BITTER RESOLVE – “The Early Interstelar Medium”
(Autoproduzione) I Bitter Resolve provengono dal North Carolina e questo secondo album se lo sono autoprodotto, dopo che il precedente aveva comunque una label alle spalle. Il trio psych-doom/stoner si presenta attraverso sei brani e dividendoli tra alcuni da oltre 6′ e altri di oltre 3 o 4′. L’iniziale “The Flood” entra lentamente, un riff portante semplice e le radici acide appena udibili nel sound. La breve, solo 3′, “C85 Omicron Velorum Cluster” possiede un ché di hard rock, ma il brano è comunque sommesso, (altro…)
(Neuropa) Questi sono i musicisti che si celano dietro al monicker qui in esame: Kim Sølve (K100), Anders B. (Mind & Flesh), Bjeima (Yurei, Alfa Obscura, Virus), Petter Berntsen aka Plenum (Swarms) e Alan Belardinelli (Solo trumpet, Bellevue School District All-City Junior High Jazz Band). L’album dal titolo e copertina singolare, ma anche inquietante, è un insieme di avant-garde industrial. Qualcosa fuori dagli schemi e di anomalo, come le due etichette appena utilizzate insieme,
(Eastworld) Dahvie Vanity e Jayy Von Monroe in America stanno sbancando, grazie a questo sound fatto di nu metal, gothic, electro-pop e quindi anche di Skinny Puppy, Marilyn Manson, NIN e cose del genere. “The Anthem of the Outcast” è stato pubblicizzato come un EP legato al quinto album “Evolution”, infatti è parte di “Evolution – The Revolution Pack”. Una release con stile tradizionale, i Blood On The Dancefloor che ti aspetteresti, ma soprattutto che ci si aspetta da una band da classifica.
(Deathbound Records) Sono bravi questi musicisti danesi. Hanno tecnica, modellano canzoni con ritmiche, solo, melodie. Death metal melodico (ma possiede risvolti anche più duri) e tecnico, ovviamente di matrice scandinava. Anche la produzione è qualcosa di valore, in quanto mi sembra sia stata attenta a bilanciare bene gli strumenti. Perfetti, dunque? Diciamo di si. Incerta è la resa dei pezzi nell’appeal. Portandomi ad un livello personale, ho notato che le canzoni ben eseguite
I ciprioti Blynd dal 2003 ad oggi hanno totalizzato un paio di EP e un album, nel 2010 e intitolato “The Enemy”. Rconosco da subito che non ho mai ascoltato altro al di fuori di questo nuovo full length, ma l’impressione che ne ho potuto ricavare da “Punishment Unfolds” è assolutamente positiva. I Blynd sono autori di un melodic death metal controbilanciato da un thrash metal di tipo moderno, il tutto però non è esente né da risvolti potenti e muscolari (su tutte “Infinity Race”) o da trionfanti melodie,
(Esoteric Antenna) Avrei dato l’anima per avere una richiesta di recensione da parte di una band come gli Hawkwind o più realisticamente dal loro management. Quando la cosa è accaduta (e ben prima della data di uscita, il 26 novembre) e addirittura per una release con la presenza di metà degli Hawkwind, cioè la Hawkwind Light Orchestra, e del nuovo lavoro solista di quella leggenda umana che è Dave Brock, beh a quel punto potevo anche morire.
(code666) Uno dei problemi, e limiti, della musica di oggi è il fatto di non sapersi rinnovare se non solo attraverso una sovrapposizione di modelli già noti. Nel metal c’è, ad esempio, un recupero del thrash metal, innestandolo in percorsi death metal o addirittura nel black. L’arrivo di un album come “Revolution Is Dead!” è un qualcosa di salutare.
(AFM/Audioglobe) Davvero strana, la parabola dei Bloodbound: partiti, con l’ottimo esordio “Nosferatu”, da una letale miscela di power e NWOBHM, sono passati poi al power puro, sfornando quindi un brutto album power/thrash (“Tabula Rasa”) e assestandosi infine su coordinate power/hard rock.
(Abyss Records) Odio le intro negli album metal, sopratutto se superano i 40″ e i Bane ne fanno una marziale da 2’58”. Vorrei chiedere a questi black deather serbi che diavolo gli cambia avere una intro così lunga e che non ha nulla a che fare con il resto della musica. Mi si perdoni lo sfogo, lo so che è pratica adoperata da molti (i Cradle of Filth ad esempio) ma proprio ieri si parlava di questo in redazione.
(Soulseller Records) Il mese di novembre ha portato diverse uscite nello spirito grigio di questo momento dell’anno. Il 23 è stata la volta dei Bloody Hammers, una formazione esordiente del North Carolina, la quale si è esibita in questo lavoro omonimo dalle fattezze occult hard rock. Sono dieci nenie andanti, a tratti malinconiche e caricate da qualche riff più robusto ora sabbathiano (sfacciata in questo “Black Magic”)
(Autoproduzione) Questo EP è uscito all’inizio del 2012, ma in redazione è arrivato solo in questi giorni. I deather bresciani hanno compiuto un altro passo dopo un primo demo, approdando appunto a questa release di quattro pezzi. “Sick Human Essence” è death metal feroce, vecchio stile e con alcune trame delle chitarre in versione thrash metal.
(Hungry Ghosts Productions/Finisterian Dead End Records) Bravi Bagheera, davvero bravi! Voto alto e giudizio positivo perché il vostro connubio di thrash metal, hardcore, alternative e groove metal, grunge e tutto il resto è davvero coinvolgente. Vi mancano pezzi memorabili, quelli che ascolti e impari subito, ma se mettete insieme tutta quella roba lì non si potrà certo chiedervi di essere immediati come i Beatles.
(High Roller Records) Bulldozer e Schizo sono due band italiane ben conosciute all’estero e lo sa anche la tedesca High Roller che deve aver pensato a loro quando ha incrociato i siciliani Bunker 66. Perfino Fenriz (Darkthrone) ne ha elogiato le qualità nel suo “Band of the Week” per un loro EP. “Infernö Interceptörs” è il primo full length il quale mette in risalto un thrash ‘n roll crudo e selvaggio.
(Perris Records/Eagle Booking) Gli anni 80 continuano a tornare. E’ impressionante il numero di acts odierni che ricalcano un genere dato per defunto con l’arrivo del grunge. Ma volete la verità? E’ forse grunge ad essere cadavere, sepolto sotto metri di terra e di ripetitività, mentre il mitico hard rock sembra eterno. Immortale. Ed ecco i Beverly Killz. Vengono dall’Italia, ma potrebbero essere stati una delle hair metal band
(Listenable Records) Siamo negli anni 70. Ogni band è praticamente un’ottima band. C’è spazio per tutti. Si fanno i singoli, che finiscono nei 45 giri. Poi anche degli album, che finiscono sui 33. Copertine stupende, fantasiose, ricche di colori. Arte che avvolge arte. Il rock dilaga, l’hard rock è agli albori. Il progressive è realtà. Non c’è composizione di chitarra-basso-batteria che non si avvalga dell’affiancamento di una valida tastiera.
(Autoproduzione) Sono fermamente convinto che il black metal e i suoi figli maggiori,cioè i suoi massimi esponenti, abbiano detto le cose importanti che c’erano da dire. Qualcuno ritiene anche che quelle cose siano state dette entro il finire del ‘900 e che il nuovo millennio abbia dato poco al genere. Questo è il motivo per il quale ritengo che lavori interessanti negli ultimi anni, molto spesso siano arrivate da band minori, underground,
(Napalm Records) Beh, qualcosa al metalcore serviva altrimenti si rischia proprio di perderlo. Io ovviamente andrò volentieri al suo funerale! Tocca comunque a me scrivere di metalcore in questo spazio web e per via di equilibri redazionali e, spero, anche per onestà di vedute. Il metalcore nella sua forma più rude e decisamente metal è interessante anche per via dei richiami all’hardcore. Tuttavia sono in molti a reputare l’uso continuo dei brakdown e di quelle chitarre come un trattore che è in salita una vera noia.
(Autoproduzione) Li adoro. Questi tre scatenano elettricità pura, e gridano nel microfono cose come “Tutto quello del quale ho bisogno è la mia rock ‘n’ roll band”, oppure “Hey, prenditi quello che vuoi, quello che ti serve”. Si, non c’è alternativa, nessun dubbio, loro fanno solo del dannatissimo rock ‘n’ roll, dell’hard rock fortemente boogie e fottutamente hard blues.
(Misantrof ANTIRecords) Malinconia e decadenza. L’inizio di un’ascesa che viene prematuramente fermata, abbattuta, estinta. La tristezza e le sensazioni trasmesse da una terra, la Norvegia, coperta da un cielo plumbeo, assordata dal lacerante silenzio di foreste infinite. I Beyond The Morninglight debuttano con il primo vero album (il precedente era una raccolta di demo) nel quale hanno riversato maturità artistica,
(Debemur Morti Productions) Non è una cosa semplice realizzare un concept, figuriamoci una trilogia basata su concetti filosofici, teologici ed ermeneutici. I Blut Aus Nord hanno preso a cuore e con serietà la cosa e ci sono andati fino in fondo. Esce il terzo atto di quest’opera intitolata “777”, iniziata nel 2011 con “Sect(s)”, proseguita poi lo stesso anno con “The Desantification” ed ora si scrive fine con “Cosmosophy”. Al di là di ogni valutazione “777” lasciava presagire che i tre momenti della trilogia
(Nuclear Blast Records) E’ sempre difficile recensire gruppi come i Bullet, che sono palesemente ispirati alla scuola degli AC/DC. Esiste un eterno dilemma: penalizzare la percepibile mancanza di originalità, o premiare la voglia di suonare del buon rock ‘n’ roll, scatenando il pubblico, divertendo ed eventualmente anche dimostrando una certa capacità tecnica? E’ un giudizio che io non posso dare. Tuttavia questo quarto full length, il primo con la Nuclear Blast
(Autoproduzione) Lo stile musicale dei Beyond The Gates tende ad avere più aspetti, ad essere multiforme, lo si era notato già nel precedente album autoprodotto “The Inhumanity of Human Mind”. Questo nuovo lavoro viene presentato dalla band come un concept. Quasi che i ragazzi di Padova abbiano sentito il bisogno di dare ancora più spazio alla loro voglia di espandersi in più direzioni, appunto sfruttando il mezzo del concept. “Zodiac” è strutturato sui segni zodiacali e sulla storia d’amore tra Bellezza e Tenebre.
(Autoproduzione) Registrato in casa, con uno scheda audio di 100 euro, e qualche microfono, i Beyond The Gates presentano dunque undici pezzi dalle sonorità caotiche. La resa audio lascia purtroppo a desiderare, ma andiamo oltre e concentriamoci strettamente sulla musica. I Beyond The Gates, band italiana, suonano un death metal, in parte melodico, che spesso è scosso da innesti metalcore o thrashcore. Vuoi per la qualità audio o per una identità ancora in incubazione, i Beyond The Gates dimostrano una certa approssimazione e confusione compositiva.
(Pulverised Records) Devo essere sincero, adoro la Pulverised Records. Perchè il suo discorso di dare alle stampe album di death metal old school, non è eccentrico, nostalgico, ma solo una fede incrollabile verso un sound che ha caratterizzato il metal. I Bombs Of Hades sono svedesi, hanno uno stile che attinge dalla tradizione death metal del proprio paese. La band nasce grazie a memebri di The Crown, God Macabre, Abhoth, Utumno e l’album è stato registrato al Welfare Sounds Studio (RAM, Bombus e altri).
(Autoproduzione) I giovanissimi greci BanDemonic danno alle stampre il loro primo ep di classico heavy metal ottantiano appena venato di thrash; il disco si compone di sei brani medio-lunghi composti forse con poca esperienza ma non per questo malriusciti. “The Seeker” è la classica cavalcata: probabilmente dei cori più incisivi avrebbero giovato alla strofa.
(High Roller Records) Energia che si scatena dalla fredda Svezia. La nuova terra delle opportunità, dove moltissime bands sembrano trovare uno sbocco, per farsi conoscere, per farsi sentire. I Bad Poetry Band sono tra queste, suonano un rock di tipo
(Autoproduzione) Sono di recente formazione i Bloodtruth e questo promo presenta solo due brani assolutamente ben composti, eseguiti e registrati. Insomma, un biglietto da visita che si fisserà nella mente di tutti gli appassionati del brutal-gore death metal. Il sound è un massacro violento e frammisto di variazioni e digressioni che mettono in evidenza un discreto lato tecnico dei perugini. Il drumming è una tempesta indiavolata, mai paga di ritmi, rullate ed evoluzioni.
(Iron Bonehead) Uno spirito black/thrash metal si eleva dalle viscere del suolo boliviano e si manifesta in questa terza opera dei Bestial Holocaust. La voce di Sonia Sepulcral si percepisce assassina e maledetta, attraverso le note di metallo laccate di nero. L’iniziale “Dios Despiadado” è un atto di devastazione pura, nel segno di Slayer, Kreator e di un conseguente black metal amorfo e ruvido. I toni sono praticamente gli stessi anche per le canzoni successive, manifestazioni di pura malvagità e di nera e tenebrosa potenza.
(Lion/Audioglobe) Non sono molte le band canadesi che si dedicano al power metal: i Borealis sono una delle più giovani e almeno oltreoceano più di successo (recente è la loro partecipazione al tour statunitense dei Saxon). “Fall from Grace” è il secondo album e ad essere onesti offre non poco il fianco ai soliti detrattori. “Finest Hour” è di quel power sinfonico e tecnico caratteristico delle band scandinave (ad esempio degli Excalion o dei Dreamtale): la melodia non è forse quello che spicca al primo ascolto ma c’è una potenza devastante.
(Longfellow Deeds) Riff e batteria in crescendo, un’esplosione di forza attraverso uno stoner rude e melodico: è l’apertura di “Burn Your Nation”, prima canzone di “Supermothafuzzalicious!!”, nuovo album dei Black Rainbows. I capitolini propongono un lavoro strutturato principalmente sullo stoner, con concessioni al doom ovviamente di sabbathiana memoria e la rielaborazione di riff dall’aspetto rock ed heavy-psych.
(Sepulchral Records) Per chi non ne fosse a conoscenza, esiste il movimento “Métal Noir Québécois” ovvero un manipolo di band canadesi spesso dedite al cantato in francese e che suonano black metal oppure ambient black metal. I precursori di quel movimento sono i Brume D’Automne con il loro debut album del 2005 “Fiers et Victorieux”, il quale diede la scintilla vitale al movimento.
(Sepulchral Productions) L’etichetta canadese, del Quebec, Sepulchral mette sotto la sua ala protettrice l’album di questa band che, per la prima volta nella storia dell’etichetta, non è canadese bensì svizzera. I Borgne sono attivi da almeno tredici anni e sono al quinto album. Borgne è un progetto di Bornyhake, anche con Enoid ed ex-Krigar, il quale suona tutti gli strumenti possibili
(Limb-Soulfood) Evviva la Limb Productions, evviva gli australiani Black Majesty, che dimostrano come il power metal – lo so che l’ho detto mille volte, ma c’è chi ha detto mille volte il contrario! – sia vivo e vegeto. Il quinto album degli australiani – prodotto e missato ancora una volta da Roland Grapow – si presenta se possibile ancora più melodico del precedente “In your Honour”.
(SubSound Records) Si po’ prendere sul serio un album che ha come titoli “La Canzone del Sale” (cover-parodia di Lucio Battisti), “Lapo Elgrind”, “Dawson Crick”, “Il Marchese del Grillo”, “Pig Floyd” e così via? Certo che si può, anzi si deve. I Buffalo Grillz fanno sul serio, lo hanno fatto anche col precedente “Grind Canyon”, altro titolo esemplare, espandendo la propria visione delle cose attraverso il grindcore.
(Witching Hour Prod.) I Besatt sono attivi dalla metà degli anni ’90 e questo li pone tra le band più longeve nell’ambito della scena metal estrema dell’Europa orientale. I polacchi hanno però subito notevoli e continui cambi di formazione e Beldaroh è ormai il depositario unico di questo satanico progetto black metal. Un progetto che vanta diversi album in studio, live e split.