THE GATHERING – “Afterwords”
(Psychonaut Records) E’ un piacere contribuire alla fama di questo album, e spero che se ne faccia tanta, anche perché è arrivato in redazione direttamente per mano della band. “Afterwords” è davvero un bell’album e i The Gathering (altro…)
(Scarlet Records) Lo confesso, dare in gestione a me questa roba, è un po’ come mettere un lupo a badare alle pecore… e sperare che faccia un ottimo lavoro. O come infilare un spudorata glam metal band in un lap dance di periferia, e pretendere che i ragazzi se ne stiano seduti a bere un caffè, senza sballare, senza esagerare, senza abusare. E’ un invito alla depravazione ascoltare bands
(Autoproduzione) Non è passato troppo tempo da quando ho recensito (
(Dust on the Tracks) Provengono niente meno che dalla Tasmania i Taberah, formazione in attività da quasi dieci anni, ma che pubblica solo oggi il secondo disco. Li produce e li sponsorizza Stu Marshall, uno dei principali animatori della scena metal degli antipodi (
(Autoproduzione) Debutto pesante per questi doomsters di Detroit. Pesante, oppressivo, decadente. Solo tre pezzi, ma estremamente devastanti, monolitici (il demo vanta una durata di oltre venti minuti, nonostante le sole tre canzoni). Suono cattivo, ossessivo, furioso e letale orientato verso un doom incrociato con il death metal, fonte quest’ultima dalla quale viene prelevata una voce estrema ed una certa impostazione dei riff e degli assoli. Certo, gli assoli: questi ultimi sono molto ben concepiti, suonati ed incastrati
(Iron Bonehead) Roba tosta, roba per pochi, pochissimi eletti. Anzi, roba per soli 300 eletti, eletti che devono avere per forza un giradischi. Dalla repubblica Ceca tuonano questi due blacksters, Svar agli strumenti e Jaroslav a voce e testi. Tuonano con efficienza, con violenza, con spietata premeditazione. Se ne fregano di essere noti: cantano in ceco, hanno un titolo impronunciabile se non si mastica la loro madrelingua, e se non fosse per il fatto che sono al debutto, risulterebbe strano chiedere in negozio QUALE album
(Shadow Kingdom Records) Ed ecco qui una ristampa che valeva la pena diffondere, almeno per il suo valore storico! “The Innocent, the Forsaken, the Guilty” è il nome dell’unico ep mai prodotto dai The Mezmerist, sorti attorno all’enigmatica figura del chitarrista Thomas Mezmercardo, che pubblicarono queste quattro tracce nel 1985 addirittura con Bill Ward dietro la batteria. La band, se di band si può parlare, incise altri tre brani mai pubblicati (con altri strumentisti attorno a Thomas) per poi scomparire
(Massacre) Questa band austriaca sigilla il quarto lavoro della propria discografia, attraverso una produzione eccellente e il supporto di una delle etichette metal più importanti d’Europa. Il sound si basa su di una miscela melodic death/thrashcore, dunque l’estremismo muscolare moderno, il quale viene esposto in dei pezzi molto lineari, scorrevoli, francamente un po’ piatti. Si rimane ben impressionati dalla pulizia ritmica e dalla sua essenziale ed efficace laboriosità, il riffing freme di assalti thrash
(Autoproduzione) Onesta e prevedibile manifestazione metal australiana, quella dei Tempest Rising. Al di là della produzione tagliente, cioè con tutte frequenze alte e stridule, oltre ad una certa approssimazione nella resa finale dei suoni, questo EP si dimostra un insieme di nu metal, metalcore, thrashcore e cose simili. Sound moderno e quindi fatto di aggressività e concessioni continue alle melodie. La voce ad esempio è un clean spesso interrotto da growl e urla varie. Un lieve groove serpeggia nei pezzi e allo stesso tempo
(SPV/Steamhammer) Fra le icone del rock britannico, i The Mission sono molto famosi in Germania, in Sud America e naturalmente nel loro paese, ma per quel che mi risulta non hanno mai suonato una singola data in Italia! La loro storia è iniziata nel lontano 1986, e da allora la band si è sciolta e riformata più volte, giungendo oggi a pubblicare l’undicesimo disco in studio. Non sono riuscito a entrare in sintonia con questo “The brightest Light” fino a quando non ho preso cuffie bicicletta e sono andato a pedalare
(Moonlight Records) Avete mai sentito la storia che Jim Morrison in realtà non sarebbe mai morto? Ebbene è vera. Jim è vivo e ha messo in piedi questa band, i Tangerine Stoned. Scherzo, ovviamente, ma non troverei altra spiegazione per scrivere di come la band dimostri sonorità acid rock californiane e Doors, potenziando il tutto con un cantante che ricorda proprio il defunto rocker. La qualità sonora nel rievocare “l’estate dell’amore” è decisamente ad un buon livello nei Tangerine Stoned e l’oltre mezz’ora
(Saint Marks Records) La band di Gavin Spielman (chitarra e voce) si ripresenta con un nuovo album (il precedente è “Oceans Rise”), imperniato su un sound fatto di punk e un acerbo hard rock e l’heavy metal. Le caratteristiche sono esplosive: rabbia, scatenata attitudine all’irruenza, alla protesta, selvaggia voglia di declamare melodie. Ruvidi, esaltati, armati di chitarra, basso e batteria vanno all’assalto con un sound rude ma estremamente chiaro nel come è stato registrato e per come le melodie si sviluppano, semplici,
(Shavey Jones Records) I newyorkesi To the Pain sbucano dal nulla (scarsissime le informazioni in rete) e piazzano sul mercato il loro debut autoprodotto. Colpisce da subito la produzione estremamente low-fi, che rende i suoni estremamente impastati; inoltre, i brani in tutto sono soltanto sette, per poco più di 30 minuti di musica. “For the People, buy the People” mi sembra un heavy/thrash di stampo americano, ma il pezzo
(This Is Core Music) Fabrizio Pan, già compositore e cantante dei Melody Fall, ritorna con un nuovo lavoro fatto di sensazioni, pensieri ed emozioni trasposte in musica e quest’ultima è un esempio di rock moderno con idee pop, elettroniche, hard rock e via dicendo. “You Are the Sound You Make” è una perfetta fusione di cose che alla fine propongono un album gradevole, melodico, capace di svelare appunto qualcosa legato alle sensazioni
(Memorial Records) L’etichetta italiana Memorial pesca di nuovo dall’estero e rivolgendo l’attenzione a realtà musicali di ricerca. Questa volta la nazione è la Bielorussia e la band, i The Hysteria, è una di quelle che si muove nei terreni a confine tra mathcore, progressive metalcore e djent metal, o qualcosa di simile. Ricerca, appunto uno sviluppo delle trame sonore, il mischiare le coordinate musicali per ottenere uno stile vivace, istrionico
(Black Widow Records) Un tributo ai film horror. Un tributo all’heavy metal. La one man band sarda The Providence capitanata da Bloody Hansen giunge al secondo full length. Heavy metal schietto, diretto, potente e melodico, drammaticamente intrecciato con la cinematografia horror: mix perfetto, esplosivo e spesso inquietante. Il dinamismo vocale di Bloody Hansen gli permette di interpretare diverse situazioni rendendo ogni canzone
(Autoproduzione) Ascolto e riascolto questo nuovo EP dei romani Thin Wire Unlaced e non riesco a capire se il loro sia un sound derivativo e un concentrato essenziale di altri autori, ma anche in questo caso sarebbe una derivazione. Il punto vero è però un altro, cioè come la band sia riuscita in un certo senso a crearsi una propria dimensione, collocandovi delle sonorità alternative metal, cariche di groove, sfumature
(Massacre/Audioglobe) I Thrudvangar bazzicano da anni i palchi germanici, ma – anche a causa della scelta di cantare in tedesco – sono poco noti in area mediterranea: in ogni caso questo è il quinto album di una carriera non stellare ma neanche del tutto negativa. I nostri ci sparano subito la titletrack: pagan/black di sostanza, ‘alla tedesca’ ovviamente, cioè senza troppa inventiva ma con grande potenza
(Scarlet/Audioglobe) Indovinate un po’? Gli svedesi Twins Crew, fautori di un apprezzabile symphonic power metal, portano questo monicker perché… i fondatori della band sono due gemelli entrambi chitarristi, Dennis e David Janglöv. “The northern Crusade” è il loro secondo disco, e pur senza far gridare al miracolo intrattiene piacevolmente. “Last Crusader” è una classicissima di symphonic power metal,
(Autoproduzione) Apprezzabile lo sforzo dei messicani Tritton, che in poco più di mezzora ci propongono il loro debut autoprodotto di heavy/thrash metal sparato a mille (tre dei brani erano già apparsi in un demo di qualche mese fa). Già dall’opener “Wanton War” è chiara la fedeltà della band ai dettami degli eighties: la singer Lorena Cabrera non è sempre perfetta ma ha una timbrica accattivante.
(Autoproduzione/High Roller Records) I The Levitation Hex sono una band formata da membri di Alchemist, Alarum e Aeon Of Horus, dunque si parla di un metal fatto in terra australiana e da musicisti con tendenze techno thrash/death metal. I The Levitation Hex tuttavia propongono un sound abbastanza sperimentale,
(Autoproduzione) Può un solo brano valere l’acquisto di un disco? Appena ho sentito in internet “The lost Tales”, il singolo che i newyorkesi Last Alliance hanno scelto per promuovere la propria musica in rete, ho capito di sì. Un brano così epico e maestoso mi ha riportato a quel tempo mitologico in cui i Manowar
(Nuclear Winter Records) Gli svedesi Trial potrebbero essere noti a qualcuno lì fuori per il loro debut di horror metal, “The Primordial Temple”, dell’anno scorso: oggi pubblicano per la Nuclear Winter Records un 7’’ ovviamente limitato a 500 copie. Dopo un’intro da messa nera, “To Dust” si rivela un pezzo kingdiamondiano,
(Autoproduzione) Estremi, molto estremi. Quel pizzico di sana e irriverente follia compositiva, mostrata tra strutture estreme, molto estreme, e improvvise variazioni tematiche, con melodie inaspettate. I The Senseless tritano le viscere, come lame che girano alla stregua della pale di un elicottero. Un sound che gioca
(GCM Factory/Alka Record Label/Black Widow Records) E’ un lavoro controverso questo “Love, Lust and Revenge”. La band ha un nome che mi fa pensare a cose goth-punk, nonostante abbia alle spalle già un discreta attività discografica fatta di due album e due EP. “Love, Lust and Revenge” possiede si qualcosa di decadente
(Nuclear Blast) I The Defiled sembrano una ricetta britannica, nata nella metà dello scorso decennio e definita nel 2011 con “Grave Times”, album che ha riscosso un certo successo. “Daggers” è un ulteriore sviluppo di questo insieme di ingredienti: industrial, metalcore, groove metal, nu metal. Soluzioni diverse eppure simili
(Aphelion Productions) Permettetemi un’affermazione in totale libertà, pur con la consapevolezza di non ascoltare tutto quello che viene pubblicato in Italia, ma solo ciò che ricevo, e con tutto il rispetto dei tanti che fanno buona musica, ma ritengo da sempre che i The True Endless siano il black metal in Italia e che come
(Iron Shield Records) E chi l’avrebbe mai detto che, dietro uno dei monicker più strani che mi sia mai capitato di sentire, avrei trovato una band capace e così deliziosamente vintage? Gli svedesi Thungsten Axe (…), dopo una cassetta (…) di quattro brani pubblicata nel 2011, danno alle stampe con il loro debut una manciata
(Autoproduzione) I The Beyond di Trento hanno dentro al sangue e nei neuroni il death metal, quello degli anni ’90. Old style in piena regola (la copertina poi ne è un buon segnale) basato su chitarre dai suoni cupi, ruvidi e da incubo e linee melodiche allucinate e macchiate di sangue e decadenza. Circa 15’ da obitorio, arredato da
(Autoproduzione) In Italia c’è qualcuno che vuole anteporre le nostre radici storiche per arricchire il metal del quale si fa portatore. Accade con i Tuchulcha (si legge tukulka ) di Volterra. La band proviene dunque dalla patria (non l’unica in Italia) degli etruschi e il nome, quello “di un demone etrusco dell’oltretomba
(Shadow Kingdom Records) Il doom è morte e decadenza, sofferenza e melodie malinconiche e i The Vein sono tutto questo. “Scouring the Wreckage of Time” è fabbricato con gli intenti e le idee di gente proveniente dagli Altar Oblivion di “Grand Gesture of Defiance” e da esperienze negli Ad Noctum. Gente danese
(Southworld) I più informati fra i nostri lettori ricorderanno sicuramente gli inglesi Tank, fra i pionieri della NWOBHM: nel 2007 la band si è sciolta burrascosamente in due formazioni che… si chiamano anch’esse Tank e pubblicano in maniera assolutamente indipendente l’una dall’altra. Qui ci occupiamo del ‘debut’ dei Tank
(Invictus/Ajna Offensive) Tetre sensazioni, oscure emozioni. Tenebre sonore che divorano tutto. E tutti. Imponente secondo lavoro per gli svedesi Tribulation che tornano dopo cinque anni dal precedente “The Horror” con questa opera complessa, imponente, maestosa. Un’ora ed un quarto di metallo marcio,
(Napalm Records) Per la critica ci sono due Tristania: quelli fino a “Illumination” (2007) e quelli successivi. Di fatto il salto tra “Illumination” ed il seguente “Rubicon” è quello che evidenzia il cambio della cantante femminile. Molti ritengono che i veri Tristania, quelli in gamba, hanno cessato di esistere già con