CRADLE OF FILTH – “The Manticore and Other Horrors”
(Peaceville Records) Demoni che hanno scritto la loro propria bibbia. Demoni diversi, di un inferno diverso. Inferno fuori dal comune, fuori dagli schemi, mai ovvio. Un inferno tutto loro, fatto di poesia oscura, sangue, erotismo, perversione. I demoni hanno una loro religione, ed ora la profezia si è avverata: è arrivato il decimo comandamento. Mostri. Paure. Chimere. Demoni interiori. La Manticora, nella sua perversa bellezza (altro…)
(Autoproduzione) I quattro Chains & Visions sono italiani e hanno un retroterra formativo di tutto rispetto, studiando e perfezionandosi attraverso gente di quotata bravura ed esperienza, come Marco Pasquariello (voce), Stefano Pellegatta (batterista), Carmine Savoia (chitarra) ed altri. Il sound che è nato dall’infusione delle loro creatività
(Demnhood Productions) Sule prima il nome della band non mi aveva detto assolutamente nulla e, come sempre, mi sono avviato all’ascolto senza leggere nulla di loro. Niente bio o comunicati in allegato, solo la musica la quale pian piano mi ha montato nell’animo dei sospetti. Quella voce, quel tipo di sound, la struttura dei pezzi…”ma chi diavolo sono?”, mi son detto. I Cobolt 60 sono norvegesi
(Architects Of Melody) Si legge nel comunicato stampa che affianca questa uscita dei Viza che <<“Amo il nuovo disco; Carnivalia è straordinario” così si è espresso Serj Tankian a proposito del nuovo lavoro dei Viza>>. La band è in tour qui in Europa con Tankian e sembra avere qualcosa dell’anima polimorfa dell’artista di origini armene. Il sound è un insieme di cose e di modi di essere
(Mon Cul C’est du Tofu) “Siamo i CRABS, stiamo suonando una sorta di musica Post-Punk/Dirge. Stiamo attualmente registrando un EP di sei tracce con l’aiuto di “Mon cul c’est du Tofu” (la quale è un’etichetta indipendente di parigi)”, questo è quanto scrissero alla redazione la prima volta. C’era incluso anche un estratto, una scheggia di “Dull” ma era davvero poco per farsi un’idea. “Dull” è poi giunto in redazione e al primo ascolto ho scritto a Maxime Lescurieux (bassista, colui che ci ha contattato) per chiedergli se
(Candlelight Records) Affermo, in tutta onestà, che non conoscevo I Cold In Berlin. Vengo a conoscenza della band solo perché questo loro nuovo album è giunto a me per conto della Candlelight, etichetta britannica principalmente devota al metal, come molti di voi sapranno. La band proviene dai sobborghi di Londra, il precedente album è del 2010 e si intitola “Give Me Walls” e ha donato in patria l’attenzione e i complimenti di diverse riviste musicali specializzate. My e i suoi tre colleghi mischiano il goth rock, il dark, il punk e qualcosa del doom o comunque di sabbathiana memoria.
(Autoproduzione) Aspettavo questo nuovo album dei Cryptopsy, da quando ho ricevuto il primo comunicato stampa che ne annunciava l’uscita. Ben tornato a Jon Levasseur (chitarrista) che diede un taglio con la band dopo “And Then You’ll Beg”. Tutto quadra in questo album che suona Cryptopsy al 100% perché niente è fuori posto. I maestri ci sono e, forse, rispondono con rabbia e classe a tutte le critiche che li hanno accompagnati dopo “The Unspoken King”. Legittimo criticarli, vista la virata verso un sound non propriamente loro.
(Horror Pain Gore Death Production) Queste sono cose per veri intenditori. Uno split, due band. Due canzoni, una per lato di un vinile 7”, con poster 18×24, produzione limitata a 100 copie. Artwork firmato da Mark Riddick (artista che ha curato diverse copertine death meatal underground fin dal 1991) e Vincent Locke, autore delle copertine sanguinolente dei Cannibal Corpse. Il valore di queste produzioni, specie nell’era digitale, è inestimabile, specialmente per gli amanti del vinile (come chi scrive) e per coloro che sanno apprezzare del buon sano marcio death metal vecchia scuola,
(Metal Scrap Records) La musica dei Cryogenic Implosion girava da tempo non solo in Ucraina, loro paese natio, ma anche attraverso un demo-album, “The Demons Come Again”, pubblicato dalla francese Nihilistic Holocaust, e due brani inclusi nella compilation dell’argentina Highlights Records. “Creation of the New World” è dunque un album d’esordio concepito nel 2010 e a seguito del quale la line-up ha subito una variazione
(Abyss Records) Ho sempre pensato che il revival di generi e sonorità venga spesso incentivato da qualche buon album che salta fuori dal marasma generale del pentolone di turno.La Abyss Records è un’etichetta che fonda le proprie strategie verso il death metal di matrice old style, la quale pubblica i Corrosive Carcass, band presa in adozione dalla Svezia. Due condizioni che mettono in piedi un album, “Composition of Flesh”, in cui il death metal svedese di una volta (particolarmente Grave e primissimi e truci Dismember)
(Napalm Records) La Napalm Records presenta i finlandesi Chaosweaver, giunti al secondo album quattro anni dopo quello di esordio, come una band di cinematic extreme metal, ovvero suonano del (quasi) black metal, non tanto cattivo nell’approccio, intriso di synth, tastiere varie che creano uno strato sinfonico il quale molto spesso ricopre come una neve ogni cosa. Dunque la parte metal diventa quasi un’ossatura, sulla quale si impiantano sinfonie, melodie oniriche ed astratte, a volte irreali o totalmente fiabesche.
(Shadow Kingdom Records) Un album molto interessante. Un suono un po’ doom, un po’ 70s, un po’ rock’n’roll, un po’ metal. Un po’ Mercyful Fate, un po’ Black Sabbath. Un cantante che ricorda Messiah Marcolin e King Diamond. Un disco che offre un ascolto piacevole, nostalgico, a tratti epico. Però c’è un problema. Siamo nel 2012. Questo disco uscì nel 1987, solo in formato vinile, e pure in serie abbastanza limitata. E’ un album culto, se si rispetta l’epoca ed il formato. Questo fu l’unico lavoro dei Coven, i quali si sono successivamente rinominati Coven 13, si sono riuniti nel 2011 dopo aver scoperto di avere un discreto seguito in Europa
(Autoproduzione) Ci sono alcuni album o dei modi di suonarli che più di essere musica sembrano un viaggio concettuale. Come se dietro vi fosse un modo di pensare o, più arditamente, una filosofia. Qualcosa di simile vale per “Nel Suo Perduto Nimbo”, nuovo lavoro per Cataldo Cappiello che si rifugia sotto il nome di Caelestis. L’autore ha concepito dell’atmospheric-industrial balck metal con tinte di ambient new age, dunque un lavoro altamente sperimentale, fuori dagli schemi e contaminato ampiamente dall’elettronica.
(AFM/Audioglobe) Ricchissima raccolta celebrativa per i Circle II Circle di Zak Stevens: doppio cd con 32 brani (!) che pescano equamente dai cinque dischi della band e includono anche alcuni brani live e qualche rarità. Messe tutte in fila, quali si rivelano essere le maggiori hit della band? Sicuramente l’incalzante e fiera “Watching in Silence”, presente anche in versione live; la veloce e tecnica “Consequence of Power”; l’ammaliante power balld “Blood of an Angel”.
(Metal Scrap Records) Vento freddo dalla remota Russia. Un vento malvagio, pervaso di dolore, pazzia, malvagità, ossessione, deviazione mentale. I Cydia producono un sound diverso, particolare, da valutare nell’insieme, senza osservare la singola canzone. Un album che è un percorso a tratti caratterizzato da furia e violenza, a tratti da momenti atmosferici oscuri ed avvolgenti, con esperienze che coinvolgono sonorità death metal, industrial metal, metal core
(AFM/Audioglobe) “Metal Nation” è il secondo full-“length” dei polacchi Crystal Viper, che la AFM Records ripropone sul mercato con 6 bonustrack. Meno riuscito del predecessore “The Curse of crystal Viper”, ma comunque godibile, “Metal Nation” mostra una certa flessione nel songwriting, che sfrutta senza troppa fatica gli schemi classici dell’heavy metal ottantiano. La titletrack è più Running Wild dei Running Wild stessi, mentre “The Anvil of Hate” è uno schiacciasassi priestiano.
(AFM/Audioglobe) Heavy metal tradizionale per questa torrida estate: la AFM ha rilevato dalla Karthago Records i diritti per i primi dischi dei Crystal Viper e ripropone contemporaneamente, con numerose bonustrack, “The Curse of crystal Viper” e “Metal Nation”. Qui ci occupiamo dell’esordio dei polacchi, originariamente apparso nel 2007.
(Massacre Records) Ogni anno la Massacre sforna un sensibile numero di release thrash metal, del resto ai tedeschi quel genere è sempre piaciuto e hanno contribuito ad evolverlo. Fa dunque piacere che l’etichetta abbia posato i propri occhi sugli italiani (sono trentini, di Rovereto), decidendo di pubblicare il loro debutto. 
(Total Metal Records) Pregevole iniziativa della russa Total Metal (figlia della Metal Scrap) la quale ristampa il quarto album dei polacchi Christ Agony, con art work rinnovato e booklet di 16 pagine. I Christ Agony allora erano Cezar (confluito poi anche in band come Whispers, Moon, Vader) voce e chitarra e Gilian (batteria e percussioni) e Mauser (basso, ex Dies Irae e Vader), anche se l’album venne composto
(Spectrastral Records) Progetto quasi in solitaria del musicista bulgaro Angel Angelov, che si avvale di session men per alcuni strumenti e per la voce, i Colobar si affacciano sul mercato europeo con il loro progressive metal raffinato e dreamtheateriano. Dell’opener “A Change of Ages” convince soprattutto la chitarra shred, che da vita a un giro subito memorizzabile.
(Pulverised Records) Strano. E’ tutto molto strano. Questa band svedese, creatrice di un death metal alternativo, progressivo, avant-garde è da ritenere una cult band. Di fatto ha pubblicato un solo album. Il resto sono EP, compilations, demos. La sua attività non è chiara, tanto che non la consideravo più una band, piuttosto un marchio che di tanto in tanto pubblica qualcosa di vecchio con una nuova confezione. E’ infatti dal 2006 che circolano voci relative alla scrittura di nuovo materiale, ma questo non è ancora, purtroppo successo.
(Superstrong) Un’oscurità avvolgente, soffocante. La sensazione dell’abbandono totale. Viaggio alla deriva in un universo silenzioso, angosciante, tuttavia inquieto, elettrizzante, in tensione perpetua. Suoni che rapiscono, emozioni che annientano, un infinito orgasmo psicologico che a tratti è devastante, pericoloso, mortale.
(Lavadome) Questo album è un massacro totale, una furia devastatrice. Dirompente, violento ma suonato con estrema fluidità. Death metal nella migliore tradizione e che risente anche di alcune manovre stilistiche più attuali, come gli impasti sonori dei Behemoth; tuttavia i pezzi sembrano risentire maggiormente dei Morbid Angel
(Napalm Records) Salmi. Rituali. Messe. Cerimonie oscure. Le note di questo undicesimo lavoro appaiono oscure, maligne, terrificanti. Puro heavy metal, puro doom. Totale oscurità. Un tempio. Streghe. Demoni. Subdola malvagità che trasuda da ogni accordo di questa opera. Una opacità dei sensi, resa quasi infernale dalla suprema interpretazione di Robert Lowe. Potenza di “Prophet”.
(Graviton Music) Il ritorno dei Channel Zero significa una ripresa del thrash metal stile metà anni ’90. La band subì uno split nel 1997, ma di recente si è rimessa all’opera. “Feed ‘Em with a Brick” riprende il discorso interrotto dai Channel Zero, cioè con thrash metal ammorbidito e levigato, con canzoni di grande impatto sonoro ma dalle ampie melodie, nello stile dei Metallica anni ’90
(Autoprod./Godz Ov War Prod.) I Centurion mangiano pane e polish death metal, questo li rende spietati esecutori di un lavoro altamente veloce, brutale, estremo come molte realtà provenienti dalla loro nazione, ovviamente la Polonia. Blast beat estremi, come una concatenazione di uragani, e un riffing ossessivo e frenetico e, nei bridge o intermezzi vari, massiccio e marziale, imponente come nella migliore tradizione dei Morbid Angel.
(Pogoselavggio Records) L’attacco hard rock-stoner e di zeppeliana memoria di “Another Day” avverte che questo EP è un sincero debutto, con una registrazione chiara ma non del tutto impressionante nella qualità. La musica esprime i suddetti connotati, per nulla memorabili nella loro già sentita semplicità e rockeggiante cattiveria. Il brano è in inglese e sebbene la voce rude di Danilo Lombardo si solleva, nella pronuncia non fa un favore al brano.
(To React Records) Con tutta sincerità, questo album non ha nulla di diverso dalle tante uscite che popolano il death metal ogni mese. Tuttavia, sia chiaro, non è suonato male e alla fine stupisce perché i Chronic Hate con questo “Dawn of Fury” esprimono una certa sicurezza e disinvoltura, nonostante la band italiana si misuri con quello che è il proprio debutto. “Seanless Reasoning” apre con potenza e uno schema di spietata ferocia.
(Selfmadegod Records) Death-grindcore rozzo, sporco, lurido. Come potrebbe non essere così visto il nome di questi individui di Denver. “Southwest Doom Violence” racchiude sedici pezzi e una intro, il tutto suona sulla falsa riga dei Napalm Death, dei Repulsion e del death metal vecchio stile. C’è qualcosa di loro che ricorda anche i Carnage, ma nell’insieme è quel sound appunto vecchio stampo, di conseguenza i rimandi potrebbero essere diversi.
(Battlegod Productions) I norvegesi Cyclophonia sono all’esordio assoluto su Battlegod Productions con questo “Impact Is Imminent”, il cui unico difetto è forse quello di essere troppo breve (solo otto brani per meno di 35 minuti totali). La titletrack nonché opener piacerà a tutti gli amanti del metallo classico suonato in modo ‘moderno’: si fanno notare subito le versatili voci dei due cantanti in formazione, una più ruvida e l’altra capace di acuti laceranti.
(Massacre Records) Ecco a voi la prima compilation dei Catamenia. Nove album in discografia, l’ultimo è del 2010. Un giusto momento per tributare se stessi e provare a riassumere i punti focali del loro percorso musicale. La band finnica deriva da un black metal primordiale, ma dai tratti ampiamente melodici e dal carattere epico, poi i Catamenia nel tempo virarono verso il gothic.
(Autoproduz./Domino Media Ag.) I Cosmonauts Day provengono dalla Russia e “Paths of the Restless” è stato pubblicato in versione limitata a novembre dello scorso anno. Ora viene riproposto questo piccolo grimorio di pezzi strumentali, dalle tinte post-metal/rock ma dal carattere atmospheric. Insomma, c’è un bell’insieme di chitarre distorte,
(AFM/Audioglobe) Il sottoscritto è uno di coloro che non ha mai compreso le ragioni del successo dei Crystal Viper. Sia chiaro, i polacchi ci sanno fare: ma a parte il fatto di essere ‘guidati’ da una front-lady (cosa che non è neanche più tanto rara, per le formazioni di heavy metal classico) non gli riconosco nessuna peculiarità che valga un contratto con la AFM
(Crucial Blast) Diavoleria elettro-alchemica della Crucial Blast, la quale è promossa nella versione cassetta (la quale poi ha incuso l’accesso ad una versione digitale). Project: Void è un’idea allucinante ed estrema, è la fusione tra metal estremo, elettronica e industrial, ma di chitarre elettriche iperdistorte non ne sentirete, tutto passa attraverso synth, sequencer e filtri