THE NIGHT FLIGHT ORCHESTRA – “Internal Affairs”
(Coroner Records) Messo fra parentesi per un attimo il death metal dei Soilwork, Björn Strid ha dato vita a un interessante side project fra rock e metal che prende il nome di The Night Flight Orchestra: nella band è coinvolto anche Sharlee D’Angelo degli Arch Enemy. 11 i brani del disco, più una bonustrack disponibile solo per la copia fisica e non per il download digitale. “Siberian Queen” ricorda subito gli ultimi Rainbow (altro…)
(Autoproduzione) La fredda meccanica della recensione di un prodotto non sincronizzato con i tempi. Spietata e dura. Ma unica e ovvia: ascolto questo demo mentre il progetto King’s Band sta per rilasciare l’EP. Questo demo, ormai vecchio, offre degli indizi molto chiari: Karlage King, il leader massimo (ed unico componente della band)
(Coroner Records) Ettore Rigotti e Claudio Ravinale (il primo è polistrumentista e magnifico produttore di grido e compagno del secondo nei Disarmonia Mundi) non si fermano e lanciano i The Stranded, insieme a Elliot Sloan (chitarra e basso, nonché skater professionista) e Alessio Neroargento (tastierista anche con i Disarmonia Mundi e altri)
(Autoproduzione) In Germania il metal a volte ha preso strade ibride, ed è per questo che spuntano poi band come i thisONEless che nel loro sound ci mettono dentro alternative rock-metal e l’emocore. L’incipit delle canzoni è sempre molto soft, poi i toni emotivi si alzano, il pathos aumenta e le chitarre diventano più distorte, fanno più chiasso. Sono distorsioni che hanno un mordente basso però, troppo rock nell’essenza, incasinate ma non abbastanza metal nella realtà.
(Autoproduzione) La pubblicazione che si affronta in queste righe è un 3 pezzi dei perugini Taken From The Nest. la band è giovane e suona un intrico stilistico di death metal, black metal e crust. Proprio questo ultimo genere sembra essere la vera impalcatura del sound dei Takens. Quello sfondo così arrabbiato, corrosivo (grazie a chitarre distorte in modo ruvido), robusto (buona la sezione ritmica di basso e batteria) è la caratterizzazione più interessante di questo prodotto,
(SPV/Steamhammer-Audiglobe) “Wintercoast” è il secondo album degli inglesi Touchstone e il terzo prodotto della band (contando anche l’ep “Mad Hatters”) ad essere ristampato in un bel digipack dalla SPV: con l’aggiunta di due bonustracks live il minutaggio totale supera gli 84 minuti! Nel confronto con il predecessore “Discordant Dreams” esce un po’ sconfitto in inventiva e freschezza, ma non si può certo dire che sia un brutto platter.
(SPV-Steamhammer/Audioglobe) Proseguendo l’opera di ristampa della discografia dei Touchstone, la SPV ci presenta il full-“length” di debutto della band inglese, da molti ritenuto il loro capolavoro. “Discordant Dreams” si pone infatti da qualche parte fra le cose migliori dei Marillion e quelle dei Threshold, senza rinunciare a qualche influsso dal rock anni ’70: ne esce fuori un prog/rock di classe, né troppo mainstream né troppo cervellotico, capace di impressionare positivamente una larga fascia di pubblico.
(Victory By Fire Records) Oscurità e pessimismo. Una decadenza dell’essere, una vita che è una passione, una tortura. “Ceremonial Blood” rappresenta quasi un’ora di potentissimo death/black, con una massiccia doppia cassa quasi sempre presente, la quale scandisce con brutalità la manifestazione di un sentimento di violenza e rabbia. Il progetto porta la firma di Eric Horner, il session guitar di Daniel Vrangsinn per gli Stati Uniti (e redattore per chemical-magazine.com), e della sua compagna Jessica.
(SPV-Steamhammer/Audioglobe) Visto il netto successo (almeno presso il pubblico anglofono), la SPV ha deciso di ristampare le prime tre produzioni degli inglesi Touchstone, da molti ritenuti la new sensation di questo decennio in ambito prog rock. La discografia dei nostri inizia con l’ep “Mad Hatters”, del 2006, qui riproposto con 3 bonustracks live (compresa, come ghost track, una cover di “Mad World” dei Tears for Fears).
(Battlegod/Twilight) Stranissimo progetto questo dei Tomorrow’s Outlook: due musicisti e un manager-songwriter dell’estremo nord della Norvegia che hanno messo su un metal project con tre ‘guest singer fissi’ (cosa significhi non ne ho idea) e altri ospiti dietro alle pelli e al microfono (fra cui l’immancabile Michael Kiske), registrando singolarmente 12 brani e una cover nell’arco di quattro anni per poi darli alle stampe in un unico cd
(Il Verso Del Cinghiale Records / Sympress44) L’essenza. Le origini. La purezza. Il sound senza il quale nulla di quello che leggete in queste pagine avrebbe senso, vita, fama. I Thee Jones Bones, quartetto bresciano, dopo 10 anni di onorata carriera, se ne escono con queste undici tracce di assoluta sincerità, di vero rock’n’roll, di profonda passione. Musica intensa, carica di un’energia trascinante, capace di scuotere, eccitare, animare.
(Soulseller Records) I Tombstones qui discussi sono norvegesi e suonano qualcosa di veramente dimesso e a metà tra il doom e lo stoner. Un sound vicino agli Sleep e con sonorità dilatate in stile Electric Wizard. Le canzoni dei Tombstone sono cupe, seppellite da ombre, decadenza e una pesantezza che si trascina per quasi tutti i pezzi. Se da una parte rispetta il genere, da un’altra “Year of the Burial” fatica a diramarsi in qualcosa di sostanzioso.
(Autoprodotto) Gli interessanti Tamed Darts provengono da Siracusa e hanno coraggiosamente deciso di autoprodurre il proprio debut album, il quale presenta una riuscita fusione di generi e atmosfere che li colloca fuori dai soliti schemi ma comunque all’interno dei generi classici. Dopo la intro d’atmosfera, “War to reign” può essere ritenuta battle metal per il suo sviluppo molto quadrato
(Autoproduzione) Niente evoluzione. Nessun modernismo. Spirito di ribellione thrash spinto all’estremo, con la conseguenza che questi tre messicani sembrano veramente usciti da un’altra epoca. Un’epoca dove c’erano delle regole ben precise. Regole assolute, necessarie per guadagnarsi la tessera del club delle bands di vero thrash metal.
(Dreamcell11) Celebrazione live di una band che ormai ha un suo seguito anche all’estero. Il Moonlight Waltz Tour trova posto in questo DVD e anche CD, il tutto racchiuso dentro un box. L’evento che ha generato questa release video/audio è avvenuto il 16 aprile 2011 al Plan B Club di Mosca.
(Nocturnal Art Prod/ Candlelight Records) I The Wretched End sono la nuova band di Samoth (ex Emperor), per la quale crea e compone da prima del 2010, lo stesso anno del primo album “Ominous”, il quale manifestò le palesi differenze stilistiche e concettuali tra Ihsahn e Samoth; in quel periodo infatti il primo pubblicò l’album solista “After”.
(Metal Scrap Records)Voce violentissima, incazzata, furia cieca. Canta, anzi urla, sensazioni, odio, rabbia, disperazione, ingiustizie. Voce registrata in modo particolare, sembra uscire da una caverna oscura, umida ed insalubre. E da questo antro poco ospitale si scatena il sound di questi quattro Russi, i quali producono un groove-thrash-core senza tanti compromessi, ma con diversi richiami ai classici
(Cyclone Empire) Sonno catatonico durato 53 anni. Un sonno di tortura, violenza, malvagità. Un’accusa pesantissima. Pazzia allo stato puro. Un bagaglio di misteri, morti, accuse, condanne. Un risveglio improvviso. Assurdo scherzo del signore del tempo. Pazzia che si somma alla pazzia. Terrore. Ispirata alla Miskatonic University di H.P.Lovecraft, questa storia, scolpita nelle tracce del secondo
(Cyclone Empire) La sicurezza di un abbraccio, il calore che ne scaturisce allietando tutto ciò che ci circonda. All’improvviso, in una giornata piovosa – luce sottomessa all’ombra – l’abbraccio si trasforma in stretta violenta – sensazione di soffocamento – fine della speranza. Il calore svanisce, muta, si reincarna nell’alito fetido e freddo della disperazione, della decadenza.
(Worm Hole Death) The Way Of Purity “è una entità complessa e internazionale” (dicono di essere di diverse nazionalità), dato che non agiscono “come una “normale” band e l’impostazione del progetto non è come di una usuale line up“. Era lo stesso Without Name, o come possa chiamarsi, a dirmelo due anni fa. Il primo album “Crossocore”
(Autoproduzione) A seguito di un demo edito nel 2009 i veneti Teodasia pubblicano il loro disco d’esordio, che si presenta in un digipack molto curato sotto l’aspetto grafico e con una produzione ben bilanciata. Per quanto riguarda invece le coordinate musicali, i nostri si muovono con destrezza fra power e gothic: ma non pensate subito ai Nightwish perché le influenze
(Crucual Blast) T.O.M.B. sta per Total Occultic Biomechanical Blasphemy e questa è la perfetta definizione per l’incubo che contiene il loro nuovo album “UAG” (“Uncovered Ancient Gateways”). Ci sono 11 tracce assurde di un qualcosa che si potrebbe definire black ambient (“Leech”) ma in seno a queste divagazioni cova l’elettronica più nera
(WormHoleDeath) Quando recensii il primo album dei The Way of Purity rimasi colpito. Un sound roccioso, massiccio, arrabbiato e costellato da alcuni synth che davano un certo dramma al sound. Poi li intervistai, c’era la nuova arrivata Tiril Skårdal (voce). Venne presentata al mondo attraverso un video inquietante.
(Basement Apes/Brain Ache/altre) Ci sono degli album che sembrano un’esperienza concettuale, un discorso articolato. Ci sono degli album i quali pur non essendo dei concept, si rivelano delle trame incredibili. Quando “Black Mouths” sorge con l’iniziale “The Truth”, si ha immediatamente la certezza che i francesi The Prestige siano un quartetto che fonde il post hardcore con il metal.
(Black Widow Records) Joe Hasselvander ritorna a farsi sentire con un album esplicito, già dalla copertina che lo racchiude. C’è qualcosa che riporta alla mente i Black Sabbath. La storica band di Birmingham la si percepisce anche nel sound doom, ma fortemente legato ai suoni degli anni 70 e alle prime forme dell’hard rock/heavy. “The Ninth Hour” è un album che attinge dal passato,
(High Roller Records) I Trappazat sono una delle pochissime band rimaste al mondo a non avere neanche una pagina sull’Encyclopedia Metallum (per non parlare di un sito o di un myspace): tutte le informazioni derivano soltanto dalla lunga e non troppo interessante nota promozionale scritta dal cantante Paul Britton. Il nostro ripercorre con tono avvelenato
(Pest Records) I The Obscene nascono dalle ceneri dei Blessed Realm. Non un nome altisonante, infatti hanno realizzato solo pubblicazioni minori. Basso, batteria e voce provengono da li e Tom, cantante, si è aggregato a loro. La band inglese ha pubblicato questo EP nel quale figurano undici pezzi, ma sei in realtà sono canzoni tratte da un EP del 2008.
(Svarga Music) Il secondo album dei Thunderkraft è un lavoro “pieno come un uovo”. “Totentanz” suona con deflagrazioni verso più direzioni stilistiche, le quali potrebbero indurre a fermare l’ascolto e ricominciare da capo. Le chitarre hanno un sound corposo e tessono delle trame tra il groove metal, il thrash metal, il death metal, gli Slayer e altro.
(Black Mamba Rec.) I marchigiani T Odio è dal 1992 che stanno definendo il proprio percorso professionale. “Biomechanical Future Engine” è un album nel quale la band ha focalizzato tutta la propria attenzione e capacità, pur non riuscendo completamente a scolpire della musica dai tratti delicati. I T Odio suonano sfumando il proprio sound in più stili: l’heavy metal dai tagli sinfonici, elementi rock, gothic, progressive. I 10 brani realizzano un intrico di soluzioni
(Napalm Records) Questo secondo album dei danesi The Kandidate è quello che una volta si definiva crossover. Nella sostanza il death metal di base è la confluenza di richiami hardcore e thrash metal e la cosa genera un sound robusto, nerboruto e carico di groove. Potenza e densità del suono però non propongono considerevoli variazioni nel sound, questo per dire che occorrono più ascolti per rintracciare in “Facing the Imminent Prospect of Death”
(Dark Descent) Nata da qualche parte nel Missouri sul finire degli anni ’80, solo nel 1991 la band si ribattezzò Timeghoul e poi realizzare due demo tape: nel 1992 “Tumultuous Travelings” e nel 1994 “Panaramic Twilight”. I Timeghoul sono stati ovviamente dimenticati, del resto non avevano inciso nessun album o EP, e la discografia è in sostanza composta da soli sei pezzi. Tuttavia di recente la Dark Descent si è spinta a 


