STORMWITCH – “Bound to the Witch”
(Massacre) Dopo dieci dischi (l’ultimo è il mediocre “Season of the Witch”), infiniti cambi di line-up, ma in fin dei conti una storia che (pause comprese) toccherà nel 2019 i 40 anni, i classic metallers (altro…)
(Massacre) Dopo dieci dischi (l’ultimo è il mediocre “Season of the Witch”), infiniti cambi di line-up, ma in fin dei conti una storia che (pause comprese) toccherà nel 2019 i 40 anni, i classic metallers (altro…)
(earMUSIC) Allora, ve lo dico subito, giusto per toglierci il pensiero. Nei Sinsaenum, gruppo di Jordison degli Slipknot e Lecrercq dei Dragonforce, in questo album hanno collaborato Attila Csihar dei Mayhem e Zatorsky dei Dååth. L’ho detto subito perché (altro…)
(Svart Records) Rock psichedelico, esaltato e reso assurdamente geniale da una dose illimitata di dettagli psichedelici! Assurdo? Direi di no, se partite da una base comunemente descritta con una definizione convenzionale, e tale base viene deviata da (altro…)
(earMUSIC) Dopo quasi venti anni, per l’esattezza diciassette, i finlandesi Stratovarius danno seguito alla compilation “Intermission”, pubblicando questo secondo capitolo, il quale va ben oltre la semplice raccolta di brani, cover e live, riconducibile alla ‘best (altro…)
(Red Cat Rec.) La chitarra e l’aiuto di un computer hanno permesso a Pugnale, ovvero Roberto Colombini, di realizzare nel tempo undici pezzi. Il tutto è poi diventato questo album omonimo (altro…)
(Decca Records) Gradita sorpresa, i francesi Skáld: con un ep di soli tre brani e neanche dieci minuti totali impressionano con il loro folk/ambient metal, da situare forse da qualche parte fra i Wardruna e gli Era. Naturalmente i transalpini, (altro…)
(Militia Guard) La discutibile moda delle ‘tour edition’ ha raggiunto anche i Saxon, che rimettono sul mercato il loro 22° album “Thunderbolt”, edito a febbraio. Non ero stato entusiasta del disco all’epoca (a differenza dell’amico e collega Matteo Piotto) (altro…)
(Dunkelheit Produktionen) Un’occasione persa. Questo è stato il mio primo pensiero dopo aver ascoltato “Death Monolith”, primo EP per i tedeschi Subduer. L’idea di unire noise e war/black metal l’ho trovata affascinante, anche se non nuova. Se gestita bene, l’unione tra questi stili (altro…)
(Metal Nation) Gli irlandesi Stormzone pubblicano con questo “Lucifer’s Factory” il loro sesto album: sono passati tre anni dal buon “Seven Sins”, la cui recensione vi condurrà anche ai platter precedenti. Seguendo quindi la carriera di questa band (altro…)
(Dying Victims) A ben cinque anni da “Mark of the Beast” tornano i Sign of the Jackal: i trentini ci regalano un’altra mezz’ora di metallo senza compromessi. Dopo la intro si parte subito forte con la martellante “Night Curse”, (altro…)
(Transcending Obscurity Rec.) Le tenebre si diradano, qualcosa di imponente spunta fuori. Questo è ciò che si coglie dall’incipit dell’opener “At the Left Hand of Satan”. La canzone (altro…)
(Pure Steel) I guerrieri di cui si discute in questa recensione non sono davvero spartani, ma inglesi: furono in attività nella prima metà degli anni ’80 pubblicando due album, e sono ritornati sulle scene all’inizio di questa decade. (altro…)
(Volcano Records) I Sunburst sono l’esempio di come si possa omaggiare i Dream Theater stando sul leggero. Indubbiamente le linee vocali e il tono stesso della voce ricordano LaBrie, ma di certo le strutture canzoni proposte non vogliono (altro…)
(Nuclear Blast Records) Debutto per The Spirit, quartetto tedesco formatosi nel 2015 e, bruciando le tappe, già sotto l’ala protettrice della Nuclear Blast. La proposta della band è un death/black di matrice scandinava palesemente debitrice al sound dei (altro…)
(Avantgarde Music / Flowing Downward) Gli split hanno spesso scopi promozionali, sono una specie di compilation (o poco più) che mettono in mostra artisti simili evidenziando il pregevole supporto dell’etichetta di turno. Ma ci sono casi particolari (ad esempio questo) dove il livello artistico è diverso, è (altro…)
(Nuclear War Now! Productions) I Saltas sono svedesi e dalla madre patria hanno ereditato la passione per il doom, anche se qui non si parla di Candlemass, ma di doom lento e sepolcrale, mischiato a del death marcio, pure (altro…)
(Autoproduzione) Dietro questo monicker si nasconde un polistrumentista svedese che ha scelto come nickname ‘Telum ignotum’ (cioè, secondo le mie conoscenze di latino, ‘lancia/freccia sconosciuta’): si presenta (si fa per dire) al mondo del metal con cinque (altro…)
(Memento Mori) Primo full length per Shrine Of The Serpent, terzetto statunitense che circa un paio di anni or sono aveva pubblicato un EP omonimo incentrato su sonorità sludge/doom. L’approccio ora è parzialmente mutato: le (altro…)
(Pitch Black) Heavy/power grezzo e sferragliante per l’esordio dei norvegesi Sinsid, che vantano come cantante l’ex wrestler Terje Singh Sidhu, magari non dotatissimo sotto il profilo vocale… ma certamente di grande presenza scenica! (altro…)
(Mondo Macabre) Ottima l’apertura dell’album con “The Usurper” e la seguente “Cathch My Breath”, canzoni energiche e con il pedale dell’acceleratore ben schiacciato. Tuttavia proprio i (altro…)
(AOP Records) Un mix interessante! Gli Spiral Skies, svedesi, sono al debutto ed offrono un sound settantiano, molto rock, il quale non nega divagazioni remotamente prog ed ipoteticamente doom, svelando un sound ipnotico, (altro…)
(autorpoduzione) Dopo 9 anni di assenza i Self Disgrace si riaffacciano al grande pubblico con “Partner In Crime”, album autoprodotto che segue il primo demo “Rotten Revenge” rilasciato nel 2009. La formazione meneghina può contare tra le sue file una figura storica (altro…)
(Infernö Records) Questo godibile 7’’ di speed metal arriva nientemeno che dal Giappone: ne sono autori i Significant Point, quartetto di Tokyo che ha iniziato le proprie pubblicazioni con… un live album! (altro…)
(Transcending Records) Questo album segue il precedente “An Empty Frame” e si avvale nuovamente della produzione di Mike Watts (Sleepwalkers e altri), il quale affianca i due svedesi (altro…)
(Dissonance Productions) Il secondo disco degli inglesi Seven Sisters è un buon compromesso fra ‘vecchio’ e ‘nuovo’: il piglio e l’ispirazione dei nostri vengono certamente dagli eighties, dalla NWOBHM dei primordi per essere precisi, (altro…)
(Rockshots Records) Ottimo esordio in ambito folk per gli Shadygrove, che mettono assieme membri di Elenoire ed Elvenking per un disco dai toni garbati e sognanti. “Scarlet Wood”, il primo brano in scaletta, è un celtic folk (altro…)
(Pure Steel) Dopo un silenzio discografico di 26 anni tornano in pista i St. Elmo’s Fire, californiani autori di quattro album fra il 1986 e il 1992. Comincio con il dire che “Evil never sleeps”, il quinto full-length della loro carriera, (altro…)
(Rise Records) Giungono al dodicesimo album i Sevendust, una delle formazioni più longeve e prolifiche del panorama nu metal/alternative. A tre anni dal precedente “Kill The Flaw, la (altro…)
(Raw ‘N’ Roll Rex) Tredici minuti di graffiante e sporco crust da parte dei portoghesi Systemik Viølence. La band incarnano lo spirito crust di fabbricazione svedese, con qualche sortita hardcore appena laccata da un metallo opaco. Il risultato finale è quello di una deflagrazione (altro…)
(MASD Records) Esordiscono con un EP convincente i bolognesi Silent Scream, dedito a quella forma di heavy metal classico nelle strutture ma moderno nei suoni, nella produzione e oserei dire nell’approccio. Dopo la intro, “Born in the Storm” (altro…)
(Autoproduzione) Immagine glam, ma tutt’altre sonorità per i losangelini Salems Lott, che dopo due ep debuttano con questo variegato “Mask of Morality”. Il torrenziale power/thrash di “Gestapo (Enigma)”, che ha anche qualche velocissimo passaggio alla Dragonforce, (altro…)
(Sun & Moon Records) Con il precedente EP, “An Ominous Landscape” (recensione qui), mi chiedevo da quale infernale angolo della fredda Scandinavia provenissero questi devastati blacksters… per poi rivelare, e (altro…)
(Unholy Domain Records) Sound possente, determinato da accordature basse che creano atmosfere ammantate di morte e desolazione. Atmosfera decadente ma al contempo ostile in questi tre brani. Apre “Undead Abyss”, aperta da una sorta di introduzione che lascia poi spazio a (altro…)