DESOURCE – “Dirty Happiness”
(This Is Core Music) Nati dalle ceneri dei My Sweet Nightmare, band metalcore, i Desource si propongono con questo debut album alla scena (estrema) italiana, nella quale da il suo contributo la This Is Core Music, che fa delle modernità il suo credo. Il sound dei Desource è un ottimo ibrido tra metalcore, cenni nu-metal, hardcore, groove metal e così via, ma con una dominante progressive (altro…)
(Rock’n’Growl) Il debut degli inglesi Deadly Circus Fire è pronto da più di un anno, ma solo adesso, per vari problemi con il mastering, riesce a vedere la luce. La band suona un interessante prog modern metal che ha forse nei Tool il proprio referente più vicino; alla sei corde troviamo un italiano, Save Addario. Si comincia con gli otto minuti di “Through the Soil”: chitarre tostissime, qualche passaggio
(Ublimity Records/Medival Records) Il virtuoso Ucrainio Dimitriy Pavlovskiy torna. Torna con un album più variegato, più ragionato, forse più ispirato. Sicuramente più maturo rispetto al debutto “Powersquad”. Sempre ampie le sue influenze, sempre genialmente coordinate. Potenza neoclassica ben mescolata ad idee classiche, idee moderne e potenza heavy metal sempre abbondante.
(Eolian Empire) Ecco arrivare da Portland un sound vissuto, usurato, nato dal do it yourself. Un sound con distorsioni granulose, cupe. Un sound fatto di Big Black, Nirvana di “Incesticide”, Sonic Youth e dunque punk, grunge, noise. Di noise ce n’è molto, di attitudine priva di forme tanta. Non si legano a schemi precisi i Drunk Dad e dunque scelgono di essere incerti nel
(Synthetic Symphony / SPV GmbH ) Altro album del progetto solista di Mozart, mastermind della band tedesca Umbra Et Imago. Elettronica. Dark pop. Radici che sembrano in linea con i Rammstein, che poi si sviluppano in una direzione lontana dal metal tradizionale, per orientarsi su livelli strettamente gotici, oscuri ed elettronici. Suoni che a me piacciono, che mi catturano, che
(Agoge Records) Un’autentica mazzata. Roba che spacca le ossa. Roba che fa male, che scuote, che azzera la pace interiore, toglie il respiro, elimina il sonno. Sono Italiani, e sono al debutto. Dichiarano uno stile ispirato da stoner e grunge, ma che non nega massacranti ispirazioni tratte dal thrash e dall’hardcore. Per semplificare sono una band che ha un suono che ricorda vagamente
(Atomic Stuff Records) Potenza sotto controllo. Gli italiani DangerEgo dominano, controllano, regolano una dose di potenza molto elevata, tipicamente associabile a bands che si dedicano allo stoner. Ma la loro iniezione di intelligenza è basata sostanzialmente sul togliere quella caratteristica esagerazione di suono grezzo, a favore di una impostazione tecnica, vagamente influenzata da componenti
(Cyclone Empire) Per qualche tempo i Demonical sono stati la “next big thing” del death metal svedese, ma è stato un atteggiamento sbagliato da parte di chi li propinava come tali. Il death metal svedese è uguale a se stesso, non ne esiste l’evoluzione e chi si è evoluto in realtà quel genere non lo suona più. Punto. Oggi, 2013, e dunque oltre un lustro da “Servants of the Unlight” che tanto entusiasmo suscitò, mi sento ancora più sicuro di questo mio pensiero. A scanso di equivoci scrivo che non ho nulla contro la band, anzi è
(Metal Inquisition Records) Scrivere di un album, sapendo di essere condizionato dalle proprie preferenze e gusti, è eticamente corretto? Prima ancora di ascoltare “The Perishing Empire of Lies” mi sono accorto che c’erano tutte le premesse per farselo piacere. L’album mi è stato passato da un amico dei Decapitated Christ (non c’è che dire, nome fantastico), nonché collega di redazione, il quale conosce i miei guasti musicali. Leggo che “The Perishing Empire of Lies” è stato masterizzato da Dan Swanö al solito studio Unisound, quindi la resa sonora ha un sigillo di garanzia. Vi suona la batteria, in “Marching”, un tale come Pete Sandoval, dei Morbid Angel, e canta in altre due Sua Maestà
(Despotz Records/ Cargo) Dahlqvist è un ex Hellacopters, chitarrista. Dopo dieci anni con gli Hella e quattro con Dundertåget e progetti vari ha pensato bene di dedicarsi a qualcosa di totalmente individuale, appunto un album solista. Robert ha aperto il suo cuore in soccorso alla sua inventiva ed ecco che “Solo” è un rock cantato in svedese, nel quale trovano spazio tante composizioni acustiche, a volte sul genere dello psych-folk, ma con melodie morbide e soavi, risvolti più o meno psichedelici e alcun pezzi
(Autoproduzione) “Sick of My Lies” apre questo debutto assoluto per la thrash/death metal band italiana Disnòmia e segnala immediatamente come i novelli musicisti siano indirizzati verso un ordine compositivo e vagamente prog, nel senso dei continui cambi di atmosfere e ritmi. Uno stile pulito, infarcito di qualche buona melodia che mi ha ricordato alcune cose dei Rotting Christ di fine anni ’90 o comunque il death metal inglese che implementava accenni doom e poi gothic. Antonio Di Rico viaggia su tonalità
(AFM/Audioglobe) Piuttosto noti in Germania ma non qui da noi (ed è un dato che sottolinea ancora una volta quanto sia smisurato il mercato tedesco), i Dark Age suonano una sorta di melodeath o metalcore che io mi ostino a chiamare, sempre convinto che esistano soltanto i generi classici, power moderno con inserti death. E devo dire che, in un genere inflazionato come questo, i Dark Age hanno poche probabilità di farsi notare fuori dai patri confini, anche se spingono molto sugli elementi più appetibili per un pubblico
(Heaven and Hell Records) Se gli americani fanno power, in linea di massima non si dedicano alle atmosfere più epiche e sinfoniche, ma lo contaminano con il thrash e soprattutto con il prog metal. Rispettano questa ‘regola’ gli esordienti Dark Design, del North Carolina, autori di un debut granitico, naturalmente per nulla originale ma decisamente godibile per gli appassionati del genere. La traccia autotitolata è un power/thrash roccioso, sullo stile degli Iced Earth o forse ancora di più dei
(IronBonehead) Cripte che si aprono, tombe che si scoperchiano, rituali che invocano demoni innominabili. Ascoltare questo split album è come avvicinarsi a questa catastrofe dell’occulto, a questo rituale del male. “Accept the Mark”, appunto, accettate il marchio di Satana e non ve ne pentirete. Deiphago, dalle Filippine, un mostruoso, longevo (sulla scena dagli anni ’90) e underground esempio dei primissimi Slayer, ma suonati alle velocità
(Massacre) Si sente che questa band non ha nulla di improvvisato o almeno i suoi musicisti nell’operare, nel suonare, riescono a comunicare una certa padronanza e non dello strumento, ma in ciò che fanno, nel songwriting. Secondo lavoro per i Duskmachine, gente che annovera musicisti presi da Primal Fear e Annihilator, come il batterista Randy Black, il bassista e tournista degli Annihiltator Russell Bergquist, l’ex Deception
(Black Widow Records) I Daemonia non fanno metal nel senso stretto del termine. Ma sono sempre stati vicini a questo mondo, un po’ per alcuni pezzi decisamente heavy, un po’ per essere un simbolo che si è sviluppato sulle colonne sonore dei mitici film di Dario Argento, solitamente pellicole che gli appassionati di musica dura sanno apprezzare, gustare, amare. Questa produzione è una specie di nuova release
(Massacre) Cinque anni per un nuovo album, sono tanti. Lo sono perchè al giorno d’oggi in media le band lavorano, almeno quelle grosse, quelle delle major o presunte tali, sulla routine dell’album, tour, altra manciata di concerti sparsi e nuovamente in studio per un nuovo album, quindi si va sui due anni o appena tre. I Darkane si sono presi il loro tempo – ed io il mio per recensirli, visto che
(RemedyRecords) Sotto certi aspetti questa band di Lubecca si sta facendo le ossa, visto che è nata da circa quattro anni e prima di questo debut album ha realizzato un EP e una serie di situazioni live di un certo prestigio. Una delle tante storie, una delle tante realtà della musica metal , se non fosse che “Planet Earth: Ground Zero” risulta talmente maturo e ben suonato che il thrash metal dei Tedeschi sembra essere quello di una band allenata e d’esperienza. Thrash metal molto potente, con un sufficiente livello
(High Roller Records) Composti da membri di Dismember, Carnage, Grave e Necronaut, i Dagger saggiano il mercato con un 7’’ di esordio, edito ovviamente dalla High Roller Records. Poco più di sei minuti di musica: il brano che dà il titolo al singolo è una cover degli a me sconosciuti Quartz, band seminale di NWOBHM recentemente riformatasi: il pezzo è piuttosto lento fino all’esplosione finale, bella la linea
(Svart Records) Un’ora e venti. Tempo trascorso. Mi risveglio da un torpore, con un senso di angoscia. Tutto appare cambiato. Tutto è morto. Tutto è marcio. La luce è oscura, l’aria è tetra, l’atmosfera è opprimente. Un dio oscuro, una divinità oscena, uno spirito perverso. “Dakhmandal”, quarta opera dei misteriosi finlandesi
(Autoproduzione) Stoner e hard rock. E’ questa la dichiarazione di intenti. E le influenze parlano chiaro: Black Label Society, Down, Pantera. Cosa mai può risultare da una simile idea musicale? Decisamente qualcosa di esplosivo, originale, molto personale. Gli Italiani Di’Aul arrivano con questo nuovo album, il secondo, e non
(Napalm Records) Sesto album per i Deadlock e consueta ondata di (pop) melodic metal. E’ curioso, ma ancora oggi ancora si utilizza per la band tedesca l’aggettivo “death”, ma bando al loro passato e valutiamo al netto della sostanza il loro presente. “The Arsonist” possiede canzoni sorrette da una gemellare andatura cavalcante
(Autoproduzione) Chitarrista della band death metal Neurosphere, il giovane Marco De Francesco si cimenta, e devo dire con ottimi risultati, nella produzione di un disco strumentale in cui lascia il proprio estro libero da ogni freno di sorta. Ho già scritto in passato (e non sono certo l’unico a pensarla così) che i dischi dei guitar
(Candlelight) Meno di un mese fa ho ripreso tra le mani e per puro caso “Pareidolia” dei Demon Lung. L’EP non mi convinse del tutto (
(13th Planet Records/AFM) Puzzano di Ministry a chilometri di distanza i Deth Rok o per lo meno ne danno sentore. Nonostante l’assenza di notizie biografiche allegate al promo, la casa discografica è quella di Al Jourgensen, anche la copertina ha quella folle allegoria tipica delle immagini della sua band.
(Scarlet/Audioglobe) Adoro i Dark Moor: sono l’espressione più barocca e romantica del symphonic power metal, quel genere che nella seconda metà dei ’90 e nella prima metà dei 2000 andava per la maggiore, e che poi tutti hanno rinnegato, al punto che oggi le uscite di genere si contano sulle dita di una mano.
(Hellthrasher Distributon) I casi di omonimia nel metal sono molto comuni, specialmente in ambito estremo, è meglio quindi essere chiari fin da subito: quelli in questione sono la band svedese, artefice di un death metal truculento e malato nel più puro stile scandinavo primi anni novanta. Quasi in automatico si pensa
(Tanzan Music) Nome decisamente desueto per questa band italiana ma guidata da un cantante di origini bulgare, Dimitar Argirov (‘Dimmi Argus’ è appunto il suo soprannome): “Bad Dream” è il primo full-“length” e segue a un demo e un ep, allineando undici tracce (una è una cover) di old school heavy metal
(Century Media) Inquietante ed oscuro. Ispirato e ricco di sentimenti. “Construct” apre con la stupenda “For Broken Words”, dove quella lama estremamente tagliente quale è la voce di Stanne assalta l’ascoltatore, mentre si rivela una costruzione musicale di superlativa qualità, con suoni potenti,
(Autoproduzione) Provenienti da alcune pubblicazioni precedenti, i francesi Death Agony piombano nella scena death metal europea con un debut album che abbraccia pienamente la scuola europea, soprattutto attraverso Behemoth, God Dethroned, Bolt Thrower, tanto per citare alcune band
(Coroner Records) Questa band svedese proviene da un album pubblicato dalla Massacre Records, mentre ora si è accasata con una etichetta italiana che tenterà il rilancio di questo sound death/thrash metal di natura melodica e dunque tipicamente svedese. Uno sound, uno stile, ampiamente noto
(Lucifer Rising Records) L’occulto diventa immagine. L’ottavo sigillo va oltre. Un perverso matrimonio tra rock e cinema, tra culti e cult, tra storia e fiction, tra esoterismo e musica. L’ottavo sigillo ha un titolo emblematico: “Resurrection”. Risorgono i Death SS. Risorge una band talmente di culto da rappresentare
(AFM Records) Dinseyland After Dark. Forse l’unica band che è riuscita a farsi fare causa legale dalla Walt Disney Company. L’unica band che ha cambiato molte volte il nome per ragioni assurde: D.A.D, dopo la causa, D:A:D, perché gli andava. Ed infine D-A-D perché con i due punti il nome era incompatibile
(Napalm Records) Il terzo album dei Delain ha dato un segnale al mondo, come se la band di Zwolle, Olanda, volesse dire “ci siamo!”. Due album con Roadrunner Records e dopo son passati tre anni per accasarsi su Napalm Records e pubblicare “We Are the Others”. L’etichetta austriaca per rilanciare al meglio la band
(High Roller Records) Ho in bella mostra a casa il 7’’ d’esordio dei Dead Lord: non sono un naturale consumatore di rock composto dopo la fine dei seventies, ma “No Prayers can help you now” suonava come i Thin Lizzy del ’76, e quindi non ho saputo resistere. Ecco finalmente il full-“length” degli svedesi: