio (altro…)
(Mother Fuzzer Records) Opera unica per i King Bong, ovvero un’unica composizione da XX minuti divisa però in più movimenti sempre scanditi da marce doom, stoner o di derivazione blues. Suoni spessi e fragorosi, ampi, chiari. Atmosfere torbide, maestose degne
(Candlelight) Non proprio originali, non innovativi, ma certamente una delle poche band black metal statunitensi degne di essere ricordate. I Krieg sono stati tra i primi ad accorgersi di quanto stesse accadendo in Europa qualche decennio fa, con l’avvento di un manipolo di norvegesi agguerriti e dannati. Il black metal americano è sempre stato ai margini, ma i Krieg sono stati capaci di riprendere sonorità importanti e di un certo interesse.
(FABA/deepdive Records/H’ART/Believe Digital) Eccoli, di nuovo e a tre anni da “V”. I Karma To Burn non sviliscono nulla delle loro sane abitudini. Pezzi come sempre strumentali e potenti. Impatto impressionante per queste otto canzoni ovviamente intitolate con dei numeri a caso, com’è d’uso per i Karmas. Registrato al Faba Studio di Biel, in Svizzera, “Arch Stanton” è una sana e furiosa cavalcata stoner, nelle quale le chitarre si esibiscono con fare vibrante e possente e tese a svolgere una serie di riff che si infilano in melodie
(Lacerated Enemy Records) Debutto per gli Statunitensi Konkeror, band nata nel 2011 a Detroit (Michigan). Il genere proposto è un progressive death metal che richiama le sonorità dei Nocturnus per quanto riguarda l’utilizzo di alcuni effetti “spaziali”, solitamente messi verso la conclusione dei brani e che fungono da collante tra un pezzo e l’altro. Le canzoni poggiano su riffs di impostazione thrash ma frequenti sono le aperture melodiche e le fughe strumentali che richiamano alla memoria i Death post “Human”.
(Ipecac Recordings) Cosa ci si poteva aspettare dal primo album solista di Buzz Osborne, mente illuminata dei Melvins? Un album fatto esclusivamente con voce e chitarra acustica. Stop, fine. Niente di più. Uno dei musicisti più versatili della scena rock americana si disintossica delle distorsioni, della chitarra elettrica, del grunge, rock, stoner, nois e tutto il resto e si mette a recitare come uno svalvolato Nick Drake!
(Metal Blade Records) Per gli amanti delle sonorità viking più tetre, quelle che rimandano al secondo Bathory o ai Mithotyn, il primo disco dei King of Asgard (che proprio dalle ceneri dei Mithotyn vennero alla luce) fu un fulmine a ciel sereno: e ancora oggi, a quasi cinque anni dalla sua uscita,
(Moribund) Volete il male? Eccolo. Questo è il male. Questa è una carneficina musicale nel nome della più putrida malvagità. Fantastico!!! Tutto così sanguinosamente fantastico! La copertina è già una feroce icona dell’anti-cristianesimo, con i resti in putrefazione di un cadavere
(Nuclear Blast) Confesso che pur avendone sentito parlare, non ho mai avuto modo di ascoltare prima d’ora qualcosa dei Tedeschi Kadavar; mi sono perso qualcosa di molto interessante. Il loro sound affonda le radici negli anni ’70 e prendono spunto da bands quali Black Sabbath, Hawkwind, Led Zeppelin e Blue
(autoprodotto) Evoluzione. E’ forse questa la chiave di questo progetto dal moniker emblematico ed decisamente attuale, ispirato alla deviazione della modernità sociale. Si tratta di un duo Piemontese (trio in sede live), che si evolve da svariate esperienze musicali, locali dando a questa evoluzione una
(Autoproduzione) L’Italia riscopre, o rimette un nuovo interesse, verso il thrash metal. Non sono soltanto i vari album che vengono messi in circolazione da etichette, ma anche le autoproduzioni o i demo, come questo dei toscani Kinetik, danno il segnale sempre più costante che il thrash metal è tra noi con
(Forever Plagued Records) Seducente e al contempo malvagio black metal inscenato con delle chitarre chiare nelle loro distorsioni appena scheletriche e a tratti dissonanti (su tutte nella canzone “Wher No Moon Rises”), sovrastate da un cantato roco e assorbito da questa aura di malsana cattiveria.
(Nuclear Blast) Cosa spinge Greg Pulciato dei The Dillinger Escape Plan, Max Cavalera, ex Sepultura, e il bassista dei Mastodon Troy Sanders e Dave Ellitch, batterista dai trascorsi nei The Mars Volta, a mettersi tutti insieme in una band? Non a fondere le diverse sonorità di quelle di origine o di appartenenza
(Black Orgon Records) “Under the Veil of Death” è una pubblicazione perfetta per conoscere tre realtà black metal italiane. Krowos, maestosamente eleganti. “In Hora Mortis Nostrae” è suadentemente oscura e maligna, grazie ad un solenne low tempo e un riffing che appare come una tempesta che si appresta
(GoldenCore Records/ZYX Music) Tornano a distanza di un anno e mezzo i thrashers californiani Kill Ritual. Dopo l’impattante debutto “The Serpentine Ritual”, questo nuovo lavoro marca una deviazione interessante. Rimane il thrash,
(Argonauta Records) Un debut, quattro brani, quarantadue minuti, disponibile in formato fisico solo su vinile limitato a 250 copie. Loro sono i Koloss, vengono dalla Svezia, ricordano molto da vicino certe cose degli Isis o dei Cult of Luna,
(Listenable Records) Sono felice! Aspettavo con ansia l’uscita di questo album, da quando, quattro anni fa mi sono imbattuto, totalmente per caso, in quel capolavoro intitolato “Frame The World… Hang It On The Wall”, album del 2006 di questa band di Helsingborg (Svezia). “Read Your Enemy” è, se possibile, superiore a “Frame”, grazie a un
(Bakerteam Records) Italiani. Hanno un moniker strano, ma chiaro e diverso dal solito. Suonano un qualcosa che sta in equilibrio tra il rock alternativo ed il metal, con uno sguardo alla grinta del punk. Fanno del groove una imponente istituzione, in quanto ogni loro pezzo ha quel senso di coinvolgimento, di crescita progressiva, di energia
(Autoproduzione) Esce la seconda parte dell’album di debutto dei Koza Noztra. Un lavoro spezzato in due tempi, diciamo pure ridotto a due EP, e chissà se abbia stuzzicato ancor di più l’attenzione della gente. “Cronaca Nera pt1” (
(Mausoleum Records) Una bella copertina incornicia il ritorno sulle scene dei Kirk, band svizzera (attualmente formata da membri di Godyva e Legenda Aurea) che pubblicò il debut nel 2004.
(Indie Recordings) Ventesimo anniversario per questa band Norvegese capitanata dal vocalist Dolk (in passato anche batterista), membro anche dei rinati Mock. “Djevelmakt” è il sesto album, affiancato da vari EP o singoli. Siamo in
(E-Grapes Promotion) Ovunque sul web, gli emiliani Klogr si premurano di specificare che il loro nome si legge “K-log-R”, con riferimento alla pioneristica equazione psicologica (è del 1860) che pone in relazione stimolo e percezione. “Black Snow” è il secondo disco,
(Svart Records) Esistono indizi che vanno oltre le dichiarazioni, le apparenze. “Death/Doom” sembrerebbe essere il genere proposto da questi oscuri finlandesi (il moniker significa “La Valle Della Morte”); e possiamo dire che a grandi linee di questo si tratta. Ma l’indizio che io noto è l’etichetta… e di solito, data la mia esperienza, quando entra in gioco la Svart, allora
(Undeground Symphony) Onestamente non mi aspettavo che la Underground Symphony pubblicasse un disco come quello dei Koma Killer. Per carità, non sto certo dicendo che sia un brutto album; ma è decisamente lontano dal target di Maurizio Chiariello e dei suoi canonici acquirenti (fra i quali mi includo senza alcun dubbio). Questi ragazzi bellunesi, che nascono
(Autoproduzione / Atomic Stuff) “Scacco Matto” e da subito si capisce che i Klem sanno comporre una canzone rock. Suoni duri, atteggiamento irruento, melodie serrate. Il cantato in italiano ci permette da subito di entrare nel vivo della musica e di provare vicinanza con la comunione testo-musica. Un testo che racconta dei mali del nostro Paese. Il rock è anche sociale. Affascina nel prosieguo dell’ascolto la cristallina produzione
(Svart Records) Bellissimo titolo per questo album. Un titolo (“l’osso delle mie ossa”) che ricorda una visione introspettiva dell’artista, un viaggio interiore profondo, una esperienza orientata alla scoperta, alla rivelazione. Triste, cupo, malinconico questo lavoro è lontano da concetti heavy metal. E forse anche dal rock stesso, inteso come genere pieno di potenza
(Svart Records) Nuovi, recenti… ma già malvagi, perversi, velenosi. Vengono dalla Finlandia, sono in cinque, e questo EP sta proprio in mezzo tra il debutto del 2012 ed il full length di prossima pubblicazione. La loro proposta è particolare, e merita certamente attenzione. La musica sembra death metal, fino a quando, ascoltando, non ci si ritrova in territori marcatamente
(Autoproduzione) Killers Lodge, ovvero John KillerBob, bassista dei Cadaveria, ex dei Raza De Odio e Necrodeath. Musicista navigato, con due spalle grosse, cioè uno che di esperienza ne ha e di musica ne ha creata e suonata a vagonate. Tempo fa con il collega dei Raza De Odio, Christo Machete, si inventò questo progetto per suonare del metal in stile rock ‘n’ roll. John e Christo Machete fanno baldoria
(Pesanta Urfolk) Per chi, come me, ha amato alla follia i Wardruna, i Kinit Her dovrebbero essere il non plus ultra, dato che portano all’estremo il sound neopagano della band norvegese: e invece questo ep, tre tracce per quasi venticinque minuti (la titletrack supera i dodici), non mi ha convinto per niente. Ma so perfettamente il perché: mentre i Wardruna elaborano canzoni (e che canzoni!)
(Spider Rock Prom.) Kiara Laetitia era la cantante degli Skylark e adesso si presenta in veste solista, attraverso un quattro pezzi di matrice power rock/AOR. Le sonorità di “Fight Now” ricordano molto il rock potente e melodico degli anni ’80, eppure non trovo una patina di ‘anzianità’ in questi brani, bensì un concreto atto classico e tradizionale per un rock-hard rock dall’alto tasso melodico.
(Nuclear Blast) Quello che rappresenta stilisticamente il nuovo album dei Kataklysm, penso possa essere espresso dall’incipit dell’opener “Fire”, il quale è un refrain di chitarra sinistro e freddo come nella migliore tradizione dei Dismember o comunque dell’arcaico death metal svedese dei primi anni ’90, ma di scuola Stoccolma. La band canadese nasce nei primi anni
(Mausoleum Records) Ritorno al passato. Un salto indietro nel mondo del metal e dell’hard rock. Un viaggio a ritroso nel tempo che è possibile fare ora, adesso, in questo momento. “Lion’s Den” è un dannatissimo album che ha venduto l’anima ad un hard rock poderoso, sincero, fiero di esistere. Si sentono sensazioni antiche, emozioni da Led Zeppelin, Europe, Thin Lizzy, Malmsteen,
(Revalve Records) Inizio a scrivere dei Kupid’s Kurse facendo loro i complimenti. Non so se sono furbi o bravi, ma si meritano i miei sinceri complimenti. Sapevo che l’album arrivava dalla Revalve Records, etichetta italiana e che in catalogo ha solo band italiane e per buona parte ottime, quindi mi aspettavo una band nostrana. Come d’abitudine solo dopo l’ascolto ho preso
(Quality Steel Records) L’oscuro lato umano che cela quella forza misteriosa la quale spinge verso un desiderio possessivo estremo, una fame insaziabile di conquiste, trofei. Forse per essere ricordati, forse per essere immortali, forse per firmare il passo fondamentale di un genere umano che altro non è che una piccola insignificante scintilla nella vastità dell’universo. Ispirato alla storia dell’alpinismo e delle conquiste di cime altissime, questo “Frostbite” descrive perfettamente in chiave black metal l’assurdità umana,
(Autorpoduzione) Altra realtà italiana con una gestazione lunghissima. Risale infatti al 1985 questo progetto di Trieste, nel quale ha militato anche il vocalist Sandro Zarotti degli Upset Noise (qui ospite in una canzone). Le origini della band erano orientate ad un rock 70/80, che nel moderno hard rock/metal proposto si sentono molto, e contribuiscono ad arricchire un sound sempre pieno, elaborato, corposo.