NOVEMBRE – “Ursa”
(Peaceville) E chi ci sperava più, in un nuovo disco dei Novembre? Sono passati nientemeno nove anni dall’uscita di “The Blue”, che devo dire neanche mi aveva troppo convinto, e ora “Ursa” piomba in redazione come un fulmine a ciel sereno… (altro…)
(Nuclear Blast) La novità è stata ben pubblicizzata, e credo che siano in pochissimi a non sapere di cosa si parli: l’ultimo album dei Luca Turilli’s Rhapsody, “
(Napalm Records) Non mi aveva entusiasmato troppo “
(Infernö Records) Dispiace dirlo, ma in questo caso vale certamente il detto ‘nomen omen’: i tedeschi Deja vu, che mettono sul mercato il terzo album di una carriera ultratrentennale, danno veramente una sensazione di ‘già visto’ (o, in questo caso, di ‘già sentito’)
(Infernö Records) A volte, per inquadrare genere e natura di una band basta una foto promozionale: i tedeschi Booze Control non si nascondono certo, la copertina fuga ogni dubbio, e il loro terzo disco “The Lizard Rider” procede (ma piacevolmente, sia chiaro) lungo binari stabiliti ormai da 35 anni.
(Pure Prog) In un panorama cristallizzato come quello dell’heavy metal ‘classico’, i Mayfair rappresentano certamente una rottura. La musica degli austriaci può piacere e non piacere (ne ho già discusso
(Inverse Records) Già in passato non ero stato entusiasta del lavoro dei Mad Hatter’s Den (
(Pure Steel) Cambiano ancora registro i messicani Split Heaven, almeno rispetto all’ultimo “
(Napalm Records) Incorniciato da una copertina grottesca e sottilmente inquietante, il quarto full-“length” degli spagnoli Diabulus in Musica non è bello quanto il terzo, “
(Aural Music) I Rain sono una delle istituzioni dell’hard’n’heavy tricolore e questo non si discute. La band è passata attraverso innumerevoli cambi di formazione, alcuni dei quali abbastanza traumatici (ricordo i tempi della nascita dei Tarchon Fist),
(Napalm Records) Dopo l’ep apripista “
(Tsunami Edizioni) Gaetano Loffredo è firma nota del panorama giornalistico rock/metal italiano, e autorità indiscussa da tempi immemori in ambito power: con grande piacere mi sono accostato alla lettura del suo “I 100 migliori dischi Power Metal”, uscito per la sempre lungimirante Tsunami edizioni.
(Pure Rock) Pur senza forzare i toni, non ho manifestato particolare entusiasmo per il ritorno sulle scene dei Salem UK (
(Underground Symphony) Tedeschi e dediti al melodic power metal: i Final Chapter possono facilmente passare per ‘una band come tante altre’, ma chi ha buona memoria (e una certa età) magari ricorderà il loro debut “The WizardQueen”,
(Pure Rock) Per quanto i miei ascolti vadano spesso in altre direzioni, sono anni che subisco il fascino discreto degli austriaci Gallows Pole (si veda ad esempio
(Pure Steel) Ecco arrivare sulla scrivania virtuale di MetalHead il nuovo progetto di Jacques Bélanger, ex cantante degli Exciter: il nostro si unisce a musicisti svedesi per formare una band la quale, più che mirare allo speed/thrash,
(Nordavind) Incorniciato da una copertina piuttosto anonima, ci arriva da Lisbona il debut degli Inner Blast, band che finora aveva dato alle stampe soltanto un ep quattro anni fa. La opener “Private Nation” ci offre subito le coordinate del sound:
(Crazy Diamonds Records) I Burning sono una formazione olandese votata senza mediazioni all’heavy metal più primordiale e tradizionalista: “Nightmares” è il loro lp d’esordio, e naturalmente strizza l’occhio a coloro che stravedono per band come Helvetets Port, Steelwing, Ambush, Caludron…
(Autoproduzione) Un album nel 2000 e uno del 2016: i Gracepoint, dal Minnesota, non vanno certamente di fretta! I nostri si avvalgono della produzione di Neil Kernon e ne esce un disco che, per quanto abbia poche possibilità di farsi notare sul mercato
(Pure Steel Publishing) Complicata, la storia degli olandesi Martyr: due album fra ’85 e ’86 che da alcuni (non da me) sono ritenuti dei classici, venti anni di silenzio, cinque anni fa un disco con la Metal Blade che non riscuote i consensi previsti (si tratta di “Circle of 8”),
(Iron Shield) La scena europea si amplia sempre più: dalla Bulgaria arriva il quarto disco dei Rampart, female fronted heavy metal band che si era attirata inizialmente le mie simpatie dato che, alla fine della tracklist di “Codex Metallum”, appariva nientemeno che una cover “Majesty” dei Blind Guardian.
(Pure Steel) I tedeschi Ninja vengono da Wuppertal, la città degli Accept, e si sente: la loro storia, poco fortunata, è simile a quella di numerose altre band che, fondate alla metà degli eighties, scomparvero nel terremoto grunge dei primi anni ’90,
(Napalm) Ed ecco concludersi la trilogia sulla Guerra civile americana che i Civil War, nati come tutti sanno dallo ‘scisma’ interno ai Sabaton, hanno portato avanti in questi anni, prima con
(AFM) Elina Siirala ha l’ingratissimo compito di sostituire Liv Kristine come voce dei Leaves’ Eyes: la band la presenta ufficialmente con questo ep. Il singolo inedito è presente sia in versione elettrica che acustica:
(SPV) Come possa una band così allegra e positiva come i Freedom Call suscitare tanta riprovazione è un mistero che non mi sono mai spiegato. I tedeschi si attirano regolarmente gli strali, se non la derisione, di una vasta fascia di pubblico metal:
(By Norse) La trilogia si conclude. Dopo “
(CapsAArx) Per il proprio secondo album, gli inglesi Dakesis decidono di fondare una etichetta autonoma e di diffondere così la propria musica in assoluta indipendenza. Non ho molte informazioni sul concept che sta alle spalle dei testi,
(High Roller Records) Il secondo disco degli statunitensi Savage Master, lo dico subito, non mi ha convinto granché. Questi incappucciati del Kentucky (i volti degli strumentisti sono nascosti, si vede solo la procace singer Stacey Savage)
(UDR) Se vado a fare il conto di quante recensioni dei Saxon ci sono in archivio, mi viene quasi il mal di testa… d’accordo sui due full-“length”,
(Inner Wound) Negli ultimi anni si sono moltiplicate a dismisura le band, anche al debutto, che si lanciano in produzioni colme di ospiti importanti: ecco allora dagli Stati Uniti gli Universal Mind Project, che nell’organico stabile già vantano Alex Landenburg dei Luca Turilli’s Rhapsody,
(Nuclear Blast) Per i Sonata Arctica è arrivato il momento del nono album, che porta nel titolo un riferimento evangelico (la critica ‘nona ora’ in cui Cristo spirò): ma Tony Kakko ha subito dichiarato che non intende la frase in senso religioso, ma vuole soltanto porre l’accento sulla crucialità
(Pure Steel Publishing) Il quinto album degli svizzeri Distant Past, quella specie di reincarnazione parallela degli Emerald di cui ho già parlato
(Inner Wound) Debutto power/gothic per i newyorkesi Midnight eternal: una band che onestamente non sembra avere moltissimo da dire al mercato, e con una cantante, Raine Hilai, che ha una voce forse un po’ troppo affettata e artefatta per convincere l’ascoltatore.
(NoiseArt Records) Per i fanatici del power metal, i tedeschi Winterstorm Sono una formazione degna di interesse: senza mai aver prodotto capolavori, questi ragazzi di Bayreuth possono facilmente intercettare la fetta dei fan più tradizionalisti,