D8 DIMENSION – “Octocrura”
(Autoproduzione) Probabilmente “Octocrura” è stato una specie di work in progress per i D8 Dimension. La voglia di registrare un EP si è tradotta in una serie di composizioni, sette, che hanno portato a totalizzare oltre mezz’ora di musica. Più di tutto, per ammissione della band, il sound è passato nel giro di un anno dall’essere un metal moderno (altro…)
(Massacre Records) Geniali. Semplicemente geniali. I tedeschi Dante riescono a proporre un prog molto ricco, estremamente atmosferico, diluito in pezzi imponenti (spesso sopra i dieci minuti di durata), ma comunque godibile, fruibile, piacevole, di sicuro impatto anche su un pubblico più vasto.
(Massacre) Professor Gurrath mi spiace, ma stavolta il voto per lei è basso. Thomas Gurrath, la mente del monicker Debauchery, opta per un death ‘n roll sicuramente ben calibrato nei suoni ma tanto anonimo in alcuni pezzi e troppo scontato per alcuni riff e ritmiche che spesso e volentieri riportano alla mente idee altrui (in particolare mi sembra di scorgere continuamente i Six Feet Under), derivazioni
(Peaceville Records) Molti di coloro che non gradirono la svolta di alcuni anni fa da parte di Fenriz e Nocturno Culto, probabilmente non intuirono (e forse ancora oggi) l’idea canzonatoria e tributo insieme verso le loro (dai su, diciamo nostre) radici e forse di un’intera scena musicale.
(My Kingdom Music) Fuori tetti innevati e la luce del giorno che arriva attraverso un cielo bianco. C’è solitudine e di li a poco, con lo sbocciare dei primi suoni di questo album, si ripropone un amore nato tre anni fa. “Io Sono un Errore” era un album toccante e di rara bellezza.
(BloodRock Records) Il nuovo lavoro dei Demetra Sine Die è una dimensione oscura, nascosta da quella comune e nella quale tutti viviamo. Sono sonorità plumbee, liquide, frutto di lampi neuronali o forse è semplicemente musica psichedelica. E’ un rock puntellato da suoni lisergici, da ritmi ipnotizzati,
(High Roller Records) I Deep Machine sono noti ai più fanatici cultori della NWOBHM per la manciata di demo che realizzarono all’inizio degli anni ’80 per poi sparire nel nulla, anche se alcuni dei membri originari sono andati a far parte dei Tokyo Blade o degli Angel Witch.
(Avantgarde Music) Una malvagità che proviene dagli abissi infiniti dello spazio. Malvagità siderale, brutale, fredda, incompatibile con la vita. I Darkspace sono sempre stati assurdi, incomprensibili, ma brutalmente diretti. Ogni loro canzone ha lo stesso titolo (“Dark”) differenziato solo da un numero
(Black Widow Records) Melodia. Semplicemente la definizione di melodia. Questo album è pura emozione diffusa, espressa, emessa, concepita in chiave elettronica con un’ispirazione vagamente rock. Un album quasi tutto registrato negli anni ’90 quando Freddy, attuale tastierista dei Death SS, diede vita al suo progetto solista denominato appunto Journey e ricevette ampia approvazione
(Massacre/Audioglobe) Southern groove metal? Mah, se lo dite voi… a me viene ancora la tentazione di chiamarlo rock’n’roll! I germanici Dirt, dopo essersi autoprodotti il primo album, approdano alla corte della Massacre con questo disco di rock arcigno
(GlassVille Records) Suoni e ambienti raffinati costruiti con chitarre distorte e non solo. Una voce non spettacolare, ma ben inserita nel clima compositivo di questi pezzi. La band polacca Dianoya è tacciata come una formazione di progressive rock, o addirittura di progressive metal. Bah, non saprei. Io li conosco grazie a questo secondo album
Per tredici anni ci sono stati i Tabula Rasa, mentre da almeno sette anni è nata la nuova formazione denominata Diabula Rasa. L’idea è stata quella di prelevare melodie e testi del XIII e XIV secolo e di rendere il tutto presentabile a noi contemporanei. Ne vien fuori una sorta di folk heavy, in alcuni casi anche rock, estremamente dinamico
(Autoproduzione) La band berlinese Declamatory è autrice di un melodic thrash metal, ovviamente di taglio moderno, con innesti di death metal, di fattura scandinava, e improvvisi ritornelli che danno sul metalcore. Il risultato è un sound attuale e che credo possa essere incline esclusivamente alle preferenze delle giovani leve del metal.
(Synthetic Symphony) Dopo il singolo “Industrie – Mädchen” uscito nel 2012, i Die Krupps (o ciò che ne rimane) ne presentano un altro. Uscito il18 gennaio, “Risikofaktor” vede la title track e il remix di “Zwei Herzen, ein Rhythmus” e “Der Amboss”, eseguita all’Amphi Festival nel 2011. “Risikofaktor” è un brano vecchio stampo, cantato in tedesco,
(Ukem Records) Presentati come “RAW FUCKING SCOTTISH BLACK METAL”, Asphyxiator e Necrotica non possono essere descritti meglio. Al massimo si può contestualizzare il loro black metal come quello dei Mayhem e Darkthrone della prima età. Asphyxiator, voce e batteria, Necrotica, chitarra e basso, fanno coppia dal 2009
(Shadow Kingdom Records) Thrash appena venato di heavy metal classico nel secondo ep degli inglesi Deceptor, che affiancano questo “Chains of Delusion” a due demo e un altro ep precedenti: manca ancora la pubblicazione del full-“length”. Sei i pezzi, ma due sono brevi intermezzi. Nonostante la pomposa presentazione, “To know Infinity” è thrash anni ’80
(Pure Steel/Audioglobe) Uno dei monicker più curiosi che abbia mai sentito è stampato su una delle copertine più kitsch che abbia mai visto (credo rappresenti il combattimento subacqueo fra un guerriero con spada fiammeggiante e un gigantesco tritone/polipo dai piedi palmati; l’autore è il blasonato Michael Welan, che ha lavorato anche per i Cirith Ungol). Ho fra le mani il secondo full-“length” degli inglesi Disarm Goliath, che la vulcanica Pure Steel stampa soltanto su vinile
(Dark Descent Records) Le trombe del giudizio universale, l’apprestarsi della fine. L’immagine di copertina è eloquente e saluta questo secondo full length dei finlandesi Desolate Shrine. Il death metal presentato è grigio, cupo, ma tendente agli scenari black metal e dunque con atmosfere cariche di tensione e malessere, avvolte da un clima estremamente dark e fino ad arrivare, in situazioni brevi, a passaggi doom, come per “Plane of Awake (Dreams Over the Angel – Serpent to”.
(Satanic Records) I Darkness di cui si parla sono quelli nostrani e nordici, autori di diverse release e con l’ossianico M. (The True Endless, Opera IX e altri) a fare il suo solito “sporco” lavoro. Black metal ferale, gelido e dannatamente old school. Una release questa che racchiude il nuovo MCD “Anti Human Life” e il demo del 2001 ” Let the Napalm Rain”. Il demo ha una qualità audio ovviamente approssimativa, tipica di una release underground.
(Heart Of Steel Records) Rock adulto per palati dai gusti delicati. Quarantacinque minuti di hard rock piacevole, mai estremo, sempre sublime, ricco, elaborato. L’italiano Alex De Rosso vanta una carriera ed una esperienza a dir poco enormi, le quali includono essere stato anche nella line up di acts come i Dokken. Ed è proprio questa esperienza a trecentosessanta gradi che converge in questo album, dove un hard rock melodico ricorda i grandi del genere, aggiungendo quel sapore moderno,
(Autoproduzione) Resto convinto che la scena metal dell’ex Jugoslavia sia uno dei territori più fertili dell’attuale panorama europeo, e a dimostrarlo ci sono oggi i Downcast Art; la band croata ha edito il proprio debut nel 2011, ma solo in questi mesi lo pubblicizza sistematicamente fuori dai patri confini. “Forbidden Memories” è un gothic metal di pregio, mai incline alle classiche brutture di questo genere e anzi colorato di alcuni elementi stravaganti che sono il valore aggiunto al risultato finale.
(Abduction Records) Questo trio di Seattle si dichiara parte di quella scena, ma a scanso di equivoci è meglio chiarire che ha ben poco del grunge, di quello che ne resta e di quello che lo ha seguito dopo gli anni d’oro. I Diminished Men sono un prodotto dell’underground, cresciuto poi negli anni, e questo secondo album è stato come sempre stimolato dalle idee visionarie e cinematografiche ed anche la loro biografia ufficiale lo lascia intendere.
(Lucifer Rising Records) Il profeta ha mentito. La profezia era falsa. O era errata. Il settimo sigillo doveva essere la fine di tutto. L’apocalisse di un inferno che durava da trent’anni. Ma il purgatorio è un posto strano. Deviato. Un luogo transitorio. Uscirne è possibile, forse verso un paradiso perdito, forse verso un la dannazione, un diabolico ritorno alla vita, all’agonia di una esistenza oscura, macabra, occulta.
(Let It Bleed Records) Credo che fosse da tanto tempo che non sentivo del death metal di questa portata. La label polacca Let It Bleed definisce i connazionali Dira Mortis come una brutal death metal band e l’aggettivo brutal potrei anche farlo passare, ma di loro c’è quella tipica sonorità densa, robusta e cavernosa, ma allo stesso tempo inquietante, vicina a quelle di Autopsy, Vader e Bolt Thrower. Questo vale per le distorsioni, ma il discorso compositivo tocca altre tematiche di riferimento.
(PRC Music) Si chiamano Doom’s Day e la copertina è quella, una specie di “Born Again”. La prima canzone inizia tra il suono della pioggia, i tuoni e una campana. La band canadese dunque dichiara immediatamente all’ascoltatore le proprie influenze, con i suoi toni doom e in parte heavy. Qualcosa di loro mi ha fatto venire in mente i Death SS. Le atmosfere sono quelle: pentacoli, croci, candele, maledizioni… musica terribile.
(Murdred Music) Quando “Fracture” da il via a questo debut album è da subito chiaro che si ha a che fare con una band di melodic death metal e hardcore. “Un’altra” ho subito pensato, ma nel mentre in cui i miei esausti neuroni (dai continui arrivi di questo tipo di proposta) formulavano il suddetto pensiero, istantaneamente si riconosceva ai suoni uno spessore e una definizione non comuni.
(Comatose Music) Di questa band nell’underground se ne stava parlando e se ne annunciava e salutava il ritorno con enfasi. I Dehumanized fanno parte della scena death metal newyorkese della metà anni ’90. Incisero un album ben quotato, “Prophecies Foretold”, e successivamente l’abisso del tempo ha inghiottito questi deather. La nuova proposta è un death metal brutale, molto gore nelle sue fattezze e con Mike Centrone che esprime un growl profondo e assassino.
(Indie Recordings) Non lo sapevo. Nessuno mi ha avvisato. Notizia bomba: esiste ancora musica che mi sorprende. Musica che fatico a capire, a posizionare sulla scena. Musica che pretende il mio tempo, la mia pazienza. Il mio impegno per potermi addentrare nei meandri di quel dedalo compositivo che è la sperimentazione musicale.
(Bleak Art Records) Dark Forest è una one man band proveniente dall’ondata black metal canadese che da qualche temo sta inondando la scena. David Parks si esibisce in tutti gli strumenti e la voce, per questo secondo album dai connotati pagan black metal. Le melodie struggenti ed arcaiche, l’impatto dei suoni feroci, i passaggi in stile Enslaved
(Abyss Records) I Daemonicus sono svedesi e lo sono fin dentro le note che compongono questo secondo album. Sonorità tra i Grave e Dismemeber (come per “A Dead Work of Art”, “Blood Red November (MDXX)”, tra le più smaccate) disseminate nel percorso, ma esiste anche del death metal meno “nazionale” per la band in questo “Deadwork”
(Nuclear Blast) Trentesimo inverno. Più freddo, rigido e mortalmente glaciale che mai. Danno la colpa ai cambiamenti climatici, inquinamenti, avvelenamenti. Sarà vero. Ma io accuso, anzi do il merito, una certa costanza, ad una cosa altamente inquinante che continua ad avvelenarci da parecchi decenni. La costanza del thrash metal teutonico. Un brand europeo che negli anni rimane sostanzialmente invariato
(Autoproduzione) Ep autoprodotto (ma ‘sponsorizzato’ dalla Metal on Metal Records) per l’esordio di quattro brani dei Demon Dogs. Una produzione abbastanza economica per questi americani dediti, come appare dal primo brano “The Others”, a un power/thrash che guarda agli Iced Earth (i riferimenti agli Slayer che i nostri fanno presente mi sembrano quasi del tutto assenti); molto bello il break che cambia tutto inserendo atmosfere rock.
(High Roller Records) Ricordo che un anno fa i Dr. Living Dead! nel loro
(Deepsend) L’anno che sta per terminare sarà ricordato con piacere dagli Deus Otiosus, in quanto sul mercato sono arrivati sia il primo album uscito, nel 2010, che il secondo intitolato “Godless”. Il primo ha ricevuto una nuova spinta promozionale da parte della FDA Rekotz, e del quale si è già detto
(Indie Recordings) La norvegese Indie Recordings devo riconoscere che presenta bene la suddetta band. Sono quattro ragazzi che a quanto si racconta provengono da diversi background musicali, ma nella sostanza è il punk il sentimento che prevale. Tuttavia il genere viene visto in chiave moderna, attraverso delle sonorità che vanno dall’alternative punk al grunge rock.