THE AMENTA – “Chokehold”
(Listenable Records) A pensarci bene sono quattro anni che gli australiani The Amenta non incidono un album. “V01D” nel 2011 era un EP (scaricabile gratuitamente http://www.theamenta.com/voidMicro/audioFiles/V01D.zip), anche questa release è un digital download. La band non si è comunque mai tenuta a riposo, oltre ad aver subito qualche modifica nella line-up. (altro…)
(Black Tears Records) Guarda guarda chi si rivede, i Thy Winter Kingdom e in uno split con Permixtio. Grasso che cola! I Thy Kingdom sono liguri e rappresentano una delle più estreme black metal band italiche. Hanno realizzato poco fino ad oggi, nonostante esistano da almeno un decennio e più. Un EP e poi un album ed ora lo split. Quattro pezzi di raw black metal, fatta esclusione per “P.O.S.”,
(Soundhouse Records) Credo fermamente che Doogie White abbia un dono. Ovunque compare, contribuisce a creare qualcosa di assolutamente irresistibile. Ugola unica, potente, con un range vocale che ha del demoniaco, Doogie riesce ad offrire performances vocali impressionanti, rendendo praticamente qualsiasi canzone, anche mediocre, un assoluto prodotto di punta. Ha cantato, tra gli altri, con Blackmore, con Malmsteen, è la voce dei Cornerstone di Mogensen
(Infektion Records) In questo secondo album dell’artista David Pais c’è di tutto, ma il tentativo di dare voce alla sua originale concezione artistica naufraga in un lavoro che appare quanto mai confuso, un ibrido che non trova una direzione coerente. I brani, seppur non privi di spunti fantasiosi, risultano però una miscela stramba di generi, dal metalcore/death alla vena funk del terzo brano “Morning Glory” a cui seguono echi blues, suoni melodici, atmosfere ambient e hard rock, ma niente che lasci davvero il segno.
(Rogues Records) Questi sono schizzati. Sanità mentale defunta. Sono da internare, d’urgenza. Tre musicisti fenomenali, ma completamente pazzi. Pericolosi. Da internare, si, ma anche da mettere sotto sedativo. Perenne. Nove tracce di musica schizofrenica. Riproducono sonorità anni 70, sonorità moderne, sonorità strane, sonorità assurde, sonorità e basta. Non vi so dire che musica fanno. Forse non lo sanno nemmeno loro. Le influenze dichiarate sono Einsturzende Neubauten, primi Primus e Motorpsycho.
(Pure Legend/Audioglobe) La classica e scontata heavy/power band tedesca? Stavolta no. I veterani The Mystery (con questo arrivano al quinto album) hanno anzitutto un’ottima singer, Iris Boanta, discretamente famosa in Germania per essere stata la cantante di una tribute band tutta al femminile degli AC/DC; e poi nei solchi ottici di questo “Apocalypse 666” dimostrano sicuramente di avere un estro compositivo non comune. Quando si tratta di heavy metal classico, la differenza fra un buon brano e uno pessimo non sta nell’innovazione, ma nella cura degli arrangiament
(Massacre/Audioglobe) Dopo una pausa di ben sei anni, si riaffacciano sul mercato i gothic metallers finlandesi To/Die/For, che nella prima metà dei 2000, quando spopolavano queste sonorità, ottennero un ottimo successo e pubblicarono in breve tempo ben cinque album. Li ritroviamo oggi con la Massacre Records, che ha deciso di distribuire in Europa il proprio sesto full-length, completamente autoprodotto e già diffuso da altri rivenditori in Asia e America.
(Nuclear Blast/Audioglobe) La carriera dei Threshold è lunga e ricca di soddisfazioni: i nostri superano indenni anche la morte del dotato singer Andrew “Mac” McDermott e si ripresentano sul mercato con un altro masterpiece. Dietro al microfono troviamo adesso Damian Wilson, che aveva già cantato per la band su due dischi di metà anni novanta (“Wounded Land”, il debut del ’93, e “Extinct Instinct” del ’97)
(Pure Rock Records) Un delicato equilibrio tra l’hard rock e l’heavy metal. Un hard rock troppo cupo, potente per essere semplicemente hard rock, un heavy metal troppo melodico e pulsante per essere heavy metal. Una proposta geniale, semplice e mostruosamente efficace. Un cantante, Lothar, con una voce fantastica, che oso definire come l’incrocio trans genetico tra Udo Dirkschneider e Lemmy Kilmister, con in aggiunta una capacità di offrire un timbro vocale caldo e avvolgente quando la canzone si fa più profonda o misteriosa.
(Chaos Records) Ronnie “Ripper” Olson è bassista e cantante (Nekrokült , ex Gehennah, Vomitory e altri) e la sua voce è mostruosamente perfetta, roca, avvincente. A lui si uniscono le sei corde di cristallina e disintegrante potenza di Nicklas del Melo e la sapiente batteria di Fredrik Hultman. In tre toccano quota secondo album, nel giro di due anni, infondendo un sound corrosivo e dotato di tutti i crismi della buona e sempre verde tradizione metal svedese. “Christ Zero” è in verità un mini album, 19’ e 11 pezzi, che fonde heavy metal, thrash, hardcore e death metal old style
(Autoproduzione) La recensione di questo “The Inhuman Use of Human Beings” nasce grazie a Luca, chitarra e scream dei This Broken Machine, il quale ha voluto sottoporlo a Metalhead.it. Luca ha presentato la band come architectural metal e, sinceramente, io nemmeno so cosa sia quel genere ed ho malignamente pensato che volessero vantarsi di qualcosa, definendosi in quel modo. Assolutamente no, mi sbagliabo. I This Broken Machine sono autori di un groove metal nel quale si odono elementi di thrash, heavy e alternative metal, ma anche di metalcore e spunti sperimentali.
(Autoproduzione) Inizio ad ascoltare “Face the Terror”, senza nemmeno sapere chi siano I Terror Empire e nel mentre guardo le loro foto promozionali e scopro ragazzi semplici, giovani ma capaci di concepire un sound potente, aggressivo e variegato nelle sue strutture. Si, sono giovani ma suonano con disinvoltura ed anche con scioltezza, come musicisti navigati. “Face the Terror” è il debut di questi portoghesi ed è un concentrato di thrash metal rivisto in chiave moderna
(Autoproduzione) Mini album di puro post metal, fatto a Nantes e con somma disperazione e angoscia. Verrebbe da riassumere così la recensione di questo lavoro dei francesi Taste The Void. “Sun’s Heat” raccoglie cinque canzoni dai toni sempre ombrosi e carichi di tensione. Il tutto è imbastito con un drumming scandito e sempre tendente ai ritmi medi o lenti, le chitarre recitano riff acidi, elettrizzati, ottusi, insistenti e claustrofobici.
(Massacre Records) La Massacre pubblicizza i The Prophecy 23 come una band di skater thrash metal. E’ questa la descrizione che l’etichetta tedesca sente di dare ai propri connazionali, puntando sul fatto che quel genere viene rinforzato anche da richiami all’hardcore e allo speed metal. Tuttavia è innegabile che il sound per certi versi non risulta datato, anzi la produzione ha una pulizia e un tocco decisamente moderno
(Nucear Blast) Ci sono cose che le nuove generazioni non capiranno mai. Mi guardo in giro e vedo ragazzini con magliette di bands estinte anni prima della loro nascita, del loro concepimento. Divertente. Fai il ribelle con roba con la quale si ribellava quel noioso di tuo padre? Generazioni che vivono troppo veloci, non a causa del rock, ma a causa dell’era moderna che crea e distrugge quotidianamente.
(Nuclear Blast) Questi ultimi anni di carriera dei Testament hanno accresciuto di molto la mia stima verso di loro. Il livello qualitativo e la freschezza del sound offerto in queste ultime prove – da “The Gathering” in poi- è stato incredibile, nonostante i trent’anni circa di attività. Altre band hanno stravolto il proprio sound, hanno subito scossoni di stile, ma niente da fare per i Testament.
(Street Symphonies Records) Opener, “Bad Behaviour”: alcuni accordi elettrizzanti, parte il riff, potente e trascinante, entra un assolo trascinante, e la voce, disinteressata, stracciata, canzonatoria che grida cose nel microfono. Cose sporche, cose offensive, al limite delle decenza, immorali. Ritmo irresistibile, anch’esso sporco. Riff aggressivi, diretti come un colpo di fucile. Distorsione grezza, abuso di wah wah. Pennate di chitarra decise, sprezzanti. Sessione ritmica piena, pervasa di una elettricità esplosiva. Sono in quattro, sono italiani, fanno un gran casino
(Massacre) Questo nuovo album i The Forsaken se lo sono autoprodotto, affidando poi la masterizzazione a Jens Bogren (Paradise Lost, Kreator e altri). Riprendere dopo nove anni poteva essere dura, ma gli svedesi hanno scelto di fare leva sulle proprie forze e l’esperienza. Il death metal suonato si presenta, come sempre, dinamico, agile e con una buona dose di melodie
(Kloniosphere/Season Of Mist) Gira e rigira I Trepalium sono arrivati a dare una svolta al proprio sound, attraverso un denso uso del groove e contemporaneamente levigando il techno thrash-death metal, del quale i francesi sono autori da anni. “H.N.P.” ha pulizia del suono, le chitarre sono tagliate ad arte e la batteria procede facendo il proprio dovere.
(Necrotorture) The King’s Band è il progetto di quel pazzo da manicomio che si fa chiamare Karlage King. Recentemente ho recensito il suo demo, sapendo che questo EP era in produzione, ed era doveroso poter giudicare questo artista nel modo giusto, ascoltando un lavoro completo. La sua voglia di devastazione e depravazione si intensifica ogni giorno, il suo gusto per la provocazione è andato a fondo scala
(Massacre Records) “The Human Apheresis” è un album black metal di stampo modern. Quindi non un lavoro feroce e dissoluto e non un lavoro malvagio e cattivo per via di scenari furiosi. La durata dei pezzi oscilla tra i 3’ e i 4’ e i The Iniquity Descent sembrano votarsi ad un black ‘n roll/death metal giocato su distorsioni a tratti diverse tra loro. Una roba in stile Satyricon. Lascia perplessi il fatto che la Massacre li promuova come una band di avantgarde black metal, qui di sperimentazione o avanguardie non se ne sentono per nulla!
(AFM Records) Questo album ha un’epica pagana avvincente e viene esposta con un black metal dai contorni ben marcati. “Von Leere und Tod” è il secondo lavoro dei tedeschi Thormesis e si rivela un’opera di buona fattura, per via di melodie ben sviluppate e sempre presenti nei pezzi e con un folk onnipresente, ma tenuto sempre ben a bada dalla violenza del black metal
(Riff Records) Quando “Bedsores” apre questo lavoro in modo soffuso, le note riportano alla mente gli spettri della psichedelia di “Ummagumma” o le divagazioni acide dei Kyuss. Oltre 5’ di gelo e poi esplode l’aggressività rock, per superare in totale i 10’. “GameOverIsAnOpinion” è il primo assalto crossover, con la stessa attitudine saranno “Hellvetica”, “Masters of the Universe” e altre.
(Ethereal Soundworks) Il secondo album dei portoghesi Thee Orakle non lascia certo indifferenti: i nostri si dedicano ad una miscela di generi che ricorda vagamente quella dei conterranei Moonspell. In “Faraway Embrace” c’è subito di tutto e l’impatto è abbastanza disorientante: la base del sound sembra un gothic metal dalle strutture progressive e diversi influssi death
(Heaven and Hell Records) Quando il mio stimato caporedattore mi ha detto che aveva per me un album che suonava come gli Anathema di “Eternity”, sono subito stato molto scettico: poi è partita “In Pursuit of Redemption” e mi sono ravveduto. The Reticent, solo project dell’artista Chris Hathcock, proveniente dal North Carolina
(Ataman Productions) Scelto un nome che deriva dalla fantasia di J.R.R. Tolkien, il polacco Ataman Tolovy (Gemnius Ultor e Stillborn) con l’aiuto del batterista Imć Pan Śmierć e del chitarrista Kniaź Niechęć Przekora (altro ex Genius Ultor) incide questo lavoro oscuro e diabolico. Non è il primo ad essere realizzato, ma “Corona Regni Satanæ” è il primo full length a cui i Túrin Turambar hanno lavorato dalla metà degli anni ’90 ad oggi.
(Coroner Records) Messo fra parentesi per un attimo il death metal dei Soilwork, Björn Strid ha dato vita a un interessante side project fra rock e metal che prende il nome di The Night Flight Orchestra: nella band è coinvolto anche Sharlee D’Angelo degli Arch Enemy. 11 i brani del disco, più una bonustrack disponibile solo per la copia fisica e non per il download digitale. “Siberian Queen” ricorda subito gli ultimi Rainbow
(Autoproduzione) La fredda meccanica della recensione di un prodotto non sincronizzato con i tempi. Spietata e dura. Ma unica e ovvia: ascolto questo demo mentre il progetto King’s Band sta per rilasciare l’EP. Questo demo, ormai vecchio, offre degli indizi molto chiari: Karlage King, il leader massimo (ed unico componente della band)
(Coroner Records) Ettore Rigotti e Claudio Ravinale (il primo è polistrumentista e magnifico produttore di grido e compagno del secondo nei Disarmonia Mundi) non si fermano e lanciano i The Stranded, insieme a Elliot Sloan (chitarra e basso, nonché skater professionista) e Alessio Neroargento (tastierista anche con i Disarmonia Mundi e altri)
(Autoproduzione) In Germania il metal a volte ha preso strade ibride, ed è per questo che spuntano poi band come i thisONEless che nel loro sound ci mettono dentro alternative rock-metal e l’emocore. L’incipit delle canzoni è sempre molto soft, poi i toni emotivi si alzano, il pathos aumenta e le chitarre diventano più distorte, fanno più chiasso. Sono distorsioni che hanno un mordente basso però, troppo rock nell’essenza, incasinate ma non abbastanza metal nella realtà.
(Autoproduzione) La pubblicazione che si affronta in queste righe è un 3 pezzi dei perugini Taken From The Nest. la band è giovane e suona un intrico stilistico di death metal, black metal e crust. Proprio questo ultimo genere sembra essere la vera impalcatura del sound dei Takens. Quello sfondo così arrabbiato, corrosivo (grazie a chitarre distorte in modo ruvido), robusto (buona la sezione ritmica di basso e batteria) è la caratterizzazione più interessante di questo prodotto,
(SPV/Steamhammer-Audiglobe) “Wintercoast” è il secondo album degli inglesi Touchstone e il terzo prodotto della band (contando anche l’ep “Mad Hatters”) ad essere ristampato in un bel digipack dalla SPV: con l’aggiunta di due bonustracks live il minutaggio totale supera gli 84 minuti! Nel confronto con il predecessore “Discordant Dreams” esce un po’ sconfitto in inventiva e freschezza, ma non si può certo dire che sia un brutto platter.
(SPV-Steamhammer/Audioglobe) Proseguendo l’opera di ristampa della discografia dei Touchstone, la SPV ci presenta il full-“length” di debutto della band inglese, da molti ritenuto il loro capolavoro. “Discordant Dreams” si pone infatti da qualche parte fra le cose migliori dei Marillion e quelle dei Threshold, senza rinunciare a qualche influsso dal rock anni ’70: ne esce fuori un prog/rock di classe, né troppo mainstream né troppo cervellotico, capace di impressionare positivamente una larga fascia di pubblico.
(Victory By Fire Records) Oscurità e pessimismo. Una decadenza dell’essere, una vita che è una passione, una tortura. “Ceremonial Blood” rappresenta quasi un’ora di potentissimo death/black, con una massiccia doppia cassa quasi sempre presente, la quale scandisce con brutalità la manifestazione di un sentimento di violenza e rabbia. Il progetto porta la firma di Eric Horner, il session guitar di Daniel Vrangsinn per gli Stati Uniti (e redattore per chemical-magazine.com), e della sua compagna Jessica.
(SPV-Steamhammer/Audioglobe) Visto il netto successo (almeno presso il pubblico anglofono), la SPV ha deciso di ristampare le prime tre produzioni degli inglesi Touchstone, da molti ritenuti la new sensation di questo decennio in ambito prog rock. La discografia dei nostri inizia con l’ep “Mad Hatters”, del 2006, qui riproposto con 3 bonustracks live (compresa, come ghost track, una cover di “Mad World” dei Tears for Fears).