RABID DOGS – “Beasts with Guns”
(Autoproduzione) Nel 2011 i Rabid Dogs hanno realizzato il debut album ed ora sfornano il secondo, “’Beasts with Guns”. La copertina è bruttina, artisticamente, tuttavia è chiara nel messaggio che vuole trasmette e cioè tutti i mali della più comune società moderna, (altro…)
(Iron on Iron Records) Proprio non capisco le dinamiche dell’etichetta greca Iron on Iron: un giorno ti pubblica grandi dischi come gli ultimi di Marauder o Sacred Blood… e il giorno dopo ti diffonde l’ep dei Ruthless Steel, che brutto non è, ma si rivela immediatamente un prodotto di routine,
(Mausoleum) Facendo una riflessione generale sul mercato dei ‘generi classici’, mi sembra che da qualche anno si possano individuare due chiare tendenze: una – della quale parlo continuamente – è quella del revival, del ritorno di formazioni più o meno blasonate degli anni ’80; l’altra è la fondazione
(Lost Pilgrims Records) Gli svizzeri Rorcal creano la “fine del mondo”, perché questo vuol dire in ungherese “Világvége”. Asciugano il sound da possibili orpelli, dai “di più” che la composizione musicale potrebbe e dovrebbe portare, limano totalmente le idee e profondono nelle otto composizioni
(Autoproduzione) Immaginate una ragazza che tenta di mettere in piedi una death metal band con i propri coetanei. Una situazione normale, come lo è il fatto che le cose non vadano bene e la band non decolla. A volte i ragazzi quando hanno un problema si rivolgono ai propri genitori,
(Autoproduzione) “Uno-” è un titolo strano perché è un titolo che non esiste. L’album di cui vi rendo conto non esiste ancora. Formalmente non c’è. Esistono e sono reali i Rejekts una band che mischia grindcore, crust, crossover, brutal/death metal, black metal e cose affini. Sono una band del milanese un po’ folle e su di giri e che dal 2007 ad oggi hanno inciso diversi demo e split. E questo dovrebbe essere il primo full length. Dovrebbe… ma non esiste, perché non è ancora uscito
(Ektro Records/Karkia Mistika Records) Strada. Vita di strada. Tutto così Sporco. Volgare. Così sfacciato, dannatamente esplicito. Oggi in Finlandia, così come negli anni ’80 a Los Angeles. Oggi con “Showdown” così come con “Too Fast for Love” trent’anni fa. E’ sincero il rock dei Rust N’ Rage. Sballate e svogliate le lyrics. E come i pionieri del glam, anche questi ragazzi sono votati alle pettinature cotonate, ai pantaloni risucchiati, al look con stivali di cuoio ed una chitarra a tracolla.
(Schwarzdorn production) Questo lavoro è una vera sorpresa, anche perché il brano iniziale “Necrosis” e la seguente “Plaguebringer” mi han fatto credere di trovarmi di fronte ad una rognosa proposta thrash/death. Rognosa perché robusta e animalesca. L’esordio del chitarrista e bassista Saether (Svarttjern, Bloodspawn) e del vocalist Holter (ex-Svarttjern)
(Agonia Records) Credo, se la memoria non mi inganna, è la prima volta che ho la possibilità di recensire un album dei Ragnarok. La black metal band norvegese negli anni ha ricevuto da parte mia sempre una parziale attenzione e non saprei spiegarne il perché, ma faccio notare che in fin dei conti anche a livello di critica la band non è mai stata tra quelle più celebrate, nonostante sia stata anche essa tra le prime a parlare il verbo del black metal
(High Roller Records) Thrash metal band teutonica, dal suono di granito e dalla qualità audio appena sufficiente, o forse volutamente old style, e che ha preso a prestito il nome da un album degli Accuser. E’ questa l’identità dei Repent. La band teutonica si rifà principalmente agli Anthrax, Exodus, Testament, dunque suonano un thrash metal abbondantemente anni ’80.
(Inconsapevole Records) I Radio Mosquito sono autori di un hardcore fatto di suoni potenti e ben definiti e con inserti prettamente metal, dove scandiscono i tempi rocciosi e sommando insieme chitarre, con riff stoppati, e batteria a seguito. Un esempio è la marzialità di “Earthquake”, ma in generale questo tipo di soluzione è diffusa nell’album. Si sente anche un deriva thrash metal, come per “Knowledge Is Redemption”
(Dark Essence Records) Se qualcuno di voi ha il culto dei Drudkh, Blood of Kingu, Hate Forest, Dark Ages e cose del genere, allora i Rattenfänger sono assolutamente da avere. Anche loro arrivano dalla nuova, ma non da oggi, matrigna del black metal, cioè l’Ucraina. La band è nata grazie ad alcuni musicisti delle suddette band (quasi tutti però hanno avuto a che fare con i Drudkh)
(Listenable Records) La Tasmania viene di nuovo sconsacrata da un’opera dei Ruins! La black metal band ha già pubblicato l’album in patria da qualche tempo e il 26 novembre esce in Europa attraverso la francese Listenable. “Place of No Pity” è un lavoro con una tensione narrativa frutto di melodie davvero ammirevoli perché il sound è nero, in senso assoluto, è inquietante, alieno, cattivo e si avvicina agli ultimi Satyricon.
(My Graveyard/Masterpiece) Seguo i friuliani Revoltons dagli inizi della loro carriera, e devo dire che ho apprezzato molto tutti i passi che hanno compiuto per giungere a questo quarto album dal titolo lunghissimo: sono particolarmente affezionato all’esordio “Night Visions”, vicino alle sonorità che più mi appassionano, ma “Lost Remembrance” e “Underwater Bells” erano sicuramente più maturi nel loro giostrare fra power, thrash e prog.
(Massacre/Audioglobe) Anche se orfani dello stesso Uwe Lullis, i Rebellion hanno deciso di continuare la loro missione di alfieri dell’heavy/power tedesco, ed ecco quindi un altro dei concept storici tanto caratteristici di questa formazione così quadrata e sanguigna: stavolta tocca ad Arminio, il guerriero germanico educato a Roma che distrusse gli eserciti imperiali nella celebre battaglia di Teutonburgo (9 d. C.),
(MIG Music/Audioglobe) Questo progetto è stato annunciato da qualche tempo e convoglia in studio l’ex chitarrista degli Anthrax Dan Spitz, tale Don Chaffin alla voce, Patrick Johansson alla batteria (esperienze con WASP e Malmsteen) e Chris Vrenna ai synth. C’è anche Dave Mustaine che, secondo voci di corridoio, si dice fosse l’ideatore del progetto Red Lamb ma che successivamente ha deciso di piazzarsi dietro alla consolle
(PRC/Hostile Media) “Sepulchral Torment” è sotto tutti gli aspetti un biglietto di presentazione, per la band nordirlandese di recente formazione. Un EP di cinque pezzi più intro, del più seminale blackened death metal. Riff di taglio classico, accelerazioni violente e diverse atmosfere gelide e nere. Il sound riporta alla mente gli Autopsy e le prime offese sonore dei Morbid Angel.
(Autoproduzione) EP di debutto per questi rockers Udinesi. Rock sincero, puro, suonato, non troppo creato. Storie raccontate, cantate, urlate. Anima blues, faccia rock. Voce rauca. Chitarre cristalline, che si abbandonano ad una sequenza di accordi, che si intrecciano, si inseguono, vivono, respirano. Un sound che spazia dal rock più moderno, fino in fondo alle radici del blues.
(Autoproduzione) “Tra L’Ombra e L’Anima” e “E Poi Silenzio Pt.2″ sono i due EP, rispettivamente 2011 e 2012, che hanno preceduto “Origami”, primo album di Red Sky un progetto dietro al quale si cela un unico musicista (chitarrista, in particolare). Buona parte dei pezzi sono strumentali, altri hanno un parlato o recitato come di una poesia, in italiano. Partecipa anche una meravigliosa voce femminile, Aurora Rosa Savinelli, in alcune occasioni.
(FDA Rekotz) Mi spiace di essere controcorrente, anche per via del soggetto di cui si parla cioè Rogga Johansson (The Grotesquery, Paganizer, Megascavenger, Ribspreader e tantissimi altri), ma io di queste cose ne ho fin sopra ai capelli! Voglio dire, ma quanti album deve incidere quest’uomo ogni anno? Quanti progetti deve tenere in piedi? Ma soprattutto, a cosa serve? Mr. Johansson è un vero “defender” dello swedish old style death metal,
(This Is Core Music) In circa sette anni di attività I Rivelardes hanno inciso “Monkey’s Hours” e “Fallin Off Disaster”, quest’ultimo disponibile anche in terra giapponese, suonato live con Hormonauts, Sun Eats Hours, Porno Riviste, Punkreas, Peter Punk, NOFX e partecipato a diversi eventi, tra i quali le finali dell’Heineken Jammin Festival. Con sole tre canzoni, “Camp Rock”, “Tremble Like Afraid” e “Too Much”, i bresciani realizzano questo nuovo EP, pregno di pop e rock nella giusta misura.
(ConSouling Sounds) Un’atmosfera cupa. Umida. Fredda. Una stretta mortale caratterizzata dal soffio gelido che proviene dalle montagne vicine alla città di provenienza, Denver, di questo trio capace di costruire una struttura sonora che ricorda una cella, un antro oscuro, dove l’ascoltatore viene murato vivo, dove i suoni marci e decadenti dei cinque pezzi di questo lavoro si propagano nell’etere, togliendo speranze, illusioni, vita. Si dedicano ad un doom pesante, influenzato da sonorità psichedeliche, arricchito da componenti melodiche tristi e sanguinose. I quarantasei minuti di musica di questo debutto sono un’esperienza ipnotica mostruosa.
(Abyss Records) I Radition Sickness iniziano la carriera alla fine degli anni ’80, nell’Indiana, ma si muovono prevalentemente su un piano underground, realizzando due demo e altrettanti EP e split. Esce solo ora il loro primo full length, dopo uno scioglimento consumatosi almeno venti anni fa. Il tempo per i Radiations si è fermato, “Reflections of a Psychotic Past” è in buona sostanza un death metal crudo e dozzinale, senza troppi fronzoli e produzioni laccate. Un album che è figlio di un death metal spietato e datato, ancora parzialmente contaminato dal thrash metal più estremo e brutale.
(Abyss Records) Mi fermo a guardare la copertina di questo album. Sarà death metal old style o brutal death metal? Rocking Corpses? Mai sentiti! Il titolo dell’album è “Rock ‘n Roll”? Allora qualcosa non quadra. Inserisco nel lettore l’album e pigio il play. C’è una cantilena, un inno funerario finlandese e lo scroscio della pioggia. Bah, si intitola “Into the Grave”. Segue “Up from the Grave”. Dannazione, è morto e risorge? Aah, forse ora capisco il nome della band, la copertina e, scopro dopo, le immagini interne al booklet.
(Autoproduzione) “Juggler” è il primo atto discografico di questa band polacca, sulla quale non ci sarebbe molto da dire sulla loro musica. E’ un thrash metal totalmente old style, espresso attraverso quattro pezzi. La band nasce a Varsavia pochi anni fa e fino ad ora il suo curriculum è cospicuo in quanto ad esibizioni live. Hanno partecipato al Pozerkill4Ever Tour con Hirax e Assassin, al Metal Battle PL, arrivando terzi, e suonato al MetalFest dove c’erano Megadeth, Kreator, Death Angel, Blind Guardian e altri. In agosto 2012 la band è stata in studio per incidere quello che sarà il debut album.
(Candlelight) Si erano perse un po’ le tracce dei Rumpelstiltskin Grinder dopo “Living For Death, Destroying The Rest”. La band statunitense pare abbia addirittura tentato di cambiarsi il nome, ma le cose sono rimaste come erano. “Ghostmaker” è una fusione estrema tra il death metal e il thrash (a tratti si avvicina al black metal, anche per via dello screaming nel cantato), la quale genera un sound robusto ma dinamico, senza privarsi delle opportune melodie per diversificare i pezzi e rendere la musica maggiormente fruibile.
(Razar Ice Records) I Reverence sono il nuovo progetto di Bryan Holland, ex-chitarrista dei Tokyo Blade, Todd Michael Hall, vocalist che molti conosceranno per le sue collaborazioni con Jack Starr, e Steve Wacholz, primo drummer dei Savatage. E allora perché il loro debut non è un capolavoro? Mistero! Gli undici brani di questo “When Darkness calls” spesso rasentano soltanto la sufficienza (anche per la produzione e il missaggio) e solo di rado c’è qualche colpo d’ala che ci porti sulle vette dell’heavy/power metal.
(Pure Rock-Audioglobe) Tre album in ventisei anni: i tedeschi Roachclip non sfornano certo un’uscita dopo l’altra, ma puntano sulla qualità che sostiene prodotti come questo “Nightfalls”, un’ora quasi esatta di hard rock legato ai vecchi, intramontabili schemi. Quasi tutti i 13 brani in scaletta lasciano una traccia duratura nell’ascoltatore, e questo avviene già dopo un paio di ascolti.
(Dysfunction) Divisi fra Emilia e Lombardia, i Replosion ci offrono un progressive/power metal molto vario e intrigante: “The resting Place of Illusion” (notare come il titolo contenga il nome della band) è il loro debut ed è pubblicato a distanza di ben cinque anni dal precedente demo. In scaletta c’è subito la titletrack: i suoni sono un pochino compassati ma il brano è ben costruito e mai scontato nei suoi cambi d’atmosfera
(Autoproduzione) “It’s only Rock’n’Roll but I like it”, diceva un certo Mick Jagger: e direi che questa frase va benissimo per presentare l’ultima fatica degli abruzzesi RockRace, 10 brani di rock/blues sporco ma genuino con un piede nei ’70 e l’altro all’incirca fra 1987 e 1993, nell’epoca dei Guns’n’Roses. Le composizioni sono immediate, fatte per essere suonate dal vivo, e intrattengono piacevolmente l’ascoltatore
(Nuclear Blast-Audioglobe) E’ del tutto superfluo annunciare che attorno a questo “Ascending to Infinity” si era creata una attesa spasmodica: dopo lo split più cortese della storia della musica, Turilli aveva preso con sé Dominique Lerquin e Patrice Guers e si era subito dedicato alla composizione di nuovo materiale, mentre i superstiti Rhapsody of Fire (compreso Alex Holzwarth, che ha continuato a collaborare pure con Turilli fino a poco fa!) si lanciavano in nuovo tour
(Autoproduzione) Chiamiamolo indie rock, se volete: ma nell’ep d’esordio dei cilentani Radio in Technicolor c’è qualcosa di più, qualche influenza più datata e anche una certa apertura nel rileggere i canoni del genere. I sei brani di questo debut, musicalmente solari e delicati, ma con testi sempre pervasi da un velo di malinconia e vago rimpianto, sono legati da un tenue filo rosso, e si propongono di raccontare in musica diverse situazioni ed emozioni di un uomo ‘smarrito’
(Karthago Records) Il primo embrione dei tedeschi Reaper risale al 1984; da allora, con estrema discontinuità, la band ha continuato a farsi notare sul mercato heavy/speed metal più undergound e intransigente. La Karthago ci propone oggi la riedizione del loro rarissimo ep “Fairies Return” del 1986, una scelta di brani dai demo editi nello stesso periodo, e tre pezzi registrati nel ’91 e mai pubblicati.
(Candlelight) Si abbassano le luci, l’oscurità guadagna qualche palmo sugli oggetti che vi circondano e in quegli angoli più bui sembra di vedere forme bestiali agitarsi. Nel caso abbiate necessità da svolgere un rito nero oppure una discesa nell’anima, potrebbe essere questo “The Asthenic Ascension” un sottofondo adeguato. Tuttavia i Reverence, si sa, non sono una band di estrazione ambient e non sono, come spesso si sente dire, una black-industrial band
(Autoproduzione) Interessante EP d’esordio di cinque pezzi per i bolognesi Reasons behind, che propongono con intelligenza e vivacità un gothic metal abbastanza ispirato alla scena nord-europea. “The End of our Chapter” inizia su toni decisamente alla Nightwish ma si avvicina anche ai Within Temptation quando il ritmo rallenta: davvero piena e avvolgente la voce della singer Elisa Bonafè, sicuramente la marcia in più di questa giovane formazione.