DORO – “Raise Your Fist”
(Nuclear Blast/Audioglobe) Due mesi dopo l’ep apripista, arriva negli stores il nuovo disco di Doro Pesch, il primo ad essere edito per la Nuclear Blast; ma il cambio di etichetta non ha mutato di una virgola lo stile e le caratteristiche del sound. Come sempre il disco è composto da molti brani, ben 13, tutti brevi, immediati e subito fruibili. Di alcuni, fra cui la titletrack, abbiamo già parlato nella recensione dell’ep, alla quale rimandiamo. (altro…)
(Autoproduzione) Secondo una mia personale teoria, le band di metal estremo che hanno un nome che termina con la “y”, hanno (molto spesso) un sound mostruoso, ruvido e rozzo. Cioè band con gente che bada al sodo, senza compromessi. Chicago è la terra che ha dato i natali a questi quattro brutal death metaller, ancora acerbi e scossi da cambi di line up, ma con un full length alle spalle (“Mind Deterioration” del 2012)
(FDA Rekotz) Tre cervelli pensanti questi Deserted Fear, visto che riescono a sommare nel loro death metal elementi del genere di scuola europea (mi vengono subito in mente i Dismemeber e gli ultimi Asphyx) e di quello statunitense (gli Immolation, ad esempio). Il risultato si chiama “My Empire”, dura oltre 40′ e incasella una serie di pezzi davvero interessanti, dallo stile death metal puro e costruito con lucidità.
(M & O Music) Copertina in stile b-movie e tematiche che si rifanno ad essa e a quelle situazioni di tortura e follia. Almeno è quanto mi è parso di capire guardando i loro canali ufficiali. I testi non sono in mio possesso. Immagini forti e musica potente, un po’ thrash metal, un pochino hardcore, modern death metal. Insomma, crossover. Punto e basta. Ritmi potenti e frenetici e riff che si sommano a riff.
(Napalm Records) Saranno anche tedeschi i Dust Bolt, ma il loro thrash metal è puramente Bay Area. Tuttavia non capisco perché spesso alcune etichette europee di un certo livello (Massacre, AFM, Pure Steel, appunto la Napalm) tirino periodicamente fuori album tharsh metal, realizzati da band magari giovani e ciecamente devote ad un sound di almeno 30 anni fa.
(Listenable Records) Di recente guardavo le immagini live dei Cradle Of Filth, nelle quali compariva la Deva. La sua voce ha caratterizzato tanti pezzi della band di Dani, spalleggiandolo nel suo istrionismo vocale. L’EP “Malediction” esce solo in versione digitale e contiene tre brani. Insomma non proprio un EP! “Lies Define Us” è una canzone alla Deva in tutto e per tutto, ma con la partecipazione di Björn Strid, il cantante dei Soilwork.
(Soulseller Records) I norvegesi Devil hanno pensato di rendere nuovamente disponibili due release passate, ovvero le prime due che hanno preceduto l’album “Tme to Repent”. “Magister Mundi Xum” rappresenta la nascita della band e risale al 2010. Era un demo con sei pezzi, tutti infettati dai germi dell’heavy classico, il doom e il rock sabbathiano e dei seventies.
(New World Subculture Media) Omonimo full length, il primo, per i death-grinder di St. Louis Drag The Dead. Il lavoro segue “The Saint Louis Murder Sessions EP” e presenta un sound assassino e che si barcamena tra un death metal sommamente brutal e un grindcore feroce e folle. Una quintalata di pezzi, 43′ di violenza sistematica, proposta da una produzione ruvida e piena di marciume. La copertina è ingannevole dunque, non c’è progressive o psichedelia o sperimentazione.
(Play Top Records) Dopo un solo anno di vita i Dreaming Light producono un EP davvero accattivante o comunque in grado di dare uno spaccato esaustivo su quanto la band possa fare. La release che porta il loro nome, vede un’introduzione basata su tastiere, la quale tinteggia un’atmosfera tra il malinconico e il ricordo. A questo punto è il momento di “Blood in Mirror”, power rock intenso, melodie epiche, pompose e un cantato, di Leandro, che sorregge le stesse senza avere però un timbro eccessivamente alto. Buono il contrasto tra la sua voce fluente e le tematiche musicali.
(Horror Pain Gore Death Production) Prodotto vecchio di un anno, ma estremamente attuale. Pubblicato in occasione di Halloween 2011, questo vinile 7”, colorato di viola, con una pregiata confezione, mostra il ritorno degli Druid Lord ad un anno dalla pubblicazione dell’album “Hymns For The Wiked”. Il pezzo proposto è “Dark Age Sorcery” ed assolutamente malvagio, perverso, pesante, oscuro. Sul lato B, invece, ci sono gli americani/svedesi Skeletal Spectre, band con all’attivo un paio di album, fronteggiata da una bellissima (ed oscura) vocalist, Vanessa Nocera, la cui voce, tuttavia, è quando di più lontano ci possa essere dal gentil sesso.
(Massacre/Audioglobe) Una copertina vagamente inquietante (di Eric Philippe), un titolo enigmatico, e undici brani di ottimo heavy/power metal: il debut dei francesi DarkTribe ci narra con classe e inventiva dei guasti della civilizzazione umana sul nostro pianeta. La band è composta da due fratelli e altri tre amici di vecchia data e finora aveva dato alle stampe soltanto un demo autoprodotto nel 2009. “Taiji”, primo brano in scaletta, apre gradevoli scenari sinfonici con un vago tocco progressive. “Roma XXI” va ancora ad aumentare la dose di melodia fino ad assomigliare a qualcosa dei Secret Sphere o dei Powerquest;
(Rock N Growl Records) Xander Demos è un virtuoso della chitarra che ha suonato al fianco di Johnson, Steve Vai, Vinnie Moore, Jason Becker, Neal Schon, Michael Romeo e John Sykes. Ha già inciso un Ep, “Road To Guitarcadia. Ha chiamato con se, per questo full length Adam Heusey, tastiere sequencers, I batteristi Chris Batton per “Right Angles”, “Boys of Summer” e “Lady in Red” oltre a Mike Stover per la batteria su “Right Angles” e Dean Minerva per “Boys Of Summer”, Matt Williams al basso e I cantanti Kevin Rasel per “Under a Darkened Sky” e Mike Sciullo per “Boys Of Summer”.
(Massacre) I debuttanti di Leeuwarden, Olanda, suonano un melodic death metal che è in bilico tra melodie intense, ricche di feeling, di quel senso dell’armonia ma ripetutamente controbilanciati da soluzioni di death metal veloce. Olandesi si, ma svedesi nella sostanza stilistica. Questo genere dura a morire e i suoi figli si moltiplicano nel tempo. Ben vengano però album come questo dei Disintegrate, il quale pur incastonato alla perfezione negli arcinoti schemi del genere, vuole esprimere buone capacità esecutive e compositive.
(Deep Send Records) I deathers inglesi Detrimentum sono giunti al secondo album in studio dopo “Embracing This Deformity”, lavoro di tre anni fa. Il nuovo “Inhuman Disgrace” va ben oltre il sound manifestato dal suo brutale predecessore. Il clima del riffing, e del comparto ritmico, è più ragionato e di conseguenza le stesse canzoni saltano fuori da un songwriting più dinamico e realizzato con elementi di thrash metal ed estremizzazioni blackened. Essendo inglesi la matrice death metal del proprio paese è ben radicata, ma non si può non segnalare qualcosa dei Cryptopsy o dei Morbid Angel
(Nuclear Blast/Audioglobe) EP apripista per la Metal Queen, in attesa del prossimo album e per festeggiare il passaggio alla Nuclear Blast: nulla più che un assaggio di metallo ultraclassico. Il singolo è naturalmente molto elementare e ficcante: la voce filitrata che fa da controcanto nel refrain forse non è il massimo, ma ovviamente il brano si fa cantare dopo due ascolti. La versione francese è però terribile, perché la voce ruvida della Metal Queen non si adatta neanche un po’ alla musicalità della lingua transalpina. “Victory” ha quel tipico andamento Priest (magari leggermente modernizzato)
(Deepsend) Nonostante siano giovani, lo sI capisce subito guardando le loro foto promozionali, I Deadly Remains sono già una buona realtà del death metal underground californiano. Nati nel 2006 hanno realizzato due demo di un certo spessore, “Moral Crusade” nel 2008 e “Before the Nothing” il seguente anno. Vantano esibizioni live al fianco di Napalm Death, Kataklysm, Toxic Holocaust, Flesh Consumed e altre realtà del death metal statunitense.
(Metal Scrap Records) Energia, violenza e melodia. E’ questa la proposta dei D.HATE (abbreviazione di “District Hate”), quartetto Ukraino che propone un death metal ricchissimo di Groove e caratterizzato da molte idee orientate alla melodia. Questo debut album (che risale al 2011), arrivato dopo un non facile percorso di costituzione della band da parte del chitarrista Polyak Andrew è assolutamente piacevole.
(Iron on Iron Records) Nonostante una attività iniziata 12 anni fa e una lunga sfilza di demo, questo è soltanto il secondo full-“length” dei greci Dark Nightmare, formazione che anche a un ascolto distratto mostra una purissima anima ellenica con tutti i pregi e i difetti del caso. “Beneath the Veils of Winter” è uno di quei dischi di heavy/power/epic ormai rarissimi sul mercato
(Autoproduzione) Bulgari, si ripresentano all’attenzione con questo EP contenente 4 brani semplici , diretti e senza troppe pretese. Il sound riprende gli stilemi dell’alternative rock contaminato da tendenze grunge , il risultato e’ a tratti un po’ sorpassato, la scelta di riportare alla luce suoni ed inquietudini di un movimento storico e così ben definito e’ molto azzardata
(Kolony Records) I De Profundis stanno avendo una carriera interessante. Sono al terzo album, hanno suonato dal vivo con Iron Maiden, Rotting Christ e altri, ma soprattutto gli inglesi hanno realizzato nel 2007 “Beyond Redemption” autonomamente, ma con distribuzione Sony, e “Bleak Reflection” nel 2010 sempre per l’italiana Kolony Records.
(Metal Scrap Records) Forme senza definizione che si nascondono nelle tenebre. Oscuri concetti che si delineano in un orizzonte indefinito, confuso, avvolto dalle fiamme. Gli architetti di questa geometria delle ombre sono tre, hanno un passato oscuro, confuso, violento. Provengono da Kherson, Ucraina, quasi sulle rive del Mar Nero.
(logic(il)logic) Romantici, caldi, avvolgenti. È la definizione per questa band, questi brani, questi suoni. La voce di Federico, come velluto, scorre, scivola, accarezza e fa provare sensazioni. Un talento vocale notevole, alla pari di Ville Valo (al quale è molto simile) e Chris Isaak. Un album dal titolo stupendo, filosofico, umano e reale
(Limb/Audioglobe) Tutte le volte che in redazione arriva un cd della Limb Music, la mia mente va subito con nostalgia alla golden era of power metal, quando produzioni come questa dei Dragony arrivavano nei negozi una volta alla settimana. Ora invece uscite come questo “Legends” sono rarissime e finiscono pure per essere criticate a priori, solo perché l’etichetta dice ‘power metal’!
(Autoproduzione) Non lo direste che i Deimos hanno iniziato come cover band dei Gamma Ray, perché il sound che mostrano in queste composizioni inedite è molto più cupo e carico – pur mantenendosi nei classici confini del power metal. Cinque le composizioni di questo EP d’esordio, disponibile sia in copia fisica che per il download digitale. “Wargeed” è quasi epic metal con un sound corposo e molto tirato: a tratti i nostri ricordano i primi Domine, a tratti i White Skull.
(Massacre) La band portoghese Disaffected era ben avviata quando nel 1997 si sciolse. Nel 2006 José Costa (voce) e gli altri si sono rimessi a suonare insieme ed ora pubblicano il secondo album, appunto intitolato “Rebirth”. Peccato per il tempo perduto, perché i Disaffected con “Rebirth” fanno buona mostra di se. Canzoni articolate, progressive, con suoni scintillanti, su un tessuto di death/thrash metal.
(To React Records) Mi concedo un momento di relax. Metto le cuffie, accendo lo stereo e mi accomodo nella mia sala musica. I Draugr nel player. Impatto improvviso. Risveglio da un torpore millenario. Vengo scosso dall’introduzione cinematografica, preludio a battaglie, sudore, cavalli. Il relax si trasforma in ansia. Adrenalina. Energia che si scatena da dentro. Parte il blast beat di “The Vitulean Empire” (l’unico pezzo in inglese dell’album). Svafnir grida imbestialito. Black metal tirato, brutale… poi il cambio: Flauti. Effetti. Atmosfera. Ancora rumori di battaglia, grida.
(Autoproduzione) I Downhead sono una relatà italiana che sta provando a ritagliarsi il proprio spazio e costruire il futuro nel quale lanciarsi. Suonano attraverso melodie dimesse, a volte malinconiche, ma sempre con dentro di loro una buona dose di energia. Lo stile di questo EP è poggiato sull’alternative rock, ma all’interno troviamo anche altre soluzioni musicali abbastanza disparate e comunque provenienti dalla deriva del rock e dell’incontro di questo con alcune derivazioni metal.
(High Roller Records) Esordio assoluto con un singolo 7’’ su High Roller Records per i rockettari svedesi Dead Lord: i due brani sono registrati live negli studi per conservare tutta la loro istintività. Suoni secchi di certo rock fine anni ’70 (nelle info promozionali i nostri fanno più volte riferimento ai Thin Lizzy), voce un po’ sguaiata, sezione ritmica essenziale sono le caratteristiche principali dei due brani, vitali e vintage come non mai.
(Kaotoxin) I belgi Dehuman sopravvivono nel sottobosco delle scena metal del proprio paese da qualche anno e ora si ergono rigogliosi con il primo album, un lavoro inchiodato sul death metal della tradizione tardi anni ’90 e in sintonia con alcune band del calibro di Pestilence e Morbid Angel. I Dehuman posseggono un corollario di riff ben articolati, strutturati con precisione e pregni di violenza e melodie infernali e orride.
(Candlelight Records) Non sono una enciclopedia del metal, ma credo che dopo John Zorn e i Naked City questi sono una delle poche band che al metal (per “metal” si intende dall’hard rock al grincdcore) ha accostato un altro genere, o più, totalmente agli antipodi del primo. I Diablo Swing Orchestra suonano fiati e situazioni orchestrali fatte da clarinetto, contrabbasso, viola, corno, timpani, mandolini, trombe, violoncello ecc. ecc.
(Infektion Records) Pedro Remiz è colui che muove i fili di questo progetto, il quale è diventato da poco tempo una one man band. Remiz ha sviluppato un proprio concetto artistico, definito gli Eredi di Sophia, il che si propone di affrontare attraverso tutti i tipi di arte alcuni pregiudizi culturali che influenzano le relazioni umane e sociali. Dalle informative della Infektion si legge che questa è una gnostic/progressive band, ma chi scrive ha potuto affrontare solo la musica,
(Electric Generation) Dopo l’inatteso split con ZP Theart erano in molti a chiedersi cosa ne sarebbe stato dei Dragonforce: la risposta è contenuta in questo quinto full-“length”, che ci mostra sicuramente la band in risalita dopo il brutto e riciclatissimo “Ultra Beatdown”, il quale aveva indubbiamente esaurito ogni intreccio possibile dell’extreme power metal. “The Power within” ci presenta anzitutto il nuovo cantante Marc Hudson
(This Is Core Music) Nati da circa due anni e con l’indole di suonare insieme il punk e l’hardcore, il rock, il pop-rock e stili comunque teneri nei suoni e plasmabili da melodie. “Don’t Sweat It” dei Dance! No Thanks si apre con “Always” e il suo incipit malinconico, fatto di pianoforte e tastiera poi i toni diventano più energici e con una copiosa melodia a corredo.
(Autoproduzione) I Dead Summer Society rappresentano il progetto solista di Mist, chitarrista dei molisani How like a Winter (a proposito, che fine hanno fatto?), che affiancato soltanto da una voce maschile e una femminile ci regala un’ora o poco più di purissimo gothic legato agli stilemi di inizio anni 2000, quando ancora era facile trovare dischi di genere privi di pesanti contaminazioni power.
(Autoproduzione) I Devianz hanno delle chitarre con corde ben tese e che vibrano di energia, le note prodotte sono cascate cristalline dalle quali si irradiano poi arcobaleni dai colori scuri o splendidamente luminosi. Il rock dei Devianz è alterno nella sua indole: passa da momenti ruggenti e articolati, come “Des Racines Dans la Chair”,