(Hammerheart Records) In attesa del nuovo disco, i sempreverdi e sempre-epici Ereb Altor distribuiscono un EP di 4 brani che testimonia l’ottimo stato di salute della band. “The Twilight Ship” è ultraepica, un viking che a tratti ha anche qualcosa di sacrale, oltre che di maestoso e (altro…)
(InsideOut Music) Ton Scherpenzeel è intramontabile, visto che è l’unico membro originale e fondatore di questa mitica band la quale ormai si avvia verso il quinto decennio di storia celebrato con un maestoso diciottesimo album! Questo leggendario gruppo continuò senza sosta dagli inizi degli anni ’70 fino ai primi anni ’80: (altro…)
(Invictus Productions) Sporco, lercio, assurdo e ai limiti dell’udibile questa bestemmia dei Crucifixion Ritual. Tre pezzi registrati in una maniera ‘spartana’ e l’aggettivo vuole essere morbido verso le illusorie intenzioni di questo duo. Un magma sonoro (altro…)
(Metal Blade Records) È appunto il decimo album di questa colonna del thrash europeo guidata ormai dal solo Michael Stützer, valente chitarrista che ha visto la scomparsa di suo fratello Morten nel 2019, anche lui chitarrista e membro fondatore della band. Con Stützer a tenere ben solido il nucleo attorno al quale poi ruotano gli elementi della band, anche il (altro…)
(Black Lion Records) E chi lo sa cosa scatta nella testa di un recensore quando va ad ascoltare un nuovo album da valutare. Nel mio caso, ma penso la cosa sia comune, vado a mente libera per associazioni che automaticamente si prendono il loro spazio nella testa. (altro…)
(High Roller Records) Questo album per molti è considerato l’ultimo dei grandi registrati dai Raven. Il trio di Newcastle formato dal bassista e cantante John Gallagher, suo fratello e chitarrista Mark e il batterista Rob Hunter pubblicano “All for One” l’1 agosto del 1983. L’album, il terzo dei Raven, è prodotto da (altro…)
(Blasphemous Records) Emergono dall’underground polacco, sono in giro a un decennio ma, diamine, questa band sembra aver viaggiato nel tempo, dagli anni ’80 ad oggi in un solo salto! Fanno uno shock/horror/glam metal, ma appena si preme play il suono che esce è un frullato di vecchi Mötley Crüe , antichi Death SS, un po’ di Mercyful Fate ed una generosa spruzzata di buon Alice Cooper, passando per i nostrani e più giovani Superhorror. (altro…)
(The Swamp Records (CD)/ Overdrive Records (LP) / Burning Coffin Recs (MC)) Gli italiani Bretus professano l’occulto da oltre un ventennio e questo “Magharia” è il quinto album della loro valida carriera, a due anni dall’ottimo “Aion Tetra” (recensione qui). Doom, doom di qualità, pesante e maligno quanto basta, ricco di influenze metal e stoner le quali rendono più graffianti le ottime teorie melodiche, sempre capaci di creare angoscia, inquietudine, destabilizzazione mentale. (altro…)
(Time Tombs Production) Primo album per questa band francese che dedica le tematiche del proprio album alla fantascienza. Di fatto l’album è un concept che si ispira alla tetralogia di romanzi “I Canrti di Hyperion” di Dan Simmons. Sono temati che ben si sposano con il genere proposto dalla band che è si black metal ma dai connotati melodic, epic e (altro…)
(Purity Through Fire) Nonostante le premesse non fossero delle migliori, questo album mi ha sorpreso. Cominciamo dall’inizio: monicker oscenamente illeggibile, nomi e titoli mooolto inflazionati, al limite del pacchiano. (altro…)
(Karisma Records) Melodie dolci e sensuali, ricche di magia, fantasia e sentore ultraterreno, il tutto in un ambiente ricco di sublime prog nordico. Questo è il nuovo album del duo norvegese Jordsjø, il quale a due anni dal precedente “Nattfiolen” (recensione qui) torna con il terzo disco in carriera. Il rock progressivo divaga misteriosamente nei meandri di teorie dal sapore folk, iniettandoci una subdola venatura jazzy. (altro…)
(Oblivion / SPV) Jürgen Engler e Ralf Dörper e chi li assiste, si lanciano in un album di cover nel quale ogni nota viene rivestita dell’inossidabile, duro e marcato stile dei Die Krupps. Tra ossature metal, industrial ed elettroniche ecco che classici dei Devo, Queen, The Stranglers e altri ancora rifioriscono sotto questo sole che emana raggi al silicio. Il carico elettronico (altro…)
(autoproduzione) One man band di Hydrus che è di stanza a Tampa in Florida. Estuarine ha alle spalle tre album e ora al secondo EP. Nyarlathotep, ovvero ‘Il Caos Strisciante’, figura parte della mitologia creata dallo scrittore statunitense (altro…)
(High Roller Records) “The Wizard and the Tower Keep” mi aveva davvero entusiasmato; mi sono quindi lanciato sulla ristampa su LP del debut dei Legendry… per uscirne parzialmente deluso. Questo disco (non lontana nel tempo la prima uscita: è del 2016) è forse ancora più primitivo, retrò e fumoso… ma anche (altro…)
(Ván Records) I Niht sono un brillante indicatore per definire cosa è il black metal nel 2021. La band è composta da S. chitarrista e anche nei Nekrovault, Z. è basso e voce e anche lui proviene dai Nekrovault e non solo. Nel 2017 l’album d’esordio del duo intitolato “Vanum” e ora questo (altro…)
(Sentient Ruin Laboratories) Esplosione nucleare a Toronto e conseguente onda d’urto che si espande per il pianeta. Un evento catastrofico di nome Last Agony! Viene in mente questo scenario ascoltando “The Imminent Slaughter”. La formazione canadese è di una tossica e incalcolabile capacità di distruzione (altro…)
(Avantgarde Music) È diabolicamente glaciale il sound dei russi Olhava, i quali pubblicano il quarto album in soli tre anni. Black metal, black gaze, un sound siderale, galattico, infinitamente tagliente, una lama affilata che incide la carne gelida, sepolta dal ghiaccio. Il titolo è un tributo alla vendetta del gelo: (altro…)
(Indie Recordings) Interessante parentesi per i norvegesi Nordjevel. Nell’attesa del terzo album, successore di “Necrogenesis” del 2019 (recensione qui), tengono alta la testa con questo EP fieramente intitolato con il nome del mostruoso lupo della mitologia norrena e contenente tre nuovi brani, una cover ed un live registrato al Brutal Assault sempre del 2019, l’ultimo che questo pianeta ha potuto celebrare. (altro…)
(Season Of Mist) ‘Il morso di Cristo’ pone in copertina una rielaborazione del catastrofico incendio che ha colpito la cattedrale di Notre Dame a Parigi il 15 aprile del 2019. L’evento diviene un simbolo per questo album scritto dal cantante Saint Vincent. Tematicamente parlando “La Morsure du Christ” dichiara che il mondo si sta allontanando (altro…)
(Sun & Moon Records) Full length di debutto per Gargoyle, band proveniente da Reggio Calabria con all’attivo il demo “Reborn In Blasphemy” del 2016. La formazione calabrese definisce il proprio stile ‘necrodoom’, il quale consiste nell’unione tra il doom ‘cinematografico’ tipicamente italiano, capace di evocare le atmosfere dei maestri dell’horror tricolore (siamo quindi in territori cari ai primi Death SS, Abysmal Grief, Paul Chain), con sonorità più estreme e vicine al black dei Mayhem ed all’epicità dei Dissection. (altro…)
(autoprodotto) Appartengono all’underground, sono norvegesi e dicono di suonare post-hardcore. Ma, diavolo, questo loro terzo album, a sei anni dal precedente, è fortunatamente solo del maledetto rock’n’roll spinto al limite, farcito di punk moderno e capace di abbracciare tutta la rabbia dell’hardcore! (altro…)
(Autoproduzione) A Tato Rivas, musicista e sound engineer venezuelano trapiantato negli USA, non manca certo il coraggio: e così la pandemia diventa una occasione per produrre il suo debut come musicista metal. In “This is Lyonen” Tato fa (altro…)
(My Kingdom Music) Ennesimo album da questa storica formazione progressive nata a Firenze nel 1974 attraverso Maurilio Rossi, multistrumentista, cantante e autore ora affiancato da altri sette musicisti. “La Belle Dame” è uno spunto da un’omonima ballata del poeta inglese John Keats e i (altro…)
(Nordvis Produktion) Tuonano dalla Svezia e sono al debutto i Jordfäst, un duo (più un batterista ospite) che sorprende immediatamente, una band che con soli due brani (ma oltre mezzora di durata totale) mette in piedi un lavoro che non sembra appartenere assolutamente ad una band che si affaccia per la prima volta sulla scena. (altro…)
(Amor Fati / Afgrundsvisioner) Dopo vari split e compilation, questo album omonimo -il quarto- è finalmente il successore di “Raukn” il quale uscì nel 2019 per poi esser ripubblicato in formato fisico dalla Amor Fati l’anno successivo (recensione qui). La band danese, avvolta nel mistero, non si smentisce: infatti questo album è in verità uscito circa un anno fa ancora, una volta per il collettivo Afgrundsvisioner, ovvero una specie di ‘Inner Circle’, un’etichetta simbolica concepita per diffondere l’ideale dei membri, senza puntare ad essere una entità devota alla musica in qualche modo commerciale; (altro…)
(Karisma Records) Chiude il cerchio la Karisma Records, completando il ciclo di ripubblicazioni degli album degli storici Ruphus, leggendaria prog band norvegese in forte attività negli anni ’70. Infatti dal ’73 al ’79 i Ruphus, attraversando una infinità di cambi di line up, pubblicarono ben sei dischi (alcune recensioni delle reissue qui, qui e qui) ed il brillante “Manmade” fu l’epilogo, anche conseguente alla perdita di tre membri importanti rispetto al precedente “Flying Colours” uscito l’anno prima, compreso il batterista Thor Bendiksen, uno dei membri fondatori. (altro…)
(Chaos Records) Solo un album nel 2015 appunto intitolato “Gateway”, poi soltanto EP per Robin Van Oyen il musicista di Brugge che gestisce l’esistenza di questo moniker. La sua è una visione oscura del death/doom e crea ora un altro EP, “Flesh Reborn” che rappresenta forse il massimo grado (altro…)
(Music for the Masses) Ricordo ancora quando, nel 2011, uscì “A new Day”, il sesto album degli Arachnes: i fratelli Caruso si presentavano ancora una volta in grande spolvero, ma forse la grande stagione del power/prog italiano era ormai finita, e infatti il disco ebbe una diffusione relativamente limitata (uscì in poche copie fisiche). Per (altro…)
(Invictus Productions) Secondo EP per il trio scozzese Lunar Mantra, della durata di poco oltre ventotto minuti distribuiti in quattro pezzi e dei quali il primo è una intro e l’ultimo di oltre nove minuti è un ambient dai toni rituali. La blackened death metal band sfodera un sound affilato in “Nexicthon” e “Azothic Pyres”, nel (altro…)
(Satanath Records / Dark Terror Temple) Band americana, etichetta russa e suoni… mesopotamici! Il quarto album degli Akhenaten, il duo dal Colorado, è tutt’altro che semplice, anzi, risvolti di death metal tecnico e melodico che si fondono pregevolmente con sonorità dal gusto medio-orientale, divagando in un concetto di folk palesemente sommerso nei meandri oscuri del death. (altro…)
(Sepulchral Voice Records) Nascono nella metà della prima decade degli anni 2000 ma i Grave Miasma si creano anno dopo anno una solida reputazione. Quel tanfo che arriva dall’abisso del death metal e che sfocia a tratti nel black metal è qualcosa che galvanizza (altro…)
(autoprodotto) I finlandesi OneFromTheNorth sono strani. Sono synth. Sono pop. Sono dannatamente metal. E, come dice il mastermind McKeenan, sono come i Depeche Mode con una svolta metal. A dir la verità c’è poco dei Depeche Mode nel sound della band, si viaggia piuttosto in un delizioso incrocio tra beat, dance, elettronica spinta, Rammstein e Theatre of Tragedy, questi ultimi nelle ultime forme prima dello scioglimento. (altro…)
(Revalve Records) E chi si aspettava di rivedere all’opera i Nexus Opera, che ben sette anni fa avevano pubblicato l’interessante “Tales From WWII” (recensione qui)? I laziali, sempre dediti a temi guerreschi, si spostano ora sulla Prima Guerra Mondiale, e ci regalano dieci tracce sempre ben concepite, che raccontano (talora, appunto personale, con una certa retorica forse sovrabbondante) episodi e personaggi dell’immane tragedia del secolo scorso. (altro…)
(Satanath Records / MurdHer Records) In circolazione da tempi immemori, i blacksters finlandesi Gloomy Grim non hanno perso lo smalto, anzi, il nuovo album è granitico, ricco di groove, con momenti tanto inquietanti quanto incalzanti. La storia della band risale a metà anni ’90, un progetto one man band di Agathon (Soulgrind, Walhalla, ex Airdash, ex Thy Serpent, ex Corporal Punishment) poi evolutosi verso una formazione completa, la quale ha subito variazioni nel corso di questi ventisei anni, i quali hanno visto la pubblicazione di un totale di sette album. (altro…)
(Satanath Records / Fog Foundation) Altra entità oscura che tuona dalla fiorente Russia! I Sterbefall, infatti, nonostante i titoli ed i testi in tedesco sono una band proveniente dalla Russia centrale, composta da musicisti nativi i quali, con questo progetto, sono cresciuti sempre più, sempre più concretamente dall’anno di fondazione, il 2012, epoca nella quale sono partiti dall’underground dell’autoproduzione per poi arrivare a questo al quarto full length, con in curriculum anche in disco acustico. “Verlorene Zeit” (‘Tempo perso’, ndt), è un black metal ricco di melodia, di drammaticità, mai estremo ma comunque sempre molto oscuro. Musica ricercata, profonda, pregna di disperazione, suggestiva, avvolgente… oscuramente seducente. “Kvlt” colpisce con riff tanto melodici quanto incisivi. “Einsamkeit” offre una melodia pungente ma anche una tendenza apocalittica, un percorso musicale brillante con una devozione verso teorie senza speranza. Introspettiva ma anche violenta“Stirb Nicht”, apocalisse con sentore deliziosamente gotico su “Negativ”. Emerge un dark heavy rock su “Abschiedsbrief”, ricercatezza negli arrangiamenti su “Verlorene Zeit”, tecnica, imprevedibile, melodica e pesante “Verbogene Grass”, prima della lasciva direzione heavy della conclusiva “Augenblick”, pezzo che mescola con genialità dark rock, goth rock e metal estremo. Si fanno notare gli Sterbefall! Ormai lontanissimi dalla vasta cerchia della band alle prime esperienze, con “Verlorene Zeit” rivelano la loro intensa capacità emozionale, regalando un disco ottimamente strutturato, mai prevedibile, godibile, sempre coinvolgente ed eccitante, in delicato equilibrio tra metal estremo e un rock meravigliosamente gotico.