(WormHoleDeath Records) Sono tre i piani che concretamente definiscono le strutture di “Schysma”. La maestosa voce di Eliana Sanna, le tastiere di Martina Bellini e l’impianto strettamente metal creato da chitarre e sezione ritmica. Quest’ultimo piano è cementificato (altro…)
(Eisenwald)Come dimostrato con i precedenti lavori in studio, ad esempio il penultimo “Jærtegn” (recensione qui), i danesi Solbrud forgiano black metal d’assalto, una tormenta sonora brutale, veloce, tagliente ma anche deliziosamente atmosferica. (altro…)
(Punishment18 Records) Nati nel 2000 dalle ceneri dei Rapid Fire gli Slabber incidono il loro secondo album dopo “Colostrum” del 2017. Lo fanno con la volontà di creare un lavoro che possa suonare diretto e sempre direzionato ai loro canoni dell’heavy metal. Alessandro Bottin ha una vocalità con punte vicine a quelle di (altro…)
(Dissonance Productions) Ci sono formazioni della prima metà degli anni ’80 che sono note per un solo disco, o magari per un solo demo; i Satan’s Empire, fino a pochi anni fa, lo erano per un unico brano, “Soldiers of War”, incluso in una seminale compilation della Neat Records. Con singer e (altro…)
(Avantgarde Music)La one man band americana con un moniker che si ispira alla famigerata foresta dei suicidi in Giappone (Aokigahara) giunge al secondo lavoro intensificando quella disperata violenza depressiva che ne caratterizza il sound. Un depressive black che non si concentra su ritmi lenti e penetranti, preferendo riff laceranti, veloci, taglienti come lame di rasoio. (altro…)
(No Remorse Records) Ottimo esordio, brevissimo ma imponente, per i tedeschi “Servants to the Tide”, che praticamente dal nulla (al momento non sono neanche sui Metal Archives!) hanno attirato l’attenzione della No Remorse Records. Solo cinque brani (ma sempre mediamente lunghi) e una intro compongono il debut autotitolato. (altro…)
(Steamhammer / SPV) Non si ferma Susan Kay Quatro, meglio nota come Suzi Quatro, la rocker americana con origini italiane ed ungheresi. Non si ferma questa rocker famosa a cavallo tra gli anni ’70 ed ’80 nonostante questo album sia il suo diciasettesimo lavoro… pubblicato alla rispettabile età di 71 anni! (altro…)
(Purity Through Fire) Il terzo album dei tedeschi Sarkrista è veramente un giuramento di profonda eresia, con quei mid tempo incalzanti, quel sound tanto glaciale quanto caldo e possente costantemente in grado di generare un groove incalzante sferzato da una energia sonora travolgente. “Sworn to Profound Heresy” è sangue maligno che fuoriesce da innumerevoli ferite, un’agonia sacrificale che mira esclusivamente ad un innalzamento spirituale nel nome del demonio. (altro…)
(Century Media Records) Sarà anche un altro album death metal, ci sarà anche un altra bella dose di argomenti putrefatti, di sbudellamenti e perversione al limite della sanità mentale… cosa sicuramente non nuova, ma questi devastati americani al debutto sono una bomba! (altro…)
(High Roller Records) Dopo un lunghissimo silenzio discografico, durato qualcosa come 22 (!) anni, tornano in pista gli Scald russi, che all’inizio degli anni ’90 si fecero notare nell’underground con il loro epic/doom mistico e antico, ma si sciolsero dopo la morte del loro leader Agyl. (altro…)
(Fighter Records) Latori di un heavy metal rock che sa di Spagna lontano un miglio, gli Slowburn confezionano un debut onesto, che non vuole cambiare il mondo: brani diretti sempre (altro…)
(BMG) Quando due pezzi grossi si mettono d’accordo per fare qualcosa assieme, vale sempre la pena fermarsi un momento e pensare alla vasta esperienza di questi personaggi, gente che -indubbiamente- sa comporre musica, artisti che il loro mestiere lo sanno fare molto bene. (altro…)
(Silver Lining Music / Militia Guard) Esistono band, soprattutto le più longeve, che spesso si sono confrontate con le cover e per loro arriva il momento di pubblicare un EP o addirittura un album di cover. Tocca (altro…)
(Personal Records) Trenta minuti di tenebroso e misterioso doom-death metal. Sono cileni i Sporae Autem Yuggoth e in soli quattro pezzi, per trenta minuti totali, sovvertono le regole e impostano un proprio suonare vibrante quanto marcescente. L’opener “The Malignant Observer” esordisce (altro…)
(Flick Records) In dieci anni gli svedesi Sister si sono fatti sempre notare per essere una band intensa e travolgente, sia su disco che sul palco. Il quarto disco è ancora una volta un concentrato esplosivo farcito di badilate del loro hard rock decisamente influenzato dal metal, dal punk e, a tratti, anche dal, thrash. Canzoni sempre capaci di hook memorabili ma anche di una certa intensa dose di violenza, tutt’altro che appartenente a generi più lascivi quali il suddetto hard rock o lo sleaze più noto. La loro grinta è molto street, molto sporca ed arrabbiata, anche se sempre provocante ed affascinante… una grinta che materializza un bellissimo equilibrio tra canzoni orecchiabili, potenzialmente commerciali e una furia metal appartenente ad altri tempi. “Bring Out the Dead” parte subito senza ritegno, con un riff incalzante ed il vocalist completamente scatenato. La title track, inneggiante alla vendetta contro chi comanda, è pura dannazione, pura furia… ma il ritornello è una bomba che merita un’arena stracolma. “Spitfire” è diretta, nervosa, schietta e poco educata, eccitante e coinvolgente “Scream for Pleasure”, pezzo ricco di senso horror (non posso non pensare agli italiani Superhorror), di melodia e con un altro refrain leggendario. Headbanging senza ritegno con la cadenzata e pulsante “Psycho Thrilling”, “Primal Rage” spacca di brutto, ha un sentore gotico e trascina con un groove micidiale. Quel punk sotto steroidi, sferzato sia da thrash che da metal epico batte forte sulla graffiante “Die With a Smile”, mentre un sentore d’oltretomba aleggia sull’eccitante “Walk With Me”. Oscura, lenta, incisiva e deliziosamente tetra la ballad “Whispering Winds” (qui per la testa mi passano pure i Death SS), prima della conclusiva “One Last Ride”, perfetto congedo dopo oltre mezzora priva di pace, priva di speranza, una mezzora assetata di sangue, di tenebre violentate solo dalle luci possente ed irrequieta di un palcoscenico. Canzoni schiette e sincere, anche se curate e concepite con un cinismo tale da avvalorare un senso di oscurità, una vibrazione lacerante ed una potenza di fuoco letale! Una band che, più di altre, deve soffrire dannatamente per non poter portare in giro questi brani, i quali in ogni strofa, in ogni accordo, in ogni cambio di melodia sembrano voler scappare per tuffarsi in una folla di fans ubriachi, sudati e fuori di testa!
(Massacre Records) Colata di thrash metal, la terza per i Septagon, che in poco più di mezz’ora per dieci pezzi, spariglia riff chiari, netti, incastonati in una produzione che offre gli spazi giusti (altro…)
(Sliptrick Records) A un anno da “Obscure Diversity” (recensione qui), i giapponesi Saber Tiger si ripresentano sul mercato con un EP mastodontico, di 54’, che rilancia la ballad del precedente disco (che, come potete vedere nella recensione, non mi aveva entusiasmato…) e offre poi una mezz’ora di esecuzioni live (da un concerto a Tokyo del Novembre ’18). (altro…)
(Pure Steel Records) Svedesi, ma con un sound decisamente di altre latitudini, gli Stormburner debuttano con Pure Steel, e la copertina di Ken Kelly mi sembra non lasci molti dubbi sul genere suonato… Vediamo allora la titletrack, forte di dieci brani heavy/power ben congegnati. Sguaiata e impattante (altro…)
(Earth and Sky Productions) Gli italiani Sententia Mortis sono in circolazione da un pezzo. Si sono formati nel 2008 come quintetto ma ben presto la band rimase orfana della maggior parte dei componenti, riducendosi ad un duo. (altro…)
(Inverse Records) Tutto strano in casa Stone Mammoth, una band stoner/rock finlandese nata nel 2012. La stranezza è che questo disco nonostante sia stato registrato nel lontano 2014, vede la luce soltanto ora ed in forma esclusivamente digitale. (altro…)
(Avantgarde Music) Un nuovo rituale. Il secondo per la band nata dalle ceneri dei Negură Bunget, conferma che Sur Austru è un progetto che continua a portare avanti in chiave black quel delizioso alone misterioso tipico della terra madre, delle foreste della Romania, dei Monti Carpazi, della Transilvania, una regione pregna di folklore, di superstizione, di una tradizione arcana, ambigua, ricca di dogmi in delicato e tetro equilibrio tra culti i quali trovano origine in un passato lontano. (altro…)
(Napalm Records) Ciò che è ormai consolidato nei Sirenia è l’essere passati da atmosfere oscure degli esordi a un festoso, catchy e quasi pop metal. Lo ribadisce anche “Riddles, Ruins & Revelations” che già dall’opener “Addiction No. 1” dichiara questi elementi di stile da parte dei norvegesi. Avviene attraverso (altro…)
(Cold Dark Matter / Coups De Coteau) Il nome della band francese arriva dal film di Pier Paolo Pasolini “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, una pellicola che raccoglie diversi soggetti sensibili per la società. Un film dove l’autoritarismo, l’allegoria dantesca e ovviamente il romanzo del Marchese de Sade, creano (altro…)
(Emanzipation Productions) Felix Stass, la voce dei Crematory, e Rogga Johansson, chitarrista dei Paganizer e tanti altri, non pubblicavano un album insieme dal 2017; allora con “The Darkside” fu l’esordio per questo progetto tedesco-svedese. I due ritornano con una graffiante opera di death metal nello (altro…)
(Autoproduzione) Più che un gruppo, qui si parla di una sola persona che compone, registra e confeziona il tutto con le proprie mani. Ma se da un lato bisogna dare atto al tipo che non è mai a corto di idee, dall’altro lato bisogna anche riconoscerne gli alti e bassi. (altro…)
(Apollon Records) Si definiscono desert rock, anche se vengono dalla Norvegia, sicuramente un paese lontano dagli scenari assolati, secchi e desolati del… deserto. Titolo omonimo per il debutto, uscito digitalmente lo scorso agosto ma capace di attrarre un certo corposo interesse, tanto che sembra si sia già superato il milione di stream sui vari canali… cifra che continua ad aumentare. (altro…)
(Diotima Records/Rockshots Records) Quarto lavoro per i sardi Souls of Diotima, band fortemente legata alle proprie origini, considerando che il nuovo lavoro è un concept che continua l’argomento del precedente, ovvero leggende e miti dell’isola, una terra ricca di tradizioni antiche, spesso esoteriche, a volte macabre, ma pregne di storia e magia. (altro…)
(Silver Lining Music) Le cose importanti della vita. La libertà. L’empatia. La costante ricerca di risposte a domande troppo complesse non solo per essere poste ma anche per essere concepite, in quanto drammaticamente legate all’autodistruttiva natura umana. (altro…)
(Inside Out Music) Annunciato a novembre 2020 come il suo primo album acustico dai tempi di “Tribute” del 2008, ispirato dai molteplici viaggi con la moglie Jo Lehmann attorno al Mediterraneo, l’ex Genesis Steve Hackett si produce in una serie di composizioni di sola chitarra classica e orchestra. Hackett oltre al summenzionato strumento (altro…)
(Helter Skelter/Regain Records) Che valutazione si potrebbe mai dare ad un gruppo che al sesto album non l’ha ancora smessa di giocare a toccare il mix in fase di registrazione?! I Satanize devono davvero avere un’avversione piuttosto forte al suono liscio e pulito, nonostante altri gruppi (altro…)
(WormHoleDeath) Spagnoli e al quinto album, i Solarys propongono un power/prog che ha sia passaggi energici, sia alcuni momenti raffinati; per quello che posso vedere, per la prima volta gli iberici si affidano all’inglese per i testi, presumo per dare un afflato più internazionale alla propria proposta. (altro…)
(Scarlet Records) Mi aveva molto convinto l’esordio (recensione qui), del 2018, e direi che gli svedesi Six Foot Six sono riusciti a ripetersi con questo “End of All”: Kristoffer Göbel e compagni faranno probabilmente storcere il naso ai puristi, ma il loro power/melodic metal è ancora vincente e godibile. (altro…)
(autoproduzione) Quinto album per gli Strike Avenue, un esempio ormai longevo del deathcore espresso nel nostro paese. Della band cosentina in redazione è arrivato anni fa il solo “Avenger Alpha Acocalypse” (altro…)
(Glory Stables Records) Il tempo da occupare durante la pandemia non era poco, per cui gli heavy/speed metallers Stallion, nonostante avessero già pubblicato nel 2020 “Slaves of Time” (recensione qui), hanno ceduto alla tentazione dell’EP natalizio. (altro…)