THUNDERPROJECT – “Vol.I”
(Indipendence Rec. / Nice Studios) Si scrive Thunderproject, ma si leggerebbe Riccardo Scaramnelli, cantante e polistrumentista, già con Bluerose. L’idea di questo “Vol.I” dal libro “The Land of the Light” di Marialisa Bandi (incluso nella limited edition). La musica è un ponte ideale di quel fiume di parole, oltre a contenere un (altro…)
(Nuclear Blast) La genesi di questa band inizia nel 2006 in Islanda e con un chitarrista e un batterista di dodici anni che vogliono suonare. La faccio breve. Ora i The Vintage Caravan sono un trio, c’è un bassista, e sono al secondo album per Nuclear Blast. Sembra quasi una favola. Tenete presente che sono islandesi.
(Artifical Sun) Sono Russi, hanno una discografia vasta tra album, remix, cover, compilation e demo. Sono in giro dal 1999, e non sono certo dei novellini. Mescolano metal, o meglio creano su base metal delle deviazioni industrial ed elettroniche che arrivano alla follia, sforano i confini e arrivano a techno, synthpunk, e qualsiasi
(autoprodotto) Daniel Trigger: session performer, produttore. Lavora con la musica, ed ad un certo punto decide di dire la sua. Lo fa con l’ottimo “Infinite Persistence”, che aveva quel suono dannatamente hair metal anni ’80, album che Metalhead ha recensito con immenso piacere. Ed ora il ritorno. Con novità sconvolgenti: cambia la sua
(ASDR Recordings / Masterpiece Distr.) Complimenti per l’atroce copertina che veste questo death metal abbastanza evoluto. Genovesi, al debut album, Toolbox Terror mette in scena le complesse e agghiaccianti menti dei serial killer in un death metal estremo, a tratti tecnico e comunque in continua evoluzione nella sua
(Masterpiece) Mi sono accostato con un po’ di diffidenza al secondo disco degli italianissimi Tenebrae, che non mi sembravano proprio il gruppo adatto a una webzine come Metalhead.it, ma già al primo ascolto mi sono ricreduto. I nostri, raccolti attorno al chitarrista Marco Arizzi,
(This Is Core Music) Spesso ho limitato il mio entusiasmo nei confronti di qualche album e dei musicisti che lo hanno realizzato a causa dell’eccesso di somiglianza con qualche altra realtà musicale più nota, o arrivata prima sulla scena. Non parlo di plagio o cose del genere. Spesso si trovano musicisti che assorbono
(Unique Leader) Non ho idea del perché si chiamino così questi californiani, ma sappiate che il loro death metal è tiratissimo, veloce, frammentato in continui cambi e variazioni di ogni tipo, nei quali ci sguazza felice Gaber Seeber, il batterista. Costui è un motore a reazione, la vera spina dorsale di questo sound nel quale riff, basso,
(UKEM Records) Nefasti. Brutali. Violenti. Tuonano dall’Inghilterra e sono oscenamente e morbosamente appartenenti alla scena death metal pura. Sono personaggi che risorgono da precedenti bands e, assieme, riescono a raggiungere nuovi inesplorati estremi di marciume e decadenza. “Architects of Deliverance” è un album sicuramente pesante, incompatibile con
(Demonhood Productions) Per iniziare questo discorso sui Töxik Death parto dalle note stampa che accompagno la release della band norvegese. A quanto pare per uno strano motivo in Norvegia c’è un’ondata di band speed/thrash metal come Nekromantheon, Condor, Deathhammer, Inculter e altri. A dire il vero, aggiungo io, un’ondata del genere non è confinata alla sola Norvegia, ma ormai e non
(Mulligore Production) Il suddetto e primo album di questi spagnoli è stato creato con dei pezzi che sono comparsi in uno split con i connazionali Mortaja del 2012. Invece le quattro canzoni “No Tendrá Piedad’, ‘Mi Propio Enemigo”, “Inocentes en mis Manos” e “Y la Sangre Llegó al Río” sono state registrate per una seconda volta nel luglio 2011, mentre “Ansia” e “La Última Guerra” sono del 2012
(Moribund) Una stupenda copertina rappresenta il cancello conduce all’esperienza mortale all’insegna della pura misantropia esposto dalle tematiche di questo oscuro disco. Tematiche orientate al concetto della foresta del suicidio (come sembra significhi il titolo) le quali vengono esaltate da un canzoni intense, emozionali, ricche di dinamismo, potenza e malvagità intrinseca.
(Disco Futurissimo) Rosario Memoli è artista ben noto del panorama artistico/musicale campano (e salernitano in particolare): da più di quindici anni si esibisce con le sue band, prima gli storici blacksters Lathebra, quindi i punkrockers Wild Weekend (in entrambi i casi come batterista)… e infine con la ‘sua’ creatura, The Provincials, per i quali riveste il doppio ruolo di cantante
(Punishment18 Records) In Italia la Punishment18 Records è probabilmente il thrash metal. E’ il santuario nel quale la fiamma votata a quel genere è tenuta sempre viva. Lo dimostra, ancora una volta, una pubblicazione dell’etichetta piemontese che ripesca un album di qualche anno fa, 2007 per la precisione, dei lombardi e ovviamente thrashers Torment. “Suffocated Dreams” è un concentrato
(Autoproduzione) Andrea Cicala si appresta a fare qualcosa di proprio e investe tempo e forse anche danaro per produrre un album, intitolandolo “My Own Four Walls” e firmandolo come The Outsider. L’ambizione di ogni musicista credo sia farsi conoscere, rendere nota la propria musica e oggi esistono tanti mezzi per ottenere questo. Il fatto che ve ne siano
(Svart Records) Moniker sottile. Non “tombstone” (pietra tombale), ma “Tombstoned”, dove c’è un marcato riferimento agli effetti delle sostanze stupefacenti. Già dalle foto promo questi tre rockers risultano vivere in una propria dimensione e questi quarantasette minuti di riff che seguono le regole del doom, senza dimenticare un feeling southern ed una impostazione
(Avantgarde Music) In silenzio. E’ questo il significato di Thaclthi in lingua Etrusca. E loro sono degli sconosciuti al primo album, senza notorietà, senza esagerazioni, senza una vera immagine. Arrivano sulla scena esattamente come il loro moniker: in silenzio. Un silenzio mediatico ma non certo sonoro, in quanto questo mastodontico lavoro di quattro tracce (e ben cinquantaquattro
(Autoprodotto) Musica sostanzialmente cristiana, creata da questo duo del New Jersey. Temi e verità biblici rielaborati a livello lirico su esperienze personali. Sicuramente non compatibile con chi scrive la presente recensione, ma mi ritengo sufficientemente professionale per andare oltre e riconoscere un certo valore nei testi, ben composti, ben musicati. Il problema di fondo però è una
(My Graveyard/Masterpiece) Con i dischi dei Tarchon Fist mi sento sempre a casa! Come è a tutti noto, la band bolognese nasce ormai otto anni fa per volontà di Lvcio Tattini dopo la sua separazione con i Rain, e da allora (magari senza troppa velocità eh!) sforna dischi e dvd di altissimo livello, sempre legati all’heavy metal tradizionale da defenders (magari appena venato, in qualche caso, di
(Agonia Records) Letali e spietati. Violenti e micidiali. Trionfali e demoniaci. I francesi Temple Of Baal tornano sulla scena con il quarto full length nella loro lunga carriera. Maturi ed intelligenti, creano un death metal orientato al black con una potenza mostruosa ed una resa atmosferica di esemplare qualità. Oscuri fino ad impossibili limiti cromatici, riescono ad offrire
(AFM Records) Incrocio per la prima volta questa band australiana e vengo immediatamente colpito da come le ritmiche sono vivaci e diversificate nei pezzi, ma anche dalle chitarre che tingono assoli espressivi, densi, estremi ma ricchi di melodie. La band è l’espressione di un death/thrash melodico ma molto tenace, estremo, tirato al massimo nelle velocità e nella forza.
(Pure Rock Records) Un crescendo irresistibile, irrefrenabile. Un crescendo di energia e potenza, ma anche del livello di coinvolgimento. Si parte da fuori e ci si addentra verso un calore che rapisce. E questo è stato veramente un dettaglio essenziale per la mia valutazione del disco. Un disco che, all’inizio, meritava mezzo ascolto ed una sufficienza striminzita solo perché ci sono
(Massacre/Audioglobe) Vengono nientemeno che dalle Canarie, i Tears of Martyr: una band power/gothic piuttosto classica, che ci fa naturalmente pensare subito a Nightwish e compagnia bella (o brutta, come molti ritengono), ma che in questo secondo album non demerita grazie a una manciata di brani ispirati e potenti. E aggiungerei agli aspetti positivi la prova di Berenice Musa, che ci guarda
(Candlelight Records) Dan Hardingham (aka Onetflirtyeight) rinnova il proprio progetto(ai primordi solista) con il debut album, dopo un iniziale EP nel 2012. I The Earls Of Mars sono una band sopra dal sound le righe. Quel genere di autori che sfornano canzoni che incollano insieme metal, blues, psichedelia, progressive e baldorie e allegorie sonore. mi spiego meglio: mentre l’opener
(Kolony Records) Se non conoscevate ancora i Tragodia, cosa gravissima, ora che hanno pubblicato questo “Mythmaker” non avete più scuse! Personalmente ho imparato ad amare la band bresciana con il precedente “Theomachy”, uscito l’anno scorso per la My Graveyard Productions, e questo nuovo “Mythmaker” spinge questi ragazzi verso un ulteriore livello di professionalità, competenza
I power/gothic metallers sono appena rientrati dal tour europeo con Tarja Turunen: ne approfittiamo per placcare il bassista Nicola “Fox” Falsone e chiedergli ragguagli su quest’esperienza e sul nuovo ep. Buona lettura!
(Soulseller Records) Atmosfera fumosa. Opprimente, decadente, con una luce naturale morente. Il trio norvegese appesantisce l’impostazione e materializza quarantacinque minuti di stoner/doom che non lascia speranza, non offre opportunità, uccide l’ottimismo. Sembra che le oscure foreste Norvegesi che hanno dato origine ad altri generi votati alle tenebre, abbiano influenzato
(Century Media Records) Sono stato un fanatico dei Turisas della prima ora: ho consumato “Battle Metal”, ho adorato “The Varangian Way”, e su altri portali e riviste del passato ho salutato i finlandesi come i veri e propri inventori di un genere, molto più degli Ensiferum o degli Equilibrium. Poi è arrivato “Stand up and fight” e come molti sono rimasto un po’ interdetto: l’eccesso
(Death Rides a Horse Agency) Fantastico. Semplicemente fantastico. Un EP che marca il debutto di questa band danese, questa band particolare, innovativa. Musica piena di atmosfera, di emozione, di fantasia. La romantica e angelica voce di Monika Pedersen (ex Sirenia) domina un’idea compositiva diversa, un concetto sonoro che ha la potenza emozionale di una colonna sonora
(Ván Records) Alexander von Meilenwald pubblica il quarto album sotto il vessillo The Ruins Of Beverast. Toni sepolcrali e gelidi, a metà tra death, doom e black metal (anche se quest’ultimo ha in realtà una predominanza maggiore) scelti da Alexander, polistrumentista tedesco è batterista dei Nagelfar. Il progetto one-man-band continua ancora e “Blood Vaults” ha i toni di una
(UK Division/Andromeda) Quando penso al metallo cantato in italiano, la prima band che mi viene in mente sono i Rosae Crucis, e la seconda i Vanexa; ma i friuliani Tempesta non sono certo da meno! I nostri perseguono questa scelta coraggiosa ormai dal 2007, e “Scusate per il Sangue” è il terzo full-“length” di una carriera iniziata quasi venti anni fa. Il punto di forza di questo disco
(Bakerteam Records) Suoni moderni, suoni letali. Infettano l’atmosfera dalla calda Sardegna, ma il loro sound micidiale emana sensazioni fredde, mortali, un autentico incubo concentrato in nove furiose tracce dove un metallo dalle sembianze moderne, con richiami industriali, si scatena in un qualcosa che rende l’aggressività una ragione di vita, una scienza perversa che i quattro
(Hells Headbangers) Dopo la ristampa in vinile di “Mortal Throne of Nazarene” degli Incantation, l’etichetta Hells Headbangers sceglie anche di riproporre sound meno “nobili” come quello dei The Lurking Corpses, un collettivo dell’Indiana molto pittoresco che nel suo sound mischia mette hardcore-punk, anzi più punk vero e proprio che nemmeno l’hardcore e con venature horror, oltre
(Candlelight Records) Quarto album per una delle migliori band black metal della Norvegia. Non tra quelli della prima ora i Throne Of Katarsis, ma ritengo che siano degni depositari di una delle cose migliori che la Norvegia abbia dato al genere umano, il black Metal! La formazione norvegese capitanata da Vardalv (batteria) e Infamroth (voce, chitarra e organo), vede anche le presenze
(Cosmic Swamp Records) Un sound straniante quello dei Teddy’s Head From Hell. Un sound che implementa lo stoner e le tendenze del desert rock e i cui pezzi svelano atmosfere sospese, uggiose, direi quasi riflessive. Eppure le chitarre sono il solito frullatore di frequenze tremule, lisergiche, cariche di wah-wah. Le linee ritmiche sono serpenti sinuosi, infarciti di un groove ombroso