DYING BREED – “Condemned”
(Autoproduzione) Un demo interessante e ben chiaro nel mostrare le potenzialità di questa formazione estrema di Palermo. Dying Breed è un concentrato di death metal spinto verso il versante brutal. Le sonorità ed anche la registrazione sono nitide e il songwriting lo definirei pulito visto che riesce a dimostrare (altro…)
(Fuel Records) Mike Lunacy lo aveva annunciato senza troppi giri che questo album doveva segnare il ritorno alle melodie e all’epica sonora di stampo russo. La fluida potenza dei Dark Lunacy arriva dunque ad evolversi su quelle tipiche atmosfere affrescate da canti e cori dell’Armata Rossa
(Spinefarm Records) Non avevo mai sentito parlare prima d’ora degli svedesi Dynazty, ma ora mi annoterò certamente il loro nome! I nostri sono al quarto disco e questo “Renatus”, a parte la copertina veramente penalizzante, mi sembra riuscito in tutti i suoi aspetti.
(Pure Steel Records) Sì, so bene che il disco dei Death Dealer è già uscito l’anno scorso… ma la Pure Steel ha avuto la bella idea di ristamparlo su vinile, e quindi abbiamo un’ottima occasione per riparlarne! Per chi non lo sapesse, questa band unisce musicisti che hanno fatto la storia dell’heavy metal
(Autoproduzione) Con tutto il metal che ci arriva fin dentro le orecchie, Metalhead non ha il tempo per album e cose di altro genere. Eppure capitano situazioni irrinunciabili ed alle quali ci si sottopone, attraverso lavori che di metal non hanno nulla. Dirty Deep è una one-man band e
(Cimmerian Shade Recordings) Sludge/doom di fabbricazione croata l’EP “Atum”. Lo hanno assemblato i Duskburn, dopo averne realizzati già due tra il 2010 e il 12. Nelle note stampa leggo che le canzoni sono basate su “isolamento e angoscia (“Marrow”); l’occulto e l’eresia
(Inverse Records) Ancora Finlandia, ancora Inverse Records. Stavolta mi occupo dei Dark Days ahead, al secondo album, che suonano… beh, un po’ di tutto: non so se esiste il meltin’ pot metal, ma se esiste loro ne sono i principali esponenti! Provo a spiegarmi.
(SLV Records) Secondo full length per i Dobermann, nati nel 2011 ma già con un’intensa attività live alle spalle, aprendo anche per artisti famosi come Blaze Bayley, Marky Ramone e Gilby Clarke. Il genere proposto è un hard rock che spazia dagli AC/DC ai Van Halen ai primi Police con testi in Italiano.
(Clawhammer) La copertina power fantasy e il titolo true metal non vi confondano: i texani Dead Earth Politics si dedicano a sonorità ben più moderne, e tornano in pista con questo ep di tre tracce dopo circa quattro anni di silenzio (il debut “The Weight of Poseidon” è del 2010).
(Nuclear Blast) Debut album per questa all star band formata da Howard Jones (Killswitch Engage) e Francesco Artusato (All Shall Perish). Visti i nomi coinvolti temevo fosse un altro progetto metalcore che ultimamente infesta il mercato. Fortunatamente mi
(Inverse Records) Il primo disco dei finlandesi Delayhead si chiamava “Vol. 40%”: da una produzione all’altra i nostri hanno decisamente aumentato la gradazione alcolica… tuttavia non pensate a un heavy’n’roll scanzonato, perché i finnici si dedicano invece
(Moribund) Sconvolgente evoluzione dei Greci Dodsferd. Da un black metal ben concepito passano ad un sound brutale, esasperato, decisamente punk. Le cinque tracce sono tirate, sconvolgenti, il vocalist si auto tortura con screamings devastanti e disumani. Rumore, molto rumore, una produzione selvaggia, un sound arrabbiato, violentissimo, inospitale. E’
(Napalm/Audioglobe) Non ho alcuna vergogna nell’ammettere che ADORO i Diabulus in Musica: la formazione spagnola è a mio giudizio l’unica vera erede dei Within Temptation e di quel filone symphonic gothic power metal che spopolava all’inizio degli anni 2000. Ah, bei tempi,
(Napalm Records) Attivi dal 2006, giungono al quarto album gli Olandesi Delain. La loro formula sonora è un mix di symphonic metal, chitarre nu metal dalla tonalità ribassata e atmosfere gotiche, il tutto aggiunto a melodie vocali catchy, talvolta molto vicine al
(Minotauro Records) Era il 1984 e la Dutch East Records commissionò a Jack Starr aka Lucifer, chitarrista, tre album con budget limitato e un margine di tempo ancor più esiguo. Ebbene “Devil Childe” fu proprio uno di quei tre album ai quali Starr diede vita con (l’unica) omonima formazione, con
(Kaotoxin Records) Secondo lavoro per i Francesi Drawers, impegnati in uno sludge aggressivo e tirato che spesso sfiora teorie punkeggianti, o addirittura ispirate a generi più estremi del metal, quali l’hard core. Non eccessivamente coinvolgenti come efficienza della struttura dei pezzi, offrono comunque uno stile musicale pieno di groove,
(Minotauro Records) Alla ricerca di gemme dimenticate, la Minotauro ripesca gli statunitensi Defyance, dello Iowa, che al volgere del millennio pubblicarono tre dischi di power/prog rigorosamente americano per poi far perdere le proprie tracce.
(Punishment 18 Records) Nati come Unhortodox nel 1993 in Svezia, cambiano il loro nome in Defaced Creation, visto che esisteva un’altra band chiamata con quel nome, per poi sciogliersi nel 1999. Dopo un demo (1995), un EP (1996) e due split (1996 e 1998), nel 1999 esce il loro unico album, “Serenity In Chaos”. A dispetto della loro
(Autoproduzione) Fresca proposta francese, nata da pochi anni e sensibile ai richiami del rock e relative sfumature. I Dope Out propongono un lavoro che si apre con “Death Before”, uno pseudo alternative metal/modern punk assolutamente prevedibile. E’ “XS”, canzone successiva, che denota un andamento
(Memento Mori) I Decomposed di cui vi rendo conto sono svedesi, al secondo album in studio e “Devouring” arriva due anni dopo il suo predecessore, il quale non ho mai avuto il piacere di ascoltarlo. Questa nuova relesase è di quanto più prevedibile si possa trovare sul revival old school Swedish Death
(Inverse Records) A me dispiace sempre bocciare un disco, ma onestamente nel secondo album degli svedesi Descend non ci trovo molto di interessante. I nostri si danno a un melodic death con partiture progressive che potrebbe, forse,
(Cruz del Sur/Audioglobe) I Dark Forest sono certamente fra gli esponenti più significativi del british metal di questi ultimi anni, e “Dawn of Infinity” è senza dubbio uno dei miei dischi preferiti, uno di quelli che lascia veramente di rado il piatto del mio giradischi.
(SG Records) A qualcuno questo nome può non ricordare nulla. Al sottoscritto invece parte una connessione mentale diretta con gli Empty Tremor, grande band prog metal italiana che specialmente con i primi due album mi fece impazzire. In quella band Daniele si occupava delle tastiere, ma per uno come lui “fa lo stesso”
(Autoproduzione) Il nome della band lo trovo raffinato. La copertina dell’album è fantastica. La musica lo è ancora di più. Las Vegas da oggi non è solo la capitale del gioco e di chissà quante altre cose, ma diventa la dimensione urbana nella quale sono nati i Dinner Music For The Gods, ovvero un ensamble strumentale
(Noiseheadrecords) Già alcune release alle spalle, tra le quali un debut album, e una serie di concerti tra la loro Austria e poi Polonia, Svizzera e Rep.Ceca. Di spalla a In Flames, Suffocation, Heaven Shall Burn, Brujeria, ed ora il nuovo album, presentato attraverso un’etichetta che non presenta facilmente cose banali.
(Beyond… Production) Le dichiarazioni di intenti non lasciano spazio a dubbi: viaggio psicologico, attraverso una malattia, una deviazione, ai confini con la pazzia, passando per la morte e la rinascita. Un concept album che descrive un viaggio oscuro con una colonna sonora altrettanto oscura. I siciliani Dormin debuttano così dopo qualche anno di gavetta (si
(Rock’n’Growl) L’artista australiana Darkyra Black, dopo una esperienza con la band greca Achillea, si lancia in questo studio project che coinvolge numerosi artisti internazionali (fra essi spicca il drummer Garry King, che ha lavorato con Jeff Beck e Joe Lynn Turner).
(Svart Records) “20th Adversary of Emptiness” contiene quanto fatto dai finlandesi Demilich dal 1991, anno del primo demo di una serie e l’unico album, “Nespithe” del 1993. La band viene celebrata dalla Svart con una riedizione della discografia in CD e vinile. Death metal band con un certo gusto nelle
(Weird Truth) Di stanza a Londra, ma attualmente – dopo alcuni cambi di lineup – costituiti soltanto di musicisti italiani, i doomsters Dea Marica danno alle stampe il loro secondo disco. E indovinate un po’ dalla copertina quale è il genere suonato?
(Subsound Records) 12” della label che ha pensato ad una serie di split che coprano validi nomi dell’underground Italiano, spaziando su un ampio range di generi musicali. Su questa edizione due nomi che non certamente noti: Deflore (Lato A) e Infection Code (Lato B). I primi, un duo, offrono suoni psichedelici, distorsioni, atmosfera il tutto in groove avvincente. I
(Casket Music) La Sardegna si erge dalle acque e genera figli appestati di morte. Figli barricati in un nome, Deathcrush, che denuncia da subito l’impatto distruttivo e ammantato di desolante fine del tutto. Dreathcrush è lo sprigionare un sound robusto, retaggio dell’imponenza dei Morbid Angel, ma dannatamente più fluido
(Helldprod) 300 copie per questo 7’’ cult degli esordienti Dragon’s Kiss, duo proveniente dal Portogallo. Adam Neal e Hugo C hanno suonato in una pletoria di band underground e il primo è anche stato, per un breve periodo, batterista dei Nashville Pussy.
(Badlands Ent.) Dopo aver piazzato un debut album i Die A Legend si rifanno sotto con il proprio hardcore chiaro ed aggressivo. Chiaro per via di una produzione non troppo sporca e nemmeno verniciata da una resa sonora artefatta. Il sound è dunque diretto, crudo nella giusta misura, espressivo di un lieve groove che
(Rossom Records) Era il lontanissimo 2003 quando la Scarlet Records inviò alla webzine con cui collaboravo allora “X Dark Years”, l’ep che celebrava i dieci anni di attività dei brasiliani Dark Avenger. Non conoscevo la band ma rimasi folgorato, così mi procurai subito il back catalogue
(Hatework Records) Altro progetto del chitarrista romeno Radu Vulpe, che assieme al fratello, Catalin, mette in piedi questa band per creare del sano e violento thrash metal anni ’90. E bisogna ammetterlo: Radu ci riesce, ci riesce davvero bene, crea del suono spietato, pieno assoli fulminei, con una perfetta voce cattiva ed incazzata. Nove tracce