STONEGRIFF – “Prologus Magicus”
(Metal on Metal Records) Roba pesante. Roba vintage. Doom schietto, massiccio, costellato da riff lenti, monumentali, di ispirazione Black Sabbath, come è giusto e doveroso che sia. Tuonano dalla fredda Svezia, ma il loro sound risulta caldo, pieno, poderoso… nonostante siano sempre in grado di costruire quelle atmosfere pesanti, fredde, oppressive, quelle atmosfere che non dimenticano mai (altro…)
(Mausoleum Records) Era da tempo che gli Shatter Messiah di Curran Murphy (ex-Annihilator e Nevermore) non si facevano vedere in giro: da qualche parte ho ancora il loro debut, “Never to play to servant” (2006), ma i nostri avevano dato alle stampe anche un altro disco, “God burns like Flesh”, nel 2007. Eccoli ora con una line up profondamente rinnovata e un nuovo disco che… beh, non mi
(Dark Essence Records) Album assurdo a cura dell’altrettanto assurdo Niklas Kvarforth. Un genio malato, deviato, che vive ai confini con i territori della pazzia, dentro i confini della nazione della genialità. Sei canzoni, non inedite, anzi pescate in giro per la discografia della band. Un tributo di malvagità concentrato. Il solito cofanetto “best of”? No, non da Niklas. I pezzi sono stati tutti registrati
(Kolony Records) Le etichette metal italiane si sviluppano magnificamente e l’esempio nuovo è quello della (sempre ottima) Kolony Records che mette sotto contratto questa band americana, Secret Of The Sky, dalle sfumature sonore che si muovono tra black metal, doom e più in generale un progressive che cuce insieme queste essenze. Un sound ombroso, ma non cupo, vivace
(Pure Steel/Audioglobe) I nostri lettori conoscono già gli Skinflint, del Botswana, perché “Dipoko” è uscito soltanto qualche mese fa per la Pure Steel (ne parlo
(Nuclear Blast) Passo dopo passo e album dopo album i Soulfly hanno tentato di cresce, mettendo nella musica qualcosa in più o di diverso e sembrare così una band che avesse sempre concretamente qualcosa da dire. Max Cavalera e soci non sempre hanno messo d’accordo critica e fans e infatti la discografia dei Soulfly ha di sovente ricevuto giudizi alterni. Personalmente i Soulfly
(Autoproduzione) Al secondo disco in studio, i friuliani ScareCrown dimostrano una certa maturità artistica e una buona capacità di songwriting: elementi che fanno di questo “No Time to retreat” un ascolto godibile e scorrevole. La band è capitanata dalla front-lady Antonella, dotata di una voce davvero ricca di fascino. “Welcome to Dragon” ha un groove invidiabile, suoni pieni e moderni
(Plindo eLabel) L’anima artistica degli Swell99 ha due colori base, quello del grunge e quello del rock. I musicisti di Macerata posseggono anche tonalità intermedie, sfumature, come quelle del post-grunge, hard rock, rock classico, ma alla fine restano sempre in quei due generi nel costruire il proprio sound. Secondo album, lustrato a fondo dalla produzione, ma i suoni sono comunque vibranti, feroci, tosti. Questo è rock e dunque le chitarre prendono la parola e si liberano tra riff ritmici e ricami, oltre ai tanti assoli.
(Underground Symphony/Audioglobe) Gli Shadows of Steel furono fra gli animatori della prima, ‘vera’ ondata di power in Italia, e la loro attività discografica si situa appunto all’interno del quinquennio d’oro 1997-2002, che vide le opere prime o l’affermazione di Labyrinth, Rhapsody, Vision Divine, Domine, Heimdall e tanti altri. Dopo più o meno un decennio di silenzio (!), eccoli finalmente tornare in pista: in questo momento di grande revival, potevano mancare proprio loro, che con il debut autotitolato
(Pure Underground/Audioglobe) Ci sono band così fedeli al verbo degli eighties da mettere quasi tenerezza: i tedeschi Stainless Steel, naturalmente attivi nella seconda metà degli ’80 e oggi riformati, appartengono sicuramente a questa categoria. Ma “Metal Machine”, per quanto neanche una nota sia originale, sa quasi sempre divertire e coinvolgere il defender of the faith. Il discorso è sempre quello: se ci sono l’attitudine, il mood e la capacità di songwriting, ripetere i soliti schemi non è mai un problema!
(Pesanta Urfolk) L’heavy metal è una scena vasta. Forse il genere che attinge in maniera più trasversale da innumervoli generi, creando idee nuove, concetti nuovi, stili nuovi. E ci sono labels come la Pesanta Urfolk che pubblicano una vasta gamma di sonorità, spesso legate al metal, ma altrettanto spesso lontane, divergenti, ma tuttavia altamente apprezzabili dall’ascoltatore metal medio, capace con intelligenza e gusto di estendere i suoi interessi verso orizzonti lontani, vasti, diversi. Un esempio di questa divagazione
(Bakerteam/Audioglobe) I simpatici triestini Sinheresy debuttano su Bakerteam Records con questo interessante “Paint the World”, un concentrato di symphonic power metal tendente al gotico e stracolmo di energia. “Last Fall” è quanto di più boombastico ci si possa immaginare senza cadere nel pacchiano: non c’è la teatralità dei Nightwish o degli Epica (anche il break è misurato), ma piuttosto la solidità power degli Edenbridge, o forse ancora di più dei Visions of Atlantis. La cosa stupisce in modo particolare
(Autoproduzione) Con un po’ di timore sacrale faccio girare fra i lettori italiani il nome degli Steik, band melodic rock/metal russa della quale non so niente: né la zona di provenienza precisa, né i nomi dei componenti, né quelli dei brani, dato che sono scritti in cirillico e il package promozionale è abbastanza povero di informazioni (direi anzi che non dice assolutamente niente). E faccio tutto questo perché le tre canzoni di questo ep di debutto, in fin dei conti, mi sono piaciute: i pezzi hanno in generale
(Autoproduzione) Forse il titolo dell’album è un implicito riferimento alla storia stessa della band, ovvero a quel lasso di tempo intercorso dalla nascita della stessa all’evoluzione finale avutanegli anni. I Soundrise sono passati attraverso diversi cambi di formazione, nei quali solo il cantante Walter Bosello e il chitarrista Dario Calandra sono presenti dagli esordi. I triestini Soundrise hanno scritto dei pezzi tra il 2004 e il 2010 e li hanno inseriti in questo esordio, per dimostrare la loro capacità compositiva
(Indie Recordings) Il binomio Sarke-Nocturno Culto si rinnova, si rinforza ed ecco il terzo e nuovo album “Aruagint”. I due musicisti dopo due album con una patina nera più espressiva ed accentuata scelgono ora un black ‘n roll più essenziale, asciutto. Sottraggono qualcosa a se stessi Nocturno Culto (ricordo, ai pochi, che è la voce e chitarra dei Darkthrone) e Sarke (ovvero il batterista dei Khold, inventore di questo progetto, come il monicker lascia suggerire), si abbandonano a linee del riffing semplici, immediate
(Street Symphonies) Potenza, tanta potenza! L’hard rock di questo act di Alessandria è veramente un pugno in faccia! Votato e devoto alla spensieratezza degli anni ’80, il loro sound si traduce in una assalto frontale senza riguardo, senza rispetto, senza ritegno. Solo cinque tracce (poco più di venti minuti) ma assolutamente valide, ben registrate e con un sound esplosivo. “Free Bones” è grintosa, aggressiva e dimostra subito le capacità della band e del cantante, con quella voce sporca, diretta, ma anche capace di gridare
(Blast Head Records) Nome italiano ma la band è scozzese e si dimostra volenterosa, sotto diversi aspetti: infatti in pochi anni ha tentato di affinare il proprio sound attraverso diversi demo e un’attività live di tutto rispetto, suonando al fianco di Cryptopsy, Misery Index, Aborted, Beneath The Massacre, Malevolant Creation, Fleshgod Apocalypse, Condemned e sono stati in tour con i Cerebral Bore nel 2011, oltre ad un paio di tour in terra blucrociata. Saranno anche in di spalla ai Fleshgod Apocalypse in UK.
(Iron Bonehead) Altra “bestemmia” della Iron Bonhead, un tape dei Sacrocurse, un insieme musicale capitanato dal messicano Zolrak Montes, a qualcuno sarà noto per la sua militanza in Nodens, Unholier, Morbosidad e Obeisance, e affiancato dal turco Godslaying Hellblast. Il sound un death metal prima maniera con innesti alla Venom e crust, una miscela dunque variopinta ma essenzialmente ben congeniata nelle sue parti che si barcamenano tra blast beat dai toni infernali, riff che sanno di crust-grind e una selvaggia
(Black Widow Records) Sloe Gin, ovvero Enio Nicolini (bassista dei The Black e in passato coofondatore degli UT, Unreal Terror ecc.) insieme a Eugenio Mucci (un ex Requiem, Akron) messo alla voce e il batterista Giuseppe Miccoli (ex Requiem anche lui), dipingono un progetto basato sul ritmo e dunque con basso e batteria a primeggiare e dare il tempo ma anche le melodie alle strutture dell’album. La voce e la cura testuale di Nicolini cingono il tutto, per un risultato coinvolgente e dalla musicalità a tratti cupa
(Massacre) Due anni dopo “Träume einer Nacht”, e poco tempo dopo l’EP “Schwarze Sonne”, il superfluo (forse si, leggere la recensione https://www.metalhead.it/?p=20970) ecco il nuovo album della plasticosa band symhonic-gothic metal band teutono dell’Angelo Nero. Schwarzer Engel, solida realtà tedesca e appunto confinata alle glorie interne alla nazione, o dei paesi con quella lingua, vistoc he cantano in tedesco. “Plasticosa” perchè il sound pieno, corposo, perfetto e dunque artefatto è al massimo livello.
(W.T.C. Productions) Probabilmente i Sargeist hanno un loro seguito e questa raccolta va dunque a colmare le eventuali mancanze nella discografia dei fans. Allo stesso tempo potrebbe essere un piccolo manifesto di quello che
(Comatose Music) Avete presente quel death metal massacrante ma sottilmente cervellotico, appena un po’ complesso, vagamente prog? Voglio dire che se ascoltate Gorguts, Cryptopsy, magari i Decapitated e cose del genere allora i Serocs sono quanto di più vicino ai vostri gusti. Messicani e già al secondo album e due EP in pochi anni, un’attitudine mostruosamente aggressiva, strutturata, potente. Un sound non nuovo ma ben fatto attraverso labirinti di riff e ritmiche frenetiche come se fossero un duello tra
(TrollZorn) Meraviglioso! Semplicemente meraviglioso! Ammetto di non aver mai seguito gli italiani Stormlord che con questo “Hesperia” giungono al quinto full length. Tuttavia non mi serve a nulla scavare nel loro passato per capire l’evoluzione della band: “Hesperia” è un album stupendo, che è riuscito a rapirmi fin dai primissimi ascolti! Erano anni che non sentivo materiale come questo, materiale che mi si mostra come una rivelazione assoluta. La profonda radice black metal arricchita da imponenti
(Svart Records) I finlandesi Speedtrap passano dalla High Roller alla Svart Records e registrano, finalmente, il loro disco di debutto, che succede a vari prodotti underground fra cui uno split con i Death with a Dagger. L’album è brevissimo (non arriva alla mezzora), ma questo costituisce forse il suo maggior punto di forza: gli otto brani in scaletta offrono uno speed/thrash anni ’80 torrenziale e inarrestabile, senza un attimo di pausa nel senso letterale del termine. Un disco da bere tutto d’un fiato
(AFM) Mat Sinner non ha bisogno di presentazioni. Il bassista dei Primal Fear vanta un’ampia carriera, sia da solista che con la band che porta il suo nome, i Sinner appunto, la quale ha già pubblicato oltre quindici full length. “Touch Of Sin 2” non è veramente un nuovo disco: ci sono solo tre canzoni inedite, mentre le restanti undici sono nuove registrazioni di canzoni vecchie, una sorta di best of rivisto, corretto e potenziato, dove
(Logic(Il)Logic Records) La storia, la solita, è ormai nota. Chi può mai dire di non conoscerla? Loro sono tutti morti, risorti, forse morti di nuovo, mai nati, mai morti, mai vissuti, mai sepolti. E’ tutto un po’ oscuro, torbido, come un cimitero a mezzanotte. Di loro si sa solo che sono zombie tenuti assieme come meglio possibile. Di loro si sa solo che sono belli, bellissimi! Così belli che la morte che li aveva rapiti vuole trasformarsi
(Autoproduzione) Scatenati, pazzoidi, fuori controllo. Sono Italiani ma hanno un sound senza confini, che trova radici nel glam per evolversi in uno sleaze influenzato dal punk. Nove pezzi diretti, potenti, irresistibili che fanno muovere, scuotere, saltare. Tre tizi perfetti per far casino, per incendiare un palco, per demolire un locale: chitarre fracassate al suolo, gente che nuota su altra gente, sudore, grida, follia, spensieratezza.
(R.I.P. Records) Doom classico, quello melodico, quello potente, quello decisamente heavy metal. Musica ormai senza tempo, ma anche troppo abusata, troppo sentita. Gli americani Stone Magnum non inventano nulla di nuovo, ma quello che fanno lo sanno fare molto bene. La loro musica è piacevole, ben suonata, condita da una voce ideale per questo genere, che non può non ricordare Messiah Marcolin.
(High Roller Records) Provengono da Rovereto i Sign of the Jackal, band all’esordio sulla lunga distanza, che ha attirato nientemeno l’interesse della High Roller Records. “Mark of the Beast”, questo il titolo del loro primo disco, scorre via che è un piacere nella sua scientifica fedeltà al verbo degli eighties. I brani sono immersi in una atmosfera fumosa e oscura, fra citazioni da b-movie horror degli anni ’70
(Pesanta Urfolk) Anche se il beneamato direttore si lamenta (e ne ha ben ragione!), quando arriva in redazione un disco folk, anche di folk puro come questo dei Sangre de Muerdago, che non ha assolutamente NIENTE di metal, chiedo sempre di poterlo recensire. Fra i miei interessi ci sono anche Mittelalter Rock, musica medievale, lamenti celtici e similari, e quindi chiedendo la recensione spero sempre in una gradevole ‘pausa’ dal metallo duro e puro, in un album che sia la mia rilassante colonna sonora
(EwigesEis) Crudo e distruttivo pagan black metal per Skoll, progetto alternativo ai The True Endless di M., cantante e chitarrista. La fredda notte ancestrale di questo album vede anche la presenza di Mayhem, alla batteria, un ex The True Endless, Lunaris alla tastiera, un ex Opera IX, il violino di Laura, di Furor Gallico, e il basso di Marcello. Il sound che si sprigiona da “Grisera” è come il cammino di avventurieri in una landa immensa e remota, alla ricerca di una discendenza o radici barbariche.
(Napalm/Audioglobe) Pochi giorni fa abbiamo presentato il singolo (
(This Is Core Music) Giovani, carini e punkettoni. Prendono il nome da un grande del fumetto giapponese (Monkey Punch, pseudonimo del creatore di Lupin III) e suonano come se venissero dalla California di fine anni ’90, ma sono un gruppo italiano. Di Parma, per la precisione. Dopo anni di gavetta pubblicano questo loro primo EP di sette pezzi per una delle tante etichette indipendenti della nostra Penisola,
(Pure Steel/Audioglobe) Quante volte ho già detto che in ambito metal le avevo viste tutte? Devo ricredermi ancora una volta! Gli Skinflint sono un trio classic heavy del Botswana (Africa meridionale, fra Namibia e Sudafrica), composto peraltro da un bassista e da un fratello e una sorella con nome italiano, Giuseppe
(SG Records) Agile e per nulla cervellotico progresive metal per i Silver Lake, una band italiana che consolida le proprie capacità attraverso questo secondo album che annuncia melodie fresche e accattivanti. Un equilibrio di stile interessante, però qualche canzone poteva essere basata su un minutaggio