(Season Of Mist) ‘Il morso di Cristo’ pone in copertina una rielaborazione del catastrofico incendio che ha colpito la cattedrale di Notre Dame a Parigi il 15 aprile del 2019. L’evento diviene un simbolo per questo album scritto dal cantante Saint Vincent. Tematicamente parlando “La Morsure du Christ” dichiara che il mondo si sta allontanando (altro…)
(Sun & Moon Records) Full length di debutto per Gargoyle, band proveniente da Reggio Calabria con all’attivo il demo “Reborn In Blasphemy” del 2016. La formazione calabrese definisce il proprio stile ‘necrodoom’, il quale consiste nell’unione tra il doom ‘cinematografico’ tipicamente italiano, capace di evocare le atmosfere dei maestri dell’horror tricolore (siamo quindi in territori cari ai primi Death SS, Abysmal Grief, Paul Chain), con sonorità più estreme e vicine al black dei Mayhem ed all’epicità dei Dissection. (altro…)
(autoprodotto) Appartengono all’underground, sono norvegesi e dicono di suonare post-hardcore. Ma, diavolo, questo loro terzo album, a sei anni dal precedente, è fortunatamente solo del maledetto rock’n’roll spinto al limite, farcito di punk moderno e capace di abbracciare tutta la rabbia dell’hardcore! (altro…)
(Autoproduzione) A Tato Rivas, musicista e sound engineer venezuelano trapiantato negli USA, non manca certo il coraggio: e così la pandemia diventa una occasione per produrre il suo debut come musicista metal. In “This is Lyonen” Tato fa (altro…)
(My Kingdom Music) Ennesimo album da questa storica formazione progressive nata a Firenze nel 1974 attraverso Maurilio Rossi, multistrumentista, cantante e autore ora affiancato da altri sette musicisti. “La Belle Dame” è uno spunto da un’omonima ballata del poeta inglese John Keats e i (altro…)
(Nordvis Produktion) Tuonano dalla Svezia e sono al debutto i Jordfäst, un duo (più un batterista ospite) che sorprende immediatamente, una band che con soli due brani (ma oltre mezzora di durata totale) mette in piedi un lavoro che non sembra appartenere assolutamente ad una band che si affaccia per la prima volta sulla scena. (altro…)
(Amor Fati / Afgrundsvisioner) Dopo vari split e compilation, questo album omonimo -il quarto- è finalmente il successore di “Raukn” il quale uscì nel 2019 per poi esser ripubblicato in formato fisico dalla Amor Fati l’anno successivo (recensione qui). La band danese, avvolta nel mistero, non si smentisce: infatti questo album è in verità uscito circa un anno fa ancora, una volta per il collettivo Afgrundsvisioner, ovvero una specie di ‘Inner Circle’, un’etichetta simbolica concepita per diffondere l’ideale dei membri, senza puntare ad essere una entità devota alla musica in qualche modo commerciale; (altro…)
(Karisma Records) Chiude il cerchio la Karisma Records, completando il ciclo di ripubblicazioni degli album degli storici Ruphus, leggendaria prog band norvegese in forte attività negli anni ’70. Infatti dal ’73 al ’79 i Ruphus, attraversando una infinità di cambi di line up, pubblicarono ben sei dischi (alcune recensioni delle reissue qui, qui e qui) ed il brillante “Manmade” fu l’epilogo, anche conseguente alla perdita di tre membri importanti rispetto al precedente “Flying Colours” uscito l’anno prima, compreso il batterista Thor Bendiksen, uno dei membri fondatori. (altro…)
(Chaos Records) Solo un album nel 2015 appunto intitolato “Gateway”, poi soltanto EP per Robin Van Oyen il musicista di Brugge che gestisce l’esistenza di questo moniker. La sua è una visione oscura del death/doom e crea ora un altro EP, “Flesh Reborn” che rappresenta forse il massimo grado (altro…)
(Music for the Masses) Ricordo ancora quando, nel 2011, uscì “A new Day”, il sesto album degli Arachnes: i fratelli Caruso si presentavano ancora una volta in grande spolvero, ma forse la grande stagione del power/prog italiano era ormai finita, e infatti il disco ebbe una diffusione relativamente limitata (uscì in poche copie fisiche). Per (altro…)
(Invictus Productions) Secondo EP per il trio scozzese Lunar Mantra, della durata di poco oltre ventotto minuti distribuiti in quattro pezzi e dei quali il primo è una intro e l’ultimo di oltre nove minuti è un ambient dai toni rituali. La blackened death metal band sfodera un sound affilato in “Nexicthon” e “Azothic Pyres”, nel (altro…)
(Satanath Records / Dark Terror Temple) Band americana, etichetta russa e suoni… mesopotamici! Il quarto album degli Akhenaten, il duo dal Colorado, è tutt’altro che semplice, anzi, risvolti di death metal tecnico e melodico che si fondono pregevolmente con sonorità dal gusto medio-orientale, divagando in un concetto di folk palesemente sommerso nei meandri oscuri del death. (altro…)
(Sepulchral Voice Records) Nascono nella metà della prima decade degli anni 2000 ma i Grave Miasma si creano anno dopo anno una solida reputazione. Quel tanfo che arriva dall’abisso del death metal e che sfocia a tratti nel black metal è qualcosa che galvanizza (altro…)
(autoprodotto) I finlandesi OneFromTheNorth sono strani. Sono synth. Sono pop. Sono dannatamente metal. E, come dice il mastermind McKeenan, sono come i Depeche Mode con una svolta metal. A dir la verità c’è poco dei Depeche Mode nel sound della band, si viaggia piuttosto in un delizioso incrocio tra beat, dance, elettronica spinta, Rammstein e Theatre of Tragedy, questi ultimi nelle ultime forme prima dello scioglimento. (altro…)
(Revalve Records) E chi si aspettava di rivedere all’opera i Nexus Opera, che ben sette anni fa avevano pubblicato l’interessante “Tales From WWII” (recensione qui)? I laziali, sempre dediti a temi guerreschi, si spostano ora sulla Prima Guerra Mondiale, e ci regalano dieci tracce sempre ben concepite, che raccontano (talora, appunto personale, con una certa retorica forse sovrabbondante) episodi e personaggi dell’immane tragedia del secolo scorso. (altro…)
(Satanath Records / MurdHer Records) In circolazione da tempi immemori, i blacksters finlandesi Gloomy Grim non hanno perso lo smalto, anzi, il nuovo album è granitico, ricco di groove, con momenti tanto inquietanti quanto incalzanti. La storia della band risale a metà anni ’90, un progetto one man band di Agathon (Soulgrind, Walhalla, ex Airdash, ex Thy Serpent, ex Corporal Punishment) poi evolutosi verso una formazione completa, la quale ha subito variazioni nel corso di questi ventisei anni, i quali hanno visto la pubblicazione di un totale di sette album. (altro…)
(Satanath Records / Fog Foundation) Altra entità oscura che tuona dalla fiorente Russia! I Sterbefall, infatti, nonostante i titoli ed i testi in tedesco sono una band proveniente dalla Russia centrale, composta da musicisti nativi i quali, con questo progetto, sono cresciuti sempre più, sempre più concretamente dall’anno di fondazione, il 2012, epoca nella quale sono partiti dall’underground dell’autoproduzione per poi arrivare a questo al quarto full length, con in curriculum anche in disco acustico. “Verlorene Zeit” (‘Tempo perso’, ndt), è un black metal ricco di melodia, di drammaticità, mai estremo ma comunque sempre molto oscuro. Musica ricercata, profonda, pregna di disperazione, suggestiva, avvolgente… oscuramente seducente. “Kvlt” colpisce con riff tanto melodici quanto incisivi. “Einsamkeit” offre una melodia pungente ma anche una tendenza apocalittica, un percorso musicale brillante con una devozione verso teorie senza speranza. Introspettiva ma anche violenta“Stirb Nicht”, apocalisse con sentore deliziosamente gotico su “Negativ”. Emerge un dark heavy rock su “Abschiedsbrief”, ricercatezza negli arrangiamenti su “Verlorene Zeit”, tecnica, imprevedibile, melodica e pesante “Verbogene Grass”, prima della lasciva direzione heavy della conclusiva “Augenblick”, pezzo che mescola con genialità dark rock, goth rock e metal estremo. Si fanno notare gli Sterbefall! Ormai lontanissimi dalla vasta cerchia della band alle prime esperienze, con “Verlorene Zeit” rivelano la loro intensa capacità emozionale, regalando un disco ottimamente strutturato, mai prevedibile, godibile, sempre coinvolgente ed eccitante, in delicato equilibrio tra metal estremo e un rock meravigliosamente gotico.
(High Roller Records) La formazione capitanata dai fratelli Eriksen, in realtà Ron e Robert non lo erano ma la raccontavano così, entrambi chitarristi mentre il primo è anche cantante, nasce a scuola nel 1986. Registrano un demo con il titolo di “Do or Die” contenete tre pezzi che si guadagnano l’attenzione della Metal Blade che pubblicherà nel 1988 il primo album della band (altro…)
(High Roller Records) Ne varrebbe veramente la pena di acquistare questa ristampa in vinile della High Roller, tra l’altro in tre colori e con poster e cartolina. I Viking sono una vecchia band thrash metal nata in California, a Los Angeles, attraverso Ron e Brett Eriksen che si dichiaravano fratelli ma in realtà non era così. Brett ha militato nei Dark Angel e di cognome fa (altro…)
(Massacre Records) È incredibile come Jutta Weinhold, a 73 anni suonati, non abbia nessuna intenzione di abbandonare le scene: ma le mie riserve su questo “Cosmic Healer” sono, ahimè, le stesse che menzionavo per “The Pale Man Is Holding A Broken Heart” (recensione qui). Direi che ‘c’è un tempo per ogni cosa’ e questo tempo, per i Velvet Viper, temo che ormai sia passato: se poi ci mettiamo pure alcune incertezze di songwriting… (altro…)
(Osmose Productions) La band di Bergen chiude una trilogia con il terzo album, una trilogia definita ‘morte nera’, iniziata con l’EP “Skuggen”, continuata con “Styggdom” (recensione qui) ed ora giunta al tragico e malinconico epilogo. (altro…)
(High Roller Records) Beh… questa sì che è una sorpresa! La High Roller ha appena ristampato su vinile “Night Of The Blade”, il secondo e storico disco dei Tokyo Blade… e a pochi giorni di distanza mette in circolazione pure il disco come era stato cantato dal primo e originale singer della band, Alan Marsh, prima che lasciasse la formazione albionica dal sound più americano che si sia mai visto. (altro…)
(High Roller Records) Se i Tokyo Blade di oggi (qui) non sembrano più avere lo smalto degli esordi, nulla si può dire di male del loro secondo disco, “Night Of The Blade”, uscito nel 1984, che la High Roller Records ristampa oggi su vinile. (altro…)
(Metal Hell Records) Un wall of sound gigantesco per gli australiani Stormtide, che nel loro secondo full-length ci offrono un turbine di power/folk/death metal, quello che io (ma ormai sono fra i pochissimi) chiamano battle metal. L’epica titletrack è una tempesta di tastiere e suoni stentorei, ma colpisce la povertà produttiva: (altro…)
(Sun & Moon Records) Sostanziosa ristampa per i thrashers tedeschi Witching Hour. Diciassette canzoni raccolte in un CD formato jewel case e rimasterizzate per l’occasione. Questa ristampa contiene nell’ordine: (altro…)
(Steel Shark Records) Ma è rock o metal, questo debutto dei francesi Hellrock? Beh, per chi scrive mi sembra che il power sia quasi il genere preponderante… chiamiamo allora heavy/power la musica di questa band transalpina, generosa ma – come vedremo – con ancora diverse cose da limare. (altro…)
(Elevate Records) Che bella sorpresa (per me, dato che sono attivi da oltre vent’anni) i serbi Alogia! Questo è il sesto disco dei balcanici, il secondo in lingua inglese, ed esce a ben sei anni di distanza dal precedente: (altro…)
(Reaper Productions) I Lady Beast di Deborah Levine vanno dritti per la loro strada, senza deviare di un millimetro: il loro quarto album (ci siamo persi il terzo, ma qui c’è la recensione di “II”) è sempre quello che si chiama ‘old school heavy metal’, ortodosso per definizione e per scelta. (altro…)
(Season of Mist) C’è un’aura strana che avvolge i Vreid e forse l’intero e misterioso Sogndal, lassù nel nord, in Norvegia, nel suo nord ovest. Ogni loro album è diverso dal precedente, c’è sempre un’evoluzione o un cambio di direzione, c’è sempre un marcato cambiamento, eppure ogni album è dannatamente Vreid, fino all’osso, fino alle viscere. “Wild North West” non è un’eccezione, anche se qui c’è qualcosa di diverso, qualcosa che non c’era sul favoloso “Lifehunger” (recensione qui), sulla crudezza di “Sólverv” (recensione qui) o sull’iconico “Welcome Farewell” (recensione qui). (altro…)
(Apollon Records) Dietro a questo progetto solista si cela Krizla, il flautista dei norvegesi Tusmørke. Per quanto eclettici ed imprevedibili, i Tusmørke spaziano tra folk e prog rock… ma questo percorso solitario del loro membro cambia completamente direzione, allontanandosi completamente dalla musica della band principale. (altro…)
(Ván Records) Fyrnd, Alghol, Exord, Fhez e Rune hanno scritto e registrato questo album, il quarto per loro, durante un periodo tra il 2016 e il 2019. Una gestazione particolare che ha permesso alla band di creare una linea ben precisa nell’andamento di questi pezzi che formano un qualcosa di organico. “VII – Kenoma” è una (altro…)
(Indie Recordings/Hells Headbangers) Nell’ambito della musica estrema, la Norvegia è famosa sostanzialmente solo per il black metal. Tuttavia esistono realtà trasversali, bands che non seguono il percorso generale e che, al contrario, restano legate ad un old school tanto intenso da collocarsi ben prima di qualsiasi diramazione del black, o anche separazione tra thrash, death e lo stesso black. (altro…)
(High Roller Records) Stampa in vinile con diversi colori e contenuti speciali come poster e cartolina per uno splendido esempio di thrash metal ante litteram. I tedeschi Destruction hanno tracciato un solco imponente e sono fondamentali, quanto i connazionali Sodom e Kreator, nel creare le fondamenta del genere (altro…)
(RC Inst Fringe) Un tempio dello shred. Un santuario di licks, un rituale di corde torturate, bending senza pietà, assoli iper veloci, fraseggi suggestivi e penetranti, melodie avvincenti che abbracciano stili diversi, dall’occidente all’oriente, dagli anni ’70 ad oggi…. in un tripudio di emozioni, di sensazioni, di viaggi, di sogni e di incubi. (altro…)
(Pure Steel Records) Noto per essere stato il cantante dei Gothic Knights, e per essere attualmente quello degli Zandelle, George Tsalikis ha anche una carriera solista: “Return to Power” è il suo secondo disco ‘personale’, nel quale (eccettuata la batteria) suona e compone tutto da solo. (altro…)