THE HALLOWEEN PROJECT – “Master Of It All” (#memorabilia)

(THP Music DA) Mi arriva tra le mani solo ora questo intenso album uscito ormai due anni fa. I The Halloween Project, al debutto con questa release, sono una heavy metal band proveniente da qualche sperduto paesetto rurale in Norvegia, un gruppo in qualche modo attiva fin dagli anni ’80 e capace di pubblicare il primo lavoro solo in questi tempi, dopo ben 35 anni di vita! (altro…)
(Fighter Records) Latori di un heavy metal rock che sa di Spagna lontano un miglio, gli Slowburn confezionano un debut onesto, che non vuole cambiare il mondo: brani diretti sempre
(Autoproduzione) Gli Ilium sono (o forse erano) una delle band più strane del panorama power. Ricordo ancora la doppietta dei loro primi due dischi, “Sirens of the Styx” (da quel che leggo, risuonato e ripubblicato nel 2017) e “Permian Dusk”, condizionati entrambi (nel bene e nel male) da un sound power/prog originale, a volte quasi grottesco, e da due booklet sottilmente inquietanti.
(Napalm Records) Mi ero davvero esaltato con
(Fighter Records) Spagnoli (e si sente lontano un miglio), all’esordio dopo un EP del 2018, i War Dogs fanno il loro onesto lavoro con un buon disco di heavy/speed/power alla vecchia maniera. Subito la titletrack, muscolare ma allo stesso tempo melodica, con un tocco di Tierra Santa e un altro di Maiden, senza dimenticare sullo sfondo l’us power.
(Sliptrick Records) A un anno da “Obscure Diversity” (
(Pure Steel Records) Svedesi, ma con un sound decisamente di altre latitudini, gli Stormburner debuttano con Pure Steel, e la copertina di Ken Kelly mi sembra non lasci molti dubbi sul genere suonato… Vediamo allora la titletrack, forte di dieci brani heavy/power ben congegnati. Sguaiata e impattante
(MASD Records) Il secondo disco dei piemontesi Wolfsinger si mantiene bene nell’ambito dell’heavy metal ortodosso, con qualche contaminazione magari, ma sempre dai generi ‘classici’. Incalzante la opener “Buried alive”, che ricorda un po’ i vecchi White Skull, ma evidenzia
(Pure Steel Records) Con una line-up notevolmente rinnovata rispetto all’ultimo disco
(Autoproduzione) La
(Autoproduzione) Con la presentazione onestamente più disonesta che abbia mai letto (‘When Iron Maiden meets Eluveitie’… qui però non c’è neanche l’ombra di un suono NWOBHM), gli svizzeri Infinitas lanciano sul mercato il loro secondo album;
(Sliptrick Records) Pur senza cambiare le sorti del mondo, il secondo album dei greci Rhodium si inserisce bene nel filone del power ellenico: i nostri inclinano talora verso il thrash e (più raramente) verso il prog, per cui il loro sound può ricordare da una parte gli InnerWish, e dall’altra formazioni come i Valor – e a tratti anche i primi Firewind.
(WormHoleDeath) Spagnoli e al quinto album, i Solarys propongono un power/prog che ha sia passaggi energici, sia alcuni momenti raffinati; per quello che posso vedere, per la prima volta gli iberici si affidano all’inglese per i testi, presumo per dare un afflato più internazionale alla propria proposta.
(Earth and Sky Productions) Registrato addirittura nel 2009, ma pubblicato soltanto dieci anni dopo (a parte alcuni brani resi disponibili su vari EP in questo lasso di tempo), il quarto full-length dei rumeni GOD è pagan metal nella sua accezione originaria:
(Rafchild Records) A quasi tre anni dall’ottimo
(Beyond the Storm Productions) Ricordo gli slovacchi Signum Regis per il loro piacevole debut, del 2008, e per il più recente
(Revalve Records) Interessante progetto dalla Sicilia: i Mind’s Cove si dedicano a un heavy metal ancorato nell’era classica, ma ben aperto alle evoluzioni (se pure l’heavy metal ne ha avute…) degli ultimi quindici anni. “Drift” è il debut della band e si compone di otto brani.
(Pride & Joy Music) In redazione non arriva spesso un disco metal dal Paraguay! Ce lo invia il tastierista Adrian Benegas, che per il suo debut solista ha chiamato a supportarlo diversi artisti noti della scena europea, e si lancia in un concept dalle valenze quasi filosofiche, narrando la storia di un’anima in pena che si redime e raggiunge il Paradiso.
(Pure Steel Records) Dopo un debut (
(Cruz del Sur Records) Netto ed apprezzabile miglioramento dei nordirlandesi Terminus, in realtà progetto del polistrumentista David Gillespie, affiancato al microfono soltanto dall’amico James Beattie: se “The Reaper’s Spiral” (
(High Roller Records) Di solito mi capita di ascoltare band che sono britanniche, ma suonano americane; di rado avviene il contrario… i Legendry, di Pittsburgh, Pennsylvania, sono la felice eccezione. Questo trio riesce a dare una sua ottima interpretazione dell’epic
(Pure Steel Records) Con le foto promozionali che mostrano chiaramente i segni del tempo, gli inglesi Millennium pubblicano il loro terzo album in quasi 40 anni di storia: i nostri ebbero una certa notorietà con il debut autotitolato del 1984, ma non
(Underground Symphony) A due anni e qualcosa da
(Shadow Kingdom Records) Mentre il
(Pure Steel Records) Su Facebook definiscono il loro genere ‘idealistic heavy metal’, e non c’è dubbio che i classic metallers Ritual Steel credano in quello che fanno… il trio (due tedeschi e il cantante degli Exiled John Cason, californiano) ci
(Steamhammer/SPV) Gli (auto)paragoni con i Judas Priest di “Firepower” sono forse esagerati, ma i Turbokill sono certamente una buona band: i tedeschi giungono al debut dopo l’EP del 2018, e propongono in “Vice World” dodici brani che loro definiscono