DEMON EYE – “Leave the Light”
(Soulseller Records) Dal North Carolina arriva l’esordio dei Demon Eye, che finora all’attivo avevano soltanto un ep: gli statunitensi sono certamente una di quelle formazioni ‘senza tempo’ che ricreano con perizia scientifica sound e atmosfere di un’epoca ormai remota, (altro…)
(No Remorse Records) Non è stoner, non è doom, non è prog, non è heavy metal classico: è il sound sui generis dei Däng, che ci regalano con questo “Tartarus: the darkest Realm”, il loro debutto, un ottimo disco di metallo plumbeo e soffocante, incredibilmente capace di appagare il defender anni ’80
(AFM/Mermaid Records / SONY Music Entertainment) Ok, c’è molta passione in quanto sto per scrivere. Anzi, sto per recensire una cosa che ho comprato personalmente, in pre-ordine, autografata. “DISN30LAND AF30R D30K” è un’altra divertente idea del quartetto Danese per continuare quella eterna presa in giro, quell’infinito scherzo legato ad una questione legale che risale agli inizi del
(Autoproduzione) Questa band fa spavento! Sono un gruppo di individui così estremi, irruenti, fracassoni e imprevedibili che ti mettono sottosopra. Per forza, sono dei grinders. Dei veri grinders. Gianluca Lucarini qualche anno fa voleva riprendere un discorso musicale vicino alle sue preferenze, alle sue idee più radicate e
(Beyond…/Masterpiece) Al polistrumentista veneto Chris Buchman piace cambiare il nome della propria creatura: i tre dischi del suo progetto, questo incluso, sono stati pubblicati rispettivamente sotto i monicker Drastic, Drastique e Drastisch! Anche il genere suonato è mutato, e dal black degli esordi si è passati al gothic/dark
(Iron, Blood & Death Corporation) Credo sia la prima volta che mi approccio a questi Diavoli Francesi. “Back from Hell” è il secondo album in carriera e resto impressionato per la padronanza con la quale i Dark Managarm riescono a produrre un black metal così tirato, veloce ed estremo, ma nel contempo intarsiato di
(Autoproduzione) Quanti anni hanno i componenti dei Darkside? C’è qualcuno che arriva a venti anni? Probabilmente. Sono metallari? Di sicuro. Shorts, scarpe ginniche, polsini, capelli lunghi, magliette di Iron Maiden, Kreator, Destruction, Megadeth. Si, suonano thrash metal. Esatto. Sono brasiliani, giovani, ma il loro
(Kannibal Records) Dodici anni di vita, ma una serie di release concretizzate solo dal 2009, con l’album “Cynisist”, l’EP dell’anno seguente “Sickening” e in ottobre 2013 con il nuovo album “Erector”. Resta solo Morten Müller (Trollfest, Grimfist e altri) della formazione originaria, gli altri due sono Andreas Stenvoll (Blodspor, ex-Troll) basso e voce e Jon Eirik Bokn
(Cargo Records) Nome band, copertina, foto promozionali, canzoni, strumenti, tutto è insomma una ripresa del rock cosmico degli anni ’70. I Death Hawks hanno probabilmente preso la macchina del tempo e si sono trasferiti da quell’epoca in Finlandia, nel febbraio del 2012, quando pubblicarono il debut album “Death & Decay”. A settembre è uscito questo omonimo secondo lavoro, ammanicato con
(Levitation Records) Vintage. Spudoratamente vintage. Sembrano uscire da un’altra epoca i Doublestone, anzi, sembrano appartenere ad un’altra epoca nella quale esiste evidentemente una macchina del tempo per mandare a noi umani del futuro un sound di altri tempi, di altre mode, con altri concetti. Sono danesi, sono in tre e sembra registrino le loro canzoni in un sudicio interrato di Copenhagen..
(Pesanta Urfolk) La definizione è Dark Americana. Band speciale di Denver, della corrente culturale e musicale di Denver. Personaggi e figure note nel settore, come Jay Munly (famoso per il suo Banjo) e Slim Cesna. Tutte collocazioni stilistiche, strumentali, commerciali. Ma cosa rimane di tutto ciò? Cosa c’è veramente sotto? Semplice: dodici minuti di esperienza da gustare in pieno relax,
(Pure Steel Publishing) Ricordo bene “Alpha Draconis”, il debut dello studio project svizzero Distant Past: un disco possente, con un wall of sound mastodontico, che funzionava nell’insieme piuttosto che nei singoli brani. Ritrovo oggi la band di Adriano Troiano, bassista degli Emerald, con questo secondo full-“length”, forse ancora più votato a un songwriting complesso di quanto non lo fosse
(Noisehead Records) Dalla Grecia, e precisamente da Atene, i Disharmony ci assalgono con il loro debut, uscito originariamente nel 2009 e oggi rispolverato dalla Noisehead Records: otto tracce (compresa la cover di “Oman” dei Dead can Dance) che la band classifica come ‘modern metal’, dicitura che a mio parere significa tutto e niente. Subito la titletrack, un ruggente schiacciasassi
(Snowhite) “Cut” già dalle prime bautte si rifà alle gloriose L7 ed è l’opener di “Venom Dish”. “Gender Identity Disorder” ricorda i Sonic Youth e “Unburied from Sand” John Spencer. Senza voler continuare a fare la radiografia ad ogni singolo pezzo, è chiaro che l’identità rock-garage, alternative punk, grunge e alternative rock degli svizzeri Disagony è alquanto pronunciata e pura.
(Dreamcell 11) I torinesi Dismal tornano dopo ben sette anni di silenzio con un nuovo album, il quarto, che ce li mostra raffinati, gotici e alternativi come non mai. Si fa fatica a trovare (ove mai servisse) un’etichetta per la musica di questa band, che rispetto al passato modernizza in modo significativo il proprio sound. Se il crescendo “The four Vibrations” ricorda i toni elegiaci di certi Anathema,
(Inferno Records) Band nata in Cile ma presto trasferitasi in Canada, i Demona interpretano nel modo migliore la lezione dello us speed metal più underground, e sfornano un bel full-“length” da defenders, il secondo della loro discografia piena di demo, split e compilations. “Malvenidos” ci rivela subito le due caratteristiche fondanti del disco: uno, siamo di fronte (come si diceva) a uno speed
(Autoproduzione) I romani Dyrnwyn prendono il nome da una spada magica della mitologia gallese, e si presentano sul mercato con il loro primo autoprodotto: nonostante la produzione minimale, in “Fatherland” si sentono tanti buoni spunti. Si comincia con la traccia autotitolata: prima una dolce intro, poi una sfuriata pagan che non abbandona i giri quadrati del folk, tanto che mi è venuto
(This Is Core Music) Questo EP è stato registrato nell’agosto del 2013 da una band nata poco più di un anno prima. Esperienza collettiva zero, ma i Dead Ends avevano molte idee, oltre alla voglia di cimentarsi con la musica. Il risultato del lavoro svolto allo Skie Studio di Roma è fatto di quattro brani che in 15′ narrano di un alternative metal/metalcore/screamo (non facile dargli un’etichetta
(My Kingdom Music/Audioglobe) Voltandomi verso la prima torre di cd del mio studio, e scorrendo questi ultimi fino alla lettera D, distinguo chiaramente la costina di “Time for Expiation”, un disco che nel lontanissimo 2004 fece grande fatica a uscire dal mio stereo. Finalmente, i romani Dragonhammer tornano con un nuovo album, stavolta per la sempre accorta My Kingdom Music: è bello
(W.T.C. Productions) Black metal orientato a distruzione, oscurità, massacro, guerra, sangue, tortura… e qualsiasi altra cosa dolorosa e sporca vi possa venire in mente. Sono tedeschi, esistono da quasi due decenni e non sono certamente prolifici con i dischi (questo è il secondo o terzo). Ma quando decidono di fare un album, non hanno rispetto di nessuno.
(Iron, Blood and Death Corp.) Storica formazione portoghese, da oltre venti anni in giro a suonare un black metal prima maniera. Dunque rozzo, ruvido, cattivo. Un sound che ancora oggi ha un suo fascino, senza dubbio. Parliamo di ritmi sparati a mille, attraverso blast beat che sembrano motori diesel che faticano a partire. Il riffing è un vento ghiacciato che produce note serrate, ringhianti.
(Mirgilus Siculorum) E’ un vero e proprio album “Conquest War Famine Death”, un album di debutto ideato da Nekroführer dei Wolfsgrey e Siculicidium, ma stampato su cinquanta cassette edite da Mirgilus Siculorum e distribuite da Sun & Moon Records. Proprio il formato forse spiega il livello qualitativo approssimativo di questo sound. Dozzinale, sporco, resa tipica da demo-tape, però
(Transcending Obscurity India) È la prima volta che mi capita di recensire un disco proveniente dall’India, e sono sorpreso di trovarvi un sound profondamente europeo (anche nell’accento del cantante). I Djinn and Miskatonic sono all’esordio e piaceranno soprattutto ai puristi assoluti del doom più plumbeo. I brani in scaletta sono quattro (più una breve intro di “Voice from the Tomb”): si parte con
(Fuel Records) E’ il Messico il luogo ideale per i Dark Lunacy dove realizzare un DVD live. A Città del Messico per la precisione e nell’ambito dell’ “Eye Scream Fest 2012”. Di questo “Live in Mexico City” ho avuto però modo di ascoltare soltanto l’audio e dunque nessuna immagine in visione. La resa sonora è buona e abbastanza sincera nel dare un’idea dell’atmosfera live. Meno efficaci invece
(Autoproduzione) Ai genovesi DarkUpside le definizioni stanno certamente strette: il loro esordio non è progressive, e non è ‘alternative metal’ (se esiste e come diavolo vogliate chiamarlo), ma un riuscito compromesso fra tendenze moderniste, il prog metal, i Rush (grande amore della band, come dichiarato nelle note promozionali) e qualcosa del post metal inglese di cinque o sei anni fa.
(Autoproduzione) Buona proposta deathcore da Udine, creata dai Despite Exile, una band che in tre anni è arrivata a questo debut album passando attraverso un EP e tanta gavetta live. Trovo impressionante la coesione dei cinque musicisti e il notevole grado di maturità che riescono a dimostrare in questo primo lavoro. In realtà i Despite Exile non sono una completa e pura deathcore
(Autoproduzione) Il fatto che i Dormant Ordeal siano polacchi lo si capisce da “Cypress Mourning”, prima canzone che dopo l’intro apre le ostilità di questo “It Rains, It Pours”. La canzone svela subito la scuola estrema di quella nazione in tutta la sua brutale e lucida forza, anche se cenni di Morbid Angel e Suffocation non mancano a questo sound corposo e devastante. Furia micidiale
(Mulligore Production) Già autori di un album, di debutto, i Day of Execution a distanza di un anno si ripresentano con una nuova release, ma questa volta è un EP, ovvero “Pointless Cause”. Buona espressione di un death metal vagamente old style e con tratti brutal, comunque dall’aspetto solido, pesante e con un leggero groove che pervade le distorsioni cementate da una base ritmica
(Synthetic Symphony / SPV) Sussurrato, atteso, annunciato e poi ecco il nuovo album dei Die Krupps, che la band industrial/EBM intitola “The Machinists of Joy”, ispirandosi per l’appunto ad un proprio vecchio hit, cioè “Machineries of Joy”. L’impressione è che quando il macchinario Die Krupps si accenda da subito vada in carburazione questa carrellata di pezzi, undici, ma ho anche avuto
(Oblivion / SPV GmbH) Artisti, musicisti, tutti professionalmente impegnati che decidono di dare vita ad un nuovo progetto. E’ questa la sintesi dei Darkhaus, band con origini in ben quattro nazioni (Scozia, Stati Uniti, Germania, Austria). Band moderna e contemporaneamente fuori epoca. E, lasciatemelo dire, questo “My Only Shelter” li avrebbe resi maledettamente
(Svart Records) Estremo confine tra suono e rumore. Emissioni acustiche che trovano origine in uno spazio siderale, che trovano nuova vita nell’impatto con l’atmosfera terrestre, nella quale si trasformano, evolvono, si intensificano. I finlandesi Domovoyd catturano questi indefinibili astri e li convertono in uno sludge/drone, capace di ipnotizzare, annebbiare, spingere in un viaggio
(Agualoca Records) Heavy metal semplificato. E’ così che definiscono la loro musica i Driving Mrs. Satan, trio anglo napoletano che ha avuto un’idea assurdamente geniale. Heavy metal? Più o meno. Rabbia, grinta e violenza? No di certo. I Driving Mrs. Satan vantano una cantante -Claudia- bravissima, con una voce che potrebbe fare dei numeri sia nel mondo hard rock che in quello
(Helldprod) Ennesima produzione lo-fi per la Hellprod che propone i Disthrone, portoghesi arrabbiati e feroci, esecutori di un crust/D-beat arcigno e serrato e con influenze thrash metal, di tipo teutone. La band nacque qualche anno fa attraverso un personaggio giovane dell’underground lusitano, come Daniel Pereira chitarrista degli Undersave. Daniel è stato poi affiancato
(Red Sound Records) L’abisso. Infinito universo liquido, oscuro, profondo. Mortale. L’esperienza dell’immersione che evolve -degenera- verso l’affogamento. Debutto per gli italiani Dotzauer che compongono questo concept album che descrive l’ultimo viaggio verso la mancanza dell’aria, una tomba di lapidi disciolte che rappresenta uno spirituale senso di eternità.
(Autoproduzione) I Dystopia di Den Helder, Olanda, sono nella terza fase della loro carriera. La prima è stata segnata da un demo iniziale e dallo scioglimento della stessa band nel 2008. La seconda è stata il ritorno con un album, una nuova formazione e l’apertura di concerti per Meshuggah e Opeth. “Haat” rappresenta dunque il terzo stadio. I Dystopia mettono sul mercato questo due pezzi