KRÖWNN – “Hyborian Age”
(Autoproduzione) Trio doom che include ben due donne, i veneti Krownn registrano questo demo di debutto in sole sei ore, allineando così sei tracce fumose e old-fashioned, in cui la distorsione (soprattutto del basso, guarda caso) regna sovrana, e i fantasmi di Black Sabbath, Pagan Altar e oserei direi Cirith Ungol sono ben più che fantasmi. Come si può vedere già dai titoli, i nostri si ispirano in prevalenza (altro…)
(Candlelight) La furia devastante contenuta in “Bite Your Head Off” è quella dei King Parrot, ovvero quattro finti fuori di testa di Melbourne. Finti perché la furia eccentrica che i Parrots rivelano nell’album è bilanciata dalla perfetta e talentuosa capacità di incastrare tra di loro ogni singola parte che la band concepisce
(Autoproduzione/Zimbalam) Kuadra è qualcosa di claustrofobico, una band arrabbiata, scorbutica, ringhiante. E’ figlia della realtà o il tentativo di raccontarla? La definirei una band sociale, perché il cantato tratta di tematiche odierne ed anche quelle introspettive sono evidentemente condizionate dall’ambiente
(Hellthrasher Productions) Autopri di un death metal dozzinale e sporco, i polachi Kingdom celebrano sonorità underground consumate e devastate da atmosfere dannate, ma anche caotiche e con punte estreme, quasi votate ad un death-grind amorfo. I Kingdom esprimono anche passaggi pacati e nei quali cascano in un thrash potente,
(Autoproduzione) Quando una band alla musica riesce ad associare delle parole significative, dei buoni testi, allora il cerchio si chiude, l’opera diventa tale. I Koza Noztra cantano in italiano e di cronaca nera, di mali e scorrettezze della nostra società e non solo di queste cose. I Koza Noztra eseguono un ritratto
(Scarlet/Audioglobe) La lunga saga “Legend of the forgotten Reign” (sei dischi: una media da Rhapsody!) si è conclusa, ma i romani Kaledon non hanno per questo rinunciato a raccontare le storie dell’omonimo regno: “Altor: the King’s Blacksmith” è infatti una sorta di spin-off che descrive in dettaglio
(Steamhammer / SPV) Musica adulta, musica complessa. Musica sublime. Atmosfere dolci, ambientazioni sofisticate, suoni digitali e suoni molto rock, graffianti, incisivi. Quattordicesimo capitolo per il progetto di Lenny Wolf. Un album non immediato, che rivela la sua sofisticata complessità a piccole dosi, coinvolgendo
(Marple Metal Records) Esordio sullo scenario metallico per i canadesi Kemilon, che si affidano alla neonata Marple Metal Records, anch’essa canadese e impegnata soprattutto nella promozione di artisti nazionali. Al primo ascolto, mi hanno subito colpito le splendide keys dal suono spaziale: un tempo qualcuno chiamava
(Sigma Records) I Kess’khtak sono della bucolica svizzera, ma il loro sound è totalmente opposto alla calma elegiaca di quei paesaggi, perché si da il caso che la band suoni in modo frenetico e distruttivo, come un movimento tellurico sprigionato da un punto d’incontro tra death metal, hardcore, crust e grindcore.
(Autoproduzione) In attesa di produrre un intero full-“length”, i veneti Kanseil distribuiscono questo interessante promo di cinque brani, nei quali rivivono spirito e tradizione di una Europa primordiale e dimenticata.
(Dark Descent Records) Sono finlandesi i Krypts e il loro death metal risente delle influenze di quello della vicina Svezia. Tuttavia “Unending Degradation” non sembra voler riprendere fedelmente i modelli di Entombed, Grave e Dismember.
(Bakerteam Records) Bello, semplicemente bello. La Bakerteam Records ha fatto un vero colpaccio nell’assicurarsi i romani Karnya, nuova incarnazione di una band chiamata Zen e attiva con un full-“length” a metà anni ’90. “Coverin’ Thoughts” è un signor disco,
(Go Down Records) Quattro disgraziati che respirano attraverso una bottiglia di whiskey, anzi grappa, considerando la loro provenienza Veneta. Quattro sballati che si sono auto condannati ad una esistenza devastata, decadente, dove l’unica cosa che conta è avere una sigaretta in bocca, un palco per suonare,
(Kornalacielo Records) Lo stoner dei triestini King Bravado ha dentro l’energia del rock, ha movenze che arrivano dal blues e nel contempo è una manifestazione del tipico desert sound. Distese immense, vuote, arse e percorse in lungo e in largo dai King Bravado; spavaldi e selvaggi posseggono chitarre distorte
(Agonia Records) C’è un senso di “fuori fuoco” in questo nuovo lavoro degli svedesi Kongh. E’ un qualcosa che sfigura l’atteggiamento doom/sludge di questa band costituita da soli tre componenti e dove tutto sembra ruotare attorno all’inventiva di David Johannson (chitarra e voce).
(Metal Scrap Records) Thrashers ucraini e che cantano in lingua. La loro connazionale Metal Scrap propone spesso compagini di matrice thrash metal, segno che il genere riceve continuamente riscontri anche in luoghi lontani da quelli “istituzionali” di nascita (Europa Occidentale e USA). Dopo Endless Torment e Shame Yourself arriva un’altra vagonata del genere menzionato,
(Moonlight Records) C’è qualcosa di primordiale e dirompente insieme nel legame che regge una formazione di tre musicisti. Un trio si scatena sempre, ponendosi da prima sulla base di ciò che suona ed evolvendosi e cambiando i connotati del sound poi. Per quanto concerne questi tre è difficile esprimersi sul loro sound. L’etichetta li presenta come instrumental stoner e di sicuro alcune melodie e scenari ricordano il genere, ma credo che i King Bong vadano ben oltre.
(Ultimahte Records) L’opener e title track di questo album ha un impatto thrash/metalcore, le seguenti “Next Time” e “No Answers” si spostano invece nettamente verso il versante metalcore, forse la vera dimensione dei francesi Karma Zero. “Death Inside” propone un risvolto maggiormente thrash in diversi punti del riffing, oltre al richiamo verso alcune soluzioni melodic death metal (come “Modern Slowery”). I Karma Zero inseriscono nelle proprie canzoni una musicalità dominante
(Autoproduzione) I Kalidia sono una formazione power/gothic metal (naturalmente con una cantante donna, la bella Nicoletta Rosellini) che propongono quale prima produzione in carriera questo demo di quattro pezzi, per un minutaggio totale di circa venti minuti. “The lost Mariner”, siamo onesti, non morde, anche a causa di una produzione che appiattisce i suoni e rende la batteria molto spesso una mitragliatrice. Molto meglio la power ballad “Winged Lords”, nella quale riconosco un flavour anni ’80.
(Devizes Records) Duo britannico dalle ascendenze stoner, ma che tende ad essere anche altro, fino a mascherare la propria essenza e tanto da costringere l’ascoltatore a sentir più volte questo album per capirne tutti i variopinti elementi. Questo è l’omonimo dei Kroh, ovvero Paul Kenney, polistrumentista e membro dei Fukpig , dei Mistress, e sessionman live per gli Anaal Nathrakh, e il cantante Francis Anthony (Shebrew, Tumor,
(SPV/Steamhammer) E allora, come vanno i Kamelot senza Roy Khan? Vanno bene, diciamolo subito. Forse non benissimo, ma bene sicuramente. Il talentuoso cantante è stato sostituito dallo svedese Tommy Karevik, che forse qualcuno conoscerà per la sua militanza nei progsters Seventh Wonder, e che in diversi frangenti ricorda il suo predecessore; Sascha Paeth ha fatto un buon lavoro di produzione;
(Scarlet Records) Una trave d’acciaio che improvvisamente vi viene scaraventata sui denti, lacerando, devastando, rompendo. Sangue che scorre, dolore micidiale, devastazione dei sensi, perdita del controllo, esplosione. Negli anni 80 e 90 bands come Anthrax, Dark Angel, Defiance ed Exodus erano capaci di scatenare sensazioni simili con la loro musica. Con ogni maledetto disco, e con ogni fottuta canzone.
(Dark Essence Records) La band di Bergen è al secondo lavoro in studio, nel quale ha curato la produzione Iver Sandøy (Trinacria, Emmerhoff & The Melancholia Babies, Manngard). Il sound è molto sperimentale, per via selle ascendenze dark, post metal e stoner, che determinano canzoni d’atmosfera attraverso suoni densi e vibranti. “Diin” si avvale di lunghe parti strumentali e con la voce di René Misje
(AFM) C’è heavy Metal indiano, dietro a questo moniker il quale ha già realizzato due album. I Kryptos nascono nel 1998 e vantano una serie di esibizioni live sia negli Usa che in Europa, nelle quali presenziavano anche band del calibro di Iron Maiden, Kreator, Satyricon e altre ancora. L’accordo con la tedesca AFM porta al terzo album in studio il quale è una derivazione del sound heavy anni ’80, tipo Judas Priest e Iron Maiden
(Napalm Records) Una chitarra, un basso e una batteria, affiancati in modo pulito da una produzione che li dispone sullo stesso livello. I suoni sono quelli di un selavaggio psycho doom/stoner in stile jam session. Pezzi lunghi e la quasi assenza del cantato e quando c’è è il chitarrista al microfono. Il suo nome è Johan Jacob ed è anche l’autore della copertina, oltre ad esserlo per quelle di altri, come i Karma To Burn ad esempio.
(Napalm Records) Pausa dai Leaves’ Eye per la cantante norvegese Liv Kristine, tra le più importanti dell’era symphonic metal, grazie ad i suoi trascorsi nei Theatre of Tragedy. “Libertine” propone un suo approccio diverso alla musica, infilando una sfilza di pezzi dalla dimensione rock, ma dalle tinte morbide e delicate. Si, se vogliamo anche sul pop. C’è l’intro e arriva “Solve Me” a stuzzicare la più sincera curiosità dell’ascoltatore, grazie appunto ad un rock/pop scorrevole e accattivante.
(Candlelight) Birgir Thorgeirsson, fondatore e attuale membro dei Potentiam, nel 2001 chiamò il collega Kristján B. Heiðarsson, batterista dei Potentiam, per incidere l’EP “Burned and Battered” con il nome di Pornea. Era il 2001 è quella sortita rappresentava il nucleo primario e la genesi dei Kontinuum. La release era un insieme di experimental metal, doom, punk e dark atmospheric metal. Gli islandesi si sono definiti formalmente nel 2010
(AFM) Accidenti a tutte quelle etichette che vogliono recensioni di DVD, ma fornendo solo l’audio. Questo è accaduto per i Korn e l’atteso e annunciato DVD live, realizzato durante una data californiana del “The Path of Totality Tour”, reperibile nei formati CD & Bue Ray, DVD e CD. “Live at the Hollywood Palladium” è una pubblicazione che celebra 35 milioni di dischi venduti da una band che ha dato vita al Nu Metal e che, a mio giudizio, ha anche contribuito a rovinare (e non cambiare) il metal.
(Metal Blade/Audioglobe) Di una reunion dei Mythotyn ancora non si parla, e quindi dobbiamo ‘accontentarci’ del secondo disco dei King of Asgard, che a parere di chi scrive si candida ad essere fra le cinque migliori uscite dell’intero 2012. Karsten Larrson e Karl Beckmann non hanno certo dimenticato le proprie origini e “…to North” finisce quindi per rappresentare la quintessenza di un certo modo di intendere la musica, la mitologia e la società norrena che, in un contesto di grande standardizzazione, ha ben pochi equivalenti sul mercato.
(Peaceville) Nuovo capitolo che esplora ancora i territori di ‘Night Is the New Day’ e prosegue nell’ambiziosa esperienza avanguardistica, decrescente forse in termini di sorpresa ma non per qualità, suggestione sonora e nobiltà d’intenti. Suoni malinconici per un risultato che sarà anche poco metal, secondo alcuni, ma che scalpita sotto la superficie e vive di frammenti, colori e risvolti inaspettati, evoluzioni che partono dal passato ma che in quest’album si muovono ancora più libere.
(Pure Steel/Audioglobe) Composti per tre quarti da ex membri dei Lizzy Borden, i Knight Fury hanno pubblicato su cd il proprio esordio l’anno passato; la Pure Steel ha quindi acquisito i diritti per una riedizione su vinile limitata a 525 copie. Ci troviamo di fronte a un bel disco fra rock ed heavy che ha qualcosa in comune con il sound della band madre, ma pesca naturalmente a piene mani dal mare degli anni ’80. Melodica e invitante l’opener “Nothing left”, gran lavoro chitarristico in “Attack”; epico e indovinato il ritornello di “Battle for the Castle”
(Autoproduzione) Sporco. Sound estremamente sporco. Semplice, alle radici. Batteria, basso, una chitarra ed una voce aggressiva, estremamente potente e grezza. Testi ironici, gridati e sputati dentro il microfono. Sono un quartetto di punk/sludge/rock, vengono dalla Croazia, e riversano una grande di dose di furia incontrollata dentro questo loro album di debutto. Ci sono badilate di riffs possenti e grezzi.
(Nuclear Blast-Audioglobe) Dopo il floscio “Uckon Wacka”, difficilmente avrei creduto che i Korpiklaani potessero ancora produrre qualcosa di degno: beh, mi sbagliavo. “Manala”, ottavo album in dieci anni (!), riscatta finalmente le ultime prove fotocopia con interessanti innovazioni e un songwriting più dinamico: il disco è naturalmente cantato (quasi) tutto in finlandese ma la limited edition presenta anche le corrispondenti versioni inglesi.
(Autoproduzione) Krieg è una band dal sound roccioso definito attraverso più livelli espressivi, come il thrash metal, il melodic death metal e il crossover. Fondere alcuni aspetti musicali, fondere il genoma di alcuni riffs e produrre un sound che possa essere d’impatto, non solo perché intriso di groove, ma anche grazie distorsioni nitide e corpulente, sostenute dalla buona batteria di Walter Valli.
(Napalm Records) I Kontrust si sono guadagnati diverse menzioni e note di merito negli ultimi tempi, ma questo “Second Hand Wonderland” fornirà loro riconoscimenti superiori. La band austriaca mette nel metal il rap, il funky, l’hip hop, l’elettronica, la disco, il pop e altro ancora, ne viene fuori un lavoro estremamente fruibile, un crossover unico